rieccomi pronta! Complimenti! ha vinto lo scenario B che era quello giusto! Se avesse vinto la A.... bè...ve lo dico alla fine altrimenti ora sarebbe un mega spoiler =P
La miniatura (per i Mod, è in indice)
ma stop con le parole e....gooooo!!
La vita era stata una continua sorpresa per Dominik. Sorprese belle ma più che altro brutte o comunque impreviste.
L’abbandono di sua madre era stata la prima, ciò che aveva formato il suo carattere duro e il distacco da qualsiasi forma di sentimento. Solo rabbia.
Poi la sorpresa, se così si poteva definire, di Terry che era rimasta incinta a soli diciassette anni, la sua proposta: tenere il bambino o abortire. Lui aveva scelto l’aborto. Non si era voluto legare e quanto aveva rimpianto quella scelta, quante volte, durante la notte insieme alla sua solitudine, gli era scesa una lacrima e arrabbiato si era disfatto le nocche delle mani a forza di tirar pugni al muro per la rabbia che nutriva con se stesso. Quante domande senza risposta si era fatto: a chi avrebbe somigliato? Che carattere avrebbe avuto? Sarebbe stato un buon padre per lui o lei? Non poteva saperlo perché lui si era privato della possibilità di conoscere tutto ciò. Per questo beveva tanto, per questo la sua vita era stata tanto disfattista.
Poi era arrivato il giorno della sua fuga, la lite più grossa mai avuta con il padre e da lì la svolta. Giri per il mondo, nessuna dimora fissa. Nessun posto che potesse sentire come una casa. Poi era arrivato a Madrid e lì aveva trovato un equilibrio…ma più importante, aveva avuto la sua sorpresa più bella: Carlotta.
Lei l’aveva cambiato in meglio. E se fino a quel momento era stato un ragazzino e un uomo arrabbiato, da quando lei era arrivata si era trasformato in un uomo più sereno. Sempre tormentato dai sensi di colpa, ma più sereno. Poi il viaggio verso casa dove aveva riscoperto un padre che aveva dimenticato per tanti anni e che alla fine se n’era andato. E ora… ora cosa lo aspettava?
Davanti casa di Yuna era rimasto fermo in macchina con lo stereo che mandava le note dei Queen, ‘The show must go on’… sì, lo spettacolo deve continuare! E lui non l’avrebbe interrotto.
L’aveva vista entrare in casa di corsa, trafelata. Una ragazzina sui 17 anni le aveva aperto la porta e insieme erano rientrate in casa. Poco dopo la ragazza se n’era andata e lui era sceso dall’auto.
Mentre percorreva quel vialetto si domandava cosa diavolo nascondesse Yuna, cosa voleva confessare suo padre? E perché Yuna non voleva che lui sapesse? Cos’è che voleva negargli? E soprattutto perché.
Senza pensare oltre aveva premuto il campanello d’ottone e aveva atteso poco prima che Yuna aprisse, restando a bocca aperta quando se l’era ritrovato davanti.
“Che ci fai qui??” sembrava agitata. I suoi occhi vagavano in qua e là, si martoriava le unghie…
“Cos’è che dovrei sapere?” aveva chiesto a bruciapelo mentre lei usciva fuori e socchiudeva la porta d’ingresso.
“Di che stai parlando Dominik?! Non capisco dove tu voglia arrivare”
“Oh, lo capisci eccome. Ma ti darò un indizio… ti ho sentita discutere con mio padre su qualcosa che lui voleva tu mi dicessi e tu ti ostinavi a dirgli che era meglio che restassi all’oscuro. La mia domanda ora è: di cosa dovrei restare all’oscuro?”
Lei era sbiancata di colpo, dalla sua bocca uscivano solo balbettii disconnessi e privi di senso.
La porta si era poi riaperta e una bambina dai capelli neri e dei grandi occhi verdi era uscita.
“Mamma…” aveva detto e a quel punto era stato Dominik a restare senza parole.
Yuna si era abbassata sulla bambina e le aveva fatto una carezza sul capo “tesoro, vai a dormire che hai la febbre, non puoi stare fuori. La mamma arriva subito”
Nella sua mente si rincorrevano mille ipotesi ma d’un tratto ne arrivò una che gli parve la più plausibile.
“E’ tua figlia?” aveva domandato come la piccola era rientrata in casa.
“Sì, è mia figlia” aveva ammesso senza guardarlo in faccia.
“Quanti anni ha?” il suo tono era indagatore… e aspettava la risposta per capire se l’ipotesi che l’aveva colto fosse fondata o meno.
“Dominik… ti prego” aveva mugolato lei sempre più in difficoltà evidente.
“TI PREGO UN ACCIDENTE!” Dom era furioso, lo aveva sbraitato ma poi aveva preso un sospiro e a denti stretti aveva ripetuto la domanda “Quanti anni ha?!” ma lei faceva scena muta e lui aveva perso totalmente le staffe. “RISPONDI!” aveva gridato di nuovo più duramente afferrandola per le spalle e scuotendola.
“ha 6 anni e mezzo…” Yuna aveva preso a singhiozzare e per lui adesso era tutto chiaro. L’ipotesi ormai era divenuta molto di più, era una certezza: quella bambina era sua figlia.
“Chi è il padre?” aveva domandato… ma in fondo già lo sapeva. Aveva i suoi soliti occhi verdi.
“Sei tu… rimasi incinta quella notte prima che tu te ne andassi”
“Porca puttana” aveva sbraitato prendendo a calci una lattina che aveva avuto la sfortuna di essere nei paraggi. Furibondo era un eufemismo. Aveva una figlia e lui non l’aveva mai saputo! Se non fosse stato per i fortuiti eventi dell’ultimo periodo non l’avrebbe probabilmente mai scoperto e Yuna glielo aveva tenuto nascosto! La guardava furente, non sapeva nemmeno lui a chi santo votarsi per non strangolarla con le sue mani tanta rabbia scorreva nelle sue vene.
“Perché diavolo non me lo hai detto! Dammi solo una motivazione valida, me ne basta una Yuna!” lei era sobbalzata all’indietro, ormai stava piangendo senza controllo e lui aveva infierito “E’ anche mia figlia quella bambina! – aveva detto indicando dentro la casa – avevo tutto il diritto di saperlo! Dovevi informarmi immediatamente che ero padre!”
“Te n’eri andato! Come facevo a dirtelo?? Avevo perso le tue traccie!”
“Mi potevi cercare, nessuno sparisce nel nulla, siamo sempre rintracciabili in qualche modo! Internet per esempio, avevo l’account su facebook, potevi scrivermi lì! Avevi la mia email dove mi hai scritto per dirmi del finto matrimonio! Potevi usare questi due sistemi”
“Hai ragione ma…ecco… tu non eri esattamente in possesso delle credenziali per essere padre! Volevi divertirti, te n’eri andato da Apaloosa Plains, pensavo che un bambino era l’ultima cosa che avresti voluto e io non volevo usare questa cosa come un ricatto. Poi è nata e io mi sono abituata a star sola. A volte mi ha chiesto di suo padre ma non ho mai detto niente perché pensavo che se ti avesse conosciuto tu l’avresti abbandonata e lei ne avrebbe sofferto! Proteggevo mia figlia e anche adesso che tu lo sai cosa farai? Vivi a Madrid! Lei vive con me ad Apaloosa Plains, siamo a 10 ore di aereo!”
“Se avessi saputo di avere una figlia sarebbe cambiato tutto!! Le sarei stato accanto e l’avrei cresciuta! Non sarei andato a giro per il mondo e ora non ci sarebbe questa cazzo di problema di lontananza!!”
Erano rimasti a discutere ancora per un’ora. Alla fine si era calmato in parte, più che altro perché voleva sapere di più sulla figlia che lui non sapeva di avere.
Così Yuna gli aveva raccontato: Si chiamava Sayuri, era nata il 19 novembre nel pomeriggio di quasi 7 anni fa. Andava a scuola da un anno, era espansiva e calma. Spesso aveva chiesto del padre ma Yuna aveva sviato sempre l’argomento. Era dolce e spesso testarda, istintiva… e in questo, aveva detto anche lei, ci rivedeva molto Dominik.
“Voglio conoscerla, voglio essere suo padre.”
“Certo, lo posso capire”
“Domani tornerò qui, spero che vada bene”
“Sì”
Si era alzato e senza dire niente era andato la macchina per tornare a casa.
A casa Carlotta lo stava aspettando preoccupata “Dov’eri finito? Ho provato a chiamarti ma avevi lasciato il cellulare a casa” aveva detto andandogli incontro. Un misto tra il preoccupato e l’arrabbiato.
Già, ora doveva pure dirlo a lei. Come l’avrebbe presa? Era una notizia piuttosto importante e poteva pure cambiare le cose tra lui e Totta ed era proprio l’ultima cosa che voleva.
Per di più, Sayuri, complicava parecchio l’organizzazione della sua vita. Lui viveva a Madrid e lei negli States. La sua vita era in Spagna e sua figlia in America. Non sapeva come fare…aveva bisogno di Carlotta, per di più che tra una settimana avrebbero avuto il volo per rientrare a casa.
“Ho qualcosa da dirti… io non so nemmeno come fare” dalla voce di Dom Carlotta aveva subito intuito la gravità della cosa, lo aveva preso per mano e l’aveva fatto sedere accanto a lei.
“Parla, sai che a me puoi dire tutto”
“Prima giurami che non cambierà niente” la guardava con occhi imploranti e lei si era drizzata con la schiena, adesso era anche in ansia.
“Che hai fatto Dom? mi stai facendo preoccupare… mi hai tradita? Cos’hai?”
“No, no. Non ti ho tradita, non si tratta di questo… è che… ho seguito Yuna, tempo fa origliai una conversazione strana tra lei e mio padre, parlavano di qualcosa che dovevo sapere ma Yuna non voleva dirmelo così stasera l’ho seguita fino a casa e ho scoperto ciò che mi teneva nascosto”
“E cioè?”
“Ho una figlia da lei. Ha 6 anni, si chiama Sayuri e io non sapevo che esistesse… fino a poco fa”
A quelle parole lei era rimasta in silenzio per qualche momento, era stato un colpo quella scoperta… ma poi l’aveva abbracciato sussurrandogli che tutto sarebbe andato per il meglio.
4 anni dopo…
“Spingi Carlotta… respira e spingi… forza ci sei quasi!” la voce dell’infermiera era alta per spronare una sofferente e sfinita Carlotta a spingere più forte, Dominik era lì che le teneva la mano, teneva le labbra sulla fronte sudata di sua moglie a cercare di incuterle forza. Sì, erano sposati. Il matrimonio si era celebrato due anni prima, a Madrid. Lei era bellissima… avvolta da quell’abito bianco che risaltava la sua bellezza. Tra i capelli tirati su dei fiori che la rendevano ancor più dolce e pura.
Sayuri aveva portato loro le fedi e emozionati si erano scambiati le promesse di amore eterno di fronte a Dio. Adesso si ritrovava lì, ad aspettare la nascita del suo secondo figlio. Non sapevano ancora se sarebbe stato maschio o femmina, non avevano voluto saperlo. Volevano la sorpresa.
“Dai amore, stai andando benissimo” gli aveva sussurrato all’orecchio mentre Carlotta roteava indietro la testa cercando di riprendere un minimo di forza. Era straziante vederla così in quel letto. Lui non poteva fare niente se non tenerle la mano e supportarla, ma se avesse potuto avrebbe voluto prendersi carico lui del dolore del parto. Che doveva essere lancinante dato che Totta aveva rifiutato anche l’epidurale.
Le cose erano cambiate velocemente come al solito. Quando aveva scoperto di Sayuri era stato colto dal panico, paure. Poi l’aveva conosciuta e aveva capito che non avrebbe potuto amare nessun altro al mondo così come sentiva di amare lei, ed era bastata una sola occhiata. Durante la settimana era stato con lei ogni giorno e Totta era stata eccezionale come sempre. Lo aveva accettato e poi aveva conosciuto la bambina.
Quando era arrivato il giorno della partenza Dominik si era sentito pervadere da una tristezza ineguagliabile, non era ancora salito sull’aereo che già voleva tornare dalla sua bambina. Doveva recuperare il tempo perso ma purtroppo doveva rientrare a lavoro. Aveva approfittato anche troppo della pazienza del suo titolare.
Per il primo anno era tornato a Apaloosa Plains una volta ogni 2 mesi e si fermava per una settimana circa, qualche volta 2. Carlotta non poteva accompagnarlo sempre ma quando poteva andava a dargli supporto.
Avevano anche confessato alla zia Ines, in tutto ciò, che la loro relazione era nata dopo e che Carlotta aveva mentito. La donna per fortuna era talmente felice che adesso avesse veramente un fidanzato che non badò più di tanto alla menzogna che la nipote le aveva detto.
Ma le cose erano di nuovo cambiate 3 anni fa, quando la telefonata della polizia lo aveva avvertito dell’incidente di Yuna, incidente mortale. Era stato un duro colpo per lui… da quel giorno Sayuri era andata a vivere col padre con il quale aveva instaurato un bel rapporto. Non era stato facile però per la bambina e per Dominik e Totta. In fondo l’avevano sradicata dalla sua vita, aveva perso sua madre… era un grande cambiamento a cui c’era voluto parecchio tempo affinché si abituasse.
All’inizio era taciturna, parlava poco. Ma ciò che aveva preoccupato Dom era il fatto che la bambina non piangeva. Teneva tutto dentro e lui sapeva quanto questo fosse deleterio perché lui per primo ci era passato.
Così ne aveva provate di tutte per far sfogare sua figlia e aveva chiesto aiuto ad uno psicologo infantile che era stato decisamente di grande aiuto. A distanza di un anno avevano creato il loro equilibro e la bambina pareva stare molto meglio tornando sorridente e tutto sommato serena.
Poi il matrimonio e ora il parto del primo figlio di Carlotta e il suo secondo.
Sayuri era rimasta a casa quella notte con Anton, mentre Esteban attendeva fuori in sala d’aspetto di vedere il primo nipotino.
Tutti erano stati felici della notizia della gravidanza di Carlotta… lui per primo ne era stato entusiasta.
Aveva persino accettato di buon grado di andare a giro per negozi con Carlotta e Sayuri a cercare culla, passeggino e vestitini per il nascituro. Totta aveva scelto tutti mobili con colori pastello ma neutri, che andassero bene sia in caso di maschio che in caso di femmina.
Anche se in realtà, nonostante avesse cambiato casa, avrebbe diviso la camera con Sayuri non essendoci altre stanze disponibili.
Certo non era stato facile e di certo, da quel momento in poi lo sarebbe stato ancora meno. Già abituarsi ad avere un figlia, che tra l’altro non conosceva e che doveva abituarsi a lui a sua volta. Era stato decisamente difficile, responsabilità che non aveva mai conosciuto ed erano aumentate notevolmente quando la piccola Sayuri era andata a vivere con lui a Madrid dopo la morte di Yuna.
Dopo quell’evento lui, spronato da Carlotta, aveva preso un’iniziativa che lo stuzzicava da qualche tempo, rilevare il locale dove lavorava. Era capitata l’occasione, il proprietario (nonché suo ex titolare) voleva cedere l’attività e lui se l’era presa. Certo gli era costato sacrifici, ma in quei 3 anni l’affare era stato decisamente remunerativo tanto da permettergli di comprare, insieme a Totta, una nuova casa più grande e più in collina come desiderava lei. Carlotta aveva continuato ad aiutarlo in cassa, Dominik certo non l’aveva rimessa a ballare, ma si era molto impegnata per la riuscita del suo lavoro. Era dura. Pensare a Sayuri, controllare che facesse i compiti, rispondere alle telefonate dei fornitori e organizzare le serate, le buste paghe e Totta sempre impegnata con pennelli e colori. Ma era soddisfatto e per la prima volta sentiva di avere un obbiettivo.
Insomma… ormai sembravano una famiglia completa. Dopo il matrimonio, su insistenza di Sayuri, Totta aveva deciso di accontentarla nel prendere un cane e, conquistata dal musetto di una cucciolina dal pelo color miele con chiazze bianche che aveva visto insieme alla bimba un mattina al mercato, l’aveva adottata portandola via dal canile. Dominik ne era venuto a conoscenza la sera quando, entrando in casa, quasi cadeva per terra per essere inciampata su un esserino peloso. C’era stata una discussione, dato che lui non voleva un cane (già le aveva preso il cavallo come regalo di nozze ma quello sta nella stalla), ora pure un cane! Ma era bastato guardare nei suoi occhi teneri per innamorarsene. Poi si erano sposati… e lei era bellissima. Aveva optato per un abito semplice ma raffinato. In fondo com’era lei. Il suo stile era semplice e senza fronzoli e aveva rispecchiato questo suo modo di essere anche nel giorno del matrimonio. Ancora sentiva il cuore stringersi nel ricordare Carlotta avvolta in quell’abito… bella come non mai.