CAPITOLO VI: LEGGE DI SWIPPLE SULL'ORDINE
"La precedenza va sempre a chi grida più forte"
Alle 10 meno due minuti eravamo entrambi fuori dallo studio di Sanders. Avevo riferito io stesso al mio collega il messaggio lasciatomi da Charline. Alle 10 e un minuto la donna ci aprì la porta da dentro, accompagnandoci allo studio del capo.
La mia mente non ebbe il tempo di elaborare ciò che i miei occhi videro che la mia bocca si mosse e in un balbettìo uscì solo un “N-n-non ci p-pos-so c-c-credere…“ Eustachio interruppe la magia del momento
“La signorina Hammonds è nostra affezionata cliente da tempo” e senza sentimento baciò la sensuale mano della donna seduta davanti alla scrivania di Sanders. LARISSA HAMMONDS! No! Non ci potevo credere! Larissa Hammonds, una delle attrici più belle, più talentuose e più acclamate dello Stato nella mia città, nella mia azienda, nella mia stanza!! Lei era da sempre il mio segretissimo ed inconfessabile amore, la donna che avrei voluto come moglie… o come mamma!
“Volevo avere l’onore di far conoscere anche a te una delle nostre più care clienti, la signorina Hammonds che vorrebbe ancora una volta avvalersi dei nostri servigi per arredare la sua nuova villa a San Diego” esordì, rivolgendosi a me, Sanders, per l’occasione stretto in un completo d’alta sartoria blu scuro e circondato da un persistente nugolo di acqua di colonia molto raffinata.
“Lui è l’ultimo arrivato nella famiglia F&E, Murphy Thomas” proclamò Aaron Sanders mentre la sua bocca si distendeva in un sorriso di plastica. Con una sforbiciata paurosa Larissa fece scivolare dalla sedia le lunghissime gambe fasciate da un cortissimo abitino rosso di semplice jersey e mi si avvicinò aleggiando leggerissima sui tacchi vertiginosi
“Lieta di conoscerla, Thomas” mi porse la sua bellissima bellissima mano, le lunghe unghie laccate di rosso la rendevano, se possibile, ancora più femminile. Sanders fece per intervenire ma si accorse da subito che non era il caso far passare Larissa per stupida, sennonché Eustachio, che aveva tanto buon senso quanta simpatia, sentì il bisogno di precisare l’errore nel mio nome.
“Con quella bocca la signorina Hammonds può dire tutto ciò che vuole” risposi languido io riuscendo a strapparle una timida risata.
“Il piacere è tutto mio, sono un suo grandissimo fan” continuai
Mi guardò caldamente e disse “Lei è veramente divertente Murphy… sa, è una dote così rara negli uomini di bell’aspetto” continuando a sorridere
Non potevo crederci, LARISSA HAMMONDS STAVA FLIRTANDO CON ME, MURPHY THOMAS!
“Oh la prego mi dia del tu signorina Larissa”
“A patto che lo faccia anche tu, Murphy, ehehe!”
Ero totalmente invasato dalla situazione, così perso, cullato dalle dolcissime parole che riempivano la stanza che dimenticai di essere nello studio di Aaron Sanders che mi riportò alla realtà con il tono autorevole della sua voce “Se il signor Thomas ha finito di flirtare… io comincerei a definire il progetto con la signorina Hammonds, vi spedirò per fax i dettagli del lavoro oggi entro le 6, grazie ragazzi potete andare”. Io ero diventato viola all’istante, viola fino alla punta dei capelli, Larissa mi lanciò un’occhiata complice che mi fece quasi svenire.
Uscimmo per dirigerci al nostro ufficio, io, ancora inebriato dalla presenza di Larissa e più che mai pazzo d’amore per lei, Eustachio a testa alta, fiero di chissà quale impresa, interruppe il silenzio con la sua chiacchera inutile, copiosa e irritante e piena di frasi tipo “Gli affari con la signorina Hammonds sono fonte di grande prestigio per la nostra azienda… blabla bla bla… Ogni architetto sogna blablablabla… sarebbe una grande spinta per la carriera di chiunqueblabla”
Lo conoscevo da poco, pochissimo, ma avevo già imparato una lezione molto preziosa riguardo ad Eustachio Bennett… ignorarlo, in qualunque situazione e contesto, era la cosa assolutamente migliore da fare. .. e in quel momento Larissa era il centro totale dei miei pensieri, per me Eustachio Bennett in quel momento era solo un brutto nome messo sotto al mio accanto alla porta del mio ufficio.
***
Quel giorno io non avevo incarichi importanti da portare a termine, solo da ultimare il progetto per gli arredi di alcune villette a schiere costruite in periferia da poco; tuttavia verso mezzogiorno (ero parzialmente rinsavito dalla mattina) arrivò una richiesta da parte dell’assessorato all’ambiente per la sostituzione di alcuni arredi del parco antistante la stazione ferroviaria. Di solito gli spazi pubblici erano di competenza del mio collega, i lavori per i privati di mia. Vidi Eustachio pensarci su per un bel po’ fino a quando alzò gli occhi dal foglio delle direttive e mi disse
“Sai collega, vorrei che accettassi tu l’incarico di oggi”
“Come mai?” feci io perplesso. Lui non avrebbe mai rifiutato un incarico, di qualunque genere
“Il parco della ferrovia è pieno di oleandri. Io ne sono allergico”
“Ah, ok ” risposi sempre più stranito.
Dopo pranzo presi l’auto dell’ azienda ed andai a fare il sopralluogo del parco, ma non credo bisognasse essere grandi esperti di botanica per accorgersi che non c’erano oleandri nel raggio di chilometri. Tornai in ufficio dieci minuti prima dell’orario di chiusura che era alle 6, il viso paonazzo per il sole (sì, ho le pelle delicata) e vidi che Eustachio se ne era andato, mi avvicinai alla mia scrivania e presi il foglio che era arrivato tramite fax: erano i dettagli per il lavoro nella villa di Larissa Hammonds. Felice come un bambino in un negozio di caramelle andai da Sanders per dirgli di persona che accettavo senza indugi l’incarico.
“Non voglio doverti deludere ma…” disse lui gravemente
Quel “ma” suonava come l’inizio di una promessa infranta… e io non potevo ASSOLUTAMENTE accettare un “ma” in quella situazione
“Ma? Ci sono problemi signore? La prego mi dica!” nascondevo a stento il panico
“Ho spedito il fax alle 5 e 30 di questo pomeriggio, ragazzo mio sei arrivato in ritardo”
“In ritardo? M-ma i lavori nelle case di privati sono di mia competenza…”
“… non di esclusiva competenza… L’incarico è già stato assegnato, mi dispiace davvero Murphy, lo so che ci tenevi ma ho le mani legate”
Preso da pura furia omicida uscì dall’ufficio di Sanders… la situazione cominciava a delinearsi fin troppo chiaramente nella mia testa. Corsi in ufficio e cominciai a scartabellare freneticamente la documentazione sulla scrivania di Eustachio in barba a tutte le regole della privacy e della civile convivenza.
Lì, con la data di quel giorno, su un foglio di fotocopia intestato “F&E”, Eustachio rispondeva al fax del direttore accettando “con grande onore” l’incarico della signorina Hammonds.
Impotente, avevo solo voglia di scoppiare a piangere
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