PASSO DOPO PASSO
PRIMA PARTE
“Andiamo Teo. Faremo tardi, datti una mossa.”
“Ok,ok. Arrivo. Scusa piccola, devo andare.” – Teo diede un dolce bacio sulle morbide labbra di Fanny, poi andò via correndo, salutandola con la mano.
“Ricordati di questa sera …” – gridò lei, ma non era sicura che il ragazzo l’avesse sentita.
Era venerdì pomeriggio e la metropolitana era semideserta. Qualche passante, distratto e perso nei suoi pensieri, guardava di sfuggita attraverso le vetrate quello strano gruppo di ragazzi che si contorceva e dimenava al ritmo forsennato di una musica che proveniva da un grosso stereo poggiato in un angolo.
I treni si susseguivano, volti curiosi si affacciavano per sbirciare e poi sparivano, anziane signore scuotevano il capo in segno di disapprovazione e si allontanavano con passo incerto, quasi spaventate da quella combriccola scalmanata.
Teo amava ballare, anche se la sua famiglia non riusciva a capirlo. Ogni giorno litigava con suo padre che avrebbe voluto vederlo iscritto alla facoltà di legge e poi avvocato associato al suo studio legale, ma Teo non aveva mollato, aveva gridato a gran voce la sua voglia di ballare, di scatenarsi al ritmo di hip hop, di essere libero di scegliere la sua strada.
Da quando aveva 14 anni, tutti i pomeriggi si allenava con la sua crew, che tra addii e nuovi ingressi, sembrava aver trovato la sua formazione definitiva. Con tutti i suoi compagni condivideva un sogno: partecipare e vincere al Braun Battle of the Year, che quell’anno si sarebbe tenuto a Berlino. Teo e i suoi amici si stavano allenando duramente per raggiungere questo traguardo e diventare ballerini professionisti. Ai vincitori del contest, infatti, oltre ad un sostanzioso premio in denaro, sarebbe andata la possibilità di girare un video con una star internazionale della scena hip-hop.
“Siamo grandi. Uh” – l’urlo liberatorio rimbombò tra i corridoi impolverati e i ragazzi, esausti ,si diedero appuntamento al giorno dopo.
“Ehy, Teo. Ti va di fare un giro al Club, con me?”
“Ti prego smettila, sai benissimo che ho già Fanny e … Oh porca … sono in ritardo!“ – il ragazzo, dopo aver guardato l’orologio, cominciò a correre all’impazzata verso l’uscita della metro.
“Ma dove scappi? Bè sta’ attento, non romperti niente, ok?”
Fanny abitava a mezz’ora a piedi da dove Teo e i suoi si incontravano per fare le prove, poteva ancora farcela, doveva solo correre più forte e … “Ragazzino, attento a dove metti i piedi! Ma dove vai così di corsa, eh? I tuoi non ti hanno insegnato le buone maniere? Ehi, sto parlando con te.”
“Toglimi le mani di dosso, ciccione. Adesso non ho tempo, ho da fare.”
Teo si liberò dalla stretta del passante che aveva inavvertitamente travolto e riprese a correre a perdifiato verso la casa della sua fidanzata.
“Ti prego fa’ che sia ancora lì, fa’ che sia ancora lì.”
Eccola! La vedeva, stava per entrare nell’utilitaria dei suoi, era elegantissima.
“Fanny!” – Teo urlò a squarciagola, tanto che la ragazza si voltò a guardarlo. Nonostante l’avesse visto Fanny chiuse lo sportello e l’auto partì di gran carriera.
FINE PRIMA PARTE