Andai di sopra per cercare la mia borsa in una delle camere da letto, e lì trovai il ragazzo che si era presentato quella mattina.
Come si chiamava? L'alcol non mi era d'aiuto. Ma lui sì, evidentemente aveva capito in che stato mi trovavo, e si ripresentò di nuovo.
"Ciao, sono Aaron. Ti ricordi di me?"
"Sì! Come potrei dimenticare!" mentii.
Lui mi invitò a ballare e io non rifiutai. Era un ballo innocente, dopo tutto.
Niente corpi avvinghiati. Nessuna vicinanza. Non rischiavo nulla.
Ma poi misero una musica lenta, lui mi prese per mano e cominciò a ballare un lento con me.
Mi fece girare e ballammo così per qualche secondo.
No, non posso. Ho detto nessun coinvolgimento sentimentale. Non se ne parla.
Così mi allontanai con una scusa e finii in cucina dove c'era un sacco di gente che beveva a testa in giù.
Uno dei ragazzi mi chiese se volevo provare e accettai.
Non volevo più essere la Indie calma e posata. Almeno per stasera volevo fare follie, provare di tutto.
E poi, non potevo essere più ubriaca di così, no?
Dopo poco, però, decisi di tornare a casa, quindi saltai in sella alla mia bici
. Il giorno dopo sarebbero iniziate le lezioni, e avevo bisogno di un po' di riposo per superare la sbornia.
Avevo dimenticato di portare la macchina qui in facoltà, così mi rassegnai ad usare la bicicletta. Non avevo di certo i soldi per comprarmi un'altra macchina.
Ma prima di andare a dormire decisi di provare dei vestiti che avevo comprato ma che non avevo ancora avuto la possibilità di mettere, visto che a casa mia era da poco finito l'inverno.
Qui invece faceva molto caldo. Erano tutti con canottiere e pantaloncini e non volevo essere da meno.
Poi me ne andai a letto stanca, ma felice. Con la speranza che forse le cose potessero cominciare a girare bene pure per me.
FINE.