Louis era disperato. Pregava che Georgia ce la facesse, i medici erano molto incerti sulle sue condizioni: sembrava stabilizzarsi per poi entrare in fibrillazione subito dopo.
Lui, al contrario di quanto lei credesse, sapeva bene che Georgia non lo amava davvero. E sapeva anche che aveva accettato di sposarlo per disperazione. Era per questo che le aveva chiesto il matrimonio.
La amava a tal punto che pur di tentare di salvarla dalla strada avrebbe accettato di soffrire per tutta la vita: vedendola ma non potendo avere il suo cuore.
Dalla sala uscì d'un tratto il medico che si era preso sin da subito cura della giovane:
"E' stabile, ma stanotte sarà decisiva per la prognosi. Se ce la farà, dovrebbe andare tutto bene.
Abbiamo anche chiamato la polizia, le farà a breve alcune domande" - e con queste parole, il dottore, così come era apparso tornò nella sala con altrettanta rapidità
Louis ringraziò il cielo.
Il giorno dopo...
La polizia se ne era andata. Erano rimasti alcuni agenti per assicurarsi che coloro che avevano tentato l'omicidio non tornassero indietro a finire il lavoro. Georgia si era svegliata. Ricordava poco o niente: Louis che le sussurrava che sarebbe andato tutte bene dopo i colpi, alcuni flash dei medici che la portavano in barella, e poi il buio. Si ricordava quel nero, più nero della notte, che la aveva accompagnata per tutto il tempo.
Quell' orribile pensiero le balenò per la mente come un fulmine a ciel sereno. chiamò immediatamente l'infermiera, e le chiese di convocare il primario di chirurgia.
La donna pensava che la paziente reagisse così a causa dello shock, ma Georgia non si diede per vinta, e così il primario fu convocato.
Alcune ore dopo la porta si spalancò, ed entrò un uomo alto, muscoloso e dallo sguardo serio.
La guardò tetramente e iniziò
"immagino di sapere perché lei mi abbia convocato..."