Nota: Questa storia non è scritta da me, ma è di una autrice, Rosemary Timperley. Io mi sono limitata a modificarla leggermente. La posto perchè mi ha colpita fin da quando l'ho letta, tanto da voler realizzare qualche foto su di essa, e di condividerla con voi ! Spero vi piaccia! Le foto sono 11 , spero non sia un problema! Nel caso fatemi sapere, e proverò ad eliminarne una!
Cose normalissime mi fanno paura. Sole abbagliante. Ombre taglienti sull’erba. Rose bianche. Bambini coi capelli rossi. E quel nome… Harry. Un nome così normale.
Harry- 1° parte
Avvertii una premonitrice fitta di paura fin dalla prima volta che Christine pronunciò quel nome.
Aveva cinque anni, e tre mesi dopo avrebbe iniziato ad andare a scuola. Era una calda giornata serena ,e lei giocava in giardino da sola , come faceva spesso. La vedevo , sdraiata sull’erba , raccogliere margherite e divertirsi a intrecciarle operosamente in collane. La concentrazione le spalancava gli occhi azzurri. D’un tratto alzò lo sguardo verso il cespuglio di rose bianche la cui ombra si stendeva sull’erba,e sorrise.
"Si, Christine sono io” disse alzandosi e dirigendosi verso il cespuglio .
A disagio , senza capire il perché, la chiamai.
”Che stai facendo, Chris?”
“Niente”. La sua voce suonava stranamente lontana.
“Rientra,adesso. Fa troppo caldo,fuori”
La sentii dire: “ Devo rientrare, adesso. Ciao”, e s’incamminò a passo lento verso casa.
“Con chi stavi parlando, Chris?”
”Harry”
”Chi è Harry?”
“Harry”.
Non riuscii a tirarle fuori nient’altro, così alla fine le diedi un po’ di latte e una fetta di torta, e le lessi qualcosa finchè non fu ora di andare a letto. Mentre mi ascoltava leggere continuava a guardar fuori, in giardino. Una volta sorrise e agitò una mano in segno di saluto. Fu un vero sollievo infilarla a letto , al sicuro.
Quando Jim, mio marito, tornò a casa , gli raccontai del misterioso “Harry” . Lui scoppiò a ridere. Mi rassicurò, dicendomi che a quell’età era normale che i bambini si inventassero qualche amico immaginario. Christine era stata adottata, non aveva fratelli né sorelle , non aveva amici della sua età. “E’ normale” ripetei tra me e me , dovevo stare tranquilla.
Il mattino seguente, ancora una volta il sole splendeva sul piccolo prato luminoso e sulle rose bianche, Christine seduta a gambe incrociate , fissava sorridendo il cespuglio di rose.
”Ciao” disse. “Speravo che saresti venuto…perché mi sei simpatico. Quanti anni hai?14?...io ne ho cinque e un pezzetto..No, non sono una mocciosa! Presto andrò a scuola. E tu ci vai, a scuola?...Che fai allora?” Tacque per un momento, ascoltò assorta, annuì.
Immobile nella cucina, mi sentii avvolgere da gelo. “Sciocchezze” mi dissi disperatamente “ Un sacco di bambini ha amici immaginari. Fa finta di nulla. Non ascoltare. Non fare la stupida”.
Quando le chiesi chi era Harry, mi rispose che era suo fratello.
“Ma Chris, tu non hai fratelli. Mamma e papà hanno una sola figlia , una sola bambina, e quella sei tu. Harry non può essere tuo fratello.” Le avevo risposto.
Con lo scorrere dei giorni , l’immaginario “Harry” si fece sempre più invadente, e il mio nervosismo aumentò. Finii per odiare e temere quei lunghi giorni estivi. Desideravo cieli grigi e pioggia .Desideravo che le rose bianche avvizzissero e morissero.
Quando la situazione divenne insopportabile, decisi di portare Christine dal dottor Webster. Ma Harry venne anche li, Christine disse che la stava aspettando vicino al cespuglio di rose bianche che cresceva nel giardino del medico, il quale mi tranquillizzò dicendo che la mia piccola aveva solo tanta fantasia, e di assecondarla.
”Harry costruisce giocattoli di legno ,vero Chris?” disse
“Si, e sa anche leggere e scrivere, arrampicarsi sugli alberi e disegnare. Harry può fare qualsiasi cosa. E’ un fratello meraviglioso!” Il suo visetto era raggiante d’adorazione.
Il dottore mi diede un colpetto sulle spalle “mi sembra che Harry sia proprio un fratello niente male” osservò.
”E’ la fuori, mi sta aspettando” Chris corse sul marciapiede , alzò lo sguardo come se a fianco a lei ci fosse qualcuno . Per un breve, agghiacciante secondo , mentre la raggiungevo fuori dallo studio del Dottore, vidi un’ombra allungarsi al suo fianco…un’ombra lunga e sottile come l’ombra di un ragazzo. Poi svanì.
Mi affrettai a raggiungere Chris e la tenni stretta per mano per tutto il resto della strada. Ma anche nella relativa sicurezza della nostra casa- la casa così stranamente fredda in quell’estate afosa- non la persi di vista. In apparenza il suo comportamento verso di me era immutato, ma in realtà mi stava sfuggendo di mano. La bambina in casa mia stava diventando un’estranea. Per la prima volta da quando Jim e io l’avevamo adottata, mi chiesi seriamente: chi è? Da dove viene? Chi sono i suoi veri genitori? Chi è la piccola,adorabile sconosciuta che ho preso per figlia? Chi è Christine? Passò un’altra settimana. E c’era Harry, Harry tutto il tempo.
Il giorno prima dell’inizio della scuola Christine scoppiò a piangere disperata, non voleva andarci perché Harry non ci andava.
“Chris, smettila subito con quest’assurdità!smettila!” la colpii con forza su un braccio. Il pianto cessò all’istante. Mi fissò con azzurri occhi spalancati e paurosamente gelidi. Uno sguardo adulto che mi fece tremare, poi disse:
”Tu non mi vuoi bene. Harry invece si. Harry vuole stare con me, dice che posso andare con lui”
”Basta! Non una parola di più!” urlai, odiando l’ira della mia voce ,odiando me stessa per essermi infuriata con una bambina, la mia bambina… mia…
Quella sera, quando si addormentò , le lacrime le rigavano il viso.
C’era ancora luce, andai alla finestra per chiudere le tende . Nel giardino, ombre dorate e lunghe strisce di sole. Poi, come in sogno, la lunga ombra sottile s’un ragazzo si stagliò nitida accanto alle rose bianche. Come impazzita spalancai la finestra e gridai “Harry!Harry!” Mi sembrò di scorgere un luccichio rosso tra le rose. Poi più nulla.
“Povera piccola” commentò Jim quando gli parlai dell’attacco di nervi di Christine. “E’ dura iniziare la scuola. Ma vedrai che superato il primo impatto, le cose andranno meglio, e parlerà meno di Harry”
”Harry non vuole che lei vada a scuola”.
“Ehi! Adesso sembra quasi che anche tu creda ad Harry!”
“Qualche volta si”.
“Alla tua età credi ancora agli spiriti maligni?” scherzò lui. Ma i suoi occhi erano preoccupati. Pensava che stessi diventando pazza.
“Non credo che Harry sia uno spirito maligno” replicai, “E’ solo un ragazzo. Un ragazzo che non esiste, tranne che per Christine. E chi è Christine?”
”Piantala!” scattò Jim. “quando adottammo Chris, decidemmo che sarebbe stata la nostra bambina. Niente scandagli nel passato. Niente domande e niente misteri. Chris è nostra! Proprio come se l’avessimo messa al mondo noi. Chi è Christine, figuriamoci! E’ nostra figlia…e farai bene a tenerlo a mente!”
La sua replica era stata così recisa che gli tacqui i miei progetti per l’indomani