Darcy Samantha Reaver
Hospital Brookheaven – Gruppo 1 – Piano -1
“Dottoressa Reaver, ha il mio pieno appoggio e credo anche quello del mio collega. Vi assicuro che faremo di tutto per tenervi al sicuro e portarvi fuori di qui sani e salvi. Se avete bisogno di qualcosa non esitate a chiedere. Io sono l'agente Olivia Walsh e lui il mio collega Byron Biscardi.”
Ascolto le parole d’appoggio di
Weasley, anche se ora so il suo nome mi viene naturale chiamarla così, prima di sorridere lievemente ed iniziare la mia ricerca.
Prendo a fugare con decisione in mezzo ai vari asciugamani, esaminando ogni piano del carrello.
Nella mia mente intanto frullano diverse domande.
Dubbi, più che altro.
Nel frattempo sento anche la voce di
Greta chiamarmi, meglio se mi sbrigo e vado a vedere cos’ha scoperto.
Alla fine della mia ricerca ho trovato uno spray medico, uno in più fa sempre comodo e, strano, ma vero, una pistola.
Che ci faccia una pistola in un carrello degli asciugamani non ne ho la minima idea.
Ma di sicuro non la butto via.
La rigiro un attimo tra le mani, dopo aver messo via lo spray medico, decisa ad avvisare tutti della mia scoperta.
Anche se, ad essere sincera, preferirei non cederla come ha fatto
Yuriko, ma tenerla per non essere totalmente indifesa.
“Non possono esserci sedie ovunque, no?”
Penso sarcastica, decisa comunque a riferire la mia scoperta e poi a proporre la mia idea a riguardo.
Sto per avvisare tutti ed avviarmi allo stesso tempo verso
Greta, quando il mio sguardo cade verso le grate e...
Si è appena mosso qualcosa là sotto?
Aguzzo la vista per vedere altri movimenti.
Forse è stato un topolino?
Forse qualcosa di più
sinistro?
O forse è stata la mia immaginazione?
Yuriko mi chiama mentre mi si avvicina ed io blocco le mie supposizioni.
Sta di fatto che quelle grate non mi piacciono neanche un po’.
E forse ancora meno quello che vi è sotto.
«Dovresti proprio dare un’occhiata a queste… Sono state scritte da un dottore, ma il suo nome è illeggibile… Che diavolo succedeva in questo ospedale?»
Cosa succedeva in questo Ospedale?
In che senso?
Osservo le buste che ha in mano e mi chiedo che cosa ci sia scritto.
Le sto per chiedere di porgermele, così che io possa leggerle, quando veniamo entrambe distratte dalla voce della
Rossa.
«Credo che sia arrivato il momento di chiarire i nostri dubbi. Non so se stiamo sognando o se siamo nella reatà, ma se vogliamo uscire sani e salvi ci conviene essere sinceri gli uni con gli altri. Vedete questo display che ho casualmente trovato. Ecco cosa recita: "L’uomo che l’ha creato, non lo vuole. L’uomo che l’ha comprato, non lo usa. L’uomo che l’ha usato, non se ne rende conto.” A mio avviso la soluzione è Bara. Cosa faccio, la digito o potrebbe essere pericoloso in caso di risposta errata?»
Indovinelli. Mostri. Virus. Misteri...
Tutti gli elementi per un perfetto videogioco Survival Horror.
“Che diavolo... altro che sogno od incubo! Siamo finiti in un f*********** videogame!”
Penso decisamente alterata, stringendo i pugni, decisa a farla pagare a chiunque abbia creato questa situazione.
«La definizione è al maschile, magari la parola giusta è "feretro"… Potrebbe avere un senso?»
Ascoltando la risposta di
Yuriko torno con i piedi per terra: ora non è il momento di lasciarsi andare alla rabbia.
Il ragionamento di
Yuriko non fa una piega e anche secondo me, più che bara, è feretro la risposta giusta.
Ma anche stavolta non riesco a fare nulla che vengo sommersa da un fiume di parole.
Un fiume di parole dure ed affilate con una realtà in esse che trafigge.
«A proposito di sincerità… In queste carte si parla del paziente della 205 che pare essere impazzito a seguito di sessioni di elettroshock. Se qualcuno sa qualcosa forse è giunto il momento di parlare.»
“Ormai è chiaro che in quest'ospedale si conducevano esperimenti su cavie umane!Questa cosa... Credo di poter dire con certezza che sia stata creata da due esseri umani. Come può un uomo anche solo pensare di compiere un atto del genere?”
Sessioni di elettroshock...
Esperimenti su cavie umane...
Quelle
creature erano degli esseri umani...
Dottori... le persone che devono proteggere e salvare vite umane in realtà sono gli artefici.
Persone come
me.
Le parole prendono ad affondare lentamente dentro la mia mente, creando una scombussolamento nel mio subconscio.
Nella mia anima.
Come ho fatto a non notare nulla del genere?
Ogni tanto notavo strane sparizioni del personale medico e non solo, quindi... quindi come ho fatto?
Ero l’unica idiota a non sapere nulla?!
Troppo presa dalle mie ambizioni, dal mio voler curare la mia
particolarità non mi sono resa conto di quello che mi circondava?
Che la colpa sia mia? Accecata dai miei obbiettivi non ho visto attorno a me la disperazione, il caos creato da
medici come
me?
Sono stata troppo ingenua nel credere che tutti credessero nel giuramento che viene fatto quando si diventa dottori?
Mi guardo attorno:
queste persone si fideranno ancora di me?
«Spero di non essere indiscreta… In Farmacia ho trovato un flacone che mi ha ricordato quello che mi hai mostrato la prima volta che ci siamo incontrate… Non so se può esserti utile, ma nel caso, ecco… L’ho preso e me lo sono messo in tasca…»
Ascolto vagamente le parole di
Yuriko, non cogliendo appieno quello che dice, persa nel mio tormento, quando, lentamente, dal fiume di emozioni si fa sempre più forte la rabbia, che, stranamente, mi toglie dal blocco mentale di
impotenza e
sconforto rendendomi nuovamente lucida.
Porto una mano a sfiorarmi il ciondolo.
No.
Non è solo colpa mia.
Anzi... è di chiunque abbia partecipato e/o creato questo inferno.
E non vedo l’ora di trovarli così da scambiare
due paroline.
“Che Helena o Manuel sapessero qualcosa?”
Mi rivolgo verso
Yuriko, le cui parole, dopo che mi sono “calmata”, hanno trovato un senso nella mia mente: è stato un gesto dolce e altruista il suo.
Non mi sarei aspettata si ricordasse delle mie medicine.
Sono felice che una persona come lei sia un insegnante di mio fratello.
«Grazie Yuriko. E’ stato un pensiero molto altruista il tuo ed inaspettato, vista la situazione in cui ci troviamo. Non che mi dispiaccia! Quindi ti ringrazio per avermi pensato e se dopo vorrai darmele te ne sarei grata.»
Ho detto dopo perché ora voglio andare da
Greta, che ho già fatto aspettare troppo, e vedere cos’ha scoperto.
Leggere le lettere dentro le buste, che
Yuriko ha poggiato di fronte a me.
Dire la mia sull’indovinello e soprattutto chiarire la mia posizione come medico.
Non voglio neanche che solo l’idea che io possa far parte di tutto questo li
sfiori.
Quindi le sorrido leggermente, congedandomi con un lieve cenno del capo, volgendomi quindi verso tutti quanti.
«Prima di tutto vorrei avvisare che ho trovato una pistola ed uno spray medico, nella mia ricerca nel carrello qui vicino a me»
Faccio con voce decisa, ma sempre moderata per non rischiare, sperando che tutti colgano bene le mie parole.
Nel frattempo afferro le buste.
«Lo spray l’ho già messo via e preferirei tenere la pistola, ma se non foste d’accordo fate sapere. Come seconda cosa concordo con Yuriko sulla risposta all’indovinello, quindi credo che “Feretro” sia la risposta giusta.
E per terza vorrei consigliare di stare il meno possibile sulle grate, le quali non mi paiono molto invitanti, e cercare di camminare lungo il passaggio in mezzo ad esse.
Per il resto direi di attenerci al piano di: “raggruppiamoci, discutiamo e usciamo da qui tutti interi”.
Sempre se non avete idee migliori da proporre.»
Finisco finalmente il mio discorso, stando bene a testa alta, guardando i presenti uno ad uno, prima di spostare la mia attenzione sulla ricercatrice.
Se sospettano di me?
Forse, ma avrò tempo e modo di sfatare ogni sospetto:
non voglio che anche il solo pensiero li possa sfiorare.
Se sospetto di
Greta?
Non proprio, ma avrò di sicuro modo di scoprire presto se lei centra o meno qualcosa.
Detto fatto mi avvicino a lei, camminando sul “percorso” di pavimento, osservando di nuovo oltre le grate per sicurezza, raggiungendola.
«Cos’hai scoperto?»
Le domando a bassa voce osservando i vari composti che sono sul tavolo e capire cosa sono, prima che i miei occhi vengano catturati dal monitor.
E quello che noto non mi piace neanche un po’.
Ma potrebbe andare a confermare, bene o male, la teoria che mi ero fatta.
«Greta, tu hai mai visto nulla di simile?»
Le chiedo curiosa, osservandola appena, prima di prendere le lettere da dentro le buste ed iniziare a guardare cosa vi è scritto, mentre aspetto una sua risposta.
Magari potrei riconoscere la calligrafia di qualche mio “collega”; Oppure trovare informazioni utili che magari sono sfuggite prima a
Yuriko.