Moreen Evans
Piano terra - Pianerottolo Household
Riesco a raggiungere a stento la porta dell’appartamento aperto dalla tatuata insieme al resto del mio gruppo. Sto quasi per tirare un sospiro di sollievo, mentre la porta si richiude, al pensiero che siamo riusciti a metterci in salvo tutti quando mi rendo conto che all’appello manca il “fidanzato” di Viktoria. Ma ormai è troppo tardi per ritornare là fuori e le forze mi vengono meno. Ho giusto il tempo di mettere a terra Lèonie prima di scivolare in sonno profondo.
28 Maggio 2014
Ore: 07:00
Mi risveglio lentamente su qualcosa di morbido. Inizialmente sono quasi convinta di essere nel letto di casa mia, ma una gomitata mi riporta alla realtà ricordandomi delle missione e di ciò che è accaduto prima che perdessi i sensi.
Apro immediatamente gli occhi e scopro di trovarmi in uno scenario completamente diverso da quello in cui mi sono addormentata: sono sdraiata su di un letto e per terra vicino a me c’è una ragazza mai vista prima d’ora che piange. Gli effetti del gas sembrano essere del tutto svaniti.
Mi tiro su e voltandomi dall’altro lato scopro chi mi ha colpito pochi secondi fa: una ragazza dai capelli rossi e gli abiti piuttosto succinti. Sembra confusa almeno quanto me.
Tiro invece un sospiro di sollievo quando riconosco la testa bionda di Adam seduto per terra.
Continuando a studiare la stanza scopro la presenza di altri sconosciuti: una coppia con la testa appoggiata sul bordo letto, un uomo con una bambina in braccio, probabilmente sua figlia, e una ragazza dai capelli corvini. Quest’ultima è intenta ad osservare qualcosa fuori della finestra da cui proviene un debole bagliore di luce. Quando abbiamo iniziato la missione era da poco diventato buio, possibile che ora sia già mattina e che noi abbiamo dormito per tutto questo tempo?
Concludo l'ispezione della stanza senza trovare nessuna traccia Lèonie, Sawyer e Viktoria. Chissà dove sono finiti. Sono preoccupata per il capitano; ha bisogno di essere vista al più presto da un medico. Dovrei provare al più presto a contattarli con l’auricolare.
Sento poi la ragazza accanto a me sul letto rivolgersi verso l’uomo sulla poltrona e chiedergli se conosce l’ora e se ha visto chi ci ha portati qui. Effettivamente è una bella domanda a cui vorrei trovare una risposta. Dovrei anch’io fare qualche domanda a qualcuno, ma mi preme prima tranquillizzare la ragazza che piange ai piedi del letto. Mi alzo e poi mi abbasso in modo da essere alla sua altezza.
«Ehi… stai bene?» - Cerco di usare un tono tranquillo e spero rassicurante -«So che la situazione che stiamo vivendo non è facile, ma ti prometto che farò tutto il possibile per far uscire te e gli altri da qui sani e salvi.» - Sperando che i miei sforzi valgano a qualcosa - «Io sono Moreen comunque. Tu invece?» Concludo accennando un sorriso. Spero di essere riuscita a rassicurarla almeno un po’.
«S-si sono sve-svegliati» Improvvisamente dalla porta entra un uomo dalla divisa nera; indossa un casco e una benda che impediscono di vedere il suo volto. In mano stringe un fucile a pressione. È uno degli SWAT.
Mi alzo in piedi e mi volto verso di lui: «È stato lei a portarci qui? Dove sono gli altri?». Lo sento parlare, ma non sembra rivolgersi a me bensì a qualcuno dietro il suo auricolare. Continuo a fissarlo in attesa di una risposta quando noto che sembra affaticato, sembra quasi che abbia difficoltà a reggersi in piedi.
«Si-si sente bene?» Domanda allarmata la ragazza dai capelli rossi. Per tutta risposta l’uomo si porta una mano alla gola e biascica qualche parola: «M-mi manca l’aria». Immediatamente la ragazza si rivolge ad Adam chiedendogli di aiutarla a soccorre l’uomo in divisa. Neppure io però posso ignorare una persona che necessita di aiuto.
Precedo quindi i due e mi avvicino velocemente all’uomo. Intendo per prima cosa togliergli quella benda e poi quel casco. Se ciò non bastasse, provvederò insieme ad Adam a trasportarlo vicino alla finestra o a compiere qualsiasi altra cosa necessaria per farlo riprendere.
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