Ecco il collegamento con il prologo, Angelica è Neve Che il ragazzo sia (oddio non ricordo il nome)il tipo che l'ha strangolata?
Ecco il collegamento con il prologo, Angelica è Neve Che il ragazzo sia (oddio non ricordo il nome)il tipo che l'ha strangolata?
Noooooooooooooooo, lui è gay!Originariamente Scritto da mary24781
Oltre a questo lui... Jonathan non so come dire... sarà* importante nella vita di Neve, come un'angelo custode.
Essendo scuro di pelle risulta fuori dalla normalità* di Neve ecco perchè si sono attaccati subito.Originariamente Scritto da DELTAG
Per quanto riguarda la luce.. non potevo metterla nella torre ci ho provato, ma non veniva un bel effetto.. ma i vostri occhi si abbitueranno a queste foto cosi scure.
Si, si e proprio quel Benjamin.. nostalgià* della vecchia storia vero?Originariamente Scritto da sonia
Jonathan si sente a casa... bhè poi lo scoprirete.
si si mi ci ero affezionata.. mi piaceva parecchioOriginariamente Scritto da dolceeris
Se è si, va bene...
Se è no, vattene a quel paese
adesso c'è.. non come parte attiva della storia ma c'è!Originariamente Scritto da sonia
Essere se stessi
4 capitolo
"C*** papa in Alaska? Ti rendi conto? Sono cosi pericolosa, in qualunque posto ma non cosi lontano da te" gridai mentre ero al telefono con mio padre.
"Tesoro io lo saputo solo qualche giorno prima, è stata tua madre a organizzare tutto. Sto provvedendo a farti portare qui mi serve solo un pò di tempo per trovare un posto decente e abbastanza vicino" mi rispose rammaricato.
"Ma perchè non me l'hai detto? Pensavo che tu mi volessi bene, per rintracciarti ho dovuto chiamare ben sette volte, ogni volta quella str*** riattaccava il telefono. Dov'eri? Mi avevi promesso che ogni mercoledì saresti stato accanto al telefono ad aspettarmi!" singhiozzai mentre come una bambina vizziata gli rinfacciavo le sue promesse.
"Lo so, ma ero al lavoro una cosa urgente. Credimi Neve sto soffrendo quanto te. Io non..." si interruppe "Scusami" singhiozzai ancora, guardai l'olorogio tra meno di cinque minuti la chiamata sarebbe stata terminata.
"Devo andare" sussurrai asciugandomi le lacrime. "Neve, io non ti voglio bene" mi disse. In quel momento chiusi gli occhi, il cuore parve fermarsi per l'ennesima volta, spezzato in mille pezzi dall'unica persona che amavo. "Io ti amo" mi sussurrò. Sorrisi "Anche io" gli sussurrai. "Buona settimana. Ti prometto che mercoledi risponderò prima che tu mi chiami" mi salutò. "ok" risposi ancora con la voce affranta dal pianto. "Neve, per qualunque cosa chiamami e io farò il possibile per arrivare prima." sussurrò. "Ok papa, vado. Buona settimana" sospirai e riattaccai il telefono.
Mi asciugai le lacrime, mi era colato il trucco, sbuffai ed usci dall'ufficio di Marika, fuori c'era una fila immensa di ragazzi che aspettavano impazienti i loro trenta minuti di conversazione, entrai nella biblioteca che vi era subito dopo l'ufficio, solo libri e scaffali, mi avvicinai al pc
mi guardai in torno, non c'era nessuno, provai ad accedere ad internet ma appari il desolante messaggio; controllare la connessione al server.
Sbuffai e guardai il soffitto anch'esso decorato, doveva esserci un modo per entrare in internet, l'unica cosa che ero in grado di fare era accedere alla posta elettronica, "Hei bimba" mi disse Jonathan avvicinandosi. "Come entro in internet?" chiesi speranzosa di una risposta positiva. "Basta chiedere al bibliotecario" mi indicò un'uomo sulla trentina d'anni, aveva i capelli biondi e un pò di barba, gli occhi verdi ed un fisico che... indossava una maglia a bratelline, aveva un tatuaggio sul braccio ed i pantaloni erano a vita bassa, stava seduto nella scrivania davanti alle altre sedie,
c*** se era bono, c*** stavo sudando, c*** stavo diventando rossa. "Il professore ha fatto colpo" cantileno Jonathan seduto sulla scrivania dietro di me.
Sbuffai, era cosi evidente che mi piaceva? Se fossi stata timida ed introverssa nessuno se ne sarebbe accorto. Guardai Jonathan con occhi dolci, lui scosse il capo e guardò il bibliotecario "Since, potremmo avere la password per accedere in internet?" chiese Jonathan. L'uomo lo guardò con la coda dell'occhio "Solo se scende dalla scrivania" rispose. Jonathan scosse il capo e si mise in piedi, "Fatto" disse sbuffando. Mi guardò e mi fece cenno di aggiornare la pagina.
Feci un'enorme sbadiglio, avevo bisogno di dormire.
Ma Jonathan mi aveva trasportato nella sua stanza dove vi era in corso una festa, la musica era ad alto volume, il letto, la scrivania, la specchiera erano stati sostituiti da divanetti, tavolo del buffet e c'erano anche bevande alcoliche. La festa era carina, ma io non ero dell'umore giusto per festeggiare, ma capivo che il mio comportamento ogni giorno metteva in difficoltà* chiunque volesse essermi amico. Mi chiudevo a riccio e me ne stavo nei miei pensieri, anche se fremevo per ballare anche io sul bancone, ubriacarmi e fare qualunque cosa fuori la norma.
In quella stanza sembravo essere l'unica anormale, me ne stavo in silenzio seduta sul divano,
ero vestita a festa, eppure me ne stavo in silenzio, anche Jonathan aveva smesso di girarmi in torno dopo che gli avevo risposto male. Da quando ero entrata in quel posto non mi sentivo più sola, forse perchè tutti già* mi conoscevano o forse perchè nessuno poteva starmi accanto per soldi, scossi il capo. Dovevo ritrovare la persona piena di vita che c'era dentro di me. Ero nel paradiso e mi stavo comportando come se fossi all'inferno, avevo accanto persone che potevano darmi tanto, il mio unico problema, il problema che la mia mente mi poneva era il mondo fuori che mi aspettava, rinchiusa in un correzionale, quando stare con Jonathan riusciva a farmi divertire senza un niente.
Jonathan flirtava con un ragazzo,
altri ballavano,
mentre santal e Calliope parlavano a bassa voce dall'altra parte della stanza.
Tutti stavano facendo qualcosa, tutti si stavano domandando dov'era la ragazza solare che appariva nei video musicali o le publicità* più importanti, feci un lungo sospiro, la festa era noiosa per quanto potesse essere rumorosa e affollata, ci voleva qualcosa di più piccante.. un ballo sexi, una sfilata in costume. Nelle sfilate avevo imparato che le feste potevano essere rianimate con ogni mezzo ed io ne avevo imparati tanti negli anni, potevamo fare una sfilata in costume ma più che sicuramente sarebbe finita in un'orgia, potevamo ballare qualche danza africana dove bacini di sesso maschile e femminile si avvicinavano pericolosamente, ma c'erano troppe persone ubriache. No, in questa festa non si poteva fare niente, o meglio era io che non avevo il coraggio di dire che era noiosa e che ero abbituata ad altro. Avevo paura di offendere Jonathan, era l'unico che mi aveva seguito in questi giorni che ero stata male, non mi aveva mai fatto domande di cos'era successo in passato.
Sospirai e mi alzai, mi avvicinai a Jonathan intimorita, dovevo cominciare in modo dolce ed essere estremamente delicata, non che sia la fine del mondo digli che la sua festa era noiosa ma Jonathan si comportava come una prima donna, vanitosa e piena di se, sicuramente un comportamento sbagliato lo avrebbe ferito. "Finalmente qui" mi sussurrò abbracciandomi dalle spalle,
Vidi il ragazzo davanti a noi guardarci male entrambi, forse era geloso.
Scossi il capo e mi strinsi tra le sue braccia, era bellissimo essere coccolati, era bellissimo essere al sicuro tra le sue braccia, essere protetta da lui e dagli sguardi della gente. Sospirai e mi ripresi dall'abbraccio coccoloso/caprio espiatorio per far ingelosire l'altro ragazzo, "Jonathan, penso che.. la tua festa è bellissima" iniziai sciogliendo di mala voglia il suo abbraccio, "Ma, pensavo.. sempre se tu vuoi.. oppure se non vuoi non fa niente" presi tempo per capire una qualunque reazione.. "Niente io.." continuai trattenendo il fiato e cercando le parole migliori per diglielo, "Amore, sono le due e mezzo pensi di farcela per le sette?" disse ironico, "Vorrei ravvivare la tua festa. Una sfilata un ballo sexy.. ecco.." buttai fuori in fretta, Jonathan mi guardò dall'alto verso il basso inespressivo.. "E' perfetto" sussurrò portandomi al centro della sala.
"L'espressione del viso è tutto in una sfilata, devi sapere quando essere felice o triste,
quando fingere o essere vera. In questo caso l'unica cosa che il tuo sguardo deve dire e che sei pronta a tutto,
devi vincere anche se non c'è niente in palio. Devi vivere come se tutti stesserò hai tuoi piedi, la sfilata, la cinepresa è questa la vita vera."
Questo mi disse mia madre il primo giorno che sfilai per armani, ricordo la mia prima sfilata.
Ero nervosa, intorno a me tante ragazze disorientate e spaventate per quello che stavano affrontando, buttate in quel tritacarne infinito fatto di anoressia e bulimia. Si anche io ci caddi.. arrivai a tagliarmi negli ultimi tempi.. ma per questa storia c'è tempo.
Avevo convinto la maggior parte delle ragazze a svestirsi e fare una sfilata, non era stato tanto difficile poi, appena ero salita sul bancone per annunciare cos'avevo in mente... nessuna e dico nessuna di loro si era tirato indietro.
Ma è il momento di presentare la prima donna,
lui è un pò come Satin nel muline rouge, sempre al centro dell'attenzione, sa tutto di tutti e cosa meni importante ti regala il suo lato B se gli conquisti il cuore.
Ecco è questa la mia famiglia, cioè non tutti ma lui, come se fosse il mio angelo custode, non ci vuole molto a capirlo, mi ascolta e resta in silenzio, sa criticarmi in modo dolce ed anche se ci conosciamo da pochissimo tempo mi ha dato la sua fiducia.
Ma torniamo a me, no, anzi, ricominciamo da capo;
Sono Neve Pilut, classica st*** vizziata,
ho perso la mia verginità* a quindici anni, con la benedizione di mia madre, stavo con un ragazzo, pensavo mi amasse.. no! Ho detto sincera, lui mi amava, io stavo con lui per farmi conoscere,
la maggior parte della mia vita la passavo tra le sfilate di armani o dolce e gabbana, video musicali o publicità*. Mentre la notte andavo a feste esclusive, dove mi drogavo e mi ubriacavo, la maggior parte degli ospiti mi onorava come se fossi una Dea greca, la minor parte mi odiava ma restava in silenzio e mi donava sorrisi falsi..
poi c'era la parte neutrale, mi criticava quando ne avevo bisogno, mi premiava quando ero brava, ma quella parte era inutile.
Io dovevo colpire i critici, la stampa.. erano stati loro a portarmi al livello che voleva mia madre, ed io da brava bambina senza sforzi, vi arrivai con successo.
Ecco, questa sono io.. e lui è il mio angelo custode non che amico in questa grande avventura.
"Insomma non so come conquistarlo, lui mi piace ma quando lo incontro divento timido.." mi disse Jonathan, quasi non sembrava lui.. il ragazzo di cui parlava era Giacomo,
si era innamorato e nessuno dei due riuscivano a dichiararsi.. bhè molti si staranno chiedendo, come possono due ragazzi gay, di un correzionale, di cui uno dei due ha dato il suo lato B a mezzo istituto, mentre l'altro spaccia, vende e ruba di tutto. Essere timidi? Succede, quando si tratta di cuore, può succedere di tutto ma è qui che entro in scena io, come? Dicono che le donne ne sanno una più del diavolo, mio padre mi diceva che io ne ero la figlia quando era arrabbiato.
Negli anni avevo affinato l'arte della conquista e della seduzione grazie a mia madre, sapevo come far perdere la testa ad un ragazzo, Jonathan aveva bisogno del mio aiuto, si conoscevano da quando erano entrati ma solo da tre anni giocavano a rincorrersi, quindi io non avrei fatto niente di strano, sarei diventata amica di Giacomo, sarei diventata sua segreta confidente, gli avrei parlato bene di Jonathan e lo stesso avrei fatto con quest'ultimo, poi gli avrei avvicinati, regali, sorprese.
Ma attenti... loro sono i burattini, io sono il burattinaio.
Succinte le ragazze Ma non è di certo uan casa famiglia normale...cioè c'è qualcosa di strano in quel posto Però peccato per le foto scure, non si vede molto quando c'è il suo angelo
Devo ancora mettermi daccordo con la corrente elettrica, non trovo quelle luci belle da discoteca. Mica il posto è strano? E' la storia che... si è strano.Originariamente Scritto da mary24781
Prima fase; la conoscenza
5 capitolo
Me ne stavo in classe a guardarmi in torno, la mia preda si trovava all'ultimo banco, faceva finta di seguire la lezione leggendo un libro.
In qualche modo dovevo attaccare bottone con lui, osservandolo avevo capito che era timido ed introverso, preciso ed ordinato in tutto... l'opposto di Jonathan che lasciava le sue mutande ovunque, ormai era di norma trovarlo nella mia camera intento a cercare qualcosa di suo.
Non chiedetemi perchè, ma se Jonathan non mi è accanto mi viene l'ansia, mi sento sola ed anche se sono gelosa mi piace aiutarlo. Mi diverto e mi alleno per quando troverò anche io l'amore.. no! Qualcuno con cui fare sesso, avevo pensato al bibliotecario, ma mi guarda come se fossi un'esclemento appena messo li, caldo da fare ribrezzo.
Comunque, il lavoro di Giacomo nel correzionale era importante, lui procurava l'alcol e la droga alle feste ed anche altre cose che non si potevano introdurre legalmente, come giornali, riviste, telefoni e pc. Tutto quello che legasse le persone che erano qui al mondo di fuori.
Quindi era una preda appetibile, diventare sua amica sarebbe stato difficile ma gratificante, sbuffai alla lezione pallosa, la prof. Di lettere rompeva le palle con Renzo e Lucia. Li avevo già* studiati e non avevo intenzione di ascoltare la lezione, ma la ragazza che era accanto a me era una secchiona ed aveva rifiutato il foglio di carta dove avevo disegnato una battaglia navale.
Non mi restava che leggere la storia dei due amanti, preferivo di gran lunga Romeo e Giulietta.
Sospirai e cercai di concentrarmi, avevo fame perchè non avevo fatto colazione, mi ero svegliata intontita nella stanza di Jonathan, mi ero vestita e truccata perchè era tardi, avevo dato solo un morso alla creppes che mi aveva portato Santal ed ero scappata alla prima ora di matematica, ma adesso l'ultima ora sembrava non passare.
"Signorina Pilut, visto che è cosi attenta alla mia lezione, sa dirmi chi è Don Abbondio?" mi chiese la prof. con tono accusatorio di chi non stesse ascoltando, sorrisi e risposi "Il prete" dissi di mala voglia,
"E' questo prete che ruolo svolge nella storia?" mi chiese ancora con tono di sfida, come a voler dire rispondi male e smonto in cinque minuti l'aria da saputella, sorrisi di nuovo ma per mio fortuna suonò la campana, "Potete andare" ci salutò.
Sospirai e mi alzai, presi il quaderno ed usci prima che la secchiona potesse alzarsi, corsi lungo il corridoio ormai il mio corpo aveva solo il desiderio di arrivare alla mensa e mangiare qualunque cosa ci fosse su quel bancone, ma avevo Jonathan, il suo futuro ragazzo la mia missione.
Mi fermai di scattò, ma una forza a me sconosciuta mi venne addosso scaraventandomi a terra,
il mio splendido naso fini sul pavimento e qualcosa sali sulla caviglia quasi spezzandola, mi arrecava dolore come se fosse staccata da tutto il corpo, mi voltai e mi guardai in torno intontita, sicuramente avevo il sangue che mi usciva dal naso e chi mi aveva buttato a terra non era umano.
"Tutto bene?" mi sussurrò una voce maschile, avevo la vista annebbiata, chiusi gli occhi e rimasi per terra, scossi il capo per dare segni di vita.
Sospirai, il sangue che avevo in gola sapeva di rame e la puzza era estenuante,
riaprì gli occhi è Giacomo mi guardava preoccupato, sorrisi e cercai di alzarmi, ma la caviglia mi creava dolore, sbuffai "Scusami, stavo camminando e tu mi sei sbucata davanti" si scusò, lo guardai peggio di un'assassina, in quel momento avrei voluto fare una carneficina, ma non potevo l'unica volta che avevo avuto un'arma tra le mani era una publicità* e poi Giacomo non era la mia vittima. Sorrisi e mi tolsi il sangue con la manica della maglia, "Ti porto in infermeria, riesci ad alzarti?" mi chiese in modo dolce, "Qui c'è un'infermeria?" chiesi stordita, Giacomo mi sorrise ed annui, "Andiamo" mi prese per un braccio e mi mise in spalla come se fossi stata un sacco di patate,
mi aggrappai a lui come se fosse stato un palo da lap dance, era soffice la sua pelle, il suo colorito era bianco quasi come il mio, i suoi capelli erano biondi ed odorava di menta.
Avevo passato tutto il pomeriggio in infermeria, mi avevano dato circa tre tranquillanti, non avevo mangiato e Giacomo era stato con me tutto il tempo. Avevamo parlato dei miei impegni e la sua vita frenetica prima di entrare nel correzionale, non eravamo ancora arrivati però alla fase delle confidenze super personali.
Ero affamata, avevo freddo ed ero stanca di essere imbottita di tranquillanti, la caviglia non mi faceva male, zoppicavo ma qualcuno mi avrebbe aiutato a camminare.
"Sicura che non ti serve niente? Vuoi che dorma qui?" mi chiese Jonathan, stava diventando stressante, mi aveva aspettato per tutto il tempo fuori l'infermeria e quando ero uscita zoppicando aveva fatto una ramanzina a Giacomo.
"Sta tranquillo sto bene, ho ancora i tranquillanti dormirò come un sasso" gli dissi per l'ennesima volta rassicurandolo che stavo bene e che Giacomo non mi aveva quasi uccisa apposta per conoscermi. Però a pensarci era stato un'ottimo modo per conoscerci, certo mai avrei voluto che qualcuno mi travolgesse però ho dovuto lavorare meno sulla parte della conoscenza.
"Qui ci sono dei panini, qui una coca cola, cerca di dormire io verrò qui tra mezz'ora!" mi avvisò come se quella fosse una minaccia, sorrisi e mi distesi sul letto, avevo realmente bisogno di dormire. Jonathan si avvicinò, mi baciò il capo e mi rimbocco le coperte, "Notte, bimba"
mi sussurrò, spense la luce ed usci dalla stanza, ero sola con me stessa, in completo silenzio, era bello essere se stessi, potevo dire e fare quello che volevo, senza l'ombra del passato.
Non mi piaceva essere riservata, non ero io, mi ero rinciusa a riccio solo perchè non volevo accettare questo posto, solo perchè non volevo farmi classificare come una ragazza da correzionale, ma non avevo ancora visto chi c'era qui, il cuore di chi mi stava accanto valeva come oro.
Mentre chi c'era prima in torno a me, mi stava vicino perchè ero la modella più gettonata, una foto con me valeva molto per qualche ragazza che aveva preso la mia stessa carriera, molte si credevano mie amiche, molte pensavano di avere la mia fiducia.
Ma per un'anno ho vissuto un'inferno.
Ero rinchiusa in casa, spesso ricevevo lettere ed email con messaggi di morte, la stampa mi aveva appioppato il nome di ragazza cattiva, ero distrutta e solo mio padre mi stava accanto realmente, ero sola, introversa quasi timida. Nella poca luce mi guardai il polso, mi tagliai le vene la prima notte che quella ragazza morì e cosi per tutto il resto dei miei giorni, dalla prima udienza all'ultima.
Mia madre mi avvisò che mi avrebberò portata in prigione, mia nonna non mi parlava e mio padre nel poco tempo che aveva fuori dal lavoro cercava di starmi accanto.
Ero caduta dal successo da un giorno all'altro, ma non avevo voglia di pensare a quella ragazza era ancora troppo dolosoro.. avrebbe fatto di tutto per me ed infatti la sua vita era stato il costo della mia liberta, mi sedetti sul letto ed accesi il lume che era sul comodino affianco al mio letto, mi strinsi le spalle e mi abbracciai le gambe, non avevo sonno adesso che Jonathan non c'era.
Stranamente il silenzio mi incuteva paura, mi alzai, e zoppicante usci dalla mia stanza, stranamente le luci dei corridoi erano spente,
Sospirai e ricominciai a camminare, avevo bisogno di andare al lago, mettere i piedi nell'acqua gelida e pensare. A qualunque cosa, quel lago mi dava stranamente sicurezza, come se fosse abitudine stare li ogni giorno, una strana sensazione che non mi era mai capitata e la cosa più inquietante era che mi piaceva. Scesi le scale lenta e dolorante per la caviglia che mi faceva male, la sala era buia e silenziosa, non c'era anima viva in giro.
Attraversai il salone e spinsi le porte che si aprirono quasi senza sforzo, mi ritrovai tra la neve e il gelo della notte, i salici erano quasi ghiacciati eppure era strano che nevicasse..
sospirai e mi spinsi nella neve ghiacciata, in un'attimo il dolore al piede si calmo, camminai attraverso gli archi in modo fortivo, se Jonathan o qualcunaltro mi avesse vista mi avrebbe sicuramente portata in camera mia. Non che non ci volessi stare, ma in quel momento avevo bisogno di un posto tranquillo ed andare nella torre, da sola, zoppicante non era la cosa migliore.
Arrivai al lago esausta, mi sedetti sulla sfonda e immersi i piedi nell'acqua quasi ghiacciata,
ebbi un giramento di testa e mi distesi, avevo la nausea, stavo tremando e non sentivo più le gambe,
i tranquillanti stavano facendo effetto nel momento sbagliato, non avevo le forze, non riuscivo a rialzarmi e le mie palpebre non avevano intenzione di stare aperte.
Probabilmente sarei morta li, avrei messo fine alla mia vita oppure qualcuno mi avrebbe trovata, Jonathan sarebbe passato nella mia stanza come aveva promesso e mi avrebbe cercata, almeno sperò.
La pelle mi si stava accapponando, dovevo trovare un modo per far passare le ali attraverso le felpe. la notte scorre tranquilla, chiamala notte poi, il crepuscolo che ho davanti non accenna a diminuire, la maggior parte delle persone che sono qui non riescono a dormire per il "fantastico sole di mezzanotte" cazzata che ti manda in palla il sistema nervoso ed il fuso orario.
Mancano ancora venti minuti e poi il mio giro di ronda, finalmente finisce, devo controllare che Neve stia bene, quando Virginia mi ploclamò suo angelo custode volevo ucciderla, ma adesso che la conosco mi piace. Riesco a sentirla quando sta male, ha tanto da dare quella ragazzina, in tanti secoli non avevo mai visto nessuno avere un cuore cosi grande, bhè come ogni ragazza di questo mondo è perversa.. forse un pò troppo. Mi piaceva di più la ragazza timida ed introversa che avevo conosciuto all'inizio, ma era soffocante per lei quanto per me che sentivo ogni sua sensazione, desideravo con tutto il cuore che tornasse libera, "aiutami" mi fermai a mezz'aria ascoltando la voce che aveva appena parlato nella mia testa. Era Neve, aveva bisogno d'aiuto... come un fulmine mi precipitai davanti alla finestra della sua stanza,
ma c*** non c'era, "Aiutami" chiese ancora, senti qualcosa di gelido attraversarmi la schiena quasi facendomi perdere il controllo delle ali, poi la sua immagine limpida, Neve accanto al lago svenuta, mi fiondai su di lei per vedere come stava.
Era svenuta, le sue labbra erano viola, i suoi piedi immersi nell'acqua ormai ghiacciata, dovevo riscaldarla, ma prima tirarle fuori i piedi.
Provai a fare forza e tirarle la caviglia, fece un sussulto e il piede non usci dal ghiaccio, mi serviva aiuto, i piedi erano letteralmente congelati, chiusi gli occhi e cercai di rintracciare Since il bibliotecario, avevo bisogno di lui.
Mi inginocchiai e le presi il polso, aveva dei piccoli tagli, il cuore batteva lento ed il respiro era affannoso, chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi nonostante ero nel panico, emanai una sensazione di calore a chiunque stesse nelle vicinanze e potesse sentirmi ed il mio messaggio "Neve e sepolta dal gelo, mi serve aiuto" riaprì gli occhi. Era certamente una mossa stupida, se un demone avesse recepito il mio messaggio in meno di un minuto sarebbe stato li pronto ad ucciderla solo per divertirsi un pò e se avessi detto Neve e sepolta dalla neve sicuramente nessuno sarebbe arrivato.
Non mi sembrava giusto usare il suo vecchio nome.
"Che succede?" Since era davanti a noi, incazzato e annoiato per le notti calme dell'ambiente, sapevo che si stava eccitando per il lavoro straordinario con la ragazza, era accorso solo per vedere se ci sarebbe stata azione ma era l'unico che poteva aiutarmi a sciogliere letteralmente il ghiaccio.
"Stavo facendo il giro di ronda e mi ha chiamato. Lo trovata qui, non riesco a tirarla fuori" gli dissi come una supplica, "Io che dovrei fare?" mi chiese sbuffando, "Sciogli il ghiaccio" lo implorai di malo modo, "Sei tu il suo angelo custode.. se non c'è azione io non ci sono. Rinvia la richiesta di aiuto forse qualcuno ti aiutera" mi disse voltandosi, abbassai il capo e guardai Neve, non ero abbastanza potente da sciogliere il ghiaccio ne esperto, "Vi prego aiutatela" una voce femminile irruppe nel bosco preoccupata, "Solo voi potete farlo" guardai davanti a me, Virginia era toccata dalla stanchezza e dal pianto, preoccupata per la figlia. Aveva le mani in preghiera, nel suo vissuto aveva sofferto tanto, avere Angelica per lei fu come un miracolo ma quando il demone la uccise, Virginia perse le ali.
Since si voltò verso la donna, brutto st***. Davanti a lei non poteva rifiutare, sarebbe stato un'affronto più tosto grande, Virginia aveva molti più secoli, non ho mai domandato ma sentì dire tempo prima che la sua caduta avvenne nel medioevo.
Per noi angeli giovani non ci era concesso chiedere, quindi Achille non poteva rifiutare.
L'uomo chinò il capo in segno di rispetto, si voltò verso di noi, guardo prima Neve e poi il ghiaccio, chiuse gli occhi e il manto ghiacciato evaporò in una nuvola di fumo calda, tirai neve fuori dall'acqua guadando, "Grazie" sussurrò Virginia andando via.
"Dammela" mi disse Since come se Neve fosse un pacco, "No" dissi bruscamente prendendola tra le braccia,
Since sbuffo, "Io posso riscaldarla tu no! Morira assiderata, ormai il suo corpo e ghiacciato." in effetti aveva ragione, baciai il capo di Neve e glie la consegnai, era una piuma rinchiusa in una fragile palla di neve che al primo rumore poteva rompersi, peccato che per Since non era lo stesso,
prese tra le braccia Neve come se fosse un pacco e spiccò il volo verso il cielo.
Dovevo fare il baby sitter a mezza scuola, non avevo il tempo di prendermi cura personalmente di una bambina vizziata che tutti trattano come se fosse oro, la sua anima era sporca, il suo sangue avvelenato. Questa ragazzina non poteva essere quello che dicevano, era troppo bambina e troppo stupida.
Volai oltre il bosco di salici e la scortai nella sua stanza, non volevo ammetterlo ma era carina, spinsi le porte della finestra ed entrai, la appoggiai delicatamente sul letto, non doveva svegliarsi sarebbe stato difficile spiegarli le ali e il perchè la stavo spogliando.
Per portare una persona al suo calore naturale avevo bisogno di essere nudo, tra noi non dovevano esserci ostacoli ed uno di questi spesso era la stoffa che la gente portava addosso.
Mi slacciai il pantalone e mi infilai nel letto con la ragazzina, aveva uno strano odore ed il suo cuore batteva lento, la abbracciai e la strinsi forte, la rinchiusi nelle mie ali in modo che il suo corpo raggiungesse subito la temperatura giusta.
Il suo corpo era ancora acerbo, ma a differenza di tanti anni prima la sua pelle era liscia e vellutata, niente ricordava la ragazza che prima aveva donato gioia e sogni proibiti a noi servi.
Eppure c'era qualcosa di strano, qualcosa che la rendeva di certo diversa dagli umani, ma per quanto divertente sarebbe stato scoprirlo non mi interessava, certo era carina ma troppo semplice.. non vedevo niente di bello nel suo cuore.
Eppure qualcosa mi fece innamorare di lei prima che il demone la uccidesse, ma dopo anni scoprì che il sapore della carne era meglio dell'amore e cosi che la dimenticai, la dolce Angelica dalle guance rosa era morta tempo prima per le mani di un demone, costei che la somigliava non era soltando che una povera malcapitata finita qui per sbaglio.