Nessun suono, nessuna parola uscì dalla bocca scarlatta di lei in preda al panico più totale.
Da dietro quella stessa fontana, arrivò come l’acqua gelata che da essa zampillava anche la sua sentenza:
“ Un ultima cosa, vuoi che i tuoi genitori continuino a lavorare qui e che non abbiano problemi nemmeno in futuro? Allora prendi le tue cose e lascia questo maniero, fallo il prima possibile e comunque non avrai occasione di parlare di questa nostra conversazione con Lionel anche perché lui è già partito, l’ho mandato all’estero a studiare e gli ho detto che anche tu te ne saresti andata a cercare il tuo futuro lontano da qui. Evita di incontrarlo e di riferire ciò che ci siamo detti, altrimenti credo che qualcuno si troverà nei guai”.
Decretato ciò l’uomo si congedò con un falso sorriso e con una sbeffeggiante frase :
“ L’ho sempre detto che sei una brava e giudiziosa ragazza…non farmi ricredere.” poi senza nemmeno voltarsi fece un gesto di saluto con la mano e , continuò a percorrere da solo il sentiero proseguendo verso le scale secondarie diretto nel salone d’ingresso del maniero.
Lavinia tornò con la mente al presente ma ancora proiettata nella spirale degli avvenimenti che furono, in quell’occasione non tentò nemmeno di controbattere assorbita dagli eventi del momento , sapeva che avrebbe dovuto lottare , eppure vedendosi davanti uno ostacolo che allora appariva insormontabile non lo fece. Non era mai stata forte. Non lo fece allora non l’avrebbe fatto oggi, ora la sua vita era tranquilla, relativamente felice anche se accanto a lei non c’era il bel Lionel, “l’angelo dai capelli d’ebano” rampollo della nobile stirpe dei Macqueen ma il suo sostituto, Thomas Grey Clakson, sindaco di Sunset Valley castano e con gli occhi castani, nessuna sfumatura d’ametista nei suoi occhi e nemmeno il dolce profumo delle brughiere scozzesi.
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La pausa pranzo era giunta e per Mya la mattinata senza Lavinia che se ne stava relegata nel suo studio era trascorsa abbastanza serenamente tra studenti presi dagli esami, lettori incalliti e studiosi di ogni sorta; fino a quel momento , tutto aveva seguito una logica e senza intoppi di alcun genere anzi, molti clienti erano giunti e avevano ben contribuito all' incasso giornaliero.
Solo quando girò il cartello su chiuso e si diresse su per le scale ad avvisare Lavinia che sarebbe andata nel vicino bistrot a mangiare un boccone si accorse che lei non era più segregata nel suo mondo ma se ne stava li seduta sul primo gradino della scala mentre alle sue spalle la porta dell’ufficio era aperta e da essa spirava una dolce brezza. Gli occhi della donna erano gonfi e lucidi dietro gli occhiali , probabilmente aveva pianto.
“ Ciao Mya. Pausa pranzo giusto?” chiese la donna amichevole
Lei annuì in silenzio, sul volto un espressione preoccupata.
“ Sto bene grazie, non guardarmi così, devo essere un mostro!” le rispose la donna nonostante lei non avesse detto nulla.
“ No assolutamente, stai benissimo come sempre, anche il trucco è apposto se è questo che ti preoccupa…”le rispose