Discussione: Sweet Stories - Esperin e Ryuk Parte IV

Esperin e Ryuk - Parte II

Quei sei mesi di carcere sono stati un toccasana, sì, chi avrebbe mai pensato che potessi apostrofare in questo modo una permanenza, non tanto lunga, in un luogo come quello, eppure così è stato.

All’inizio fu difficile, l’aver lasciato Esperin da sola durante i primi mesi di gravidanza era il mio pensiero costante, non solo per il mio mancato appoggio, ma soprattutto perché mi sarei perso molte cose che un padre dovrebbe vivere accanto alla propria donna. La Regina, nonostante tutto, mi fu di conforto, lei per prima odiava far soffrire la propria sorella e mi convinsi che ci avrebbe permesso di ricongiungerci presto, forse, quando Esperin ne avrebbe avuto più bisogno, ma non era sola, questo mi faceva sentire meglio. Certo la noia è stata mia compagna quotidiana, mi lasciava solo durante le visite di Esperin e di mio figlio, poche volte anche della Regina e puntualmente la immaginavo con una barba incolta. Dei che trauma.
Ho letto, mi sono allenato, ho riposato ed immaginato la vita che mi aspettava fuori da quelle sbarre, immagini di me con Esperin ed il nostro bambino, ogni volta che poggiavo la mano sul pancione non potevo fare a meno di sorridere e commuovermi, un omaccione tutto muscoli e barbone con le lacrime agli occhi, dovevo essere proprio uno spettacolo divertente da vedere, non parliamo poi di quando ho sentito un calcio di Ric, forte, proprio come suo padre.

Dovevate vedere come lo guardavano quando passavano per caso davanti la cella, la sua immagine da duro crollò completamente in quei mesi. Mi sono commossa anch'io quel giorno, quando Ric ci fece sentire il suo primo calcio, pensai che avesse percepito la presenza del padre ad accarezzare il pancione. E' stato il primo di tanti calci sempre più forti...non stava fermo un attimo!

Nessuna guardia ha mai osato guardarmi per più di due secondi con i lacrimoni, avrò pure perso il cognome, ma i denti gliel'avrei fatti mangiare lo stesso, Tsk!

Ho sentito diverse volte anche mia nipote, con tutto l’imbarazzo di Reika annesso, quella ragazza arrossiva ogni volta che mi vedeva, so che incuto un po’ di soggezione e nonostante le abbia ripetuto più volte di sentirsi a proprio agio e che non mangio nessuno, tutt’oggi noto un po’ di ritrosia nei miei confronti, almeno con Esperin non è così, sono molto unite tra loro, io ed Auron ne siamo veramente felici.

Ma per ritornare al discorso casa “modesta”, quando arrivai a Kattegat, alla valle dove dissi ad Esperin che avremmo vissuto la nostra nuova vita, ebbene… tutto c’era tranne che qualcosa di modesto.

Certo lo stile di casa nostra è molto rustico, rurale come volevo che fosse, il giardino è ampio, ci trascorro gran parte delle giornate, ma ci sono quasi più stanze di quante ne avessi al Castello Nero, Esperin ha fatto erigere persino una dependance che solo quella mi sarebbe bastata come abitazione vera e propria.

La verità è che si è lasciata prendere un po’ la mano, ma ho sorriso quando mi sono reso conto che il piano superiore contava un bel po’ di stanze da letto, desideravo molti figli e quella era la dimostrazione che ne voleva anche lei. Vicino l’ingresso di casa trovai anche due amici: Will e Willa, presto avrebbero avuto il loro Willino.

Lo ammetto, forse il progetto della casa mi è sfuggito un tantino di mano...fu divertente vedere la sua faccia sconcertata quel giorno ma comunque sta esagerando come al solito, a parte una stanza o due in più era come volevamo che fosse...più o meno.

Più o menoooo??

Comunque, gli ho anche fatto trovare una bella pianta di mele davanti casa, sapevo che l'avrebbe apprezzata, ed un orto attrezzato, con piantine di ogni tipo che ho curato da sola mentre lui poltriva in cella

Cullen mi ha raccontato tutto, quindi per favore Esperin, per favore! Ah... e grazie per l'albero di mele, lo amoooo!

Lasciai il mio cognome, Lumen era scomparsa da molto, venni a sapere che probabilmente era morta, ma avevo i miei forti dubbi al riguardo, ciò che contava è che il casato Leithien aveva visto il proprio tramonto con me. Ryuk Fenner, suonava decisamente bene, piaceva ad Esperin e mi sembrava che persino le persone mi guardassero in maniera diversa, certo un cambio di nome non poteva cancellare il mio passato, ma l’appoggio alla causa Reietta mi aveva permesso di porre un punto e ricominciare da capo, a Kattegat venni presto considerato come un semplice contadino con un trascorso particolare, ma nulla più.

La pancia di Esperin cresceva a vista d’occhio e con lei gli isterismi, non ammetterò mai che ridevo di nascosto, quando la vedevo lamentarsi per le sciocchezze più varie, come la paura di non rientrare più nei suoi bei vestiti o per la poca cura dei suoi capelli, per fortuna Agatha ci ha dato una mano...

...una bella mano direi, ha cucinato spesso quando io non potevo ed ha sedato Esperin nelle liti con me, non che io rispondessi più di tanto, capivo che il tutto era dovuto al suo stato, ma sentirmi urlare dietro per la macchia di terra sul tappeto all’ingresso mi portava ad alterarmi facilmente e preferivo restare in giardino fino a tardi, per godermi l’aria fresca

Dunque, chiariamo questo punto. Non ero isterica, solo comprensibilmente stanca dopo sette mesi così impegnativi e le piccole macchie di terra di cui parla erano grosse, ENORMI, impronte di fango dei suoi stivali da lavoro che imbrattavano tutto il piano terra della casa. Una roba che persino Agatha si metteva le mani ai capelli...

Ho solo i piedi grandi, ok???

Per fortuna il tutto si esauriva in poche ore con le lacrime di Esperin dal dispiacere e le mie risatine trattenute che tanto la infastidivano, eravamo diventati una classica coppia che litigava e faceva pace nello stesso giorno, avevamo un nostro equilibrio ed ero certo che una volta nato Ric si sarebbe presto calmata come io stesso avrei fatto.

Si arruffianava sempre con quelle rose blu U_U

Per fortuna la casa di Auron non era troppo distante dalla nostra, il giorno in cui Reika diede alla luce mia nipote riuscii ad arrivare in tempo, Esperin rimase a casa con suo grande dispiacere, ma affrontare un viaggio alla fine del settimo mese di gravidanza sarebbe stato rischioso. Mayla, Mayla Fenner, questo il nome della figlia di Auron, il quale aveva preso il mio cognome appena la casata Leithien decadde.

Una bellissima bambina dai grandi occhi castani come la madre ed i capelli rossi del padre, aveva una voce così forte da piccola che mi ricordò quella di Auron appena nato. Quando la presi per la prima volta tra le braccia mi sorrise ed io capii immediatamente che sarebbe stata in grado di rigirarmi come avrebbe voluto, sarei stato un nonno presente e pieno di attenzioni.

Una notte Esperin si svegliò mentre parlavo al pancione, so che eri sveglia e facesti finta di continuare a dormire.

Non solo una volta... lo sorprendevo spesso a parlare al pancione ma fingevo di non accorgermene per non interromperlo, mi divertiva ascoltare i suoi discorsi ed i suoi versetti scemi, era tremendamente buffo. Una volta Ric sembrò anche rispondergli con uno dei suoi calci ed io gli sorrisi aprendo gli occhi e stringendolo a me, quei momenti della gravidanza furono molto belli...i rari momenti in cui non mi faceva alterare inutilmente

Ma dobbiamo per forza raccontare tutto? Fate finta di non aver letto questa parte ed andiamo avanti...

Queste cicatrici che ho sulla mano destra, le vedete? Ecco… sono il segno indelebile della forza del mostro dell’Auspex: il giorno in cui nacque Ric, la mia adorata moglie mi strinse la mano così forte da incidermi la carne con le unghie, scavò così a fondo che urlai assieme a lei, le nutrici mi guardarono stranite ed Esperin mi ringhiò qualcosa del genere “Ti odioooo”.

Assieme ad altre cose carine del tipo se osi toccarmi ancora ti eviro e ti faccio dormire nell'orto...

Eccolo il mostro... eccolo, compatitemi.

Facemmo silenzio solo nel momento in cui sentimmo il primo vagito di Rickard, la nutrice lo teneva tra le braccia ed era decisamente bello grosso per essere un neonato

crollai per l’emozione, piansi così tanto che quasi mi si appannò la vista, mi resi conto del colore dei suoi occhi solo dopo alcuni minuti.

Stesso verde tendente al giallo, stessa sfumatura e tonalità, stesso taglio, mi ricordai della nascita di mia figlia, il collegamento venne automatico, inevitabile, le emozioni tornarono a galla, così come il ricordo di ciò che significavano quegl’occhi, il vuoto, il dolore, tutte sensazioni che si distaccavano totalmente dal momento che stavo vivendo, guardando mio figlio nelle iridi, finalmente, riuscii a passare oltre quel ricordo, non ci ero mai riuscito, nonostante le visite alla sua tomba, nonostante il conforto di Esperin. Mi sentii come mai mi ero sentito, una felicità delirante, qualcosa di incontenibile, un amore incommensurabile ed impossibile da descrivere, mi sentivo così pieno di vita che, ero certo, avrei potuto fare qualsiasi cosa.

Con Rickard stretto a me, ero l’uomo che avrei sempre voluto essere. Esperin mi tirò per la casacca e mi resi conto che non aveva ancora stretto suo figlio tra le braccia, così, ancora affaticata, si mise a sedere e lasciai che stringesse a sé il piccolo appena nato.

Le baciai e restai a guardarli per non so quanto tempo.

Era la creatura più bella che avessi mai visto in tutta la vita, lo presi tra le mie braccia quasi con paura di fargli male, ancora tutto sporco ed avvolto solo da un telo leggero, mi guardò con quelle iridi dorate rubate al padre e mi sorrise, in un istante dimenticai il dolore e le fatiche della gravidanza, le lacrime dovute allo sforzo si tramutarono in lacrime di felicità e non contò più nulla... solo lui e la gioia indescrivibile che provammo in quell'istante, finalmente in tre

Ho scoperto di aver dimestichezza con i bambini, non avevo paura di “romperlo” come Esperin, lei, i primi tempi, aveva quasi il terrore di fargli del male anche solo abbracciandolo un po’ di più, quasi non dormiva quando lo adagiava tra noi nel letto, ma ben presto capì che nostro figlio era già forte e che i bambini non sono fatti di cristallo.

Non ne parliamo poi quando lo portavo con me in giardino ed, inevitabilmente, finivo col giocarci sfrenatamente tra le risate di lui e le urla della madre

Nonostante ricordassi i primi tempi con Auron, prima… beh sì, prima di quello che sapete, mi sentivo ancora alle prime armi, non parliamo dei pannolini, quelli sono ancora un trauma che non riesco a superare, ma quanta ne faceva? Ma quanta?
Per fortuna Agatha ci ha aiutato anche in questo, Auron e Reika erano genitori già “esperti” di due mesi più di noi, per i primi tempi vennero a vivere nella nostra dependance in modo da aiutarci a vicenda con i bambini e non posso negare che fu un bellissimo periodo, stancante, ma veramente bello e pieno di ricordi.

Visto che poi è tornata utile la dependance...? Sono stata previdente!

C'è un motivo se ti ho impedito di gestire le finanze di famiglia

Dormivamo poco, avevamo poco tempo per star soli, sembrava quasi che Rickard avesse un sensore che lo avvisasse, quando io ed Esperin volevamo avvicinarci, il nostro letto divenne una seconda culla, ma passati i primi tre mesi, decidemmo di far abituare il bambino a dormire al proprio posto, anche se ogni tanto ci addormentavamo con lui sul divano o in terrazza nelle sere più calde.

Per far abituare Ric a dormire nella sua culla, solo per quello... eh Ryuk?

Senti... sono un uomo focoso io eh! Non mi pare che te ne sia mai lamentata. E poi parla proprio lei che cercava di saltarmi addosso ovunque mi trovassi...

Kattegat è molto lontana dall’Adamantem, sembra che sia sempre autunno con i suoi colori caldi e la temperatura dolce, mite, passeggiare per le sue strade tappezzate da foglie che variano dal rosso al marrone, circondati dalle case di mattoni che richiamo gli stessi colori, osservare il molo bagnato dalle acque calme e limpide, mi faceva sentire tranquillo, come se questo posto fosse stato da sempre casa mia. Avevo promesso ad Esperin che le avrei regalato il matrimonio dei suoi sogni, ma la stessa era cambiata, i suoi sogni non erano più quelli della Principessa Raeghar, non desiderava una sala piena di fronzoli, tende dai ricami color dell’oro o sontuose tavole imbandite, quando le chiesi di immaginare il giorno delle nostre nozze mi rispose che l’unica cosa che desiderava era avere accanto a sé le persone a lei vicine, gli amici della nostra ex fazione, i pochi delle altre, sua sorella, suo nipote. Mi disse anche che odiava l’idea di chiudersi in quattro mura e che nulla era più bello del mare aperto, le ricordava suo Padre, lui le aveva confessato che avrebbe voluto sposarsi così: il cielo come soffitto ed il mare a fare da tappeto a sua moglie nell’accompagnarla a lui. In quello stesso istante immaginai Esperin venirmi in contro dal mare e sentii che era proprio così che dovevano andare le cose.

Le idee più belle e romantiche sono sempre state mie... e tu non fare quella faccia, è così!

Io... per carità e chi dice niente! Altrimenti stasera mi manda a dormire nel fienile e non sarebbe male, perchè ha anche incominciato a russare da un pò, ma non diteglielo... shhh!