Hanno raggiunto le porte di un parco giochi, circondato da siepi che rilasciano un odore dolciastro, quasi soffocante. Anche qui manca la gioia rumorosa che di solito si percepisce vicino ai campetti per bambini, ma il silenzio tombale che permea l'intera cittadina è interrotto dal cigolio ritmico di una catena mal oliata.
C'è un bambino, tutto solo, che si dondola sull'altalena.
Adrian e Dee si fermano e, tra i dubbi, Abigail li imita. Non sa perché, eppure potrebbe percepire la presenza di quel bambino ad occhi chiusi. È come un peso ingombrante che gravita nel suo spazio, attirandola. Forse è quella che Dee e Adrian chiamano Percezione: la pura sensazione di disagio e innaturalezza che si prova quando ci si trova davanti ad una creatura soprannaturale.
Quindi era quello che stavano cercando. Uno come lei.
«Può andare?» sussurra Dee e Adrian indaga il soggetto che ha di fronte con pensosa serietà. «Sì, che dici? Non sarà difficile da trasportare.»
«In realtà ha l'aria pesantina.»
«Intendo dire che non dovrebbe essere ancora in grado di trasformarsi e sbranarci.»
Abigail ascolta la conversazione in silenzio, lasciando che pian piano la sua intuizione diventi una certezza.
«Volete rapirlo? Siete partiti di casa stamattina con l'intenzione di rapire un licantropo?» cerca di chiarire il più lucidamente possibile ma dalla vibrazione della sua voce si capisce che è tutt'altro che calma.
Adrian dà una gomitata a Dee. «Visto? pure la ragazzina pensa che il tuo piano faccia schifo.»
«Be', se voi sapientoni avete altre idee, sono lieta di sentirle» ribatte Dee risentita.
«Non vi lascio rapire un bambino!» respinge Abigail ma, prima che Adrian possa farle notare che non è che abbia a disposizione chissà quali margini di negoziazione, sospira. «Glielo chiederemo. Sono sicura che ci aiuterà, se glielo chiediamo.»
Glielo aveva insegnato zio Gabe: le persone possono sorprenderti, se sai usare la giusta dose di gentilezza. Invece di pretendere, domandare.
Abigail si accosta all'altalena e cerca di acchiappare il bimbo tramite il seggiolino.
«Ehi bimbo? Ti potresti fermare un attimo? Bimbo?»
Lui ruota gli occhi per guardarla; da principio la ignora, poi, visto che la ragazza non demorde, punta i piedi nel terriccio finché non rallenta e si ferma.