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  1. #371
    Mod cangiante L'avatar di Pey'j
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Valerius Urthadar

    Avanzo verso l'edificio ormai poco distante con la testa svuotata di ogni pensiero. Ma, appena prima di varcare la soglia della dimora dei saggi, cedo: mi appoggio al muro, senza forze, prima coi palmi delle mani e poi, quando riesco a girarmi, di schiena. Mi lascio cadere a terra, lo sguardo dritto e fermo davanti a me, e faccio respiri profondi, talmente profondi da provocarmi dolore ai polmoni. Era mio fratello. Me ne hanno parlato, Petyr, Esperin, Elen, ma vederlo dal vivo... è tutt'altra cosa. Dei, mi assomiglia così tanto... quanti anni ha? 26, o 27, se è nato durante la prima parte dell'anno. Non so neanche quando è nato. Non dovrebbe neanche importarmene. L'ho spodestato, gli ho rovinato la vita, sono tornato dal regno dei morti solamente per rubargli ciò che era suo e lui... si è limitato a salutarmi. Non che potesse fare molto altro, ma mi aspettavo domande, insulti, o comunque... qualcosa in più. Ho pensato che quando lo avrei finalmente incontrato, io... io non ho pensato proprio a nulla, questa è la verità. Eppure lo sapevo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. La resa dei conti, se vogliamo essere drammatici, oppure un semplice incontro tra fratelli che vorrebbero ammazzarsi a vicenda... sapevo che avrei dovuto affrontare un momento del genere, eppure ho sempre tentato di rimandare qualunque tipo di pensiero legato ad esso. A lui. Perché lui è l'unica grande incognita che mi rimane, e ciò che non conosco mi fa infinitamente più paura di ciò che conosco. Sono a terra, le braccia attorno alle mie ginocchia, lo sguardo ancora perso nel vuoto e mai come ora mi sono sentito un bambino indifeso, un debole che si riempie la bocca di tante belle parole ma che a conti fatti è ancora quel ragazzino pusillanime che non è stato in grado di affrontare sua madre. Il passato è il mio punto debole e, volente o nolente, lo rimarrà per sempre. Ma i miei compagni non meritano questo. Non meritano un bambino capriccioso, meritano un uomo pieno di coraggio e dalla volontà ferrea, un uomo che non ha paura di affrontare i suoi demoni e che forse non riuscirà a sconfiggerli, ma almeno ci avrà provato. Torno in piedi, cerco di pulire l'armatura per apparire al meglio delle condizioni davanti ai saggi ed entro nella grande sala vuota. So cosa devo fare, i saggi si aspettano i miei omaggi. <<Antichi saggi, sono Valerius Urthadar e sono stato chiamato in questo luogo dal vostro messaggero. Credo che ci sia qualcuno per me>>. Mi inchino, non senza fatica. <<Vi chiedo, con rispetto, di poter parlare con questa persona>>. Una persona che non sarà Aiden, dato che l'ho visto andare via. Ma allora chi? Potrebbe essere Petyr, che non ha altro modo per comunicare oltre a questo? Petyr. La lettera. Me ne stavo per dimenticare. <<Devo chiedervi anche un altro favore. Ho una lettera da consegnare a Petyr Urthadar, che si trova a Capo Tempesta attualmente. Credo>>, a meno che non sia oltre quella porta.
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  2. #372
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Antichi Saggi

    Valerius, alle tue parole un forte bagliore compare dinanzi a te palesando davanti ai tuoi occhi le figure maestose dei Saggi adagiati sui loro troni. Ti guardano in silenzio e poco dopo è la donna a prendere la parola «benvenuto in questo luogo nobile Urthadar.» l’antica strega Elanor ti osserva scrutando i tuoi occhi fin quando non indica la figura alata del messaggero al tuo fianco «lasciate pure la vostra missiva nelle mani di Mercur, penserà lui a farla ricevere.» la donna torna composta indicandoti con un ultimo cenno della mano la porta alla tua sinistra «colei che vi ha convocato si trova aldilà di quella porta, potete andare.» terminato di parlare l’anziana scompare assieme agli altri due uomini lasciandoti da solo col messaggero…

  3. #373
    Mod cangiante L'avatar di Pey'j
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Valerius Urthadar

    È questione di pochi istanti: non saprei stabilire con certezza il momento del loro arrivo, ma quando sollevo la testa vedo finalmente i tre troni occupati dai celebri saggi nominati praticamente in qualunque libro sulla storia di Dohaeris. L'elfo Irith, il mago Daeron e, infine, la strega Elanor, colei che mi è affine per razza e che infatti è l'unica a parlare e ad accogliermi in questo strano luogo. Mi osserva e non posso negare di sentirmi a disagio, il confronto con queste tre figure quasi mitologiche è difficile da sopportare, però dopo un lungo silenzio la donna mi permette di consegnare al loro messaggero la mia lettera improvvisata per Petyr. <<Grazie>>, dico rivolgendomi ai saggi, poi consegno il foglio di carta a Mercur. <<Non avevo una busta>>, parlo a sproposito, sono agitato sia per la loro presenza, sia perché ancora non so chi mi attende oltre quella porta. <<Grazie anche a te. A voi>>. Mercur accetta la missiva e Elanor riprende la parola. «colei che vi ha convocato si trova aldilà di quella porta, potete andare». Si tratta di una donna, quindi. Inutile continuare a rimuginare, non ho la minima idea di chi possa essere e mi sono stancato di aspettare: do le spalle ai troni e varco la soglia della famigerata Zona Neutra. Ci metto poco a riconoscere la persona che mi trovo davanti, quasi riesco ancora a sentire il dolore e gli spasmi provocatomi dal suo potentissimo scudo di Fulmine: Daphne Baratheon, figlia del Lord dell'Altura ma soprattutto soldato tra le fila di Targaryus. Non ci conosciamo e ovviamente ci siamo incontrati per la prima volta all'Elysium, dove non abbiamo di certo avuto modo di stringere amicizia, perciò è facile dedurre che non desideri discutere con Valerius Urthadar, bensì con il Lord delle Tempeste. Avanzo verso di lei e mi fermo a qualche metro di distanza, sinceramente non so come comportarmi, è tutto così... nuovo. Tento di mantenere la calma, o comunque di dimostrare della sicurezza. <<Prego>>, la esorto a parlare, accompagnando la mia voce con un gesto della mano, cercando però di non risultare troppo scontroso. È pur sempre una nostra nemica, perciò devo ricordarmi di valutare bene e pensare due volte prima di aprire la bocca. Se avessi almeno una minima idea sull'argomento che andremo ad affrontare, avrei aggiunto qualcosa... ma brancolo davvero nel buio.
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  4. #374
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Daphne Elania Barathoen


    Quando la voce di Irith torna a farsi sentire, mi volto e, forse, poco rispettosamente mi avvio oltre la porta che ho da poco varcato. Il mio è un gesto automatico dovuto all’ansia di continuare la conversazione che ho iniziato con Aiden e da concludere con Valerius, del quale ho ancora meno informazioni in possesso rispetto al fratello, non ho niente in comune con lui, non ho nulla al quale appendermi se non lo stesso Petyr, ed è proprio su questo argomento che farò leva ancora una volta. Mi giro istintivamente verso la postazione dei saggi, conscia di aver mancato di rispetto e mi affretto a porgere un mezzo inchino riuscito male, anche se i troni sono vuoti e non vi è l’ombra di nessuno dei tre spiriti. Mi sento a disagio, mi guardo ancora una volta attorno a me e varco la porta scura, che mi separa dalla zona neutra. Avanzo spedita verso l’imponente statua, come a volermi riappropriare della posizione che avevo prima, come se ci fosse una grande X disegnata in terra, un posto che mi fa da zona neutra a me stessa dove sentirmi più tranquilla, scherzi dell’inconscio che non saprei neanche spiegare razionalmente. Punto lo sguardo verso l’alto e respiro, non in maniera affannosa, bensì profonda per aumentare il senso di calma, voglio pensare che il peggio sia passato, che questo peggio fosse rappresentato dalla persona di Aiden ed ora è tutto in discesa. Quando sento la porta aprirsi mi volto con calma e mi ritrovo ad osservare lo stesso uomo delle schiere di Kalisi che ho affrontato all’Elysium, me n’ero scioccamente dimenticata dissociando le due figure: Valerius il reietto e Valerius Urthadar. Non lo avevo osservato così bene in campo, neanche le linee disegnate sul suo ritratto rendono l’idea di quanto somigli ad Aiden, è inquietante, come se il ragazzo più giovane fosse passato attraverso un portale spazio-dimensionale e me lo ritrovassi avanti a me con molti anni in più sulle proprie spalle, quanti ne può avere? Ne dimostra oltre quaranta, il suo aspetto trasandato non aiuta, i capelli spettinati, le occhiaie ed il viso scavato, la corporatura simile, ma decisamente più provata, smagrita con le spalle che non mi sembrano neanche essere alte a mostrar fierezza, di un Urthadar mi sembra di vederne solo il fantasma. Il suo occhio mi ipnotizza, nel ritratto ed in campo aveva una bandana, chissà se è il frutto di un incidente. Esordisce con un diretto <<Prego>> accompagnato dal solo gesto della mano ed io resto ad osservarlo per qualche istante come spiazzata, cercando di recuperare il filo del discorso che mi ero preparata “Lord Urthadar” drizzo la schiena nel tentativo vano di recuperare centimetri in altezza, il mio metro e sessanta scarso mi fa sentire sempre in una posizione di svantaggio. “Ho saputo da Aiden che lo hai spodestato. Bando ai formalismi, non ne sono avvezza, preferisco parlare in maniera semplice e diretta, se ti sta bene” Decido di proseguire il mio discorso, anche senza attendere un suo cenno, dal suo aspetto non mi pare uno che badi molto ai modi “Non voglio farti perdere tempo e non ho intenzione di minacciarti come ho fatto con Aiden, non ti conosco quanto lui. Il mio nome è Daphne Baratheon, figlia di Lord Eddad Baratheon Signore dell’Altura ad Est di Dohaeris, tempo fa fui promessa in matrimonio a tuo fratello per unire i nostri casati, ma qualcosa andò storto” gli mostro un sorriso sarcastico che potrà significargli tutto e niente, ma se conosce un minimo suo fratello, almeno per fama, potrà intuire che la questione è dipesa da lui “Ho convocato tuo fratello prima di te, perché in questa guerra ho perso il mio casato, a causa di un padre troppo legale alla corona ed un fratello amato, prima ancora ho perso la faccia per mano della Regina, in senso letterale” gli mostro la parte del mio viso dove c’è la cicatrice “Efrem Targaryus mi ha promesso Capo Tempesta come compenso, se dovessimo vincere domani all’Adamantem, con tutto ciò che ne consegue. Ho promesso ad Aiden che gli avrei risparmiato la vita, se avesse accettato di chinare il capo al mio cospetto e di servirmi, così come l’avrei risparmiata a vostro cugino Petyr come garanzia della sua fedeltà. Non voglio rivolgere le stesse minacce a te, piuttosto desidero parlare civilmente, per quanto il mio schieramento me lo permetta: ho rispetto degli uomini di Kalisi, quasi tutti, i vostri ideali sono i miei, tolta la vendetta personale che intendo avere, ma non al costo di altre vite. L’accordo che ti chiedo è il seguente: se i ribelli vinceranno, Io ti lascerò la supervisione di Capo Tempesta, il quale resterà sotto il mio dominio, così come mi approprierò anche dei territori di mio Padre, gli Urthadar diventeranno cadetti della stirpe Baratheon, quella che verrà generata da me, tuo fratello sarà mio e Petyr vivrà. In caso di vittoria Reietti ti chiedo solo che avvenga il contrario: sarà un tuo dominio, sotto la supervisione di mio padre, al di là del suo pensiero, ho un altro fratello, una cognata ed una nipote che voglio tutelare, sarò al tuo servizio, hai visto come me la cavo in battaglia, nulla più e niente meno”

  5. #375
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Valerius Urthadar

    I miei sospetti, o meglio, le mie certezze vengono confermate quando la Baratheon esordisce chiamandomi Lord Urthadar. Ha chiamato lui, non Valerius, e per quanto le due identità dovrebbero coincidere la verità è che non mi sento affatto il Signore del Tuono e probabilmente continuerò a sentirmi a disagio nelle sue scarpe per molto tempo. “Ho saputo da Aiden che lo hai spodestato. Bando ai formalismi, non ne sono avvezza, preferisco parlare in maniera semplice e diretta, se ti sta bene”. Avrei dovuto capirlo subito che la donna non fosse qui solo per me ma anche per lui, d'altronde i tempi del nostro incontro erano troppo sospetti. Però, tra il panico e l'ansia provocata dal non sapere con chi avrei dovuto parlare, diciamo che la mia intelligenza, se esiste, mi sta decisamente abbandonando. Penso sia opportuno dirle che sono d'accordo, ma Daphne non me ne lascia il tempo e riprende a parlare, cosa che potrebbe essere sintomo di insicurezza oppure esattamente del contrario, ovvero di fiducia nelle proprie capacità... Dei, non dovrei nemmeno tentare di leggere le persone. Tanto mi sbaglio sempre. “Non voglio farti perdere tempo e non ho intenzione di minacciarti come ho fatto con Aiden, non ti conosco quanto lui. Il mio nome è Daphne Baratheon, figlia di Lord Eddad Baratheon Signore dell’Altura ad Est di Dohaeris, tempo fa fui promessa in matrimonio a tuo fratello per unire i nostri casati, ma qualcosa andò storto”, non nascondo la mia sorpresa all'apprendere tutte queste nuove informazioni, infatti mi ritrovo a sbattere velocemente le palpebre come si fa quando ci si ritrova davanti a qualcosa che non si riesce a comprendere appieno. Non mi conosce quanto conosce Aiden? Che rapporto li lega? La promessa di matrimonio... quanto tempo fa? Daphne mi sembra abbastanza giovane, anche se le cicatrici sul volto potrebbero trarmi in inganno. Non fatico a credere però che i miei genitori abbiano proposto o accettato un accordo del genere, i sovrani dell'Altura dominano il fulmine e probabilmente i figli di Aiden e Daphne lo avrebbero ereditato, in pieno stile Urthadar. Ma cos'è andato storto? Mi mostra un sorriso che è tutt'altro che gentile, non capisco bene cosa voglia trasmettermi ma sono sicuro di questo: qualunque cosa sia successa, questa donna non ne è molto felice. “Ho convocato tuo fratello prima di te, perché in questa guerra ho perso il mio casato, a causa di un padre troppo legale alla corona ed un fratello amato, prima ancora ho perso la faccia per mano della Regina, in senso letterale”, giunge addirittura a mostrarmi le ferite che avevo già intravisto mentre continua a inondarmi di informazioni che non so come elaborare. Mi pare di capire che a causa del vessillo per cui combatte Lord Eddad l'abbia diseredata, suo fratello è morto e... la regina l'ha aggredita? Devo dire che pure lei non ha avuto una vita facile. Poi giunge al nocciolo del discorso, ovvero il fatto che Targaryus le abbia promesso Capo Tempesta in caso di loro vittoria, le minacce che ha rivolto ad Aiden e il buon proposito di discutere con me in modo civile invece che come con mio fratello. “L’accordo che ti chiedo è il seguente: se i ribelli vinceranno, Io ti lascerò la supervisione di Capo Tempesta, il quale resterà sotto il mio dominio, così come mi approprierò anche dei territori di mio Padre, gli Urthadar diventeranno cadetti della stirpe Baratheon, quella che verrà generata da me, tuo fratello sarà mio e Petyr vivrà. In caso di vittoria Reietti ti chiedo solo che avvenga il contrario: sarà un tuo dominio, sotto la supervisione di mio padre, al di là del suo pensiero, ho un altro fratello, una cognata ed una nipote che voglio tutelare, sarò al tuo servizio, hai visto come me la cavo in battaglia, nulla più e niente meno”. Trovo il coraggio di guardarla in faccia, senza mai distogliere lo sguardo, mentre mi espone il suo piano. Un piano che prevede la mia sopravvivenza, ma anche la mia sottomissione, in caso di vittoria ribelle, un Aiden... suo, qualunque cosa significhi, e la promessa che a Petyr non verrà fatto nulla. Il prezzo di quella che ai suoi occhi appare come una concessione è che io prometta di non uccidere gli altri Baratheon quando avrò preso il controllo dell'Altura, e di lasciarla governare a suo padre, mentre la stessa Daphne sarà al mio servizio. È un accordo più complicato di quello che sembra, con varie circostanze da valutare e che esclude il terzo scenario possibile, ovvero quello della vittoria di Lantis Raeghar, ma la verità è che la mia mente continua a tornare su quell'unica frase che mi ha fatto provare una rabbia che, sinceramente, non credevo di poter provare per una questione del genere. Io ti lascerò la supervisione di Capo Tempesta, il quale resterà sotto il mio dominio. La supervisione. Di qualcosa che è tornato ad essere mio dopo innumerevoli sofferenze. Di qualcosa di cui hanno provato a privarmi tentando di spedirmi ai Campi Elisi. La supervisione. <<Tu conosci la mia storia, Daphne?>>, rimango immobile, rigido come un tronco, con le braccia distese lungo i miei fianchi. Ma gli occhi, quelli bruciano e sono incatenati alle sue iridi. <<Probabilmente solo per sentito dire. Tutti sanno che Elissa e Parsival avevano un primogenito che è stato ucciso da qualche casata rivale. Qualcuno ha pure perso la testa per questa storiella, perché i signori del Tuono dovevano trovare un responsabile a caso e darlo in pasto al popolo che, ignaro della verità, bramava giustizia>>. Notizie del genere mi giungevano prima che fossi riuscito a varcare il confine e abbandonare Dohaeris, fu uno scandalo, e ricorderò per sempre ciò che provai quando scoprii che gente innocente aveva perso la vita perché erano stati trasformati nei miei assassini. <<Giustizia che non hanno mai avuto, perché la verità è che la cicatrice che porto sul collo mi è stata inferta da Elissa, una notte del terzo mese delle rose, con l'aiuto di mio zio che mi teneva fermo nel caso mi svegliassi>>. Il giorno prima era stata tenuta una festa al castello, avevano organizzato tutto nei minimi particolari, sapevano che avrei bevuto e che sarei crollato in un sonno profondo. <<Ma la disperazione ti dona energie che fino al momento del bisogno ignori di avere. Quando ho avvertito il dolore lancinante alla gola e il calore del sangue sulla pelle, ho liberato la scarica di Fulmine più potente che sia mai riuscito ad evocare. Tuttora non riuscirei a eguagliarla, non credo che ci riuscirò mai. Sono riuscito a ferirli e mi sono precipitato fuori dalla stanza, nel corridoio, e ho iniziato a correre. Non avevo una direzione precisa, ho corso per non so quanto tempo in quella specie di labirinto, fino a quando non mi sono ritrovato davanti alla biblioteca dove era solito studiare mio padre>>. Quella piccola, la sua preferita, dove ho incontrato Petyr la prima volta. <<La porta era aperta, e nonostante fosse notte fonda l'ho visto all'interno, seduto alla scrivania. Quando ha alzato lo sguardo dal suo libro, i nostri occhi si sono incontrati per pochi secondi. Poi ha visto la ferita, il sangue, il terrore sul mio viso. Ed è tornato a leggere. Sono riuscito a fuggire dal Castello e dopo poche settimane ho lasciato Dohaeris fino a quando non sono tornato per combattere con Kalisi>>. Dovrei provare ancora rabbia. Ma non provo nulla. Nulla. <<Secondo la mia famiglia meritavo la morte perché trattavo i sudditi come se fossero esseri umani e perché ho provato a distendere i rapporto con il Nord. Il popolo mi amava, ma mia madre mi ha ripagato tagliandomi la gola col suo pugnale preferito>>. Piego il collo e chiudo lievemente gli occhi, si starà chiedendo perché le sto raccontando tutto questo. <<Ora sono tornato. Loro sono morti e io sono vivo. La Terra delle Tempeste è mia. E tu mi stai chiedendo di accontentarmi della sua... supervisione>>. Il mio tono è fermo, deciso. <<Sono già morto una volta e non ho paura di morire una seconda, così come non ho paura di sacrificare mio cugino: se oggi non ci stringeremo la mano, combatterò comunque fino alla fine. Non voglio il sangue di chi ami sulle mie mani, ma gli eserciti dei Lethien potrebbero non pensarla allo stesso modo e il mio governo su Capo Tempesta è fuori discussione. Se vuoi avere la certezza che siano tutelati, quindi, dovremo trovare un altro accordo. Questa è la mia offerta, che non è altro che la tua semplificata: in caso di vittoria dei reietti, se i Baratheon chineranno il capo per Esperin, tutti loro, te compresa, avranno salva la vita e manterranno il controllo totale dell'Altura. In caso di vittoria dei ribelli, chiedo di avere il controllo totale di Capo Tempesta e che Petyr viva, giurando ovviamente fedeltà al nuovo sovrano. Non voglio l'Altura e tantomeno i tuoi servigi, ma nessuno diverrà cadetto di nessuno>>.
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  6. #376
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Daphne Elania Baratheon

    Valerius non si scompone minimamente, mi domando quasi se mi stia ascoltando o meno, resta impassibile durante tutto il mio discorso, come se le parole non avessero senso o come se lui non ne avesse colto il significato, potrei facilmente sbagliarmi. Mi domando cosa gli stia passando per la mente, ha lo stesso sangue di suo fratello, non tradisce emozioni, anche se prima Aiden ha ceduto, probabilmente, solo perché ho toccato involontariamente un nervo scoperto, non avrei mai creduto che avesse un lato umano legato all’affetto per suo cugino, forse, ho erroneamente pensato che Valerius si sarebbe mostrato simile a lui nelle debolezze, cosa che capisco essere totalmente sbagliata, appena comincia il proprio discorso. Conosco la storia della quale mi parla, non ero ancora nata all’epoca, ma ho letto sui libri le vicende che girano attorno la tragedia che si consumò al Castello del Tuono: dei membri di una casata rivale si infiltrarono tra quelle mura, si ipotizzarono tanti nomi, ognuno dei quali non trovò mai conferma nell’omicidio che venne consumato ai danni del primogenito Urthadar, primo ed unico figlio, amato e compianto da Parsival ed Elissa. Se non li avessi conosciuti personalmente, stenterei a credere a ciò che sento subito dopo: la realtà è ben diversa da quella che conosco, a quanto pare la cicatrice che vedo sul suo collo è il risultato di un tentato omicidio andato male, il passaggio del pugnale è stato interrotto da un picco di energia liberato dallo stesso Valerius, un moto di sopravvivenza involontario del corpo che lo ha portato a far sciogliere anche la presa dello zio, ma come se non bastasse, complice del tutto fu persino l’indifferenza di Parsival. La famiglia non è di certo il punto più adatto sul quale far leva, cosa può importargli poi di un cugino appena conosciuto, presumo, dato il recente ritorno dell’uomo e la giovane età del ragazzo. Capo Tempesta è suo e non intende cedere, non intende scendere a compromessi, niente casate cadette, niente trattative su vite, non gli importa, è disposto a sacrifici e, a questo punto, posso capire le sue motivazioni: non si tratta di egoismo o di mancanza di umanità, piuttosto è questione di riscatto. Quest’uomo rispecchia gli ideali per i quali combatte, i reietti non sono vendicativi, i reietti sono coloro i quali bramano il riscatto da un regno che non è più quello che desiderano, senza spargimenti di sangue, a meno che non sia necessario ed è proprio quello che vuole Valerius per se stesso, Capo Tempesta gli appartiene per nascita, gliel’ hanno portato via ed ora lo difende con tutti i suoi mezzi, anche se questo dovrà costargli la vita di chi gli è rimasto. <<Questa è la mia offerta, che non è altro che la tua semplificata: in caso di vittoria dei reietti, se i Baratheon chineranno il capo per Esperin, tutti loro, te compresa, avranno salva la vita e manterranno il controllo totale dell'Altura. In caso di vittoria dei ribelli, chiedo di avere il controllo totale di Capo Tempesta e che Petyr viva, giurando ovviamente fedeltà al nuovo sovrano. Non voglio l'Altura e tantomeno i tuoi servigi, ma nessuno diverrà cadetto di nessuno>> Alzo lo sguardo, ma non muovo un passo, resto ferma nella mia posizione, il bruciore che avevo agli occhi si è alleviato ormai del tutto ed in questo istante la mia volontà è ferma “Ciò che è morto non muoia mai… diceva qualcuno.” Non sorrido, conservo la medesima espressione che ho da quando ha cominciato il suo discorso “Io e la mia famiglia avremo comunque la vita salva, perché uccidere non è quello che fanno i reietti, non rientra negli ideali di Drako e, sono certa, neanche tra quelli di Esperin, Esperin Leithien, alla quale ora le armate devono rispondere. Che accada qualcosa a me, mio padre ed il resto dei Baratheon è fuori discussione. Sono disposta a perdere l’Altura a questo punto, a chinare il capo innanzi ad Esperin ed a subire le conseguenze di una sconfitta, ma saremo tutti vivi. Sarebbe accaduto così anche senza questo scambio di opinioni, ma… Targaryus non è Drako e tantomeno io Esperin” questa volta chino leggermente il capo sulla sinistra con un accenno di sorriso, che proprio non sono riuscita a trattenere e gli lascio apertamente intendere di essere la compagna di Efrem, anche se non è esattamente così, per ben altre questioni che non riguardano i sentimenti, se lui sarà il Sovrano io potrei sedere accanto lui sul trono “Se la guerra sarà nostra, Capo Tempesta sarà mio, con o senza accordi, ma ti vengo incontro con la tua proposta, almeno in parte: gli Urthadar non saranno cadetti dei Baratheon e vivrete a lungo nelle vostre celle” Non credo che ci sia molto da trattare, ognuno è fermo sulle proprie opinioni ed io ho rimarcato ciò che, forse, era ovvio. Gli rivolgo un mezzo inchino per poi avviarmi verso la porta d’uscita, ma prima di toccare il pomello mi volto verso di lui “Ho piantato un pugnale nel cuore di Alistair” attenderò una sua eventuale risposta, ma se non replicherà tornerò al rifugio. Ciò che più conta è che la mia famiglia avrà la vita salva in ogni caso, è la mia più grande vittoria.

  7. #377
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Valerius Urthadar

    Sostengo lo sguardo della donna, forse il mio racconto l'ha colpita, forse no, ma non ne ho parlato per sconvolgerla: era necessario che sapesse la verità affinché comprendesse appieno le motivazioni del mio rifiuto. “Ciò che è morto non muoia mai… diceva qualcuno”, mi viene spontaneo sorridere, forse la situazione non è delle migliori per farlo ma sono parole che conosco anche io e che si applicano decisamente bene alla mia storia, ora che ci penso. Daphne invece non sorride, conserva la sua espressione neutra mentre mi spiega con estrema chiarezza i motivi che la spingono a credere che lei e la sua famiglia avranno salva la vita alla fine della guerra. Dice che uccidere innocenti non rientra negli ideali di Drako ed Esperin e su questo non posso darle torto, ha ragione anche quando mi ricorda, come se fosse necessario, che le armate di Ryuk adesso rispondono pure alla Raeghar e si dice disposta ad arrendersi a lei domani in caso di vittoria dei reietti. Accenna finalmente un sorriso quando sottolinea ciò che invece attende me avendo respinto la sua proposta, ovvero una vita in cella o forse peggio, dato che, come ci tiene a ricordare, Efrem Targaryus non è Drako Kalisi e i ribelli sono decisamente diversi sia da lui, sia da Esperin. Per un istante provo paura, la sento che mi attanaglia lo stomaco, inizio a pentirmi della mia decisione e della mia spavalderia ma è questione di un secondo: l'ansia viene presto sostituita dalla sicurezza, forse illusoria, ma che comunque mi dà la forza di risponderle e di uscire dalla Zona Neutra a testa alta. <<Te l'ho detto, non temo il mio futuro, qualunque esso sia. Ma spero che tu abbia ragione sulla sopravvivenza della tua famiglia. Lo spero davvero>>, tento di guardarla negli occhi prima che si volti, voglio che capisca che sono sincero. Non desidero altri morti, ma sono cosciente della realtà della guerra e forse Daphne ignora l'aspetto più violento e sanguinoso dello scontro finale. Se gli Dei ci sorrideranno e le mie truppe, quelle di Aeglos e quelle dell'Adamantem invaderanno i castelli e prenderanno possesso di Dohaeris, non ci saremo io, Esperin o Drako a fermare la loro sete di sangue. I nostri soldati non sono tutti come noi, molti combattono semplicemente perché amano la violenza e potrebbero farsi stregare dalla magia della resa dei conti: le singole persone hanno una morale, gli eserciti no. Con un accordo avrebbe avuto più certezze, le avrei avute anche io, avremmo potuto trasferire le nostre famiglie in un posto sicuro... questo però non glielo dico, ormai la conversazione è terminata e tergiversare sarebbe inutile e forse addirittura dannoso. Io ho le mie convinzioni, lei le sue: che gli Dei proteggano entrambi. “Ho piantato un pugnale nel cuore di Alistair”. La guardo di nuovo dritta in faccia, ormai è arrivata alla porta ma non l'ha ancora aperta. Ricordo le parole di Petyr e ricordo il suo dolore, ha detto che il cadavere versava in condizioni tremende, come se non fosse stato ucciso da due esseri umani ma da due bestie. Nulla di questo sdegno però traspare dalla mia espressione, che invece si addolcisce. <<Te ne sono grato>>, annuisco, conscio di quanto questa approvazione sia sbagliata, ma non me ne importa nulla. Saranno gli Dei a punirmi, se lo riterranno necessario. <<Che i tuoi Siamesi ti proteggano, Daphne>>.
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  8. #378
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Daphne Elania Baratheon


    E così, l'uomo che mi ritrovo ad osservare, è certo della propria decisione, nessuno dei due si smuove, nessuno cede e nonostante le mie parole sappiano di minaccia, non ero venuta qui con questa intenzione, non con lui almeno. Più l'osservo e meno so cosa pensare e nonostante lo scambio di opinioni, non ho ancora ben chiaro che tipo di uomo sia, ma lo scoprirò, se la guerra di domani verrà conquistata da una delle nostre fazioni. Mi guarda negli occhi quando parlo di Alistair, il suo ricordo non mi provoca particolari emozioni, a differenza dello sguardo di Valerius, il quale muta e diviene meno severo, oserei dire che si sia addolcito e questo mi spiazza più di qualunque cosa potesse dirmi <<Te ne sono grato. Che i tuoi Siamesi ti proteggano, Daphne>> Lo guardo ancora per qualche istante, queste ore sono state dure, intense e mi hanno portata dove volevo, almeno la questione famiglia è sistemata, per il resto confiderò negli dei. Non gli rivolgo parole simili, Raiden non è esattamente un Dio benevolo, ma chino il capo in segno di rispetto, a dispetto del proprio cognome è un uomo valoroso che lotta per dei forti ideali, quel che ho subito nella mia esistenza non è neanche lontanamente paragonabile a ciò che ha provato sulla sua pelle, al suo posto avrei fatto lo stesso, ha coraggio. "Che i tuoi dei ti facciano da consiglieri, gli antichi ed i nuovi, chiunque essi siano" Ruoto il pomello della porta e lascio il suo sguardo, il rifugio mi attende.

  9. #379
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    DAHMER GRAY

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    Avanzo nel buio, verso i troni dei tre Saggi, Drako è sempre al mio fianco. Non devo fare sciocchezze, devo essere serio, anche perchè non sono nemmeno dell'umore per fare il pagliaccio come al solito. "Onorevoli Saggi, sono Dahmer Gr..." mi interrompo, il mio cognome mi rende agitato. Dreth? Gray? "Gray. Dahmer Gray per ora. Voglio vedere mio padre, Caligus Dreth" dico riprendendo più coraggio. Non credo sarò mai pronto per quel cognome.

  10. #380
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Antichi Saggi

    Dahmer, dopo le tue parole, il bagliore biancastro tipico dell’arrivo dei Saggi si manifesta ai vostri occhi. Le tre figure appaiono poco dopo, sedute sui loro troni e vi osservano in silenzio prima che una di queste prenda la parola «bentornati giovane Gray e ex Dragone.» la saggia Strega Elanor vi rivolge un piccolo cenno del capo e poco dopo vi indica la porta sulla sinistra. «Il messaggero Mercur è stato già inviato ad Aeglos, al cospetto di vostro padre. Potete attenderlo oltre quella porta.» terminato di parlare la donna scompare assieme agli altri due Saggi, lasciando rimpiombare il silenzio intorno a voi…

 

 
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