Venne il giorno del secondo compleanno dei gemelli, Ivarr mi fu veramente molto d’aiuto, sistemò la casa quasi interamente da solo, io cucinai assieme mia cognata e Shayla, mentre gli uomini… beh gli uomini pensavano ad altro, ad esempio a bere ed alla brace, più che il compleanno dei bambini, era solo la scusa per far festa come al solito.
Stavo sistemando il tavolo, quando il ragazzo si avvicinò a me e mi strinse alla vita in un gesto automatico, non mi opposi e lasciai che mi baciasse la guancia come se fosse il gesto più naturale del mondo, gli sorrisi e forse cominciavo a per pensare che il momento in cui avrei dovuto voltare pagina, non era poi così lontano.
Trascorremmo gran parte della giornata vicini, ridemmo assieme agli altri e vidi l’Ivarr taciturno sorridere e scherzare tranquillamente con tutti, mi sentivo a mio agio.
Era quasi fine serata, quando, stremata mi sedetti sulla poltrona, Ysotta si arrampicò sulle mie gambe, stanca com’era, sembrava voler dormire piuttosto che continuare a giocare con gli altri bambini in casa, la strinsi tra le braccia e le accarezzai i capelli, suonarono alla porta, pensai che fosse il solito ritardatario della situazione, calò un improvviso silenzio nel salotto e mi resi conto che gli occhi di tutti erano fissi verso l’ingesso “figliola… qui qualcuno ha fatto tardi” la voce di mio padre arrivò chiara e con uno strano timbro, mi voltai, senza pensare a nulla in particolare, ma quel che vidi… chi mi ritrovai ad osservare, mi fece perdere non so quanti battiti al petto, così come le forze nelle braccia, le quali caddero lungo i miei fianchi
“Daphne” mormorò lui con un fil di voce e Dei…. Non saprei descrivere quali sensazioni provai nel risentire la sua voce “E… Efrem” fu l’unica cosa che riuscii a dire, prima di rendermi conto che Efrem stava osservando Ysotta ed i bambini appena spuntati da sotto al tavolo
“Mamma, Efrem è qui” esclamò Kol pensando che stessi cercando suo fratello, mi voltai verso di loro, ma un tonfo mi riportò nella direzione di Efrem…. Svenuto con un sorriso sulle labbra.
Non sapevo come reagire a tutto quello, Ivarr uscì dal salone sbattendo la porta, la madre lo seguì per calmarlo, ma il resto di noi rimase attorno ad Efrem cercando di farlo rinvenire.
Benor e Andreus erano pieni di una gioia incontenibile, al contrario di me, che continuavo a fissarlo impietrita, come se non sapessi esattamente come reagire. Lo adagiarono su di una poltrona ed i bambini si avvicinarono a lui curiosi, si alzarono tutti e tre e rimasero accanto al divano fissando Efrem con uno sguardo più che curioso. Il ragazzo si ridestò, mosse la mano e si voltò di lato prima di aprire gli occhi, ma appena vide i bambini si alzo di scatto come spaventato. “Sì” esclamai io secca, il mio tono di voce era duro e fermo “Sono tuoi. Ysotta, Kol ed Efrem Junior, sono certa che non farai troppa fatica a capire qual è dei tre”
Efrem continuò ad osservarli mentre il suo guardo si faceva sempre più dolce velandosi di lacrime, non riuscii a reggere ed abbassai il mio sguardo lasciando che la commozione prendesse il sopravvento. “Figlio mio” Benor trascinò Efrem in piedi e lo strinse a sé con tutta la forza che possedeva, Andreus lo seguì così come Shayla, ma quando lui si avvicinò a me non riuscii a dimostrare lo stesso entusiasmo. Caricai la mano destra in uno schiaffo, ci misi tutto il mio rancore, tutta la mia delusione e la mia rabbia
“Speravi che ti accogliessi a braccia aperte dopo tutto questo tempo? Non hai lasciato traccia di te, te ne sei andato e basta, sei scomparso ed ora riappari dal nulla come un fantasma” I presenti mossero dei passi verso l’uscita per lasciaci soli, ma li fermai “Restate qui, ho bisogno di riposare” uscii dalla stanza con passo svelto, lasciai persino i bambini nel salotto, così avrebbero avuto modo di conoscere il padre, almeno un giorno, perché pensavo già che non lo avrei rivisto al mio risveglio.