GRUPPO 1
AARON "GOLDEN BOY" HUNT
La sorreggo ancora, senza accorgermene nemmeno.
Sembra essere diventata una figura eterea, quasi incorporea, del tutto priva di peso.
Quel volto già sciupanto.
Intorno a me un turbinio di voci inizia a farsi largo. I miei compagni di sventura iniziano ad accorrere, richiamati dalle mie urla, ma non sono nulla più che un chiacchericcio senza senso intono a me.
Inutile negare che l'uccisione di Carmen mi aveva lasciato totalmente indifferente. Del resto lei era per me solo una vecchia snob con la mania per i cavalli da corsa. Cavalli che io le curavo.
Vederla in terra, riversa nel suo stesso sangue , aveva significato per me solo perdere un guadagno settimanale sicuro.
Ma Elizabeth...
Era l'unico contatto che avevo lì, l'unica con cui avessi scambiato più di qualche semplice saluto di circostanza. E perderla è stato come svegliarsi da un bruttissimo sonno.
Di colpo è come se mi rendessi conto della situazione in cui ci siamo ritrovati, come se prima stessi vedendo tutto dal di fuori, prendendo ogni accadimento come un semplice contrattempo, una noia di poco conto che ci avrebbe fatto perdere solo un po' di tempo.
Una donna si avvicina a me. La vedo quasi tentennante, esitante, attirare la mia attenzione, senza avere il coraggio di toccarmi.
Il mio sguardo si perde vacuo in lei. Una biondina dai capelli corti.
Sì, l'ho vista gironzolare per la villa, ora ricordo.
Mi rivolge delle strane frasi, domande apparentemente senza senso, ma che nonostante ciò fanno nascere in me un moto di stizza che a malapena riesco a reprimere.
Non voglio prendermela con lei. Voglio solo uscire di lì.
-Cos'hai trovato nel computer di Carmen? E nei cassetti della scrivania? Sono sicura che hai trovato qualcosa… Dobbiamo collaborare se vogliamo uscire vivi da qui e scoprire chi ha fatto questo… E farglielo pagare-
«Uscire vivi...», farfuglio in modo sconclusionato, mentre distolgo lo sguardo dall suo bel faccino, distratto dall'arrivo di qualcuno.
Ha l'aria stranamente familiare. Troppo.
Quel suo viso mi pare di conoscerlo.
«C'erano solo alcune sue mail personali...un conto in banca in rosso...e poi in una diceva di avere un microcitoma allo stadio terminel...»
Ma prima che la ragazza potesse rispondere aggiungo: «Un tumore...Stava morendo...»
Con lo sguardo piegato dalla sofferenza, mi avvicino ad un divanetto rosso lì accanto e decido di adagiarvi Elizabeth, per ricomporla degnamente.