Capitolo II
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... qui niente male, ah ah ah, sembra un funerale!
Entro di soppiatto dalla porta in fondo alla sala, sperando che non mi noti nessuno.
Sono in ritardo per la festa di Natale organizzata dall'azienda in cui lavoro, come sempre quando si tratta di feste… però, alla fine, arrivo.
Ormai quattro anni fa, alla “famosa” festa per i diciotto anni di Carolina arrivai all’alba, con addosso i miei vestiti da casa inumiditi da quell’assurdo cocktail di lacrime, salsedine e polvere di fata, il trucco sfatto e i capelli crespi. Per fortuna mia madre era andata già via, così come Paride e suo padre così mi evitai le loro critiche; la mia amica non mi chiese niente, mi abbracciò e ci fece scattare una foto da sua sorella Corinna. L’aiutai a disfarsi di trucco e vestiti e passammo le prime ore del mattino a immaginare il futuro, a partire dai nuovi mobili che avremmo entrambe preteso per le nostre stanze. Poco prima di scivolare nel sonno mi sussurrò:
-“Scusami Paola, non volevo ferirti. Non so nemmeno più come ho fatto a mettermi insieme a Paride, comunque l’ho lasciato”.
La sua affermazione mi lasciò un po’ basita, ma qualsiasi emozione era sopraffatta dallo schiacciante senso di colpa, perciò risposi asciutta:
-“Scusami tu, non sono venuta in tempo per la festa”
Senza batter ciglio, Carolina mi rispose:
-“Non sarei venuta neanch’io, sai?”
Scoppiammo a ridere e il discorso fu chiuso lì, sia io che lei non abbiamo mai amato dare e chiedere spiegazioni, preferiamo un bel colpo di spugna. Penso sia proprio per questo che siamo ancora amiche, nonostante tutto.
Princess, come la chiamo da anni, ormai, mi ha notata e si fa strada trai colleghi per raggiungermi.
-“Sempre in ritardo, eh? E’ molto, molto peggio di quanto mi aspettassi: i dipendenti single sono pochissimi, quelli del nostro piano sono quasi tutti al circo con i bambini. Mi stavo annoiando da morire! Non puoi immaginare la fatica per evitare il direttore, poi… non credo che sfuggiremo al suo progetto…”
-“Sfuggiremo?”- la interrompo con voce strozzata.
-“Sì, in quanto impiegate più giovani saremo le sue vallette durante l’estrazione della lotteria natalizia”.
-“Ti prego dimmi che non è vero!” esclamo coprendomi gli occhi in un gesto istintivo spezzato a metà dalla paura di rovinare il trucco. Ci ho messo ore a scegliere la giusta combinazione di ombretto e gloss, ho studiato tutte le riviste di moda uscite in questo mese e ho speso un sacco di simoleons per comprare il nuovo mascara Telescopsim sponsorizzato da Klara Djorkaeva (la mia ginnasta preferita).
E’ più forte di me: per paura di sbagliare cerco il maggior numero di informazioni possibile su qualsiasi dubbio che mi assale (e sono molti…) e finisco con l’essere ancora più indecisa di prima. Alla fine mi riduco a copiare il trucco di qualche star o faccio fare a mia madre. Ha proprio ragione a chiamarmi miss Cerato!
Il completo per la serata invece l’ho comprato qualche settimana fa con mia cugina Mally che si trovava fortunatamente qui in città: mi ha abbinato perfino le calze, così non ho avuto nessun dubbio oggi. Che bella sensazione!
Guardandomi intorno mi sembra di aver fatto tanta fatica per niente: lo stanzone della mensa, nonostante gli addobbi di Natale, non perde il consueto squallore e le lampade al neon proiettano una luce malaticcia sul viso degli uomini e della signora De Magistris, la zitellona della tesoreria che si ostina a non usare il fondotinta.
C'è aria di festa... la morte è pure questa!
Gli operai ridacchiano divisi in gruppetti, mentre i pochi impiegati che non hanno famiglia al seguito sono riuniti per ufficio di appartenenza e sparlano degli altri, proprio come in ogni pausa pranzo.
E come in ogni pausa pranzo io e la mia amica e collega di scrivania ci guardiamo fisse senza parlare chiedendoci cosa ci facciamo qui dentro e come ci siamo finite. Forse era meglio continuare a studiare come volevano i nostri genitori?
Dice che è proibito, è proibito anche pensare!
Sappiamo bene che la risposta è no, però ci meriteremmo un lavoro migliore!
Come mi succedo spesso mi perdo nei miei pensieri finché Caro mi strattona per un braccio riportandomi alla realtà.
-“Ehi! Operaio sexy a ore 12!” mi soffia in un orecchio ammiccando verso un gruppetto eterogeneo di uomini che staziona in zona bar. Probabilmente ha adocchiato quel ragazzo dal taglio spettinato con la camicia nera e la giacca chiara, Stanlio e Ollio lì accanto non sono proprio il suo tipo! Però, pensandoci bene, sostituendo i vestiti con la tuta e mettendogli un elmetto in testa…
-“Io lo conosco!” esclamo d’un fiato e a voce un po’ troppo alta.
-“Davvero Pyo? Conosci quel bel pezzo di gnocco con gli occhi verdi? Non mi dire che conosci Cip e Ciop affianco a lui ché quelli non mi interessano!”