Le settimane seguenti le passai al letto, al buio, accanto all'urna che conteneva le sue ceneri e che avevo messo sul comodino accanto a me. Il suo lato del letto era rimasto disfatto proprio come lui lo aveva lasciato. Non lasciavo avvicinare nessuno a quel letto, al suo cuscino che ogni tanto stringevo tra le braccia e annusavo nella speranza di poter sentire ancora il suo profumo.
Mi resi conto che la sua morte aveva prosciugato anche parte della mia vita. Mi sentivo incapace di provare qualsiasi cosa se non dolore e sofferenza. Sentivo un grosso vuoto che nessuno era in grado di colmare.
Sentivo le ragazze entrare in stanza e uscire poco dopo senza dire niente. Forse volevano assicurarsi che fossi ancora viva.
Le sentivo parlare attraverso la porta.
Jo: "La mamma è ancora lì?"
Aida: "Sì. Non so più cosa fare. Non mangia, non fa altro che stare lì sdraiata a fissare il vuoto."
Ogni tanto mi alzavo e mi sdraiavo sul terrazzo a guardare il mare.
In quel momento mi resi conto che non avevo avuto l'occasione di parlare con lui dell'email della mia famiglia, e che non lo avrei mai più fatto. Non sarei riuscita a riferirgli quello che mi avevano detto i miei fratelli.
Non avevo più nessuno con cui sfogarmi, con cui condividere quella gioia, non c'era più nessuno che sapesse tutto di me e del mio passato, che fosse a conoscenza di quello che provavo.
Ero circondata da gente che si preoccupava per me, che voleva starmi accanto, ma in realtà ero sola, così come lo ero quando tutto era cominciato.
Aida: "Mamma, fa freddo, sta piovendo, entra dentro."
Vedendo che non accennavo a risponderle aggiunse: "Mamma... posso sedermi?"
Mi limitai a farle un cenno con la testa mentre continuavo a fissare il mare.
In realtà avrei voluto dirle di no. Avrei voluto dirle che non volevo avere nessuno accanto. Nessuno di loro, almeno. Volevo stare da sola con i miei pensieri, con i miei ricordi, visto che ormai di lui mi rimanevano solo quelli.
Aida rimase accanto a me in silenzio, cercando di darmi il suo supporto e il suo sostegno solo con la sua presenza.
Ma io non volevo che loro si annullassero per me. Mi rendevo conto che la loro vita si era fermata tanto quanto la mia. Loro erano giovani, avevano accanto i loro mariti, i loro figli. Dovevano andare avanti, loro che potevano.
Dopo un po' di tempo trascorso lì in silenzio, Aida si alzò e scoppiò a piangere inveendo contro di me.
Aida: "So quanto amavi papà e capisco che stai soffrendo, capisco che adesso ti sembra che la tua vita sia finita, ma non è così" mi urlò. "Tu sei ancora viva, mamma! Devi rialzarti, devi reagire! Tutti noi stiamo soffrendo, non sei l'unica. Anche noi soffriamo, e noi non abbiamo perso solo papà, adesso abbiamo perso anche te! Reagisci!"
Cominciai a piangere anch'io, e mi alzai, non sapendo cos'altro fare. Volevo solo scappare da lei e dalle sue parole e rintanarmi in quella stanza, l'unica che mi facesse sentire un po' più vicina a lui.
Aida: "Non andartene! Rispondimi!"
Indie: "Non so cosa tu voglia che ti dica. So cosa aspetti di sentirti dire, ma non posso accontentarti."
Aida: "Mamma, ti prego."
...