Discussione: [Legacy - Il volere popolare] The Puppet's Game - *05/10* -

"Perdonarti? Mi stai davvero chiedendo di perdonarti? Con che coraggio me lo chiedi, Indie? Sei solo una bambina, una bambina immatura che non sa quello che vuole."



"Io sarei immatura? Io almeno sono stata sincera con te. Sono sempre stata onesta. L'immaturo sei tu che scappi dalle situazioni che ti fanno paura, che non sai come affrontare. Ma questo dovrai affrontarlo, Aaron."



"Avrai sempre un posto speciale nel mio cuore. Sei stato tu a farmi rialzare, a farmi scoprire cosa vuol dire essere amata. Ti ho amato, Aaron. Ti ho amato, a modo mio. Ma non sarebbe giusto continuare. Non sarebbe giusto sia per te che per me."

...

"Quindi ti ho aiutata a 'guarire', ti ho fatto capire cosa vuol dire essere amata, e tu lo sfrutterai con qualcun altro? Ti ho resa migliore per qualcun altro? Bell'affare. E la notte di ieri cosa è stata? Una notte d'addio?"
Come potevo spiegargli cos'era stata? Perché lo avevo fatto?
E come potevo spiegargli che non avevo preso la pillola, e che speravo con tutto il cuore di non essere rimasta incinta del suo bambino?



"Io ti ho amata davvero, Indie. Non come te. Volevo passare il resto della mia vita con te! Lo vuoi capire?!"



"Mi... mi dispiace, Aaron " furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.

Aveva ragione. Non avevo scusanti. Non lo avevo preso in giro, di certo, ma lo avevo ferito come nessuno aveva mai ferito me.
E non lo meritava. Meritava qualcuno che lo amasse completamente.
Ma doveva anche crescere. I problemi vanno affrontati a viso aperto, scappare non serve a nulla. Io accanto ho bisogno di un uomo, non di un bambino. Ma nonostante tentassi di giustificarmi in ogni modo, non riuscivo a non sentirmi tremendamente in colpa e a domandarmi se avevo davvero fatto la scelta giusta.

...

Quella sera io andai a dormire nel lettone da sola. Mentre lui dormì nel divano.
Era una situazione provvisoria e, sebbene lui odiasse rimanere sotto lo stesso tetto con me, convenì con me che non sarebbe potuto andare a dormire sotto un ponte. L'indomani, con calma, avrebbe trovato un posto dove stare. Ma non quella notte.



Il giorno dopo era ancora talmente arrabbiato, che se la prese anche con Snow White.
Lei lo meritava, ma lui reagì in modo più esagerato del dovuto.
Ma non potevo biasimarlo. Come mi sarei sentita io al suo posto?



...

Durante la colazione, mi mostrò senza filtri il suo disprezzo.
Mi odiava, e non vedeva l'ora di andarsene di lì per non dovermi rivedere mai più.



Mentre io mi distraevo giocando al computer, vidi dalla finestra che lui era sul vialetto e che stava parlando con qualcuno.




...

Le mie teorie vennero confermate quando vidi che si stava allontanando da casa mia.
Mi alzai e andai a guardare dalla finestra. All'angolo c'era un taxi. Se ne stava andando senza nemmeno salutare.
Non so cosa mi aspettassi, dopotutto.



Ma, per quanto soffrissi per Aaron, se lo avevo lasciato c'era un motivo.
Così presi il telefono dalla tasca della gonna, e lo chiamai.
Lui arrivò dopo pochi minuti.

Decisi di sputare subito il rospo. Dovevo dirgli cosa avevo fatto.
Dovevo sapere se gli interessava almeno qualcosa di me.



"Che cosa hai fatto? Hai lasciato Aaron per me?"
"Ho lasciato Aaron per me. Perché non potevo sposarlo, perché non è lui che amo."
"E questo cosa... cosa significa per noi?" mi domandò dopo qualche secondo.
"Significa: ti interesso? Provi qualcosa per me? Se non è così, dimmelo chiaramente, posso sopportarlo."
"Devo pensarci, Indie. Non... non puoi darmi una notizia del genere e aspettarti che ti lanci le braccia al collo."
"Certo. Pensaci. Non pensarci troppo, però."

...

Con la stessa velocità con cui era arrivato, se ne andò.



Non avevo intenzione di rimanere lì a commiserarmi perché non avevo avuto la mia scena da film.
Nella mia testa lui rispondeva che mi amava e che voleva stare con me, mi prendeva in braccio e mi portava a letto.
Non era successo. Ma era prevedibile. La gente non si comporta così nella vita vera.
Questa è la vita vera, non un sogno, Indie.

Chiamai Jesse e le chiesi di venire. Lei purtroppo doveva lavorare, ma mi mandò Lucas.
Non mi dispiaceva affatto passare la serata con lui. Chi meglio di un bambino può risollevarti il morale?




...

Quando Lucas arrivò, gli dissi subito di correre verso la postazione da stilista, che quel look andava del tutto rifatto!
Sembrava una bambina!



Mi chiese se poteva provare pure il vestito da pagetto.
A nulla servirono le mie insistenze a desistere. Volle provarlo a tutti i costi.
"Non vedo l'ora di metterlo al tuo matrimonio" mi disse pieno di gioia.
"Lucas..." gli dissi seria. Come dire a un bambino che non ci sarebbe stato nessun matrimonio?
Mi sentivo come se dovessi dirgli che mamma e papà divorziavano.
Ma lui non era mio figlio, e non ci sarebbe stato alcun divorzio, perché non ci sarebbe stato alcun matrimonio.



"Lucas, io e Aaron abbiamo deciso che forse non è il momento di sposarci. Ma noi siamo felici così, ok? Non preoccuparti."

...

Per rincuorarlo, andammo a giocare in casa, dandoci cuscinate finché non gli venne fame.



Mentre lui andò a prendere uno spuntino, mi arrivò una chiamata di Mithun.
"Sto arrivando" mi disse velocemente.



...

"Mi hai preso proprio alla lettera quando ti ho detto di non metterci troppo per decidere."



"Ti dispiace che l'abbia fatto così in fretta?"
"Non so come interpretarla. Se ci hai pensato abbastanza, se..." mi bloccò dandomi un bacio.



"Smettila di parlare, Indie."

...

"Ok, la smetto di parlare. Però, questo vuol dire che..."



"Questo non è smetterla" commentò.

...