Andreus De Lagun
«Proteggerti... come tu e papà avete voluto proteggere me... hai visto com'è andata, no?» abbasso lo sguardo e il capo cominciando a giocare con le mie dita mentre rimugino su quelle parole. Proteggermi… anche Daphne ha detto la stessa cosa. Mi gratto la testa cercando di fare ordine nei miei pensieri ma più ci provo più quei pensieri si ingarbugliano accartocciandosi su loro stessi. «Una persona che ti ama non ha timore di mostrarti anche le sue debolezze, perché sa che non le userai contro come armi. Sei un uomo Andreus... io stessa ho fatto l'errore di Efrem nel volerti salvare, proteggere... senza considerare appunto questo importante elemento. Sei un uomo adulto, sei un guerriero. Chi ti ama dovrebbe avere abbastanza fiducia in te da non avere questo tipo di atteggiamenti. Lo dici tu stesso: non sei un bambino alla prima cotta» annuisco serio sentendo la voce di mia sorella farsi un po’ più aspra e dura. Ha ragione. Efrem vuole cercare di proteggermi… e dove si trova ora la nostra relazione? Sospiro pesantemente, amareggiato e contrariato da questa situazione. Devo risolvere questa cosa con lui. In un modo o… nell’altro. «Prego i Siamesi che vi aiutino a chiarire e vivere sereni» mi sorride addolcendo lo sguardo e io non posso fare a meno di calmarmi. Grazie Cassandra… grazie sorellina. Davvero. Dalla tasca tiro fuori il cornetto salato che mi era avanzato e lo divido a metà porgendole la parte più grande mentre lei continua a parlare. «Ma sei un De Lagun, sei il figlio dello Scoglio di Gaearmir, sei un elfo guaritore di Beslim Akosh... non permettergli di mancarti di rispetto» a queste parole il mio viso si indurisce e smetto di blocco di mangiucchiare la mia metà del cornetto. La ragazza mi posa il pugno sul petto sopra il tatuaggio della mia famiglia. Il tatuaggio del primogenito. Quella macchia di inchiostro che mi lega a mio padre, alla mia terra… alla mia casata. Mi scosto appena di primo acchito, sento il tatuaggio bruciare come un marchio a fuoco sulla mia pelle. Ancora ricordo le storie che mia madre mi raccontava su di esso. Lo scelse lei… la prima donna nella storia dei De Lagun a scegliere l’animale che avrebbe improntato suo figlio. Il lupo mi avrebbe guidato nella mia vita, come il lupo che lei aveva dovuto uccidere per salvarmi la vita e come… quella lupa apparsa nei miei sogni. Mamma… resto fermo lasciando che Cassandra posi la sua mano «a proposito di parentele... nonostante io non l'abbia mai conosciuta... grazie per tutto quello che mi hai sempre raccontato di nostra madre. L'ho pensata spesso ultimamente e... ho il teletrasporto... era un suo potere, vero?» sgrano gli occhi e spalanco la bocca in un sorriso. Non ci credo. Non ci credo. Non ci credo. NON CI CREDO. Finisco il mio cornetto in fretta ma devo avere in questo momento una faccia troppo ebete. Non riesco a realizzare quello che ho sentito. Cioè sì. Io e lei, lo stesso potere. Questo significa che anche lei è diventata Maestra. Questo significa che… URLEREI. Il mio momento di esaltazione si affievolisce quando vedo il suo volto incupirsi mentre mi parla di ciò che è successo al ballo. Mi parla di Lantis, di come l’abbia trattata durante la cerimonia. Non dice molto ma dai suoi occhi riesco a comprendere il dolore di quella notte. Non deve essere stato facile. Mi parla di amici, di persone che le sono state accanto in quell’istante. Prendo la sua mano libera stringendola e carezzandola con i pollici. «Niente è folle, hai creduto e ceduto a quell’attimo con il Re e lui non ha saputo coglierti, non ti merita… Cassandra.» mi rendo conto che potrebbe esserci rimasta male «scusami… so che forse non vuoi sentire una cosa simile, ma sono tuo fratello… merito di vederti felice allo stesso modo in cui tu meriti di vedere felice me.» le sorrido addolcendo il tono della voce e le carezzo il viso dolcemente «sappi che io resterò al tuo fianco, qualsiasi sia la tua scelta.» incrocio poi le braccia la petto, fiero «e poi posso raggiungerti dove mi pare adesso. Anche io ho il tuo stesso potere… vedessi la figuraccia che ho fatto la prima volta.» le sorriso chiudendo poi gli occhi e portandomi le mani dietro la testa felice. Felice per tutto. La guardo negli occhi un’ultima volta, vorrei che questo momento durasse per sempre, che non potesse mai terminare… e invece, come ogni cosa bella… «Cassandra… devo fare ritorno in fazione… gli altri potrebbero cominciare a preoccuparsi…» abbasso lo sguardo cercando poi di abbracciarla, di stringerla un ultima volta con la sicurezza però, di poter tornare al monastero con il cuore più leggero…