1878
parte II
C’era la neve fuori dalla finestra, i fiocchi si adagiavano lenti sul vasto manto candido, che abbracciava tutto il paesaggio, ogni cosa era del medesimo colore, ogni cosa aveva cambiato forma e sembrava ferma nel tempo. I campi che fino a poco tempo prima erano aridi e secchi, si erano ghiacciati, rendendo la terra dura ed ancor più inospitale, come se ciò potesse essere possibile dopo una estate torrida ed un autunno breve, come un battito di ciglia. Alphonse guardava il paesaggio dietro la finestra, amava la neve, ma la madre gli aveva vietato di uscire, dato che l’inverno scorso aveva contratto una brutta febbre, perché il bambino non riusciva proprio a resiste alla voglia di tuffarsi in quell’abbraccio di fiocchi morbidi e freddi.
Ogni tanto si voltava ad osservare il fuoco del camino ed il suo piccolo amico che ormai era un tutt’uno col pavimento, si smuoveva solo per mangiare, o per rincorrere il gomitolo di lana azzurro della cesta.
Se non fosse stato che Clara dovesse tornare da un momento all’altro e che potesse vederlo per il cortile, il bambino sarebbe uscito a correre per qualche istante o a lanciare palle di neve contro l’albero, un momento che avrebbe rubato alle disattenzioni della madre, mentre era indaffarata a cucinare o a rassettare, ma in quel momento temeva di ritrovarsela avanti da un momento all’altro.
Dopo qualche istante, infatti, la vide arrivare avvolta dal suo cappotto marrone, era lo stesso da anni, ne possedeva uno solo che le andasse bene, ormai lo aveva rammendato così tante volte che il tessuto non si manteneva più sulle cuciture originali, c’era quel filo di un marrone più chiaro che sbucava ad intervalli regolari, che si alternava ad un colore più scuro, simile al nero, gli unici due colori delle bobine di cotone che le erano rimaste prima che iniziasse l’inverno, aveva trascorso una notte intera a rammendare alla luce di una candela consumata, ma fu felice del risultato, pensò che le lezioni di cucito impostale dalla madre, non erano poi risultate tanto inutili, avrebbe risparmiato il denaro per una giacca nuova per un altro anno tutto sommato.
“Alphonse” chiamò il nome del bambino, appena varcata la soglia di casa ed appeso il cappotto con cura alla parete. Chiuse con attenzione la porta, aveva il timore di peggiorare quella brutta crepa in alto ed in pieno inverno non era proprio il caso di lasciar entrare spifferi
“Prepara la tavola, mentre io cucino qualcosa” aggiunse dirigendosi direttamente in cucina, dove il bambino la raggiunse dopo poco
“Hai trovato qualcosa di buono al mercato?” chiese curioso, mentre prendeva la tovaglia dalla cassetto, quello cigolante, lo stesso che il padre prese a calci due anni prima, lo aveva rimesso a posto il vicino con un paio di chiodi ed un martello vecchio ed arrugginito.
“Qualcosa” rispose lei ed Alphone diede un rapido sguardo alla cesta che aveva portato sua madre, c’era del sedano che sbucava assieme a qualcos’altro di verde, sperò che non fossero verze o altro che fosse amaro, non ne sopportava il sapore. Quando la cena fu pronta la donna prese un piatto e vi versò dentro della zuppa, c’era qualche spicchio di patate e rondelle di carote, con qualche straccetto di carne bianca, galleggiavano quasi in quel mare di liquido dorato che il bambino si perse a osservare per qualche istante, prima di immergere il cucchiaio e cominciare a mangiare, ma vide che la madre era senza piatto e le chiese preoccupato “Tu non mangi, mamma?”
lei aveva gli occhi grossi ed arrossati , come se avesse appena terminato di piangere, un pianto lungo giorni a giudicare da quelle piccole striature viola tra il rosso del gonfiore, il viso scavato era reso ancor più in evidenza dal pallore delle guance, contornato dai capelli biondi di Clara i quali cascavano disordinati, nonostante le forcine tra le ciocche
“Ho già mangiato, non ti preoccupare” pronunciò questa frase con dolcezza per poi accarezzare la testa del figlio, aveva realmente già mangiato, una mela o poco più, le era stata offerta dell’anziana vicina, quella che ormai metteva piede fuori casa solo per gettar la spazzatura. Quel brodo col pollo sarebbe bastato per un paio di giorni, pranzo e cena, sapeva che Alphonse non si sarebbe lamentato, era un bravo bambino, non pretendeva mai nulla. “Quando pensi che tornerà papà?” la domanda arrivò diretta e la donna per un attimo trattenne il fiato
“Non torna più, ormai ha la sua nuova vita in città” ed il bambino sorrise inaspettatamente “Bene” e questa volta mangiò con più gusto, come se la notizia lo avesse riempito di gioia “Sei sempre triste quando ci viene a trovare e non mi piace come urla, spaventa Spooky” Jackson, il padre di Alphonse, era uno turbolento, non aveva mai osato alzare le mani sulla propria famiglia, ma c’era mancato poco in realtà, la condizione di povertà era giunta dopo il licenziamento dalla fabbrica di tabacchi, aveva perso tutto e riversava il proprio malcontento su Clara urlando e sbraitando con una scusa qualsiasi, da lì alla separazione il passo fu breve. L’uomo aveva trovato da poco un nuovo impiego come locandiere, luogo in cui aveva conosciuto un’altra donna, motivo in più per scappar via dalla propria, persino da suo figlio, la vergogna di vedersi riflesso negli occhi che gli aveva rubato era troppa. “Domani mattina la mamma sta via per qualche ora, tu resta nel lettone, non hai scuola e non ti costringo ad andare a messa” “Davvero?” il bambino era ancor più felice, non amava molto andare in chiesa, trovava che il prete fosse noioso ed una volta lo aveva ripreso avanti a tutti per essersi addormentato.
Il giorno seguente Clara sarebbe andata a vendere il suo anello, si era sbarazzata presto della fede, non le aveva arrecato particolari emozioni, ma quello apparteneva a sua madre ed a sua nonna prima di lei, probabilmente il valore affettivo era più alto di quello reale, ma avrebbe potuto tirare avanti ancora per un po’ e magari sarebbe riuscita a trovare quel lavoro per il quale si era presentata al banco della frutta. “Andiamo a dormire?” accarezzò ancora il figlio, il quale le strinse la mano per poi correre nel grande letto matrimoniale al posto di suo padre.