Capitolo ICome sempre, puoi avere una colonna sonora idonea aprendo questo link in una nuova finestra.![]()
Ho sempre odiato le feste, non ricordo mai di essere stata felice di prendere parte a qualsiasi tipo di evento ricreativo che contemplasse l’incontro di più di due persone.
A che servono la musica, gli addobbi, i vestiti nuovi e i capelli acconciati quando la felicità sta in un buon libro da leggere sulla sedia a dondolo della nonna?
Il problema è sempre lo stesso: le aspettative degli altri. Poiché loro sono contenti di stare in mezzo alla confusione a dimenarsi come forsennati, in cerca del partner per l’accoppiamento come i babbuini di Discovery Channel dovresti esserlo anche tu. Cioè io, che non ho mai ballato in vita mia, perché eseguire gli esercizi di ritmica non è ballare, e poi anche con quello ho chiuso da anni ormai. Non sono mai stata una solista, né capitano della squadra, ma me la cavavo ed ero stata scelta come riserva per il campionato locale prima che la pubertà mi trasformasse in una specie di elefante.
Così a quattordici anni ho detto addio alla carriera agonistica e mi sono data all’aerobica che, per la cronaca, non fa dimagrire, ma almeno mi diverte.
Rumore di tacchi nel corridoio, vorrei poter chiudere gli occhi e sparire all’istante, ma al massimo posso girarmi e sperare che mi creda addormentata.
Come al solito non ci casca.
-“Sei pronta, Paola?”
-“No, tanto non ci vado alla sua festa del cavolo!”- le rispondo brusca.
-“Tesoro, ci rimarrà malissimo! Sai quanto ci tiene alla tua presenza…”
-“Non me ne importa niente! Lasciami in pace, mamma!”
-“Il tuo problema è che non ti rendi nemmeno conto di quanto ferisci le persone che ti vogliono bene…”
Cosa sta blaterando? E’ decisamente troppo ! Salto in piedi come una molla e inizio a urlare:
-“Ma tu che ne sai? Che ne sai di quanto loro feriscano me? E non cercare di psicanalizzarmi mamma!”
Il suo sguardo è sprezzante, come a dirmi che ormai è abituata ai miei scatti e non la disturbano più di tanto. Quanto vorrei una madre normale che si intimorisce davanti alle incandescenze… con lei non funzionano nemmeno le parolacce più disgustose, mi è passata la voglia di dirle a 12 anni. La signora Asya Giraldi, nata Tibaldi, regina dello stile che ha preso anche una laurea in psicologia a 33 anni per fare la psicoterapeuta e rendere la vita impossibile alla sua unica figlia.
-“Se il problema è come vestirti, cara Miss Cerato, per stavolta ci penso io e sarai favolosa. Non devi svilirti o sentirti inferiore a Caro solo perché lei è più apprezzata dai ragazzi, sai benissimo che tu sei molto più carina di lei, solo che fai di tutto per nasconderlo!”
Odio, odio quando mi dà nomignoli ispirati a quei cavolo di fiori diBach! Uffa! Le rispondo alzando la voce:
-“Ma lo vuoi capire o no che non me ne frega niente di sembrare carina? E poi io non ci vado alla festa! Lasciami in pace!”
Per niente infastidita dalle urla, mia madre continua a stare impalata sulla soglia con la sua aria di sfida. Che palle.
-“Senti mamma, se non te ne vai tu, me ne vado io. Divertiti alla festae fai tanti auguri a Carolina e, soprattutto, a Sofia, che sarà davverofelice di non avere più figlie minorenni di cui preoccuparsi. Anzi chissà, magari tra un po’ diventerà nonna… Clara ha 27 anni sarebbe ora
che si sposasse, no? Così avreste qualcosa di cui parlare invece che dime e del mio brutto carattere!”
Lascio le mie ultime urla a risuonare nel corridoio mentre infilo le scale e mi avvio nel parcheggio a recuperare la macchina. So che lei vuole solo il mio bene, o meglio lo spero, ma ha dei metodi decisamente discutibili e snervanti.