Enola indossò la giacca ed uscì dal locale. Con passo svelto s’incamminò per una scorciatoia, la strada era piuttosto buia, mal illuminata e c’era un silenzio tombale. La strada costeggiava un boschetto, dato che si trovavano in collina, era facile ritrovarsi in luoghi piuttosto isolati. Arrivò accanto ad un fabbrica dismessa, i lavori di ristrutturazione non erano mai stati completati, così una grande quantità di ferraglia, barili contenenti liquidi sospetti e casse varie, erano accumulate qui e là in maniera disordinata.
Enola non badava di solito a certi scenari, non si lasciava intimorire dall’aria spettrale che tirava da quelle parti, ma… un brivido improvviso le percorse la schiena, così si fermò e volse lo sguardo alle sue spalle…
“Nulla… che stupida!” Pensò tra sé e sé.
Riportò lo sguardo in avanti e fu li… che si ritrovò un uomo a pochi passi da lei, il quale la fissava con gli occhi sbarrati…
“Violet”
“ Mi avrà confuso con qualcun’altra. Mi scusi signore, mi faccia passare!” cercò di oltrepassarlo, ma l’uomo le si parò avanti
“Violet, lo so che sei tu… ti riconoscerei tra mille!”
“Le ripeto, che si è confuso! Si tolga per favore”
“Sei una ingrata! E’ questo il modo di ringraziarmi, per tutti i fiori che ti mando, eh?!”
Enola capì, che doveva allontanarsi il prima possibile da quell’uomo, si voltò per correre via, ma lui fu più veloce e l’afferrò per i fianchi “Violet… dove vuoi andare, Violet non costringermi ad essere cattivo con te!”
“Aiuto… aiuto…” La ragazza con un po’ di forza riuscì a liberarsi, decise di correre il più velocemente possibile verso l’Insomnia, per chiedere soccorsi, ma distrattamente non vide un palo in terra ed inciampò, cadendo rovinosamente sull’asfalto. Non ebbe il tempo di rialzarsi, che l’uomo l’aveva già raggiunta, afferrandola per le gambe
“Violet, fai la brava… fai la brava!” Con un colpo la ribaltò e le fu addosso in men che non si dica
“Lasciami andare…” Guardò l’uomo dritto negli occhi, quello sguardo aveva qualcosa di terrificante, si sentì il cuore in gola ed il fiato mancare…
Pian piano l’uomo si chinò su di lei, avvicinando il viso al suo… Enola chiuse gli occhi per la paura, ormai si sentiva in trappola, non riusciva più a muovere un muscolo…
Poi avvertì il cigolio della porta di ferro, un urlo ed un forte rumore, dovuto probabilmente alla caduta di alcune casse. La ragazza riaprì gli occhi e con sua grande sorpresa l’uomo non era più sopra di lei, sembrava… scomparso nel nulla
“Lasciami… lasciami… non ho fatto niente”
Sentì la voce del suo aggressore provenire dall’interno della cancellata, sembrava soffocare, così ancora tremante, si affacciò a carponi, per tentare di vedere cosa stesse accadendo. Nella semi oscurità riuscì solo ad intravedere una sagoma nera, la quale, con la forza di una sola mano, teneva sospeso l’uomo per il collo contro il muro, non sembrava neanche che si stesse sforzando più di tanto.
L’aggressore ormai senza voce, riusciva solo ad emettere qualche sibilo, dato che la gola era praticamente occlusa. La figura nera rimase immobile per qualche secondo, che ad Enola sembrarono interminabili, dopodiché con un gesto del braccio, scaraventò l’uomo a terra tra i cassonetti “Ti risparmierò, vattene prima che cambi idea!” Quando la ragazza udì quella voce, si sentì attraversare da un brivido, una sensazione sconosciuta fino a quel momento. In un istante l’aggressore riaprì la porta di ferro e corse via, senza guardarsi alle spalle e presto la sua sagoma scomparve in lontananza.