16 Settembre 2013
11:06 A.M.
Sono passati dieci giorni esatti da quella fantomatica telefonata e finalmente sono tornato a casa dopo questi pazzi giorni di follia.
Racconti che al momento terrò solo per me.
Ora sono davanti alla porta di casa, Diana mi ha appena scaricato sul vialetto, giocherellando con le chiavi di riserva.
Almeno oggi non diluvia come quel giorno: che sia un buon segno?
Prendo un bel respiro, apro la porta ed entro.
Butto le chiavi sul mobile vicino alla porta e apro l’ultima che mi divide da tutto il resto, appena lo faccio sento subito l’odore di caffè appena fatto misto all’aroma dolce di qualche possibile brioche calda.
Sento lo stomaco brontolare ed un sorriso mi piega le labbra: al momento non è male avere un soggetto
femminile in casa.
«Ivory? Sono Robin»
Chiamo ad alta voce, passandomi una mano tra i capelli, avviandomi verso la cucina deciso a rubacchiare un sorso ed un morso prima di buttarmi sotto la doccia e poi sul letto.
Perché al momento ne ho proprio bisogno: la riunione familiare può aspettare fino a che non mi sarò ripreso fisicamente e psicologicamente.
«Ivory?»
La richiamo, non appena mi affaccio sulla cucina cercandola con lo sguardo, ma l’unica cosa che vedo è un alta figura che si alza da una sedia, stagliandosi poi di fronte a me.
Ed è come se qualcuno mi avesse dato uno schiaffo in faccia.
No, non uno schiaffo.
Una bella scazzottata.
Tutto si annulla.
La mia mente viene risucchiata, dolorosamente, nel passato ed il mio corpo si paralizza come se fosse stato colpito da una tossina paralizzante.
Non riesco a respirare.
Sento il rumore del sangue pompare forte nelle vene ed un dolore fisso e persistente nel petto.
Credo sia il mio cuore che va di nuovo in pezzi.
«...
Kai?»
Non sono sicuro d’aver aperto bocca ed aver sussurrato il suo nome, perché quest’ultima è arida e la lingua mi s’è incollata al palato.
E poi è impossibile che sia lui...
lui che se ne sta bellamente a suo agio nella mia cucina.
Forse sono ancora in macchina con Diana, strafatto sul sedile e quindi questo è un incubo.
Già, dev’essere così.
Mi pizzico una guancia e quel punto inizia a formicolare e allora pizzico più forte finché non sento un reale guizzo di dolore.
E lui sorride, anzi... ghigna.
Ho voglia di prenderlo a pugni in faccia.
«Che diavolo... ?!»
«Robin!»
Due calde braccia mi avvolgono, avvolgendomi con un dolce profumo e stringendomi forte ed io cerco di sorridere, sapendo bene chi è la persona che mi sta abbracciando in questo momento.
Ma i miei occhi sono puntati su di
lui e non riesco a farlo.
«Ivory...»
Mi districo dalla sua presa, voltandomi verso di lei, sperando con tutto il cuore che le mie emozioni non siano riflesse sul mio volto.
Ma lei nota qualcosa.
L’ha sempre fatto.
«Robin cos’è successo... ?»
«Forse è colpa mia»
Ed ecco che scatta nuovamente l’ira: Forse?
Forse?!
Apro bocca per buttargli contro tutto il rancore che covo nel mio essere, ma vengo anticipato nuovamente da mia sorella che si lancia verso di lui.
Esatto:
si è lanciata verso di lui.
«Ah! Devi esser rimasto sorpreso dalla presenza di Kai, giusto?»
Sorpreso? Nah... ma che dici mai?
Aspetta.
Kai?
Sa il suo nome?
Aspetta... perché lo sta abbracciando?
Perché lui la sta abbracciando?
«Vedi Robin lui è...»
“No... ditemi che questo è...”
«... il mio ragazzo»
“... un incubo”
«... Quindi questo è il tuo ragazzo?»
Sussurro fievolmente, distogliendo lo sguardo dalle loro figure, non riuscendo a reggere la “commedia romantica” che compongono.
Ho voglia di vomitare.
Prendo a mordermi il labbro inferiore, cercando di tenere sotto controllo le mie emozioni: sono passati ben sei anni dall’ultima volta che l’ho visto... non dovrebbe farmi questo effetto.
Mi sono liberato del suo odore tanto tempo fa.
«Sì, te ne avevo già parlato un sacco di volte che avevo il ragazzo, Robin...»
“Sì, però non avevo capito che si trattasse di lui!”
Penso con un mezzo sorriso, scuotendo la testa.
Tutto questo è oltremodo ridicolo: sono finito per caso in una commedia dei fraintendimenti?
«Ma per caso vi conoscete?»
La domanda ingenua di mia sorella fa breccia nel mio animo, lasciandomi ad osservare il vuoto.
Già... nessuno sapeva.
«No, non ci conosciamo»
La sua voce è come una carezza in punta di dita sulla schiena, un brivido infinito.
Come allo stesso tempo le sue parole sono come unghie che sprofondano nella pelle, decise a dilaniarmi il cuore.
Sorrido stancamente, sentendomi incredibilmente ironico nel profondo.
Lo guardo scanzonato, notando il suo sorriso affabile.
Per un attimo mi sembra di rivedere il lupo che era.
«No, infatti non ci conosciamo: piacere, sono Robin Cawell»
«Kai Wolf»
A quanto pare l’ironia della sorte ha fatto riunire il piccolo pettirosso ed il lupo.
Con sbarre eburne di contorno.
E pensare che questa giornata era iniziata bene.
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Note:
Ecco qua il primo capitolo!
Chiedo scusa se il capitolo sembrasse un po’ forzato come scritto e tutto, ma era da una vita che non scrivevo una storia a più capitoli e quindi devo ancora “scaldarmi”, ma spero che vi sia piaciuto lo stesso leggerlo.
Questo chapter possiamo definirlo un’introduzione generale e spero che ciò che avete letto non abbia deluso le vostre aspettative *incrocia le dita*
Già dal secondo capitolo verranno presentati dei nuovi personaggi e la storia prenderà ad evolversi, ma... bhè, mi sa che vi toccherà aspettare il prossimo capitolo per saperne di più!
Anche se non lo posterò molto presto, magari a distanza di un mese o quasi due, ma questo lo farò principalmente per concentrarmi nei piccoli dettagli della storia, dei personaggi e dei capitoli.
Perché ci tengo a realizzarla come l’ho pensata ed immaginata e quindi... voglio dare il massimo per me stessa, ma soprattutto per voi lettori che leggete e leggerete questa diary.
Detto questo ringrazio chi si è soffermato a leggere questo capitolo e chiedo scusa a chi ne è rimasto, forse, deluso.