Ecco una nuova storia moltoooooo malinconica .
≈ Storie drammatiche
- Viaggio Infinito-
In un tempo passatto
in un luogo vicino ma anche lontano
Il rumore continuo delle ruote sulle rotaie scandiva il tempo infinito. Erano li da almeno un giorno. Fermi, immobili, malati e affamati su un treno. Un treno merci preciserei. Perchè noi per loro siamo solo merci.
Ricordo l'altra sera come un sogno lontano. Mia madre cullava il mio fratellino che non voleva addormentarsi. Lei era solita raccontargli storie e fiabe di principi e cavalieri che combattevano in eroiche battaglie. Ma quella sera mio fratello era stufo. Stufo di tutte quelle fiabe e voleva qualcosa di nuovo. Un qualcosa di “ buio” come diceva lui quando aveva paura. Insomma qualcosa di spaventoso. Ed io ascoltavo mia madre improvvisare quella storia troppo vera. “Sai caro , c'era una volta e forse c'è ancora, un gruppo di persone che vivevano in un paese grande molto grande. Lì era al comando un uomo cattivo che voleva che tutti fossero come lui. Ma in una cittadina c'era una famiglia diversa da lui. Loro erano diversi e a lui, non piacevano. Così incominciò una guerra , che dura ancora oggi” Mia madre dopo essersi accorta che il figlio già dormiva scoppiò in un pianto. Lei non improvvisava affatto. Ed ero abbastanza grande per capirlo. Abbastanza grande per sapere, leggere i giornali ad ascoltare gli adulti. “Sono tempi difficili, passeranno presto!” Si diceva. Vorrei adesso urlare quella frase così falsa in questo treno. Sapevo anche dove andava questo nostro treno. Verso la morte. E lo sapevamo tutti. Tranne i bambini che giocavano ignari,come la loro giovinezza. Strillavano , giocavano e poi di nuovo piangevamo , durante questo viaggio infinito.
Il rumore continuava. Scandiva il tempo come un orologio svizzero. Non dimenticherò mai quel rumore. Mai.
Si continuava a viaggiare. Da quanto viaggiavamo? Boh. Chi lo sapeva? Nessuno esattamente nessuno. Dai vetri, quei pochi che si possono trovare nei treni merce guardavo, guardavo fuori e speravo di essere lì. Lì nei campi di grano dove il vento libero scrollava le spighe e le faceva tremare. Volevo essere lì libera correre, correre fino allo sfinimento, fino a buttarmi per terra e ridere, come una bambina che non vuole sapere nulla del mondo.
Eppure ero su quel maledettissimo treno. Dai finestrini si vedevano i muri tappezzati di volantini che recitavano solo una parola , un nome, anzi il Nome visto che ogni volta che illudevamo a lui dovevamo venerarlo come un Dio. Quel nome però lo leggevamo come si legge il nome del diavolo. Solo a sentirlo ci si spaventava. Spesso lo sentivo pronunciare dai miei genitori, ma non volevo sapere niente di lui, ero solo certa che mi avrebbe fatto morire in una guerra senza fine.
Non c'è la faceva piu'. Si butto' la testa tra le mani e voleva piangere , ma non ci riusci'. Appiccico' il viso al vetro freddo e respiro' cosi' forte da farlo annebbiare. Con il suo fratellino quando andavano in vacanza si divertivano a disegnare sui vetri annebbiati dai loro respiri. Ma adesso, lontana da suo fratello, da sua madre e da suo padre non aveva voglia di disegnare. Scrisse solo l'unica parola che le passava nella testa, l'unica parola a cui non avrebbe mai smesso di credere anche se dubitava della sua esistenza. PACE.
FINE
Nota : Ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale. E' evidente che ricorda un racconto di guerra ma è puramente inventato come il tempo e il luogo dove è ambientato.
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