CAPITOLO 3 - ... e Ricordi (Parte 2)
I fantasmi del passato aspettano aspettano, ma poi saltano sempre fuori. Solitamente quando meno ci se lo aspetta.
L'adrenalina scorreva a fiumi nel mio corpo, potevo quasi sentirla come una presenza in più mentre correvo nella direzione opposta a casa mia.
Non dovevo farmi sentire ne vedere, o sarebbero stati dolori amari.
Già mi immaginavo lo sguardo duro e umiliato di mia madre nel guardarmi, il suo modo di farmi sentire piccola come una mosca. Ma allora perché lo stavo facendo?
Sorrisi della mia stessa domanda, era diventata una droga ormai, infrangere le regole, andare contro Erica, sentirmi me stessa completamente, sensazioni a cui non potevo più rinunciare.
- Ahi! - mi scappò. Rallentai un pò, con il buio non vedevo dove camminavo, e scalza inciampavo in tutte le buche e mi prendevo tutti i sassolini.
- Stasera ci hai messo tanto ad arrivare, è un sacco che ti aspetto qui - proferì una voce nell'oscurità. Sicuramente se non avessi riconosciuto la sua voce con un brivido di piacere lungo la schiena mi sarei spaventata alquanto.
Sorrisi, certa che lui nonostante non lo avessi ancora visto, potesse vedere il mio viso grazie al riflesso della luna.
- Ho fatto più in fretta che potevo, stasera Erica aveva deciso di insegnarmi l'etichetta da usare in bagno... - dissi in una smorfia, senza però perdere il sorriso. In sua presenza ridevo costantemente.
- Povera Erica, se sapesse cosa le dici dietro... - mi disse avvicinandosi e cingendomi un fianco.
Il mio cuore batteva così forte che pareva corresse, mai con nessuno mi era mai capitato di sentirmi così.
Ed era ancora più strano che a farmi andare su di giri fosse proprio David Cooper, il figlio del senatore, che mi aveva sempre preso in giro fin da quando eravamo lattanti.
- Meno male che non può sentirmi allora... - Dissi annullando la distanza tra di noi.
Il tempo passava sempre troppo veloce quando eravamo insieme, e il momento della separazione invece era sempre troppo vicino.
- Ehy Ems, ho sentito un rumore, forse è meglio andare per stasera. - mi disse allentando la presa del suo abbraccio.
Non volevo ancora separarmi, qualche minuto potevamo ancora stasera insieme.
- Io non ho sentito nulla David, spostiamoci da qui, anche se secondo me te lo sei immaginato. - risposi sicura di me stessa.
Andammo nel capanno degli attrezzi nel giardino di David, ci sdraiammo sulle balle di fieno (e non so per quale motivo le tenessero) e ci addormentammo abbracciati.
Aprii gli occhi e il mio sguardo incrociò 2 occhi azzurro ghiaccio, di una espressività pazzesca.
Quando li misi a fuoco mi resi conto che li avevo incrociati solo pochissime volte; le volte in cui avevo incrociato la madre di David.
Mi resi conto improvvisamente di essere ancora abbracciata al mio bello... Nel capanno degli attrezzi!
Il cuore cominciò a battere all'impazzata, ma questa volta per la paura.
- Ben svegliata miss Emma, giusto? - proferì la donna con la sua voce profonda.
Mi alzai di scatto e mi allontanai il più possibile da David, che si era svegliato nel momento in cui io mi ero mossa bruscamente.
- Credo proprio che tua madre sarebbe felice di sapere che ti trovi qui. - Disse ancora senza aspettare la mia risposta.
Non ero brava in quelle situazioni, non sapevo mai cosa dire, abituata a comportarmi sempre nel modo corretto.
Abbassai la testa completamente rossa di vergogna in viso.
David si rese conto della situazione immediatamente, e anche lui più nervoso che mai fece qualche passo verso di me.
Lo fulminai con gli occhi, non era il caso di mostrare più vicinanza di quella a cui già aveva assistito la signora Cooper.
- Non è come credi, m... Mamma... Non è successo nulla. - Cominciò David, aggravando ancora di più la situazione, il mio cuore accelerò ancora di più. Cosa avrebbe detto la madre di David alla mia?
Era la fine lo sentivo dentro.
- Sai, David, quando ho visto la porta del capanno senza il solito lucchetto ho pensato che ci fossero dei ladri. -
Disse guardando prima suo figlio e poi me, non riuscivo a reggere il suo sguardo, ma volevo a tutti i costi che continuasse a parlare, ogni momento che rimanevamo in silenzio era una tortura.
- Temo che i tuoi genitori non saranno molto contenti di questo scherzetto. - Mi disse accarezzando con la voce ogni parola.
Il suo tono di voce era troppo calmo, azzardai ad alzare lo sguardo, ed incrociato il mio con quello di lei, sentii dentro di me tutte le emozioni che tardavano ad arrivare dal suo tono contradditorio.
Paura, realtà, vergogna, ancora paura e senso di colpa.
Ecco perche non avrei mai dovuto sgattaiolare da lui di notte, proprio per evitare una situazione simile.
Come ne sarei uscita? Mia madre lo sarebbe venuta a sapere e allora sarei finita in riformatorio, proprio come mia sorella.
Tremavo al solo pensiero, e lacrime di paura cominciarono a scorrere sul mio volto.
Cercai di nascondermi il viso con i capelli, ma fu tutto inutile.
- Mamma, per cortesia, potresti tenere per te questo episodio? Non è successo nulla, solo un piccolo incidente. - Prese a dire David. Ogni sua parola sembrava un'implorazione.
- David, tu mi hai mentito, non aspettarti nessuna clemenza, e ora entra in casa.
Io aspetterò con la signorina Emma l'arrivo dei suoi genitori. - rispose.
Aprì la porta del capanno e si voltò ancora una volta a guardarmi, il mio viso era deformato dalla paura, ma il suo sguardo mi trafisse lo stesso come mille lame.
- Ah, penso che sia scontato dirvi che non vi vedrete più. - aggiunse, ed uscì.
Se non fosse stato per la paura che in quel momento mi attanagliava le viscere, sarei rimasta affascinata dallo stile di quella donna, tanto austera quanto misteriosa.
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Non era per nulla cambiata in questi anni, proprio come a dimostrare che la vera bellezza dura nonostante l'età.
Scambiai altre 2 parole con lei e poi si congedò, con la promessa di rivedersi per il giorno di mio padre.
Il quale sarebbe stato di lì a 3 giorni. Sarebbero stati altri 4 giorni d'inferno, e poi sarei potuta tornare a casa, mi ripetei mentalmente.
Meno ci pensavo meglio era, così mi concentrai sulla sproporzionata lista che mi aveva dato mia sorella, cercando di essere una volta tanto la brava figlia di mia madre.
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