II° racconto:
Bocca di leone
La signorina Jennings non era mai stata una donna affabile e protesa alla comprensione. Aveva vissuto una vita troppo sfarzosa e "perfetta" per abbassarsi a sentimenti quali la gratitudine e la benevolenza .Era nata da una nobile famiglia originaria dell'uggiosa Londra,una città tanto brulicante di cultura,culla del teatro, quanto insita degli aspetti più logori del vivere civile. Trasferitasi a soli 8 anni nell'east coast americana,precisamente nella tumultuosa Boston, trascorse un'infanzia serena e agiata,priva di ogni forma di inquietudine e sofferenza,se non fosse per le ripetute assenze del padre dovute ad impellenze lavorative. Non che si potesse dire comunque che la presenza della madre fosse di qualche conforto:una donna alquanto restìa alle dimostrazioni d'affetto e rigorosamente dedita all'educazione e alla disciplina.
Sembra perciò quasi inutile rivelare che la vita della giovane fu scandita dalla continua ricerca di una stabilità e di un equilibro,in un mondo governato da ipocrisia e falso perbenismo.
In un clima tanto deleterio,crebbe velocemente ed assunse sempre più,inavvertitamente,i tratti di quel mondo...
Una donna intraprendente,di successo,senza scrupoli,temuta da tutti,conosciuta per il suo gran talento oratorio e la sua durezza: era quella la donna che ogni mattina Eveline Jennings vedeva riflessa nello specchio. E le piaceva...
Con fare superbo e con passo impostato,che a detta di lei la faceva sembrava ancor più una donna affascinante (anche se,a dire il vero, pareva più un altezzoso pavone) si diresse all'esterno della sua sontuosa villa per dirigersi a lavoro.
Svolgeva ormai da due anni,seppur per la sua giovane età non lo si ritenesse possibile,l'incarico di amministratore delegato della "Syman Company ",famosa agenzia della città,con varie filiali sparse per il mondo, concernente la produzione di apparecchiature tecnologiche.
Eveline nel giro di poco,grazie alla sua tenacia e al suo talento,era riuscita a guadagnarsi un ruolo di spicco nell'azienda e ad accaparrarsi la fiducia di "coloro che valevano".Il suo precoce successo le recò,come connotazione negativa,una vanità e una superbia mai viste, che la portarono inevitabilmente a trattare gli altri come fossero bambole di pezza nelle mani di una bambina capricciosa.
Il risultato che ne convenne fu una più totale e completa solitudine che,apparentemente,pareva non pesarle.
Aprì frettolosamente la portiera e si inoltrò nella vettura,rigorosamente guidata dall'autista di routine:
"Dove desidera che la porti quest'oggi,signorina Jennings??" disse egli con acuta gentilezza.
"A lavoro Paul,ho da sbrigare alcune faccende importanti e ho molta fretta,crede di poter farcela in 15 minuti??"
"Certo signorina,come desidera."
L'autista premette l'acceleratore e si diresse in tutta fretta verso la meta designata.
In auto la giovane si divideva tra il truccarsi e il sistemarsi l'acconciatura,ignara del meraviglioso panorama che si stagliava oltre il finestrino della sua auto.
Dopo aver terminato,si sedette comodamente e attese fremente l'arrivo in ufficio.
Quel giorno in azienda vi era il caos più totale: si era giunti ad un accordo di vitale importanza per le sorti della compagnia con un'altra società di alto rilievo che avrebbe fruttato enormi guadagni.
C'erano da compilare le ultime pratiche e l'intero scomparto aziendale era in fermento.
Eveline ovviamente,come di consueto,comandava a bacchetta i suoi affiliati,senza concedere un secondo di pausa agli stremati collaboratori.
A fine giornata erano tutti esausti e si apprestavano debolmente a fare ritorno nelle proprie case dalle proprie famiglie. L'unica a rimanere fino a tardi fu la signorina Jennings:lei non aveva famiglia,non aveva nessuno a casa ad attenderla davanti ad un pasto caldo...
Uscì solo verso le 20...L'aria era pungente. L'inverno era ormai arrivato nella sua caotica cittadina e lo si evinceva anche dalla quasi totale assenza di gente in strada,troppo rilassata e al caldo di fronte ai camini delle proprie abitazioni per sfidare il gelo invernale.
La giovane prese di tutta fretta il cellulare dalla tasca del cappotto,rigorosamente firmato,e premette il numero dell'autista:
"Buona sera Paul,venga a prendermi in ufficio!!Fà presto,qui si congela." invocò ella con fare perentorio.
"Arrivo immediatamente,signora!!" ribatté debolmente l'uomo.
Fu in quel momento che Eveline Jennings,la donna imperturbabile,solitaria,arcigna,definita(a sua insaputa) "La regina di ghiaccio",sentì dal suo cuore scaturire un battito:
era lì,sola, sul marciapiede,una bambina di colore che non avrebbe avuto più di 8 anni,infreddolita,con lo sguardo di piccolo cerbiatto indifeso,con i suoi occhioni di un brillante castano.
Nonostante il gelo,Eveline sentì un calore provenirle dall'interno,un calore che mai aveva provato prima d'allora...