Capitolo 1
Un lotto vuoto, pochi soldi e troppa afa.
Questo fu tutto ciò che trovai quando mi recai ad Appaloosa Plains, per affrontare una sfida che mi era stata proposta, tanto per staccare un po' dal compito che gli scienziati mi avevano affidato
(vedi la Sfida del Volere Popolare).
Ero stata completamente modificata dal punto di vista estetico: ora i miei capelli erano viola, la pelle molto scura e due occhi arancioni e luminosi.
Il mio obiettivo? Trasmettere questi tratti così particolari ad un erede. In sintesi, dovevo avere un bambino che ereditasse tutte le mie caratteristiche... Doveva nascere un mio piccolo clone.
L'idea di avere dei bambini mi elettrizzava, anche perché avevo sempre sognato una famiglia numerosa, ma non avevo idea di quanti pargoli sarebbero dovuti nascere prima che venisse alla luce quello "giusto".
Ma d'altronde ero un'amante del pericolo, quindi accettai subito questa stramba proposta, chiamata "Sfida della Genetica Perfetta".
Come al solito, mi era stata dato un lotto vuoto, nel quale, in quattro e quattr'otto, era stata costruita un piccola e spoglia casetta.
Al suo interno era presente l'essenziale, e forse un po' di più: un comodo letto, una cucina, tavolo, sedie, un cavalletto per dipingere e perfino una televisione, anche se parecchio arretrata.
Non avevo tempo da perdere: l'erede sarebbe dovuto nascere il prima possibile, quindi andai alla ricerca di un buon lavoro che mi permettesse di mantenere la mia futura famigliola.
Mi recai al ristorante, dove cercavano sguatteri per lavare i piatti...
Mi dissero che nessuno s'era presentato per un colloquio (tutti schizzinosi, probabilmente) quindi mi presero subito per un periodo di prova!
Non era il lavoro dei miei sogni, ma se volevo raggiungere dei livelli molto alti avrei dovuto fare la gavetta per un po' di tempo... Inoltre dovevo guardare in faccia la realtà: forse avrei avuto molti bimbi e molte gravidanze, quindi sarei rimasta spesso in maternità, senza dover lavorare.
Più tardi decisi di andare al parco, per conoscere meglio la gente del luogo.
Purtroppo non trovai nessuno di interessante, eccetto un bel cagnolone, con il quale trascorsi qualche minuto.
Mi piacevano molto gli animali, forse una volta tornata a Twinbrook avrei potuto adottarne uno...
Passeggiando per le vie del paese, notai una grandissima casa, con un box per cavalli ed un grandissimo giardino.
Decisi di suonare il campanello per presentarmi ai proprietari, nella speranza che ci fosse qualche bel ragazzo, possibilmente non impegnato.
Mi aprì un signore sui quarantacinque anni, o forse cinquanta, dai lunghi capelli castani e grigi. Sembrava molto simpatico, ma decisamente troppo anziano per suscitare il mio interesse.
Scambiammo due parole e lui mi invitò ad entrare in casa: era molto spaziosa, in effetti, ma decisamente troppo spoglia.
Notai una scrivania con un computer e chiesi se potevo utilizzarlo un attimo. L'uomo ci pensò su un attimo e poi mi rispose di sì, anche se non sembrava troppo convinto.