♥ Un incontro speciale ♥
Quel periodo lo ricordo come uno dei più difficili e pesanti della nostra vita insieme. Eravamo entrambi molto insofferenti, frustrati e amareggiati. Ogni occasione era buona per litigare, per farci del male e per incolparci a vicenda.
Credo che in fondo sapessimo entrambi che la colpa non era di nessuno, se non di un destino troppo ingiusto e crudele, ma probabilmente riversare sull’altro la nostra frustrazione ci aiutava ad andare avanti… in un modo o in un altro…
L’idea di adottare un bambino ci venne dopo infinite indecisioni e ripensamenti. Dopo 3 anni di tentativi eravamo stanchi di provare e riprovare e ripiombare ogni mese nella solita bruciante delusione di non avercela fatta per l’ennesima volta. Volevamo avere la nostra famiglia, credevamo che fosse un nostro sacrosanto diritto, ma evidentemente il destino non la pensava allo stesso modo. Prima di allora non avevamo mai preso in considerazione l’adozione, un po’ perché volevamo un figlio nostro, un po’ perché sapevamo delle enormi difficoltà che oggigiorno bisogna superare per adottare un bambino e francamente eravamo già abbastanza provati dagli innumerevoli tentativi fallimentari.
Ma quella sera, dopo l’ennesimo litigio, decisi che dovevamo fare qualcosa
Qualcosa che ci aiutasse a salvare il nostro rapporto. Ci sedemmo uno di fronte all’altro, come facevamo sempre quando dovevamo parlare di questioni importanti.
Ammettere una sconfitta non è mai cosa da poco, ma in quell’istante entrambi capimmo che forse la cosa migliore era rassegnarsi al fatto che non potevamo avere figli. Apparentemente non c’era nulla in noi che non andava, sta di fatto però che la cicogna non ne voleva sapere di bussare alla nostra porta. E continuare a provare significava sottoporci ad altro stress e ad altrettante delusioni. E il nostro rapporto era già molto vicino ad un punto di non ritorno. Riflettemmo sul fatto che volevamo un figlio perché avevamo tanto amore da dare, ma sino ad allora, tutti quei tentativi falliti avevano tirato fuori il peggio di noi, come persone e soprattutto come coppia. Era ora di dare una svolta: il mondo era pieno di bambini bisognosi di amore e noi che ne avevamo così tanto da dare, stavamo lì a struggerci perché non potevamo averne uno. L’adozione sarebbe stata un percorso pieno di ostacoli, ma noi, insieme potevamo farcela.
I miei pensieri sono volati ancora una volta a quel giorno in cui decidemmo di cominciare questo difficile cammino. E’ trascorso un lunghissimo anno ma ora siamo qui, dall’altra parte del mondo, ad aspettare di vedere il nostro bambino
Siamo entrambi molto tesi, seppure possiamo dire finalmente che il peggio è passato. Siamo stati ritenuti idonei ad adottare, abbiamo fatto tutti i documenti necessari per la patria potestà e abbiamo preso già contatti col consolato per far espatriare il bambino. Ma ci sentiamo ancora in balia degli eventi. E’ difficile da spiegare, mille domande ci affliggono. E se non fossimo in grado di essere dei buoni genitori? E se poi questo bambino non ci trovasse simpatici? E se poi un giorno ci dovesse rinfacciare di averlo strappato dal suo mondo? E se…
I miei pensieri vengono interrotti da Lauren, la direttrice della casa famiglia. E’ una ragazza simpatica, molto alla mano ma soprattutto la cosa che apprezzo di più di lei è che sembra capire perfettamente il nostro stato d’animo.
Ci avvisa che il nostro piccolo Maddox è pronto. Nel nostro precedente incontro siamo stati poco con lui, ma ce ne siamo perdutamente innamorati. E’ bellissimo, dolce, intelligente, solare. E’ il bambino migliore che potessimo desiderare.
Ci avviciniamo con cautela, anche se d’istinto vorremmo correre da lui e abbracciarlo stretto. Ma capiamo che è ancora molto piccolo e potrebbe anche non ricordarsi affatto di noi. In fondo dal nostro precedente incontro sono trascorsi quasi due mesi. Appena si accorge di noi, Maddox poggia la bacchetta dello xilofono e ci guarda incerto.
Sembra quasi che stia pescando nella sua memoria cercando di capire dove ci ha già visti. Poi d’improvviso si alza in piedi
E sul suo minuscolo faccino si allarga un sorriso. Ci ha riconosciuti… si è ricordato di noi, dei suoi nuovi mamma e papà. Mi viene da piangere come una fontana ma cerco di trattenermi. Anche James ha gli occhi lucidi ma cerca di continuare a sorridere.
Maddox, ancora incerto sui suoi piedini, viene verso di noi. Istintivamente ci accovacciamo per metterci alla sua altezza
Sta tendendo le sue braccina verso di me. Probabilmente vuole che lo prenda in braccio, ma io sono quasi pietrificata dalla gioia di averlo lì, davanti a me. James mi da una lieve gomitata che mi riporta alla realtà e finalmente mi decido a prendere in braccio il mio bambino
Con occhi curiosi mi accarezza il viso, sembra quasi voglia assicurarsi che io sia davvero lì per lui e non sia solo un sogno. In quell’istante vorrei che fosse più grande perché vorrei dirgli che io sono lì per lui, che sarò sempre lì per lui ogni volta che avrà bisogno di me. Vorrei dirgli che anche se fisicamente non ci somiglia, anche se la sua pelle è più scura della nostra, anche se è nato dall’altra parte del mondo, è nostro figlio. Vorrei dirgli che l’abbiamo aspettato per tanto tempo, ma che ne è valsa la pena.
Dalla simpatica Lauren ci facciamo scattare una foto ricordo
In futuro voglio raccontargli per filo e per segno questo giorno, per noi indimenticabile. Voglio parlargli di Lauren, della casa famiglia e del luogo in cui è nato perché non voglio che dimentichi le sue origini.
Ho tanti progetti per il nostro futuro come famiglia. E’ ora di tornare a casa e cominciare finalmente la nostra nuova vita a tre.