Discussione: [Legacy - Sfida a Tema] - Good times, old times - *02/10*

Dia hai scelto un tema fantastico *-* e non vedo l'ora di leggerti ^^
Sono curiosissima di vedere la quarta generazione *O*
in bocca al lupo

Dia!! Che bello vederti aprire un'altra sfida!
E che tema, poi! Sono curiosissima di vedere come lo svilupperai!
Nell'ultimo periodo anch'io ho ambientato un gioco negli anni '20, colpa della deliziosa Roaring Heights! E non si può negare che anche la EA abbia preso ispirazione dall'ultimo Great Gatsby per crearla.. a me non è dispiaciuto l'impianto pop del film, in fondo era quello che mi aspettavo dal regista che è lo stesso di Romeo+Giulietta e Moulin Rouge! La cosa che mi ha disturbato di più è stato un moralismo aleggiante nel piazzare Nick, il narratore, in una casa di cura.. Ma questo non c'entra niente con la tua legacy!!
Quindi in bocca al lupo e sbrigati ad iniziare!

1° Capitolo

Era un freddo mercoledì del 1919 quando un tragico incidente tolse la vita ai suoi genitori. Lui, Theodore, figlio unico, era destinato a ereditare la casa in cui aveva vissuto sin da bambino e in cui risiedevano tutti i più bei ricordi della sua infanzia.
La vita di Theodore era stata una vita moderatamente agiata fino a quel momento. Non gli era mai mancato nulla. Aveva ricevuto una degna istruzione in una delle facoltà di medicina più prestigiose del paese grazie al sudore e ai sacrifici del padre, laureandosi con il massimo dei voti. Era andato a feste e balli, e aveva avuto una folta schiera di pretendenti.
Quando fu convocato a leggere il testamento del padre non si aspettava delle sorprese. Aveva, seppur da poco, compiuto i 25 anni, e quello che rimaneva delle proprietà del padre spettava a lui di diritto. O almeno così credeva.
Il padre, a quanto pare, aveva sperperato tutto il loro danaro in scommesse e cattivi investimenti, lasciando al figlio nemmeno il becco di un quattrino.
Il ragazzo, con estrema sorpresa e grande dispiacere, si ritrovò a dover lasciare la sua casa natale ai creditori di suo padre, finendo così in mezzo a una strada.
Capì che non sarebbe più riuscito a vivere nella città che tanto gli ricordava il fallimento del padre, che adesso era diventato anche il suo. Così, dopo un anno dall'apertura del testamento, fece le valigie, inserendoci quel poco che gli rimaneva, e si trasferì in una nuova città.



Theodore era sempre stato un ragazzo sveglio, intraprendente, ed estremamente attraente e galante.
Era convinto che sarebbe riuscito in fretta a risalire la scala sociale, per cui non volle, neanche per un attimo, fermarsi a piangersi addosso per la sua triste sventura.



Si ristabilì in una cittadina non di molto lontana dalla sua città natale, conosciuta col nome di Roaring Heights.
Acquistò un grosso terreno. Sapeva che era questo il miglior modo di investire i pochi spiccioli che gli rimanevano. Lui non si sarebbe comportato da sprovveduto come suo padre.
Come seconda cosa decise di recarsi nell'ospedale della città. Non era più ricco, non aveva più alle spalle una famiglia facoltosa e rinomata, ma adesso si trovava in una nuova città, lontano da casa sua, e qui sarebbe stato più facile ottenere un lavoro senza il ronzio delle malelingue.

...

E, cosa non di poco conto, si era laureato in una delle università più rinomate. Sapeva che quello poteva essere il biglietto da visita più importante, per cui non esitò un attimo a farlo presente a chi lo esaminava.

"Certo, capisco, signore. La conosco anch'io come un'ottima università. Sicuramente avrete ottenuto eccellenti referenze da parte dei docenti, è solo che io, malgrado voi mi abbiate visto uscire da qui, non vi lavoro. Le apparenze vi avranno tratto in inganno."

...

"Oh, perdonate il mio errore. Il sole qui è davvero cocente, devo essere piuttosto accaldato. Non sono abituato a queste temperature. O forse sono solo molto impaziente di poter ricominciare la mia vita."

"Non preoccupatevi. L'errore non mi offende affatto. Il capo dell'ospedale è un mio vecchio amico. Gli parlerò di voi, riuscirete sicuramente ad ottenere un lavoro qui. Dopotutto il vostro curricula parla per voi. Come avete detto che vi chiamate?"
"Theodore Jones."
"Datemi l'indirizzo di casa vostra, passerò sicuramente da voi per farvi sapere l'esito della mia piccola chiacchierata con il mio amico."
"Vi ringrazio tantissimo, ma preferisco passare io da voi, se non sono scortese."
"Certamente no. Venite pure domattina." Prese un taccuino e una penna dalla tasca, e gli passò, successivamente, il foglietto con l'indirizzo di casa sua.
Theodore lo ringraziò con calore e lo salutò, per poi dirigersi in biblioteca.

...

Era sempre stato un giovane diligente. Aveva studiato parecchio per ottenere la laurea con ottimi voti, ma sapeva che non si finiva mai di imparare. L'indomani avrebbe probabilmente avuto un colloquio di lavoro importantissimo, e voleva rinfrescarsi la memoria con le nozioni più importanti.

Non avendo ancora un tetto sopra la testa, decise di andare a cenare in un piccolo ristorantino vicino al mare. I prezzi erano modici, cosa più importante, dato che lui non poteva permettersi di più.
La vista da lì era spettacolare. Malgrado il caldo in quella città fosse infernale, in quel momento non rimpiangeva affatto aver lasciato la sua città.

...

Proprio mentre stava cercando un luogo molto appartato dove poter pernottare in gran segreto, il suo sguardo notò una donna in spiaggia intenta a fissare l'immensità del mare. Decise di raggiungerla. Non aveva ancora conosciuto nessuno se non Michael Dandy, l'uomo che aveva cortesemente deciso di fare da intermediario tra lui e il primario dell'ospedale.

"Non c'è un paesaggio migliore di questo" le disse avvicinandosi a lei.
"Proprio così" rispose lei.
"Mi chiamo Theodore Jones, sono nuovo in città."
"Piacere mio, il mio nome è Rita" disse lei porgendogli la mano affinché lui la baciasse.
Theodore cercò di intavolare una conversazione, malgrado la riluttanza di lei. Dopo qualche minuto lei gli disse che doveva assolutamente raggiungere il marito che l'aspettava all'interno del ristorante, che altrimenti si sarebbe preoccupato per la sua prolungata assenza.

...

"Oh, certo, vogliate scusarmi. Non voglio assolutamente far preoccupare vostro marito."
"Spero di rivedervi presto, signor Jones."
"Lo spero anch'io" rispose lui abbassando lo sguardo.
Non era mai stato un uomo timido, quella poteva considerarsi forse la prima volta. Era incredibile il potere che quella donna esercitasse su di lui. Peccato che fosse già sposata.

Subito dopo l'incontro con quella donna speciale, Theodore decise di riposare in una palestra vicino casa sua. O meglio, vicino il suo terreno.

...

E anche lì la vista non era niente male, e il pasto era abbastanza gustoso.

Dopo aver finito di fare colazione, chiamò un taxi che lo portasse a casa del suo nuovo amico Michael Dandy.
Una volta arrivato lì capì perché quell'uomo avesse tutta quell'influenza. La casa in cui abitava era imponente. Un grande giardino, una grande piscina, una casa che si estendeva su un grosso terreno e su diversi piani.

...

"Oh, siete arrivato giusto in tempo, stavo per andare al lavoro" disse Michael dopo aver fatto entrare Theodore in casa sua.
"Mi dispiace avervi disturbato, allora" rispose notando il bizzarro abbigliamento che indossava Michael.
"Non c'è problema. La cosa sarà breve: ha ottenuto il lavoro. Il mio amico mi doveva un favore e ho deciso di riscuoterlo così."
"Davvero? Senza nemmeno un colloquio? Non so come ringraziarvi."
"Non ce n'è alcun bisogno. Mi fa piacere rendermi utile di tanto in tanto. Il vostro turno comincia già adesso, non fatevi attendere" disse scortandolo fuori casa.
"Certo, grazie ancora. Non vi tratterrò oltre" asserì uscendo dalla proprietà di Michael Dandy.
Lui lo salutò con un cenno e si avviò verso la macchina che lo aspettava davanti al cancello.

In quel momento realizzò cosa rappresentasse quel bizzarro abbigliamento: il suo primo amico in quella nuova città faceva il ladro di professione.
Non era sicuro che questa amicizia potesse giovare alla sua già delicata reputazione. Ma, dopotutto, il primario dell'ospedale era suo amico, forse qui non davano un gran peso a queste cose.

Si recò, dunque, subito al lavoro. Non voleva rovinare l'opportunità che gli era stata data.

Il lavoro che gli era stato dato non era affatto quello che si aspettava. Non era diventato subito un chirurgo o un medico di base, quantomeno. A casa sua non sarebbe mai successo. Ma quanto pare qui doveva partire proprio dalle basi. La laurea e le conoscenze non bastavano per ottenere il lavoro dei suoi sogni, doveva faticare per ottenere quello che voleva, esattamente come stava succedendo adesso nella sua vita.

...