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  1. #101
    sim dio L'avatar di Sonia
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    Re: La terza torre

    quindi giacomo sa qualcosa...
    ma cosa?

    Dolce aggiorna presto che sono curiosa di sapere com'è che giacomo sa della voce e chi è entrata nella mente di Neve.

    Se è si, va bene...
    Se è no, vattene a quel paese

  2. #102

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    Re: La terza torre

    Citazione Originariamente Scritto da Sonia Visualizza Messaggio
    quindi giacomo sa qualcosa...
    ma cosa?

    Dolce aggiorna presto che sono curiosa di sapere com'è che giacomo sa della voce e chi è entrata nella mente di Neve.
    con calma, sto cercando le pose

  3. #103

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    Re: La terza torre

    Terza parte



    Guardavo la neve che scendeva lenta dal cielo, mi ero svegliata qualche ora prima sul divano.
    In casa non c'era nessuno, a parte il cane lupo che correva a destra e a sinistra tuffandosi nella neve,



    mi ero seduta sul portico, gustandomi la tranquillità della casa.


    Avevo dei ricordi confusi su ciò che era successo.
    Ma di una cosa ero sicura, Giacomo in qualche modo era entrato nella mia testa e aveva fatto quella domanda.
    Mi portai le gambe al petto. Non avevo mai creduto in quelle cose.


    Non avevo mai creduto nei fantasmi e nei fenomeni paranormali.
    Sono angeli stupida. La voce mi fece sobbalzare portando con se di nuovo il mal di testa.

    Decisi di ignorarla.

    Leggi ancora. Disse.
    Scossi il capo, non aveva intenzione di uscire.
    Fa finta come se niente fosse successo. Ti faranno dimenticare, lo so.

    Disse ancora.

    Sospirai.

    Leggi e concentrati. Entra in lei. Tu sei me, lei è te.

    Non capì l'ultima frase.

    Mi guardai in torno, era tutto cosi fottutamente tranquillo.

    Il cane ululò. Era davanti a me.



    corse nella mia direzione e si fermò a pochi passi da me.


    Era nervosa riuscivo a percepirlo.

    Si avvicinò alla porta e si fermò.



    forse voleva entrare?

    Sei in pericolo nasconditi.

    Balbetto la voce.

    Scappa. Corri.

    <sta tranquilla> la rassicurai. Era strano rassicurare la propria mente.

    Adesso corri!

    Gridò.

    Anche il cane iniziò ad abbaiare, mi guardai in torno ma tutto era tranquillo.

    Sbuffai e rientrai in casa, tenni la porta aperta per far entrare il cane.

    Mi diressi verso il soggiorno ma il cane si mise davanti a me indicandomi le scale con il muso.



    Avevo già una voce fastidiosa che mi diceva cosa fare, dovevo abbassarmi a sentire anche cosa voleva il cane?

    Scossi il capo e lo ignorai, lui in risposta ringhio.

    "Zitta" risposi per le rime.

    Mi avvicinai al divano e mi sedetti.



    il cane venne a mettersi accanto a me guardandosi con circospezione.



    Stupida ragazza scappa. Gridò la voce.

    <perchè?> gli chiesi rabbrividendo.

    Non potevo parlare con la follia.

    Sei più folle tu a startene tranquilla su quel dannato divano, che io parlo nella tua testa. Lui sta arrivando.

    Era la frase più lunga che mi avesse mai detto.

    <lui chi?> chiesi calma, ma stavo perdendo la pazienza, se lei era nella mia testa avrebbe dovuto saperlo.

    Samuel. Rispose scandendo le parole.

    Conoscevo quel nome! Samuel. Sorrisi anche se il cuore mi batteva e le mani mi tremavano.

    Non potevo darle ascolto, ma decisi di chiederglielo lo stesso.

    <lo stesso Samuel del libro?> lo dissi convinta senza far trasparire la paura che mi stava attanagliando lo stomaco. O almeno sperai. Visto che lei si trovava nella mia mente.

    si. sentì una punta di esitazione nella sua voce.
    Se ti uccide è finità. Lo disse singhiozzando, la mia mente poteva piangere?

    Non sono la tua mente. Rispose nervosa. La bambina era irrascibile.

    <perchè dovrebbe uccidermi?> chiesi.

    Lui è ossessionato da te. Rispose.

    Questo era troppo.

    <adesso basta, va a fare qualcosaltro> le dissi.

    Mi massaggiai le tempie.



    il cane guardava ovunque con circospezione.



    Sospiraì. Provai ad accarezzare il cane ma ringhio.

    Alzai gli occhi al cielo e mi distesi sul divano,



    non avevo niente da fare oltre a leggere o girare per la casa ed in più non c'era traccia degli altri.

    A meno che non fosserò chiusi nelle loro stanze.

    Ma erano solo le sette del pomeriggio e sicuramente avrei sentito la presenza dei due amanti in casa.

    Mi alzai e iniziai a controllare, le stanze erano vuote.

    Mi diressi verso la mia stanza con il cane alle calcagna.



    Entrai in camera e chiusi la porta, non avevo intenzione di ospitare in camera quell'ammasso di carne pelosa che non si faceva accarezzare.

    Ci voleva rispetto. Non ero la sua padrona,no. Anzi sembravo più il suo prossimo spuntino.

    Sospiraì e mi straiai sul letto,



    ero stanca ed avevo dormito poco, ero annoiata.

    Chissà dov'erano finiti.
    Sospirai e la luce andò via.

    Mi sedetti. Ecco questo non era una cosa buona.



    Che dovevo fare? Sospirai e scesi dal letto,

    mi diressi fuori dalla stanza, fortunatamente il corridoio era illuminato dalla flebile luce che entrava dalle finestre.
    "Neve" riconobbi la voce di Achille che mi chiamava dalle scale.



    lo senti salire di fretta e me lo ritrovai davanti.

    Mi abbraccio è mi tenne stretta.



    "Stai. Bene?" sussurrò con affanno.

    Mi stava annusando? Mi accarezzo con il naso la mascella e il collo, tasto in modo rude ogni parte del mio corpo, come se si aspettasse qualcosa di meno.

    "Si" risposi.

    Il suo respirò era affannato, sentivo il battito del suo cuore frenetico.

    "Che sta succedendo?" gli chiesi allontanandomi, il suo comportamento iniziava a spaventarmi, mi aveva lasciata sola in casa, la luce era andata via e lui mi guardava come se fossi viva per miracolo.

    E' cosi. Sei testarda e cocciuta. Abbiamo sfiorato la morte per poco.
    Scossi il capo scacciando la voce.

    "Che succede?" chiesi con tono dolce.

    Vedevo la paura negli occhi di Achille, mi guardava e nei suoi occhi vedevo il terrore puro, stava li a fissarmi come se dovesse contenersi, c'era qualcosa dentro di lui che non sapevo spiegarmi. Sbuffai è lo allontanai feci tre passi, ma mi spinse contro la parete, è mi blocco con entrambe le mani al muro.



    Anche il mio cuore iniziava a palpitare, mi stava spaventando.

    Non capivo.

    "Achille" lo chiamai, aveva lo sguardo abbassato, "ti prego parlami" avevo la voce roca, cercai di schiarirla senza successo.

    Gli presi il viso tra le mani e lo guardai.

    Achille mi baciò

    Non era un baciò dolce, ma qualcosa di violento, carnale, come se non mi vedesse da una vita.

    Mi alzò le gambe portandole alla vita con le mani schiacciandomi di più al muro. Il mio corpo si infiammo il dolore al ventre ricominciò, chiedendo di essere appagato.



    stravo ansimando, avevo spasmi in tutto il corpo. Non mi ero mai eccitata cosi prima d'ora, era qualcosa di diverso, sapevo che un'emozione cosi forte mi avrebbe portata in paradiso e nello stesso istante all'inferno.

    Si stacco dalle mie labbra scendendo verso il collo, mi strappò la maglia.


    Non ebbi paura, una parte di me sapeva che lui non mi avrebbe fatto del male e fui grata al cielo che la voce non mi parlasse.
    Ero sempre più confusa. Finchè il dolore non mi colpi alla spalla, Achille mi aveva morso, non capi il gesto ero troppo impegnata a non svenire sotto quei baci.

    "Tu sei mia" lo disse con convinzione dando un pugno al muro, "Mia" lo gridò forte stringendomi a lui.



    Non capì cosa mi successe, so solo che dopo quelle parole mi addormentai.

  4. #104
    sim esperto L'avatar di Choco
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    Re: La terza torre

    Che bellissimo capitolo!
    Ma non ho capito bene..
    perché Samuel vuole uccidere Neve? :O

  5. #105

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    Re: La terza torre

    Citazione Originariamente Scritto da Choco Visualizza Messaggio
    Che bellissimo capitolo!
    Ma non ho capito bene..
    perché Samuel vuole uccidere Neve? :O
    Ci stiamo arrivando piano, piano...
    Grazie per esser passato

  6. #106

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    Re: La terza torre

    Quarta parte


    L'addio.
    "Padre perchè non capite?" gridai.


    "Non deve più avvicinarsi a lei. Cosa pensi che possa fare? Sposarti? Amarti? Sei solo una serva lui ti sta usando!" gridò.


    scossi il capo. Perchè non capiva, questa mattina mi aveva visto scendere dalla torre e probabilmente aveva visto anche achille uscire dopo di me.
    Mi aveva proibito di uscire fuori, non avevo mangiato, avevo solo pianto.
    "Non permetterti di parlarle cosi. Tu non sai cosa prova, anche lui e un servo e tu non sei nessuno per poterle dire cosa fare" gridò mia madre.


    "Sono suo padre!" affermò.
    "No, non lo sei" vidi mio padre sussultare al suono di quelle parole.
    guardai mia madre ansimare. I suoi occhi, aveva una schintilla di odio pronfondo per lui.
    "Non lo sei perchè non l'hai mai protetta" gli disse con astio.
    Non capivo.
    "Non pensare al passato virginia, non e stata colpa mia per quello che e successo" percepì dal suo stato d'animo il senso di colpa e il rammarico.
    A cosa si stavano riferendo.
    "Lui vuole solo proteggerla. Soffre quanto noi. Non puoi dimenticare il patto. Prima o poi la reclamerà sua e tu lo sai" gridò mia madre accasciandosi a terra in un pianto isterico.


    Mio padre scosse il capo.

    "Succederà di nuovo. Se non oggi, non domani.. succederà" sussurrò rivolto a mia madre.

    Non capivo cosa stavano dicendo, quale patto? Chi e cosa deve reclamare sua? Non stavano parlando di me. Non potevo accettare che i miei genitori parlasserò di me come se fossi un oggetto.

    "Se l'avrebbe reclamata già sarebbe stata sua" disse mio padre.
    Continuavo a non capire.
    "Lo farà. Se tu adesso fai qualcosa, lui lo farà strappandola a noi" rispose mia madre ancora piangendo.

    Quelle parole mi irritavano e mi facevano soffrire, stavano parlando di me? Qualcuno doveva reclamarmi? Chi e perchè?

    Mi avvicinai a mia madre,abbracciandola da dietro


    "Madre, mia amata madre. Vi prego spiegatemi." la pregai con le lacrime agli occhi.

    Lei non parlo mi abbracciò, mentre singhiozzava.

    "Siamo sull'orlo della disperazione. Questa non e vita. Non possiamo avere paura ogni giorno." concluse mio padre andando via.



    La stanza si fece gelida. Guardai mia madre.

    "Madre" sussurraì.

    "shh" mi azzitti. "Ho bisogno di riposare" sussurrò.
    Ci sdraiammo sul pavimento e ci addormentammo.

    Sedevo sul divano impaziente che arrivasse achille.
    Ero nervosa, non avevo mai visto i miei genitori litigare cosi furiosamente o almeno non ricordavo di averli visti cosi.


    Non potevo permettere che mia madre soffrisse.
    Lei mi amava, mi aiutava, quando mi ero uscita dalla camera per venire qui avevo visto il dolore nei suoi occhi. Stavo sbagliando.
    Mio padre aveva ragione, non sapevo perchè fosserò cosi protettivi nei miei confronti ma se lo erano una ragione doveva esserci e se ciò impediva la mia relazione con Achille allora lo avrei allontanato da me spezzando il cuore ad entrambi.
    Non era giusto, lo amavo e lui ricambiava ma non potevo sopportare la sofferenza che provavano nel lasciarmi andare o almeno non ero pronta a sopportarla
    "Dolceata" achille era di fronte alle scale.

    accese il camino e venne a sedersi.

    "Non c'era niente da mangiare in dispensa?" mi chiese notando il divano sgombro.


    sospirai. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
    "Dolceata" il suo sguardò si fece insistente su di me. Non riusci a bloccare le lacrime, achille mi accarezzo.
    "C'è qualcosa che non va?" mi chiese. Io annui,
    "Dobbiamo parlare" dissi singhiozzando.
    Non potevo spezzarli il cuore e non potevo sopportare il dolore dei miei genitori, avrebberò sofferto entrambi se mi sarei tolta la vita per non affrontare un bivio cosi grande?
    Mi alzai e mi diressi verso il camino,



    cercai le parole più dolci sapevo che in qualunque modo glie lo avrei detto avrebbe sofferto.
    "Non ho più intenzione di stare con voi" cercai di avere una voce ferma senza successo.
    Achille si alzò e mi venne vicinò abbracciandomi da dietro.


    Mi baciò una tempia e gli sorrisi, mi strinsi in quell’abbraccio.
    L’ultimo.
    "Perchè?" sentì sofferenza nella sua voce.
    Cercai di liberarmi dal suo abbraccio ma mi strinse a se facendomi male, poi controllarsi.
    "Non posso." dissi sapendo che questo non sarebbe bastato.
    "Perchè" chiese, si stava innervosendo, la tensione in quella stanza era quasi palpabile.
    "Non posso. Punto" risposi.
    Achille mi lasciò andare e si diresse alla finestra.


    "E' per quel Samuel?" mi chiese furioso.
    Ingoiai un frumo di saliva amara, e mi voltai.
    Scossi il capo.


    "Allora per cosa?" mi chiese, stava tremando era arrabbiato e per colpa mia. Potevo vedere attraverso i suoi occhi il cuore spezzarsi.

    Abbassai il capo e mi rifiutai di rispondere.
    "Dolceata qualunque cosa può risolversi." mi disse dolce cercando di nascondere la rabbia.
    Mi accarezzo una guancia.


    "Vi prego accettate la mia decisione" chiusi gli occhi non potevo affrontare il suo sguardo.
    "Non senza una spiegazione valida." disse.
    "Non posso." riusci a dire singhiozzando. C'era troppo dolore.
    Achille mi strinse a se,


    "Vi prego guardatemi".
    Ubidi.
    Mi baciò, quel baciò non era come gli altri, era più carnale,


    cercai di divincolarmi ma mi spinse sul divanetto con forza.
    Nei suoi occhi c'era rabbia.
    Quella parte di lui mi spaventava
    "Voi mi amate, io non posso accettare questo. Non dopo le promesse" mi disse inginocchiandosi.
    cerco di accarezzarmi ma scossi il capo.
    Non potevo stare con un'uomo che usava la forza, non potevo piegarmi a lui cosi.
    "Vi prego dolceata" mi pregò.
    Scossi il capo.
    "Allora ditemi che non mi amate, guardatemi negli occhi e spezzate il mio cuore. Solo allora mi fermerò." gridò.
    Mi spaventò ancora di più, era difficile per entrambi accettare e questo avrebbe reso le cose più difficile, ma dovevo farlo per i miei genitori, loro mi amavano sapevano cos'era bene e cos'era male.
    "Io non vi amo" lo dissi con voce ferma mentre il mio cuore sanguinava.
    "Siete sicura della vostra scelta?" chiese con voce fredda.
    Annui.
    Achille si alzò mi guardò per un'ultima volta
    poi andò via.

  7. #107
    sim dio L'avatar di Sonia
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    Re: La terza torre

    Stiamo arrivando al punto cruciale della situazione.
    Dov'erano i due amanti? chi è quel cane lupo? da chi la proteggeva?
    troppe domande, ma so che piano piano verranno le risposte..
    Brava Dolce

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  8. #108

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    Re: La terza torre

    Citazione Originariamente Scritto da Sonia Visualizza Messaggio
    Stiamo arrivando al punto cruciale della situazione.
    Dov'erano i due amanti? chi è quel cane lupo? da chi la proteggeva?
    troppe domande, ma so che piano piano verranno le risposte..
    Brava Dolce
    Grazie per esser passata, diciamo che tra poco si inizierà a capire un pò meglio la vita di Neve

  9. #109

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    Re: La terza torre

    Il ritorno
    16

    Il mormorio nel corridoio lentamente sfociava, dai vetri verticali dalla finestra della porta si vedeva ancora qualche anima inquieta indecisa se entrare o no il primo giorno, le sette persone della mia classe non erano ne socievoli ne vogliose di stare seduti sulle fredde sedie di ferro e plastica.
    La mia classe compresa me era stata accompagnata in classe dalla preside visto che nell’anno nessuno degli alunni era stato presente a una sola lezione.
    "Come sono andate le vacanze?"
    voltai il capo verso Mara, la secchiona che per cinque ore condivideva il banco con me.
    Con i capelli rossicci e gli occhiali ancor più grandi del suo viso vestita per niente alla moda.

    Non mi aveva mai rivolto la parola e adesso mi stava chiedendo com'erano andate le vacanze?
    "Bene" risposi, era un gesto carino dopo tutto.
    Puzzavo ancora di ossigeno nonostante avessi lavato i miei capelli tre volte, Jonathan aveva esagerato con la decolorazione ed i miei capelli più che biondi erano quasi bianchi.
    "A te?" ricambiai.
    "Niente di speciale. E stato noioso." rispose.
    Annui è sorrisi, era ciò che facevo quando mi sentivo in imbarazzo.
    Come inizio anno le cose si mettevano bene, non credo che lei sarebbe stata la mia migliore amica ma almeno sarebbe stato carino salutarci e non guardarci male.
    "Buon giorno" la prof. Entrò.
    Non aveva tanta voglia di fare lezione con noi, ne io avevo voglia di stare in quella classe.
    Avevo saltato l'ultimo mese e mi sembrava carino presentarmi almeno alla prima lezione ma se letteratura si presentava cosi svogliata allora avrei ricominciato solo a presentarmi durante le verifiche e le interrogazioni.
    "Oggi c'è un nuovo arrivato" ci annunciò appoggiandosi sulla cattedrà.

    "Samuel" chiamò, la porta si aprì e il ragazzo biondo e muscoloso entrò.
    Aveva un'aria da bullo.
    "Lui e Samuel Lovelace." lo presentò, mentre il ragazzo si posiziono accanto all'insegnante.

    "Mi aspetto che siate carini con lui e che lo aiutate con i compiti visto che l'anno e già iniziato" riferì.
    Provai gelosia, lei non mi aveva presentato cosi calorosamente, anzi non mi aveva presentato affatto.
    Gli occhi del ragazzo scrutarono ogni singolo ragazzo fino a posarsi su di me.
    Incontrai i suoi occhi, l'unica cosa che percepì fu possessione.
    "E' carino" disse Mara mentre sorrideva come una ebete.

    "Conosco quel tipo di persona. Il classico bello e dannato. Fara strage di cuori!" diedi la mia prima sentenza senza ancora conoscerlo.


    Forchette e bicchieri che cinquettavano all’unisoro era di quello che avevo bisogno, l’odore del cibo della mensa mi era mancato visto che negli ultimi tempi ero stata costretta a cucinare, quindi quando misi sulle labbra quel pezzo di carne cotta e al sangue le mie papille gustative ballarono a festa mentre il mio cervello finalmente capiva cos’era il cibo.
    "Avete visto il nuovo arrivato?" chiese Calliope, dalla sua voce traspari una punta di preoccupazione.

    Giacomo annui.
    "Perchè siete cosi tristi? Quando arrivai io non eravate cosi." dissi mentre mi avventavo sul cibo.

    Calliope mi accarezzo.
    "Tu sei un dono dal cielo" sussurrò dolce, la guardai sorrisi ed arrossi.
    Amavo che lei mi desse tutte quelle attenzioni.
    Anch'io. Rispose la voce.
    Non l'ascoltai.
    "Lui e solo il diavolo. Non e la prima volta che viene" finì Giacomo finendo la sua tazza di caffè.

    Se siamo fortunate ci ucciderà in modo veloce. Gli rispose la voce.
    Vidi giacomo guardarmi torvo.
    Non ci avevo parlato ancora, non sapevo cos'era successo quel giorno... non avevo avuto il coraggio di chiederli cos'era successo o meglio cosa aveva fatto.
    Ma sapevo che lui era entrato nella mia mente.
    La fatto.
    <sta zitta>
    Era tutto cosi confuso.
    Solo perchè sei una stupida umana.
    <ca**** sta zitta. Sei solo un segno della mia follia non puoi offendermi>
    Lui può sentirmi.
    <allora perchè non vai ad infastidire lui?>

    <lo sta facendo>.
    Sobbalzai, giacomo continuava a guardarmi.

    No, quella non era la sua voce, non poteva esserlo.
    "Neve tutto bene?" mi chiese Calliope.

    "Si, e solo un pò scossa dalle vacanze" rispose Giacomo guardandomi torvo.

    Il cuore mi batteva all'impazzata, non era vero non era possibile.
    <parla str****> ordinai alla voce.
    Ma era andata via lasciando solo un doloroso mal di testa e nausea. Scossi il capo.
    Dovevo parlare con marica, ero pazza. Addirittura sentivo la voce di Giacomo.
    Si era la cosa migliore, non avrei aspettato le allucinazioni sentire la voce di Giacomo nella mia testa era peggio.
    "Vado, ho bisogno di riposare" dissi.
    Mi alzai da tavola barcollando.

    Mi diressi in camera mia, avrei riposato e sarei andata da Marica e lei avrebbe preso dei provvedimenti adeguati.

    Riaprì gli occhi e mi stiracchiai, mi sedetti sul letto mezza assonnata.

    non avevo nemmeno tolto i vestiti.
    Restai per qualche minuto seduta, aspettando che la voce parlasse di nuovo.
    Non potevo evitare di stare in questo stato, avevo bisogno di farmi curare... e visto che marica era la preside di questa scuola lei doveva prendersi cura di me, anche se mi avrebbe sbattuta chissà dove lontana dai miei genitori.
    Mia madre non mi avrebbe più parlato non che adesso lo facesse ma sapevo che nutriva ancora una piccola speranza di tornare nel mondo dello spettacolo.
    Mentre mio padre sarebbe stato ancora più deluso, non solo assassina ma anche pazza.
    Immaginavo gia cosa avrebbe detto il mio pr "un'altra stella cadente", lo diceva sempre quando usciva qualche scandalo su qualche ragazza.
    Lui era il mio agente si curava delle publiche relazioni e tutti i miei incontri anche se spesso era in contrasto con mia madre, lei voleva farmi saltare le tappe lui voleva avvicinarmi in quel mondo in modo lento, inutile dire che vinse mia madre.
    Mi accesi una sigaretta.

    Erano circa le sei di sera in corridoio sembrava che c'era una guerra, era l'ora gli studenti si riunivano per sistemarsi e prepararsi per la notte, sabato sera Jonathan aveva preparato la solita festa.
    Non avevo voglia di parteciparvi, ma cos'avrei fatto? Me ne sarei stata sola in camera mia a far cosa? Non avevo vogli di affrontare achille, dopo quel bacio mi ero ritirata in me stessa anche perchè non sapevo come comportarmi adesso che eravamo a casa.
    Spensi la sigaretta e mi alzai,
    mi diressi verso il bagno il corridoio era affollato di ragazzi e ragazze dovetti fare slalom per il corridoio per riuscire ad arrivare al bagno sempre affollato e puzzolente di sudore e profumi mischiati.
    Mi avvicinai allo specchiò per controllarmi. Facevo schifo.

    Chi si fumava una sigaretta sui divanetti, chi usciva dalla doccia, chi faceva i suoi bisogni...
    ognuno di loro mi aveva offerto un'amicizia a modo suo forse era questo che mi aveva portato alla pazzia?

    Ero stata sola da quando ero nata a parte chiara non avevo mai avuto veri amici con cui scambiare quattro chiacchere.
    Non avevo mai fumato una sigaretta in tranquillità.
    Sempre di corsa sempre di fretta.

    Sempre felice a sorridere anche quando dentro stavo una m*****, era questo che mi aveva portato qui? Il fatto di credermi immortale, che nessuno poteva toccarmi? Ero protetta da una madre egoista che voleva il bene per me, che voleva realizzare i suoi sogni.

    sospiraì e mi accesi un'altra sigaretta, mi sedetti sul lavandino e osservai i miei amici.

    Era giusto quello che avevo fatto nella mia vita? Era giusto non aver provato a ribellarmi?
    Avrei dovuto dire tutto a nonna, lei avrebbe fatto qualcosa, avrei dovuto dirlo. Proteggermi, ma quella vita piaceva anche a me infondo.
    La gente mi guardava con ammirazione, avevo un sacco di ragazzi... e adesso? Ero un assassina e per giunta folle.
    "Salve" mi voltai per vedere chi mi aveva rivolto il saluto. Era il bello e dannato che mi rivolgeva un sorriso ebete.

    certo aveva un bel fisico, il classico st**** che vuole mettersi in mostra davanti a tutte.
    I miei occhi cadderò subito sulle sue spalle grandi e suoi muscoli scolpiti, avrei pensato che fosse un bel ragazzo.
    Ma la parte irrazionale, quella folle. Sentiva la paura della bambina, allora ripensai a quel giorno che achille mi baciò.
    Che questo che avevo davanti fosse il samuel del libro? Il samuel che voleva ucciderci?
    No, se iniziavo a credere alla bambina sarei diventata del tutto folle, quindi sorrisi e mi diressi verso la doccia.

    Avevo bisogno di parlare con Giacomo e chiarirmi con Achille.

    "Allora neve ti sbrighi?" vidi Jonathan davanti alla porta della doccia.

    Privacy? Nessuna!
    Non avevo paura a mostrargli le mie nudità. Non aveva errori da farmi notare anzi si complimentava sempre per il mio sedere sodo anche se sotto sotto sapevo, che il mio seno era piccolo e che lui lo notava ogni volta.
    Su una cosa mi ero imposta con mia madre, poteva farmi fare qualunque dieta volesse ma il corpo era il mio e se avrei deciso di aumentare qualche taglia lo avrei fatto solo quando volevo.
    Ecco perchè mi ero rifatta le labbra, erano troppo sottili. Mi piacevano. Ma fu più un dispetto a lei, un'atto di ribelione. Lei voleva che mi rifacessi il seno e io scelsi le labbra, non ne fu felice ma fui felice io. Per la prima volta avevo fatto qualcosa per me.
    "Tu sei arrabbiata con me! Me lo sento" sbottò Jonathan.
    Lo guardai e sospirai, tra pochi minuti sarebberò iniziate le sue paranoie, succedeva ogni volta che ero silenziosa. Si convinceva che mi aveva fatto qualcosa, che doveva farsi perdonare perchè ero strana con lui ed io non ero mai strana.
    Dopo cinque minuti infatti fu cosi.

  10. #110

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    Re: La terza torre

    Vorrei continuare il capitolo, ma non trovo l'effetto nebbia con gimp, quindi sono ferma.
    Chiedo scusa...

 

 
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