Valerius Urthadar
Avanzo verso l'edificio ormai poco distante con la testa svuotata di ogni pensiero. Ma, appena prima di varcare la soglia della dimora dei saggi, cedo: mi appoggio al muro, senza forze, prima coi palmi delle mani e poi, quando riesco a girarmi, di schiena. Mi lascio cadere a terra, lo sguardo dritto e fermo davanti a me, e faccio respiri profondi, talmente profondi da provocarmi dolore ai polmoni. Era mio fratello. Me ne hanno parlato, Petyr, Esperin, Elen, ma vederlo dal vivo... è tutt'altra cosa. Dei, mi assomiglia così tanto... quanti anni ha? 26, o 27, se è nato durante la prima parte dell'anno. Non so neanche quando è nato. Non dovrebbe neanche importarmene. L'ho spodestato, gli ho rovinato la vita, sono tornato dal regno dei morti solamente per rubargli ciò che era suo e lui... si è limitato a salutarmi. Non che potesse fare molto altro, ma mi aspettavo domande, insulti, o comunque... qualcosa in più. Ho pensato che quando lo avrei finalmente incontrato, io... io non ho pensato proprio a nulla, questa è la verità. Eppure lo sapevo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. La resa dei conti, se vogliamo essere drammatici, oppure un semplice incontro tra fratelli che vorrebbero ammazzarsi a vicenda... sapevo che avrei dovuto affrontare un momento del genere, eppure ho sempre tentato di rimandare qualunque tipo di pensiero legato ad esso. A lui. Perché lui è l'unica grande incognita che mi rimane, e ciò che non conosco mi fa infinitamente più paura di ciò che conosco. Sono a terra, le braccia attorno alle mie ginocchia, lo sguardo ancora perso nel vuoto e mai come ora mi sono sentito un bambino indifeso, un debole che si riempie la bocca di tante belle parole ma che a conti fatti è ancora quel ragazzino pusillanime che non è stato in grado di affrontare sua madre. Il passato è il mio punto debole e, volente o nolente, lo rimarrà per sempre. Ma i miei compagni non meritano questo. Non meritano un bambino capriccioso, meritano un uomo pieno di coraggio e dalla volontà ferrea, un uomo che non ha paura di affrontare i suoi demoni e che forse non riuscirà a sconfiggerli, ma almeno ci avrà provato. Torno in piedi, cerco di pulire l'armatura per apparire al meglio delle condizioni davanti ai saggi ed entro nella grande sala vuota. So cosa devo fare, i saggi si aspettano i miei omaggi. <<Antichi saggi, sono Valerius Urthadar e sono stato chiamato in questo luogo dal vostro messaggero. Credo che ci sia qualcuno per me>>. Mi inchino, non senza fatica. <<Vi chiedo, con rispetto, di poter parlare con questa persona>>. Una persona che non sarà Aiden, dato che l'ho visto andare via. Ma allora chi? Potrebbe essere Petyr, che non ha altro modo per comunicare oltre a questo? Petyr. La lettera. Me ne stavo per dimenticare. <<Devo chiedervi anche un altro favore. Ho una lettera da consegnare a Petyr Urthadar, che si trova a Capo Tempesta attualmente. Credo>>, a meno che non sia oltre quella porta.