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  1. #11
    sim onniscente L'avatar di lvxnera1
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    Aggiungo solo che è triste vedere che la Storia viene trattata a mo' di tifo calcistico, perdendo ogni obiettività* e sguardo storico-scientifico su quel che è stato.
    Ne riacquista invece perche soffocata per anni dal turpe velo dell'unificazione fantoccio dell' italia a scopo solidale.Solidale (per i suoi interessi economici) solo per lo stato sabaudo che visse i sui miseri 85 anni a confronto di quello borbonico che ne visse ben 127 donando al sud prestigio :P

    Quando scende la notte essa avviluppa il mondo in un'impenetrabile oscurità.Un senso di gelo si alza e si diffonde nell'aria. La vita ha un nuovo significato.
    Absentia lucis tenebrae vicunt

  2. #12
    L'avatar di mary24781
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    IL prestigio di cui parli sono tasse, degrado sociale, economia feudale.... ma la questione meridionale non è certo una cosa che si può negare (anche se saresti capace pure di questo )..certo molto furbo mettere il protezionismo a Napoli e non usufruire del porto se non con delle flotte che sì, erano terze in Europa, ma non valsero a difendere il territorio dagli attacchi stranieri ..i Borbone senza gli appoggi austriaci, inglesi e francesi non erano nulla. Tanto che contro di loro, contro il loro malgoverno (Masaniello lo spiega bene , si appella al re per il malgoverno infatti...poi fu ammazzato dalla stessa gente che il giorno dopo ne rimpianse la presenza) ci sono stati tantissime rivolte popolari..... la restaurazione fu un abominio a 360 gradi, e questo abominio riguardò anche i Borbone.... che sotto Napoleone non seppero tenersi stretta manco la corona di Spagna La Storia è fatta non solo di fatti, ma di contesti e punti di vista... i nostri divergeranno sempre

  3. #13
    sim onniscente L'avatar di lvxnera1
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    IL prestigio di cui parli sono tasse, degrado sociale, economia feudale
    Non l'hai detto tu che il popolo del sud lo ha nel dna l'economia di stampo feudale?

    ma la questione meridionale non è certo una cosa che si può negare (anche se saresti capace pure di questo)
    La questione meridionale è una conseguenza dell'annessione del regno delle due sicilie dopo l'unificazione del 1861 attenta.Non hai dato uno sguardo ai pdf che ho caricato vero? e poi io non la negherei mai come neghi tu il resto.

    certo molto furbo mettere il protezionismo a Napoli e non usufruire del porto se non con delle flotte che sì, erano terze in Europa, ma non valsero a difendere il territorio dagli attacchi stranieri
    Si chiama isolazionismo per rendere lo stato nativo piu forte.Le flotte e gli arsenali ti ricordo che furono distrutte dal ministro inglese acton dopo la fuga del 21 dicembre 1798 e su suo consiglio e dell' ammiraglio Horace Nelson ai reali ( in quel momento shockati dall'avanzata delle truppe francesi al commando di Championnet)e da allora per merito di politiche filo-austriache e filo inglesi distorte si andò avanti protetti purtroppo da soldati stranieri che mangiavano con pensioni concesse senza ritegno.

    Borbone senza gli appoggi austriaci, inglesi e francesi non erano nulla. Tanto che contro di loro, contro il loro malgoverno (Masaniello lo spiega bene , si appella al re per il malgoverno infatti...poi fu ammazzato dalla stessa gente che il giorno dopo ne rimpianse la presenza) ci sono stati tantissime rivolte popolari..... la restaurazione fu un abominio a 360 gradi, e questo abominio riguardò anche i Borbone.... che sotto Napoleone non seppero tenersi stretta manco la corona di Spagna
    Strinsero patti di assistenza e di protezione in quegli anni pericolosi perche la francia regicida faceva paura.Masaniello è l'esempio di come il popolo vessato sotto il vicereame spagnolo si opponesse alle pesanti tasse imposte dai vicere' (frase celebre"Viva il re di Spagna, mora il malgoverno")e sempre l'esempio di masaniello fu usato in futuro come forma di propaganda risorgimentale ai danni dell'attuale governo.C'è da dire però che il popolo del regno borbonico prima di capitolare e di concedere la repubblica lottò con tutta la forza disponibile per il suo re.La restaurazione fu giusta in quanto ridiede ai propi sovrani una terra che per diritto gli apparteneva.Cosi come i borboni di spagna e napoli riacquisirono il loro trono anche quelli di francia lo ebbero dopo il violentissimo episodio della monarchia francese sterminata .I borboni di spagna a quell'epoca erano governati da Carlo IV per modo di dire perche a governare erano la sua consorte Maria luisa di borbone- parma e l'amante ministro universale Manuel Godoy.La restaurazione infine inteso come movimento politico atto a ridisegnare i confini delle potenze europee non fu seguito in modo del tutto corretto anche perche si potevano risollevare i popoli e ristabilire la pace e progredire in tutti i campi ma cosi non fu per i soliti interessi economici.

    La Storia è fatta non solo di fatti, ma di contesti e punti di vista... i nostri divergeranno sempre
    Beh non propio e tutto viene svelato dal fatto che oggi rimergono fatti storici fin'ora taciuti per i propi scopi.Si decisamente divergeranno perche io porto avanti la verità* che ho scoperto e che mi ha colpito tu invece ti sostieni grazie ai testi moderni che non danno l'onore dovuto ai regni e ai popoli del passato.

    Quando scende la notte essa avviluppa il mondo in un'impenetrabile oscurità.Un senso di gelo si alza e si diffonde nell'aria. La vita ha un nuovo significato.
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  4. #14
    L'avatar di mary24781
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    Certo lvxnera, il mondo è tutto cattivo e tu sei l'unico baluardo di luce e sapienza Meno male che il 95% degli intellettuali di ttto il mondo e degli storici che fanno ciò di professione sono d'accordo con me e non con te Umiltà*, lezione che devi ancora tanto imparare Per il resto chiudo qui, non risponderò più perchè a me i tifi calcistici non hanno mai interessato, anche perchè al massimo tiferei Milan e non Borbone

  5. #15
    sim onniscente L'avatar di lvxnera1
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    Certo lvxnera, il mondo è tutto cattivo e tu sei l'unico baluardo di luce e sapienza Meno male che il 95% degli intellettuali di ttto il mondo e degli storici che fanno ciò di professione sono d'accordo con me e non con te
    Ah davvero citane qualcuno perche sai nelle poche argomentazioni date da te in questo topic fonti certe non ne ho propio viste oltre a wikipedia .Sei cosi sapiente allora confrontiamoci sulle fonti e vediamo un pò.Anzi credo che tu debba propio aprire gli occhi e leggere magari qualcosa di alternativo invece di appoggiarti sempre ai tuoi soliti "testi moderni" che conosci solo tu

    Umiltà*, lezione che devi ancora tanto imparare
    E tu cosa ne sai dell' umiltà*?Sei forse umile tu nel dire la tua?Usi parole corrette per per esprimere le tue opinioni?No.E ti dirò la verità* è da un bel pò che ti leggo e nel tuo scrivere ho sempre trovato dell'arroganza e mi dispiace che una persona "colta" come te pecchi di superbia(non mi sono dimenticata dei tuoi attacchi e delle tue parole gentili nei miei confronti tempo addietro).Ma vabbe tu sei fatta cosi quindi lasciamo stare
    l'UMILTà* è PER I DEBOLI :P
    Per il resto chiudo qui, non risponderò più perchè a me i tifi calcistici non hanno mai interessato, anche perchè al massimo tiferei Milan e non Borbone
    Tu puoi tifare per chi ti pare non è questo il problema e poi te l'ho gia spiegato prima non si tratta di tiFi calcistici e quant'altro ma dell' onore di una nazione ormai passata infangata e che solo oggi grazie a degli storici che grazie a dio pubblicano libri interessanti viene ridato quel che era stato tolto precedentemente : l'onore.

    Alla fine non l'ho creata io questa manfrina sei tu che saccente e superba hai voluto intervenire dando sempre per scontato e distorto quel che dicevo io.stammi bene carissima :P

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  6. #16
    sim onniscente L'avatar di lvxnera1
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    Ecco cosa regalò l'unificazione ai popoli del sud.

    Cinquemiladuecentododici condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, 1 milione di morti. Queste le cifre della repressione consumata all'indomani dell'Unità* d'Italia dai Savoia. La prima pulizia etnica della modernità* occidentale operata sulle popolazioni meridionali dettata dalla Legge Pica, promulgata dal governo Minghetti del 15 agosto 1863 ""¦ per la repressione del brigantaggio nel Meridione".


    Questa legge istituiva, sotto l'egida savoiarda, tribunali di guerra per il Sud ed i soldati ebbero carta bianca, le fucilazioni, anche di vecchi, donne e bambini, divennero cosa ordinaria e non straordinaria. Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall'emigrazione forzata, nell'inesorabile comandamento di destino: "O briganti, o emigranti".Ma il problema fu risolto con la boria del vincitore, non con la pietas che sarebbe stata più utile, forse necessaria. Un primo tentativo di risolvere il problema ci fu con il decreto del 20 dicembre 1860, anche se le prime deportazioni dei soldati duosiciliani incominciarono già* verso ottobre del 1860, in quanto la resistenza duosiciliana era iniziata con episodi isolati e non coordinati nell'agosto del 1860, dopo lo sbarco dei garibaldini e dalla stampa fu presentata come espressione di criminalità* comune. Il decreto chiamava alle armi gli uomini che sarebbero stati di leva negli anni dal 1857 al 1860 nell'esercito delle Due Sicilie, ma si rivelò un fallimento. Si presentarono solo 20.000 uomini sui previsti 72.000; gli altri si diedero alla macchia e furono chiamati "briganti". (nel '43, dopo l'8 settembre, accadde quasi la stessa cosa, ma dato che vinsero (gli anglo-americani) la lotta la chiamarono di "resistenza" , e gli uomini "partigiani".)

    A migliaia questi uomini furono concentrati dei depositi di Napoli o nelle carceri, poi trasferiti con il decreto del 20 gennaio 1861, che istituì "Depositi d'uffiziali d'ogni arma dello sciolto esercito delle Due Sicilie".
    La Marmora ordinò ai procuratori di "non porre in libertà* nessuno dei detenuti senza l'assenso dell'esercito".
    Per la maggior parte furono stipati nelle navi peggio degli animali (anche se molti percorsero a piedi l'intero tragitto) e fatti sbarcare a Genova, da dove, attraversando laceri ed affamati la via Assarotti, venivano smistati in vari campi di concentramento istituiti a Fenestrelle, S. Maurizio Canavese, Alessandria, nel forte di S. Benigno in Genova, Milano, Bergamo, Forte di Priamar presso Savona, Parma, Modena, Bologna, Ascoli Piceno ed altre località* del Nord.

    Presso il Forte di Priamar fu relegato l'aiutante maggiore Giuseppe Santomartino, che difendeva la fortezza di Civitella del Tronto. Alla caduta del baluardo abruzzese, Santomartino fu processato dai (vincitori) Piemontesi e condannato a morte. In seguito alle pressioni dei francesi la condanna fu commutata in 24 anni di carcere da scontare nel forte presso Savona. Poco dopo il suo arrivo, una notte, fu trovato morto, lasciando moglie e cinque figli. Si disse che aveva tentato di fuggire. Un esempio di morte sospetta su cui non fu mai aperta un'inchiesta per accertare le vere cause del decesso.

    In quei luoghi, veri e propri lager, ma istituiti per un trattamento di "correzione ed idoneità* al servizio", i prigionieri, appena coperti da cenci di tela, potevano mangiare una sozza brodaglia con un po' di pane nero raffermo, subendo dei trattamenti veramente bestiali, ogni tipo di nefandezze fisiche e morali. Per oltre dieci anni, tutti quelli che venivano catturati, oltre 40.000, furono fatti deliberatamente morire a migliaia per fame, stenti, maltrattamenti e malattie.

    Quelli deportati a Fenestrelle, fortezza situata a quasi duemila metri di altezza, sulle montagne piemontesi, sulla sinistra del Chisone, ufficiali, sottufficiali e soldati (tutti quei militari borbonici che non vollero finire il servizio militare obbligatorio nell'esercito sabaudo, tutti quelli che si dichiararono apertamente fedeli al Re Francesco II, quelli che giurarono aperta resistenza ai piemontesi) subirono il trattamento più feroce.

    Fenestrelle più che un forte, era un insieme di forti, protetti da altissimi bastioni ed uniti da una scala, scavata nella roccia, di 4000 gradini. Era una ciclopica cortina bastionata cui la naturale asperità* dei luoghi ed il rigore del clima conferivano un aspetto sinistro. Faceva tanto spavento come la relegazione in Siberia. I detenuti tentarono anche di organizzare una rivolta il 22 agosto del 1861 per impadronirsi della fortezza, ma fu scoperta in tempo ed il tentativo ebbe come risultato l'inasprimento delle pene con i più costretti con palle al piede da 16 chili, ceppi e catene.

    Erano stretti insieme assassini, sacerdoti, giovanetti, vecchi, miseri popolani e uomini di cultura. Senza pagliericci, senza coperte, senza luce. Un carcerato venne ucciso da una sentinella solo perché aveva proferito ingiurie contro i Savoia. Vennero smontati i vetri e gli infissi per rieducare con il freddo i segregati. Laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei.

    Spesso le persone imprigionate non sapevano nemmeno di cosa fossero accusati ed erano loro sequestrati tutti i beni. Spesso la ragione per cui erano stati catturati era proprio solo per rubare loro il danaro che possedevano. Molti non erano nemmeno registrati, sicché solo dopo molti anni venivano processati e condannati senza alcuna spiegazione logica.

    Pochissimi riuscirono a sopravvivere: la vita in quelle condizioni, anche per le gelide temperature che dovevano sopportare senza alcun riparo, non superava i tre mesi. E proprio a Fenestrelle furono vilmente imprigionati la maggior parte di quei valorosi soldati che, in esecuzione degli accordi intervenuti dopo la resa di Gaeta, dovevano invece essere lasciati liberi alla fine delle ostilità*.
    Dopo sei mesi di eroica resistenza dovettero subire un trattamento infame che incominciò subito dopo essere stati disarmati, venendo derubati di tutto e vigliaccamente insultati dalle truppe piemontesi.

    La liberazione avveniva solo con la morte ed i corpi (non erano ancora in uso i forni crematori) venivano disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa che sorgeva all'ingresso del Forte. Una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti. Ancora oggi, entrando a Fenestrelle, su un muro è ancora visibile l'iscrizione: "Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce".
    (ricorda molto la scritta dei lager nazisti ")

    Non era più gradevole il campo impiantato nelle "lande di San Martino" presso Torino per la "rieducazione" dei militari sbandati, rieducazione che procedeva con metodi di inaudita crudeltà*. Così, in questi luoghi terribili, i fratelli "liberati", maceri, cenciosi, affamati, affaticati, venivano rieducati e tormentati dai fratelli "liberatori".

    Altre migliaia di "liberati" venivano confinati nelle isole, a Gorgonia, Capraia, Giglio, all'Elba, Ponza, in Sardegna, nella Maremma malarica. Tutte le atrocità* che si susseguirono per anni sono documentate negli Atti Parlamentari, nelle relazioni delle Commissioni d'Inchiesta sul Brigantaggio, nei vari carteggi parlamentari dell'epoca e negli Archivi di Stato dei capoluoghi dove si svolsero i fatti.

    Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni, sosteneva in Parlamento: "Ma che dico di un governo che strappa dal seno delle famiglie tanti vecchi generali, tanti onorati ufficiali solo per il sospetto che nutrissero amore per il loro Re sventurato, e rilegagli a vivere nelle fortezze di Alessandria ed in altre inospitali terre del Piemonte"¦Sono essi trattati peggio che i galeotti. Perché il governo piemontese abbia a spiegar loro tanto lusso di crudeltà*? Perché abbia a torturare con la fame e con l'inerzia e la prigione uomini nati in Italia come noi?".

    Ma della mozione presentata non fu autorizzata la pubblicazione negli Atti Parlamentari, vietandosene la discussione in aula. Il generale Enrico Della Rocca, che condusse l'assedio di Gaeta, nella sua autobiografia riporta una lettera alla moglie, in cui dice: "Partiranno, soldati ed ufficiali, per Napoli e Torino...", precisando, a proposito della resa di Capua, "...le truppe furono avviate a piedi a Napoli per essere trasportate in uno dei porti di S.M. il Re di Sardegna. Erano 11.500 uomini".Alfredo Comandini, deputato mazziniano dell'età* giolittiana, che compilò "L'Italia nei Cento Anni (1801-1900) del secolo XIX giorno per giorno illustrata", riporta un'incisione del 1861, ripresa da "Mondo Illustrato" di quell'anno, raffigurante dei soldati borbonici detenuti nel campo di concentramento di S. Maurizio, una località* sita a 25 chilometri da Torino. Egli annota che, nel settembre del 1861, quando il campo fu visitato dai ministri Bastogi e Ricasoli, erano detenuti 3.000 soldati delle Due Sicilie e nel mese successivo erano arrivati a 12.447 uomini.

    Il 18 ottobre 1861 alcuni prigionieri militari e civili capitolati a Gaeta e prigionieri a Ponza scrissero a Biagio Cognetti, direttore di "Stampa Meridionale", per denunciare lo stato di detenzione in cui versavano, in palese violazione della Capitolazione, che prevedeva il ritorno alle famiglie dei prigionieri dopo 15 giorni dalla caduta di Messina e Civitella del Tronto ed erano già* trascorsi 8 mesi. Il 19 novembre 1861 il generale Manfredo Fanti inviava un dispaccio al Conte di Cavour chiedendo di noleggiare all'estero dei vapori per trasportare a Genova 40.000 prigionieri di guerra. Cavour così scriveva al luogotenente Farini due giorni dopo: "Ho pregato La Marmora di visitare lui stesso i prigionieri napoletani che sono a Milano", ammettendo, in tal modo, l'esistenza di un altro campo di prigionia situato nel capoluogo lombardo per ospitare soldati napoletani.

    Questa la risposta del La Marmora: ""¦non ti devo lasciar ignorare che i prigionieri napoletani dimostrano un pessimo spirito. Su 1600 che si trovano a Milano non arriveranno a 100 quelli che acconsentono a prendere servizio. Sono tutti coperti di rogna e di verminia"¦e quel che è più dimostrano avversione a prendere da noi servizio. Jeri a taluni che con arroganza pretendevano aver il diritto di andare a casa perché non volevano prestare un nuovo giuramento, avendo giurato fedeltà* a Francesco Secondo, gli rinfacciai altamente che per il loro Re erano scappati, e ora per la Patria comune, e per il Re eletto si rifiutavano a servire, che erano un branco di car"¦che avessimo trovato modo di metterli alla ragione".

    Le atrocità* commesse dai Piemontesi si volsero anche contro i magistrati, i dipendenti pubblici e le classi colte, che resistettero passivamente con l'astensione ai suffragi elettorali e la diffusione ad ogni livello della stampa legittimista clandestina contro l'occupazione savoiarda. Particolarmente eloquente è anche un brano tratto da Civiltà* Cattolica: "Per vincere la resistenza dei prigionieri di guerra, già* trasportati in Piemonte e Lombardia, si ebbe ricorso ad un espediente crudele e disumano, che fa fremere. Quei meschinelli, appena coperti da cenci di tela, rifiniti di fame perché tenuti a mezza razione con cattivo pane ed acqua ed una sozza broda, furono fatti scortare nelle gelide casematte di Fenestrelle e d'altri luoghi posti nei più aspri luoghi delle Alpi. Uomini nati e cresciuti in clima sì caldo e dolce, come quello delle Due Sicilie, eccoli gittati, peggio che non si fa coi negri schiavi, a spasimare di fame e di stento per le ghiacciaie".

    Ancora possiamo leggere dal diario del soldato borbonico Giuseppe Conforti, nato a Catanzaro il 14.3.1836 : "Nella mia uscita fu principio la guerra del 1860, dopo questa campagna che per aver tradimenti si sono perduto tutto e noi altri povere soldati manggiando erba dovettimo fuggire, aggiunti alla provincia della Basilicata sortà* un prete nemico di Dio e del mondo con una porzione di quei giudei e ci voleva condicendo che meritavamo di essere uccisi per la federtà* che avevamo portato allo notro patrone. Ci hanno portato innanzi a un carnefice Piemontesa condicendo perché aveva tardato tanto ad abbandonare quell'assassino di Borbone. Io li sono risposto che non poteva giammai abbandonarlo perché aveva giurato fedeltà* a lui e lui mi à* ditto che dovevo tornare indietro asservire sotto la Bandiera d' Italia. Il terzo giorno sono scappato, giunto a Girifarchio dove teneva mio fratello sacerdote vedendomi redutto a quello misero stato e dicendo mal del mio Re io li risposi che il mio Re no aveva colpa del nostri patimenti che sono stato le nostri soperiori traditori; siamo fatto questioni e lo sono lasciato".
    "Allo mio paese sono stato arrestato e dopo 7 mesi di scurre priggione mi anno fatto partire per il Piemonte. Il 15 gennaio del 1862 ci anno portato affare il giuramento, in quello stesso anno sono stato 3 volte all'ospidale e in pregiona a pane e accua. Principio del 1863 fuggito da sotto le armi di vittorio, il 24 sono giunto in Roma, il giorno 30 sono andato alludienza del mio desiderato e amato dal Re', Francesco 2 e li ò raccontato tutti i miei ragioni".
    Un ulteriore passo avanti nella studio di questa fase poco "chiara" del post unificazione è stato fatto recentemente, quando un ricercatore trovò dei documenti presso l'Archivio Storico del Ministero degli Esteri attestanti che, nel 1869, il governo italiano voleva acquistare un'isola dall'Argentina per relegarvi i soldati napoletani prigionieri, quindi dovevano essere ancora tanti .
    Questi uomini del Sud finirono i loro giorni in terra straniera ed ostile, certamente con il commosso ricordo e la struggente nostalgia della Patria lontana. Molti di loro erano poco più che ragazzi .

    Era la politica della criminalizzazione del dissenso, il rifiuto di ammettere l'esistenza di valori diversi dai propri, il rifiuto di negare ai "liberati" di credere ancora nei valori in cui avevano creduto. I combattenti delle Due Sicilie, i soldati dell'ex esercito borbonico ed i tanti civili detenuti nei "lager dei Savoia", uomini in gran parte anonimi per la pallida memoria che ne è giunta fino a noi, vissero un eroismo fatto di gesti concreti, ed in molti casi ordinari, a cui non è estraneo chiunque sia capace di adempiere fedelmente il proprio compito fino in fondo, sapendo opporsi ai tentativi sovvertitori, con la libertà* interiore di chi non si lascia asservire dallo "spirito del tempo".
    Fonte : cronologia leonardo.*t

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  7. #17
    sim dio
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    e tu pensi davvero che qualcuno lo leggerà* tutto? XD
    Firma in costruzione...

  8. #18
    sim onniscente L'avatar di lvxnera1
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    Citazione Originariamente Scritto da DJCris
    e tu pensi davvero che qualcuno lo leggerà* tutto? XD
    te lo riassumo in breve : sterminio :P

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  9. #19
    L'avatar di mary24781
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    Citazione Originariamente Scritto da DJCris
    e tu pensi davvero che qualcuno lo leggerà* tutto? XD
    Ah io non di certo Cris, dato che ho già* effettuato due esami universitari di Storia moderna e di Storia del Risorgimento, su testi scientifici di storiografia non certo come quest'accozzaglia di dati senza senso e senza perchè( la Storia è motivo, è causa, è contesto, non solo un elenco di azioni senza motivo), oltre che chiaramente di parte e tendenziosi...mi sono però letta la parte delle offese.... l'ho trovata molto divertente

  10. #20
    sim onniscente L'avatar di lvxnera1
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    Re: Presenza borbonica e sabauda in Italia nel meridione.

    Ah io non di certo Cris, dato che ho già* effettuato due esami universitari di Storia moderna e di Storia del Risorgimento, su testi scientifici di storiografia...mi sono però letta la parte delle offese.... l'ho trovata molto divertente

    Però intanto qui ci sei venuta come mai?e hai letto tutta la manfrina molto strano non trovi? :P
    Dall'alto della tua conoscenza e dato che hai anche sostenuto due "esami di storia contemporanea e risorgimentale" allora spiegami perche secondo te storici e intellettuali scrivono saggi e i giornalisti scrivono articoli comparsi anche sulle testate giornalistiche (basta fare una piccola ricerca sul risorgimento sui siti preposti).Che senso ha gettare fango sull'unità* se secondo te queste cose non sono vere?E che senso ha perdere tanto tempo nel ricercare negli archivi storici e documentarsi prima di scrivere libri?Se si scrivono tante cose a parer mio un fondo di verità* c'è non trovi?Ma tu non puoi capire perche ostenti il tuo negazionismo sulla questione.

    non certo come quest'accozzaglia di dati senza senso e senza perchè( la Storia è motivo, è causa, è contesto, non solo un elenco di azioni senza motivo), oltre che chiaramente di parte e tendenziosi
    Dati presenti in internet su siti di storia e anche sulla tua tanto amata wikipedia.Dati che hanno un perche' altrimenti non si spiega il fatto che annualmente a gaeta e in altre parti del sud movimenti culturali celebrano anniversari per ricordare queste morti ingiuste. :P

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