Discussione: [Quest GdR] Omicidio a Bellavista

DESMOND J. FOX
GRUPPO QUATTRO

Beh, sembra che io e la dolce vecchina siamo diventati una squadra. Poteva andarmi peggio e ritrovarmi ad essere un prelibato snack per la vorace balenottera!
Hey Desmond, sei in ballo e ti tocca ballare! E così andiamo alla ricerca della piccola e pelosa amichetta di Carmen e ... bingo! La bestiola non resiste al tono sexy della mia voce che la chiama ed appare davanti a me guardandomi con gli occhioni imploranti.
"Ehy, mi dispiace tanto, ma sei troppo baffuta per me. Avresti bisogno di qualche seduta dall'estetista, prima!" - così dicendo mi inginocchio e, passandole una mano sul collo, estraggo con delicatezza il foglietto incastratoci dentro. Lo leggo spostandomi verso la centenaria in modo che anche lei possa vederlo.

"Se mi baci, sentirai caldo.
Se mi ami, traballerai.
Puoi trovarmi al bar e
usarmi ogni volta che vorrai."

"Ovviamente si sta parlando di me" - esordisco facendo l'occhiolino all'unico esemplare di femmina insieme a me nella stanza, Duchessa. - "Ok, ok, scherzo. La seconda parte è piuttosto chiara e il whiskey è il miglior dell'uomo. Oh, senza offesa, tesoro." - mi rivolgo di nuovo alla cagnetta.
"Andiamo subito al bar e vuotiamo una bottiglia di ottimo Jack Daniel's, chissà che non cominciamo a vedere le cose in maniera più chiara. Ci sta?" - le dico spingendola leggermente con la mano nella direzione del bar. "Sembra che siamo rimasti in due a giocare, dovremmo darci da fare."
Stringendo il foglietto con l'altro pezzettino di codice tra le mani, mi avvio verso il nuovo indizio. Speriamo sia la volta buona per riuscire ad uscire da qui e ricominciare daccapo con la mia vita, tutta questa storia sta diventando snervante: omicidi, figli segreti, maggiordomi gelatinati e trichechi affamati. Decisamente decisamente snervante.

Gruppo 4 - Vera Wright

Per fortuna le mie preoccupazioni si dissolvono subito, dato che sentendo la mia voce la dolce Duchessa mi corre incontro scodinzolando. Meglio, già temevo il peggio, immaginandomi in giro per la casa nella speranza di ritrovarla e uscire finalmente di qua. Desmond, al mio fianco, pare sollevato quanto me alla vista di quella povera bestiola e insieme riusciamo a prendere il foglietto allacciato intorno al suo collare. Speriamo che questo incubo stia giungendo al termine!
Il resto del gruppo è praticamente sparito...ormai possiamo contare solo su di noi.
Prendo nota del secondo pezzo di codice trovato e senza perdere tempo leggiamo insieme il prossimo indizio, che sembra abbastanza semplice. Carmen era una donna di classe e non disdegnava di certo dell'ottimo whiskey! Faremo bene a correre al bar alla ricerca del Jack Daniel's...
"Ovviamente si sta parlando di me" , esordisce Desmond. Lo guardo storto...certo che la modestia non è il suo forte "Ok, ok, scherzo" continua poi, "La seconda parte è piuttosto chiara e il whiskey è il miglior amico dell'uomo. Oh, senza offesa, tesoro." conclude poi, parlando in questo frangente più al cane che a me. Forse di whiskey ne ha già tracannato un bel pò questo qui... o forse l'unico neurone sta facendo cilecca
"Andiamo subito al bar e vuotiamo una bottiglia di ottimo Jack Daniel's, chissà che non cominciamo a vedere le cose in maniera più chiara. Ci sta?" - dice infine rivolto a me "Sembra che siamo rimasti in due a giocare, dovremmo darci da fare."
Siamo rimasti solo noi, è vero. Ma con la mia intelligenza (U_U) e la sua forza potremo riuscire davvero ad uscire da qui sani e salvi.
"Certo..." rispondo, accellerando il passo "andiamo, non perdiamo tempo, ci aspetta dell'ottimo whiskey...spero che lei regga l'alcool, dato che io sono astemia..." esco dalla stanza, diretta al bar, senza aspettarlo. So che tanto mi seguirà, ansioso come me di trovare l'altro (e speriamo ultimo) indizio. Magari questa è la volta buona...

Gruppo 5

Svetlana Sokolova

Scendo lentamente i gradini, uno ad uno, talvolta appongiandomi al muro per non cadere. Possibile che questi luoghi siano privi di illuminazione?
Mentre oltrepasso l'ultimo scalino, comincio a chiedermi dove sono finita e se mai troveremo un'uscita da questo buco e da questa villa.
Un pensiero poi va a Matt. Chissà cosa starà facendo. Chissà se lo rivedrò presto.
Ma è quando cerco di capire dove mi hanno condotta le scale, che mi pare di sentirmi sfiorare un piede. Come se qualcosa mi stesse strisciando accanto.
"Ебать-копать!" urlo, mentre mi scosto. Spero solo non sia quello che penso.
Cerco subito il muro più vicino, con l'intenzione di trovare un interruttore, qualcosa che possa illuminare l'atrio.

Gruppo Uno
Elizabeth Spencer

Mi precipito verso Amy, rivolta a terra. Le sposto leggermente la testa cercando di non sporcarmi. Il cranio è rotto, rotto abbastanza da far intravedere le cervella. Come si poteva già intuire dalla quantità di sangue sul pavimento. Morta. Decisamente.
Albert cerca giustificazioni e nel frattempo Matt fa il suo ingresso insieme ad un altro ragazzo che avevo già visto. Probabilmente attirati dall'urlo che aveva incuriosito anche me.
D'un tratto comincia a girarmi la testa, la vista del sangue mi infastidisce... Mi porto una mano alla tempia... Ma cos'ho preso?
«Elizabeth, stai bene? Riesci a capire di cosa è morta questa poveretta? Quello che sta borbottando Albert è possibile? Ti vedo pallida, vuoi allontanarti di qui e andiamo al bar così prendi un po' d'acqua o qualcosa di più forte?»
La voce di Matt mi riporta alla realtà. Devo ripetermi mentalmente ciò che mi ha chiesto per riuscire a rispondere.
«Mh...?» Riesco a malapena a parlare.
«Sì, è caduta, ha...battuto la testa sullo spigolo... del tavolino» La testa continua a girarmi e per sostenermi approfitto delle braccia di Matt, riacquisto quel poco di lucidità: «Ma Matt...» riprendo sottovoce, sforzandomi «Ha il cranio praticamente rotto in due, o si è presa un bello spavento o è stata una spinta molto forte...» Solo in quel momento mi accorgo di aver stropicciato la camicia di Matt tenendomici come aggrappata.
«E sì, sto bene, ho solo bisogno di una bicchiere d'acqua, tranquillo» Concludo, lisciandogli la camicia. Mi ricompongo e mi avvio verso la Sala Cocktail portandomi una mano alla gola...

Gruppo due


Alice Rebeck, per sua richiesta, viene spostata dopo Scarlett Marshall.

Proseguiamo con la turnazione:

• Scarlett Marshall
  
• Alice Rebeck
  
• Kia Taxim

GRUPPO UNO
AARON "FANTASTIC" HUNT

Questo pc non ha più segreti per me. Ho letto abbastanza, avendolo spulciato da cima a fondo.
Lascio andare il mouse sulla scrivania con una frustata della mano, noncurante di poterlo rompere. Non sarebbe strano leggerci dopotutto del disprezzo anche in queste piccole cose. Ma del resto in quella stanza sono fin troppo solo perché qualcuno possa accorgersi anche di questo. Per fortuna.
«Dov’è finita Elizabeth? Come mai non è tornata indietro?».
Sposto indietro la poltrona, e dopo aver tirato leggermente su col naso, stiracchiando le gambe come se fossero rimaste sedute per secoli, mi alzo finalmente, uscendo dalla stanza per vedere dove è andata a ficcarsi la Spencer.
Appoggio la mano allo stipite della porta, senza varcarne la soglia comunque, incuriosito dalla gran quantità di sangue che riesco già a vedere da lì. Davvero tanto sangue. Troppo. Hanno dissanguato una capra?
Matt e quell’altro lì, COSO, guardano anche loro perplessi.
Mi sono assentato due minuti con quel dannato pc ed è scoppiato il finimondo.
Cerco il mio angioletto con lo sguardo, la vedo allontanarsi un pochino da quella scena orripilante, non prima d’aver sussurrato qualcosa a Matt, con un tenue pallore stampato sul viso.
Dovrebbe esserci abituata dopotutto alla vista del sangue, no?
Si sposta verso la sala cocktail con un passo insicuro, barcollante. Non sono del tutto convinto.
«Eli?Elizabeth, ti senti bene?»
No, evidentemente no. Barcolla adesso più vistosamente, sbandando un po’ a destra , un po’ a sinistra, come se cercasse qualcosa a cui aggrapparsi, un appiglio per non scivolare giù.
Mi sposto quindi velocemente dalla porta, evitando tutto quel sangue, e cerco di avvicinarmi a lei, per vedere che ha.
Spostando con uno strattone Matt, cerco di raggiungerla un attimo prima che finisca in terra rovinosamente, per sostenerla e attutirne la caduta.
Le forze l’abbandonano.
«Elizabeth! Elizabeth!»

Giace già priva di sensi, prima ancora che io riesca a fare qualcosa.
«Che accidenti ti prende?» la mia voce suona dannatamente piagnucolante, intimorita.
Cosa diavolo ha?
Le sposto una ciocca di capelli che le copre il viso, carezzandoglielo a mia volta mentre sussurrando la esorto a svegliarsi da questo improvviso torpore. Sono del tutto preso alla sprovvista, non so cosa fare, mentre cerco di distenderla sul pavimento come posso.
La guardo per un attimo, facendo un profondo respiro, come se non avessi respirato per un’ora, come se avessi bisogno di tutto l’ossigeno disponibile
«Lasciatela respirare»
Inizia ad essere cianotica. Inizia ad essere dannatamente cianotica.
«Cazz…cazz…cazz…»
Questa serie di improperi è l’unica cosa che riesco a dire, mentre le mie dita di una mano le tastano il polso destro, in maniera quasi convulsa. L’altra mano cerca disperatamente segnali d’un impercettibile movimento proprio sul collo. Niente.
«Noo…noooo…»
Non sento nulla.
Silenzio. Mi blocco , teso verso la più flebile pressione. Continuo a non sentire nulla.
Le poggio la mano sinistra sul petto, con decisione, spostando le procaci curve senza badar troppo per il sottile. L’indice della destra invece , partendo dal collo, preme sullo sterno , contando le sporgenze che riesce a cogliere da sotto la pelle
«1…2…3…4…5! La quinta.»
Poggio le mani, cinte insieme , all’altezza della quinta costola, quella che copre il cuore.
«1…» , ti prego , riprenditi!
«2…» , ti prego , risvegliati!
«3…» , ti prego, guardami!
«4…» , ti prego, respira!
«5…» , ti prego, non lasciarmi!
Le mie labbra cercano velocemente le sue.
Hanno un sapore amarognolo. Strano.
Vi soffio dentro con forza, come a volerle instillare un po’ della vita che scorre in me, poi riprendo le pressioni. Non voglio chiamarlo “massaggio cardiaco”. Si fa ai moribondi, il massaggio. Lei non può morire.
Tutto sembra vano, inutile. Continuo per minuti che sembrano interminabili ora, non sortisco effetto.
E solo ora mi accorgo di star piangendo, la vista annacquata, sfocata da un pianto a stento soffocato.

«Nooooooooooooooooooooooooooooooo!!!…»
In quel “NO” urlato, una parte di me è morta insieme a lei.


PS:Questo post e tutte le azioni autoconclusive sono state redatte con l'avallo del master

Derek Root - Gruppo 1

Più mi avvicino alla meta, più le mie narici vengono invase da questo tremendo odore. Sangue. Matt corre insieme a me ma non ci scambiamo una parola. È lui il primo ad arrivare. Si ferma all'improvviso, quasi gli cado addosso. L'odore è insopportabile, mi dà la nausea. Ed è allora che la vedo, a terra, col cranio sfasciato. È la ragazza del divanetto...

<<Scusa il disturbo>> le sorrido. Non so perché, ma mi fa pena, sembra davvero a disagio. Potrei attaccare bottone chiedendole se conosce qualcuno qui dentro.
<<conosci questa gente? Non frequento spesso ambienti del genere e mi sento un pesce fuor d'acqua>>
Attendo una risposta guardandola negli occhi.
<<Neanch'io mi trovo a mio agio qui, ma forse l'hai notato...>>, mi risponde, accennando un sorriso e abbassando lo sguardo. È davvero molto carina e sembra anche una ragazza dolce.
<<Non conosco nessuno, e non sono mai stata in questa villa prima d'ora...>>

...La prima persona a cui ho rivolto la parola appena entrato in questo inferno. Non so nemmeno il suo nome. Stringo i pugni, come se la cosa potesse farmi sentire meglio. Lei non era una vecchia arpia. Non aveva rovinato la vita di nessuno. Era giovane, era dolce, era innocente. Lei non meritava di morire. Mi levo la giacca e, facendomi spazio tra i presenti, mi avvicino al cadavere, per coprirlo. Albert blatera qualcosa per discolparsi, ma non gli presto particolare attenzione. Però prima di voltargli le spalle e allontanarmi gli rivolgo uno sguardo pieno di odio e rancore, uno sguardo che urla "so che sei stato tu, almeno abbi la decenza di stare zitto".
Improvvisamente Elizabeth si sente male. Le dà fastidio la vista del sangue? Dubito, è una dottoressa, diamine! Matt ovviamente accorre in suo aiuto, mentre io mi limito ad osservare i presenti per capire meglio con chi ho a che fare: oltre alla dottoressa e ad Albert riconosco anche le tre nipoti di Carmen, e il suo avvocato. Chi più, chi meno, sono tutti abbastanza scossi da ciò che è appena successo. Afferro il braccio di Vivienne, la più giovane delle nipoti, e la trascino fuori dal gruppetto, lontano da orecchie indiscrete. La tensione fa brutti scherzi, e mi rendo conto di essere stato un po' brusco. <<Scusa, non volevo>> sussurro, accennando un sorriso stanco. <<Mi chiamo Derek, ero nel gruppo del salone. Siamo riusciti a scoprire la stanza segreta e alcuni di noi sono entrati, mentre altri non hanno fatto in tempo. Poi ho sentito l'urlo e sono corso qui. A voi com'è andata? Avete scoperto qualcosa?>>. Nel frattempo la situazione degenera, la dottoressa perde le forze e viene afferrata saldamente da un uomo comparso dalla stanza adiacente, che poi la distende sul pavimento intimandoci di lasciarla respirare. La verità è davanti agli occhi di tutti: anche Elizabeth è stata avvelenata. Qualunque tentativo di rianimarla sembra vano, e l'urlo disperato del biondo non lascia spazio a molte interpretazioni. Anche lei è morta. Siamo a quota tre.
<<Merda...>>. L'unica cosa a cui riesco a pensare è che fortunatamente ho rifiutato il drink dell'avvocato, poche ore prima. Alzo la voce, per farmi sentire da tutti i presenti: <<Qualcuno l'ha vista bere un drink nella sala da cocktail? Glielo aveva offerto qualcuno?>>. Posso solo immaginare come si senta Matt, ma non è il momento di perdere la calma. Una volta usciti di qui, potremo piangere i nostri cari. Ma ora dobbiamo pensare a sopravvivere. Vorrei che Scarlett mi raggiungesse presto, ho bisogno di sapere che sta bene.
Aspetto la risposta del gruppetto e anche quella di Vivienne, alla quale metto una mano sulla spalla, con la speranza che il conforto di uno sconosciuto la faccia sentire meglio.