[Sospeso][LoD] Going to California - Generazione 1.2 - Votazioni Concluse
IMPORTANTE: Questa LoD non è adatta ai minori di 18 anni, a causa di argomenti delicati che riguardano nello specifico la vita degli hippie del periodo anni '70. Pertanto, è sconsigliato continuare a leggere se avete meno di 18 anni o se vi infastidisce e se lo fate, io non mi assumo la responsabilità, che questo sia ben chiaro. Vorrei inoltre ricordare di non seguire l'esempio dei personaggi di questa LoD. Loro rappresentano un'epoca ormai finita, quindi evitate di fare le stesse cose. Inoltre è presente, occasionalmente, del linguaggio scurrile e non proprio adatto ad un pubblico minorenne.
Indice
Generazione 1 - Delilah
1.1 - The Children of the Sun begin to awake
1.2 - Your whole world is black
Re: Going to California - Generazione 1.1
Wooooooooooo Curiosità totale!!!!!!!!!!!!
PS: Questo messaggio d'avvertenza inoltre mi fa venire ancora più voglia di leggere le cose proibite mahuahahahah xD
Re: Going to California - 1.1 - The children of the sun begin to awake
Correva l'anno 1975 ed il mondo intero era in piena rivoluzione. I cambiamenti erano all'ordine del giorno ed anche Delilah, una ragazza inglese di Liverpool, cercava di adattarsi a queste nuove esperienze, stili di vita e modi di pensare.
Erano le 17.00 in punto e la ragazza era in ritardo per il suo appuntamento; in questo giorno sarebbe cominciata una nuova fase della sua vita. Alcuni suoi amici l'aspettavano al porto, arrabbiati per la troppa attesa: rischiavano di perdere la nave.
Ma dov'era diretto questo gruppo di ragazzi? In un posto lontano dal Regno Unito, sicuramente.
I quattro lavorarono un intero anno per poter mettere da parte i soldi del viaggio, ma anche con questi lavoretti, i soldi non bastavano e una volta arrivati a destinazione sarebbero stati costretti a fare l'autostop per raggiungere il centro città: Los Angeles, la famosa “città degli angeli”.
Delilah perdeva tempo a fare boccacce dinanzi allo specchio e al contempo sognava ad occhi aperti la sua nuova vita. Non si accorgeva del tempo che passava troppo in fretta; qualcuno avrebbe dovuto fermare l'orologio.
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Improvvisamente scattò in piedi, ricordandosi di essere in un tremendo ritardo. I suoi amici ormai erano furibondi. Prese tutte le valige e le portò fuori dalla sua casa, dando un'ultima occhiata a quelle quattro mura che l'avevano ospitata per 19 anni della sua vita.
Era arrivato anche il tempo dei saluti, ma sicuramente non degli addii. Un giorno avrebbe rivisto la sua povera madre, che era stata tanto sfortunata da mettere al mondo una figlia senza padre, ma che sicuramente accudì con tanto amore. L'unica gioia della sua vita.
La donna, non più giovane e bella come nei passati anni, si fermò sull'uscio della porta ad osservare la figlia. Sembrava in procinto di piangere, ma non lo fece.
Quella donna aveva un carattere singolare, ma era buona come il pane.
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Non ci furono abbracci, né tanto meno saluti, ma solo poche parole e qualche cenno.
« Stai attenta, figlia mia, perché il mondo là fuori non è così rosa come sembra. » disse, osservando la giovane bionda per un'ultima volta, prima di rientrare nella casa.
Non c'era più tempo per i saluti, era ora di partire verso nuovi mondi. Dopo aver caricato i bagagli, Delilah salì sull'auto, allontanandosi dalla sua vecchia abitazione.
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Arrivò al porto di Liverpool alle 18.15. In netto ritardo, visto che doveva essere lì alle 17.00.
La nave serale partiva alle 18.30, ma per fortuna i suoi amici si erano già preoccupati di fare i biglietti. Se non ci fossero gli amici... (che mondo sarebbe senza?)
Il gruppetto l'aspettava vicino ad una panchina. Un ragazzo dai capelli rossi era seduto - stravaccato come se fosse sul divano di casa sua - e completamente addormentato. L'altro se ne stava in piedi con una mano in tasca ed uno sguardo pensieroso, vagamente assente. L'ultima componente del gruppo stava leggendo le ultime notizie del Times, a caccia di avvenimenti interessanti.
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Delilah cercò in lungo e in largo i suoi amici, trovandoli poco dopo vicino alla panchina. Erano le 18.20 e dovevano affrettarsi se non volevano perdere la nave.
« Si può sapere dove ti eri cacciata? » disse la ragazza che leggeva il giornale, restandosene seduta sulla panchina.
« Lo so, ho fatto tardi, ma... sono stata trattenuta da mia madre. Sapete... le solite raccomandazioni materne. » rispose Delilah, cercando di far cadere la colpa su sua madre. Se sapessero che perdeva tempo a fare boccacce dinanzi allo specchio...
« Madre o non madre, così non può andare avanti. Non è la prima volta che fai così tardi e non credo che tutte le volte sia colpa di tua madre. » aggiunse il moro, quasi affranto, ma al contempo arreso. Conoscevano bene la biondina.
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Nel frattempo si svegliò il ragazzo dai capelli rossi, disturbato dalle chiacchiere dei presenti.
« Si può sapere che avete da urlare? » disse, sbadigliando malamente e senza alcun pudore.
Si voltarono tutti a guardarlo increduli, non tanto per la domanda appena fatta, quanto per il suo modo di stare in mezzo ad un gruppo di persone.
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« È ora di sbrigarci, la nave sta per partire. » disse il moro, indicando la nave. Così si imbarcarono e finalmente erano in viaggio per l'America.
Molte erano le domande che si ponevano, tutte riguardanti il loro futuro, ma nel loro animo c'era sempre il buon umore e la voglia di cambiamento a farla da padroni. Cosa sarebbe successo in America? Quali sfide li attendevano? Nessuno sapeva darsi una risposta; erano molto bravi a vivere il presente.
Arrivarono in America quando il sole era alto nel cielo. L'aria era fresca, ma già riuscivano a sentire il rumore della città di Los Angeles, a vedere le palme alte e verdi e sentire il sole cocente sulla loro pelle bianca da inglesi. Avrebbero fatto l'autostop per raggiungere quel paradiso, ma sarebbe davvero stato all'altezza delle loro aspettative? Non lo sapevano.
Si misero in viaggio verso un'autostrada di periferia, fermandosi in un posto dove era possibile fare l'autostop.
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Molte macchine dopo, si fermò un vecchio furgoncino. Il conducente sembrava essere intenzionato a dar loro un passaggio.
« Danny, parlaci tu. » disse Delilah verso il moro e quest'ultimo così fece; andò a parlare con l'automobilista. Al volante c'era un uomo abbastanza comune, ma forse un po' tetro. Tuttavia finora era l'unico ad essersi fermato.
« Dove dovete andare? » chiese il tizio al volante.
« A Los Angeles. » rispose Danny. L'automobilista cominciò a ridere.
« Bene, salite a bordo. » disse ed attese che salissero e caricassero i bagagli sulla sua auto.
I quattro sembravano finalmente aver trovato il loro lasciapassare per la libertà.
Delilah si preoccupò di aiutare gli altri a prendere i bagagli. Poggiata al bordo, attendeva che Danny le passasse una valigia. Il ragazzo dai capelli rossi, di nome Irwin, prese già il posto d'onore. Non sembrava essere una persona molto propensa a voler aiutare.
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Molte ore di viaggio dopo, finalmente raggiunsero Los Angeles, la fatidica città degli angeli.
Dovevano cercarsi una casa, trovare un lavoro e cambiarsi gli abiti, visto che ormai quelli che avevano indosso puzzavano di qualsiasi cosa esistente su questo pianeta.
Arrivarono in città a notte fonda, ma era tempo di andare a cercare un posto dove dormire, magari una "bettola". Del resto, qualche spicciolo l'avevano.
Dall'uomo dell'auto si fecero indicare un localino economico dove poter passare la notte: Il Rifugio di Zio Tom. Quando raggiunsero il luogo, non sembravano tanto convinti, ma al momento non potevano avere di meglio.
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Entrarono all'interno della bettola e si ritrovarono in un luogo abbastanza cupo e... sporco.
C'erano solo alcuni ubriaconi delusi dalla vita e il barista intento ad occuparsi delle sue mansioni giornaliere. Il locale non era molto affollato, ma del resto era prevedibile, viste le condizioni in cui era tenuto; era comunque perfetto per la gente malfamata di Los Angeles, per chi non era adatto alla bella vita degli “angeli”.
« Cercate qualcuno? » chiese il barista, un uomo di mezza età poco propenso alle chiacchiere, almeno in apparenza.
« Cercavamo una stanza per dormire. » rispose Irwin, il rosso.
« Abbiamo due stanze, al piano di sopra, ma solo due letti singoli. » rispose il barista, con nonchalance.
« Ci arrangeremo. » disse Irwin.
« Bene, allora seguitemi e spero che avrete anche la grana per pagarmi. »
« Ovvio. » rispose Danny.
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Re: Going to California - Generazione 1.1
« Tu pensi sia una buona idea? » chiese la ragazza mora a Delilah, Jeanette.
« Mah, sicuramente non è un luogo molto pulito, ma ci arrangeremo. Del resto è solo per una notte. » rispose la bionda con un sorriso e un'alzata di spalle. A vederla sembrava vagamente una bambina un po' troppo cresciuta, ma a volte cacciava fuori dei lati della sua personalità che avrebbero sbalordito chiunque.
Salirono le scale che portavano al piano di sopra. Dinanzi a loro si presentarono tre porte ed un luogo decisamente poco illuminato.
« A destra c'è il bagno, mentre queste due sono le vostre stanze, almeno per il momento. » Il barista guardò il rosso.
« E va bene, palla di lardo, verrò a pagare ora. » sbuffò Irwin. L'uomo anziano non badò all'offesa, l'importante era avere la grana.
Irwin si avviò verso le scale, seguendo il barista. Sarà il fantomatico zio Tom?
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« Bene, visto che ci sono solo due letti, direi che dobbiamo dividerci in maschio e femmina. » disse Danny, rivolto a Delilah e Jeanette.
« D'accordo... » disse Delilah, sorridendo come se avesse appena visto la luce fuori dal tunnel.
« Posso dormire con te, Danny? » aggiunse, sbattendo le ciglia per essere più convincente.
« E no, signorinella... tu dormirai con Irwin, non starò mai nella stessa stanza con quello zoticone. » si imbronciò l'altra, mentre Danny alzava gli occhi al cielo, già esasperato.
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Proprio in quel momento ritornò Irwin.
« Parlavate di me? » chiese con un sorrisone a trentadue denti.
Si voltarono tutti verso di lui.
« No, parlavamo di questo zoticone di Danny. » rispose prontamente Jeanette; subito dopo Danny sospirò affranto.
« Bene, nel mentre voi discutete dei vostri problemi di zoticaggine (?), io mi ritiro nel mio talamo. » disse, addirittura con tono convinto. E così fece, entrò all'interno di una stanza.
« Aah... aspetta, Irwin. Viene anche Delilah con te! » disse Jeanette, spingendo Delilah verso di lui. La bionda non poté fare nulla per evitare, anche perché non se la sentiva di dire al povero Irwin che non voleva dormire con lui, così accettò di malavoglia.
« Ah, bene... su entra. » rispose Irwin, sorridendole compiaciuto.
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Delilah ed Irwin si ritrovarono da soli all'interno della stanza: un luogo buio, sporco e con un solo letto. Non badando a questo dettaglio, l'intrepido rosso decise di fare un po' di conversazione, poggiandosi con la schiena al muro:
« Il proprietario di questo posto... insomma, quel tizio di prima. » esordì, guardando Delilah per un breve attimo. Lei annuì, semplicemente.
« Beh, dice che sta cercando qualcuno che lavori come suo aiutante e mi chiedeva se qualcuno di noi fosse interessato. »
« Tu vorresti? » chiese spontaneamente Delilah, mentre si sedeva sul letto.
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« Ho la faccia di uno che lavora in una bettola? » disse il rosso, facendole di rimando un'altra domanda.
« Beh... veramente sì. » rispose Delilah, con molta convinzione.
« … andiamo a dormire, che è meglio. » concluse così Irwin.
« Bene, spero che il pavimento sia comodo. » la ragazza si stava già preparando ad infilarsi sotto le coperte.
« Stai scherzando, vero? E poi non dovresti cambiarti e metterti quanto meno un pigiama cortissimo?! » il rosso assunse un'espressione a dir poco furba, sembrava proprio interessato all'ultima parte.
« Ahahah... no. » una risposta secca, quella di Delilah.
« Perché? » chiese ancora Irwin, quasi dispiaciuto.
« A parte che questa stanza è talmente fredda che non riuscirei a stare con un pigiama corto e poi è meglio di no, così domani mattina saremo già pronti per andare a cercare la casa. »
« Ma non possiamo nemmeno dormire vicini? » domandò ancora il ragazzo, speranzoso.
« No. » fu l'ennesima risposta di Delilah. Finite le solite tiritere di Irwin, entrambi andarono a dormire. Il povero fu costretto a dormire per terra, in mezzo alla polvere e la sporcizia.
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Passata la notte, arrivò un nuovo giorno che si prospettava pieno di speranze. I quattro facevano la fila al bagno, ma Jeanette si svegliò prima di loro ed approfittò del loro riposo per abusare del bagno.
« Avanti, Jeanette, per quanto tempo devo tenerla?! Non ho mica dei serbatoi alle palle! » disse Irwin, volgarmente, ma era evidente che avesse qualche problema di vescica.
« È stata una pessima idea portarla con noi, dovevamo lasciarla a Liverpool.. » biascicò Danny, con il suo solito tono serio.
« Quanto siete lagnosi. » rispose Delilah, che non sembrava avere fretta.
« Noi donne abbiamo da fare in bagno, cosa credete? E se non facciamo quello che dobbiamo, poi non vi piacciamo più... ma se preferite vivere con uno yeti puzzolente, potete dircelo, per me non ci sono problemi. » e sorrise con finta ingenuità.
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Quando Jeanette uscì, non sembrava molto contenta. Osservò Danny con sguardo serio, come se fosse delusa, ma non gli disse una parola. Lui non fece nulla, ma era imbarazzato e si vedeva.
La mora andò via, ritirandosi nella stanza nel silenzio più tombale.
Irwin non capì nulla, come suo solito, o forse faceva finta di non capire, mentre Delilah intuì subito la situazione, ma decise di non infierire per... egoismo.
« Ma si può sapere che le succede? Si è bevuta il cervello con una cannuccia? » chiese il rosso, alternando lo sguardo tra Delilah e Danny.
« Sta zitto, idiota.. » rispose Danny a denti stretti. Quest'ultimo rientrò nella stanza dove poco prima sparì Jeanette.
« Devi sempre parlare nel momento sbagliato? » domandò Delilah e quest'ultimo spalancò le labbra, come se non avesse capito la situazione.
« Vai a cercare il Times... o... beh, sì, un qualsiasi giornale del posto e trova una casa. » gli ordinò la bionda.
Irwin scese le scale, borbottando tra sé e sé, mentre Delilah, finalmente, riuscì a monopolizzare il bagno.
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Il nostro rosso si sedette ad un tavolo, leggendo il giornale: il Los Angeles Times.
Sfogliò con malavoglia le pagine, leggendo i vari annunci di case in affitto, ma non trovò niente di interessante, così decise di chiedere informazioni al proprietario.
Si avviò al bancone, quatto quatto, e si sedette su uno sgabello.
« Dammi qualcosa da bere, qualsiasi cosa, basta che sia alcolico. » disse, mentre cercava qualche spicciolo all'interno delle tasche dei suoi jeans a zampa di elefante.
« Mh. » rispose il barista, andando a trafficare sotto al bancone.
« Senti un po', vecchio... » ricominciò Irwin.
« Per caso sai dove possiamo trovare una casa? Niente di lussuoso, sia chiaro, roba economica... » aggiunse, posando i soldi sul bancone. Il vecchio posò la birra ordinata, intascando subito i soldi.
« Proprio qui vicino c'è una casupola mal messa ed il proprietario... sono io. » rispose al giovane.
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« Mh e quanto vorresti per questa presunta catapecchia? » chiese Irwin, interessato.
Discussero quindi del pagamento ed il vecchio, di certo, non voleva quattro soldi come le stanze affittate nel locale. Sebbene non fosse un grande gestore, visto com'era malmesso il locale, aveva comunque molti soldi, probabilmente un tirchio.
Irwin tornò al piano di sopra e con i suoi soliti modi un po' rudi, disse:
« Ehi, buoni a nulla. Mentre voi vi preoccupavate di monopolizzare il bagno, io ho trovato casa e mi sono anche fatto una bella pisciata dietro questa baracca. » esordì, facendo uscire Delilah da una delle stanze; ormai pronta per lasciare quel posto.
« Bene e cos'hai trovato? » chiese, con molta calma.
« C'è una catapecchia proprio qui vicino, di fianco al locale. Ed indovina chi è il proprietario... » rispose Irwin.
« Una vecchia con venti gatti? » domandò la bionda, con evidente ironia.
« No, la palla di lardo che gestisce questo bar da quattro soldi ed ora se non ti dispiace è il mio turno di andare in bagno. » detto ciò, si precipitò in bagno, ma... all'interno c'era Danny seduto sulla tazza.
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« ESCI FUORI, IDIOTA! » urlò Danny, gettandogli dietro il rotolo della carta igienica.
Irwin chiuse la porta quasi sconvolto, come se avesse visto un mostro uscire dal water e nel mentre Delilah si piegava in due dalle risate.
« Ma non potevi dirmelo che Danny era seduto sulla tazza?! » chiese il rosso, mentre Delilah continuava a ridere, al punto di piangere.
Ritornò anche Jeanette, schifata dalle reazioni dei due.
« Siete due bambini. » disse, con la sua solita cortesia degna di un residente a Buckingam Palace, e scese le scale per andare al piano di sotto.
Irwin e Delilah non la considerarono più di tanto, erano abituati a quei “complimenti” improvvisi.
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Re: Going to California - Generazione 1.1
Ma ora dovevano finirla con le chiacchiere e le perdite di tempo; era tempo di andare a vedere questa fantomatica “casa”. Così lasciarono Il Rifugio di Zio Tom e si recarono nel luogo prestabilito.
Dinanzi ai loro occhi stanchi c'era una semplice casa mal messa, ma accettabile per loro che non avevano abbastanza soldi per potersi permettere un appartamento nel centro di Los Angeles. Visitarono l'interno della casa, grazie ad Irwin che aveva le chiavi, ed alle fine arrivò la decisione unanime:
« Per me, questa casa è perfetta, almeno per cominciare. » fu Irwin a parlare per primo e gli altri annuirono, concordi.
« Ora però ci tocca trovare un lavoro. » ricordò Danny, sempre con quel tono serio.
« Già... » aggiunse Jeanette, facendogli da eco.
« Potreste evitare di farmi vomitare la vodka con le vostre smancerie da presunti fidanzatini?! » borbottò Irwin, con i suoi soliti modi discutibili.
« Ma sta zitto, imbecille! » fu l'ennesima risposta dei due.
« È tempo di cominciare a cercare un lavoro, gente. A ripulire questa catapecchia ci penseremo dopo. Cercatevi un giornale! » per evitare il principio di un litigio, Delilah diede loro il primo compito della giornata, che doveva svolgere anche lei.
Trovò il Los Angeles Times vicino alla cassetta della posta e si sedette su una panchina fuori al porticato.
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Aveva tre possibilità: lavorare per Il Rifugio di Zio Tom, trovarsi un lavoro part-time, oppure tentare la carriera di attrice, che da sempre sognava di intraprendere, fin dall'adolescenza.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Re: Going to California - Generazione 1.1
Ma sì, del resto era pur sempre un modo per cominciare, no?
Avrebbe anche potuto convincere il proprietario a cacciare un po' di denaro
per mettere a posto quella baracca e renderla un posto rispettabile,
frequentato e non pieno di ubriaconi da quattro soldi.
Forse avrebbe dovuto cercare un lavoro rispettabile e ben pagato, magari in una libreria.
Per lei era il sogno di una vita, quindi perché non dovrebbe tentare? Del resto è quello che vuole.
Bene, bene. Eccoci alle votazioni di questo primo capitolo della LoD. Scusatemi se qualche foto è venuta male, ma sapete... non sono ancora del tutto esperta con le foto, ma conto di migliorare pian piano anche grazie alla bellissima guida di Stefizzi : Mr green : (che ringrazio per il primo commento : Love :). Le votazioni dureranno 1 mese a partire da ora. Se notate qualche errore di battitura, di grammatica, etc. non esitate a farmelo notare perché sono una persona tremendamente distratta U_U Per il resto, non mi dispiacerebbe ricevere le vostre prime impressioni, però contate che è solo il primo capitolo e non siamo ancora nel vivo della storia, non so quando ci entreremo, perché parlare di un'epoca come quella degli anni '70 non è molto facile :) Ringrazio in anticipo chiunque leggerà questa storia, scritta per divertimento e per il piacere di giocare ad un gioco come the sims 3. Ringrazio anche chi voterà, sono curiosa di vedere quale scelta farete e vi ricordo che ci saranno sempre tre opzioni: giusta, sbagliata e una via di mezzo. Ovviamente non vi ho specificato quali sono U_U Anche per questa LoD, come in quella della nostra Maru, ci sarà la vincita dei bannerini, quindi... su su, forza, datevi da fare U_U E che vinca il migliore :punto
Re: Going to California - Generazione 1.1
Ciao Morgaine!!!!! : WohoW :
Innanzitutto voglio dirti bravissima anche solo per il coraggio di aver aperto addirittura una lod! : WohoW :
Già il titolo, almeno per me è magnetico!
Ho notato con piacere che anche tu, scrivi benissimo e incolli il lettore alle pagine e alle parole... hai descritto molto bene ogni passaggio e anche le foto hanno aiutato tantissimo! Le ho trovate davvero molto curate e perfettamente in sincrono con il testo scritto!! brava!!!!!
Ma passiamo ai protagonisti!
Irwin non è (almeno per me) il più simpatico tra tutti! :,, Ad ogni modo, non l'ho ancora bene inquadrato, però sembra a tratti un ragazzo molto più moderno rispetto agli standard della sua epoca... Poi ovviamente, non avendo vissuto quegli anni, si va un pò ad immaginazione!
Il dubbio su ciò che possa essere capitato tra Danny e Jeanette mi rende impaziente di leggere il prossimo capitolo! Sinceramente anche Danny l'ho inquadrato relativamente poco, ma presuppongo sia una scelta oculata perchè ovviamente non puoi svelare tutto al primo capitolo!
Il barista/Zio Tom sinceramente non ispira molta fiducia, anzi, mi da quasi l'impressione di essere invischiato in qualcosa di davvero losco e dato che sono sempre incuriosita da queste situazioni, ebbene si, voto per la scelta A! :punto
Più che altro perchè vorrei vedere cosa accadrebbe se davvero Delilah si accontentasse di lavorare li, ma soprattutto se anche lei ne finirebbe invischiata...: Twisted :
Cercarsi un lavoro part time mi sembra una perdita di tempo e buttarsi da subito sul tentare di diventare attrice, la vedo una scelta troppo affrettata... dopotutto Delilah, ha solo 19 anni ed è appena arrivata a Los Angeles, quindi dovrebbe prima studiare un pò il nuovo mondo e farsi le cosiddette ossa!
Ma adesso come farò ad aspettare addirittura un mese per poter leggere il prossimo capitolo? xd!
Speriamo passi subito!!!!
Ancora brava e in bocca al lupacchiotto per la lod! :ok:
Re: Going to California - Generazione 1.1
Wow :wowo!!: solo il titolo mi aveva convito a fare visita in questo topic.
Le immagini sono qualcosa di spettacolare , molto dettagliate , e hai una grafica favolosa !!
Il tuo modo di scrivere è qualcosa di travolgente , che dalle prime righe ti da la voglia di continuare fino alla fine.
Come ti invidio :picchiatesta:
Comunque , io opterei per la scelta A ,
Re: Going to California - Generazione 1.1
Ciao Morgaine!
devo dire che appena vista la copertina mi è venuta una gran voglia di leggere questa LoD, e devo dire che come primo capitolo è veramente molto bello, mi piace molto come scrivi... e poi gli anni '70 sono affascinanti :D
Delilah è la solita adolescente che tenta di adattarsi alla società di quest'epoca, Danny diciamo il leader del gruppo un po' più maturo e che forse nasconde il presunto fidanzamento o flirt con Janette (perché?!?!?!?!?!?!!?) e Irwin... vabbè Irwin :,, xD
comunque, veniamo alla scelta: io voterei la scelta A per vedere se davvero Delilah, per iniziare, è disposta a lavorare nel Pub e aspettare ad avere una situazione più stabile per intraprendere la carriera cinematografica.
alla prossima!
Re: Going to California - Generazione 1.1
mi piace molto questa nuova LoD!!!
voto A
ps.: adoro Irwine!!!