La LifeGreen
New York era stupenda.
Così viva, solare, eccitante.
Tutto lì era così frenetico, imponente, sgargiante.
Era una delle poche città al mondo in grado di ipnotizzarti e farti restare ore con il naso all’insù a contemplare meravigliata i grattacieli imponenti o le scritte e i manifesti luminosi. Era vita e adrenalina allo stato puro.
Allo stesso tempo era in grado di garantirti un’oasi di pace all'interno di Central Park, il parco più grande e bello che avessi mai visto, che si estendeva attraverso la città, in netto contrasto con gli altissimi grattacieli che lo incorniciavano.
Amavo New York, e non potevo ancora credere che la mia vita da quel momento sarebbe stata lì.
L’entusiasmo del primo impatto con questa fantastica città quasi mi fece dimenticare il nervosismo di poco prima, quando con disappunto avevo scoperto che la mia valigia era andata persa.
Iniziamo bene! Avevo pensato, scocciata.
Dopo la denuncia e rassicurata sul fatto che nel giro di un mese avrei riavuto indietro le mie cose, mi diressi verso casa di Britt.
Nel breve tragitto in metropolitana cercai di riorganizzare le idee. Ero rimasta con solo un piccolo zaino, che avevo portato come bagaglio a mano. All’interno avevo il mio tablet, i documenti per il contratto, qualche cosmetico, una spazzola, la macchinetta fotografica, le chiavi di casa di Britt e… le salviettine igienizzanti di mia madre.
Allora si!
Che disastro, pensai, portandomi le mani alla testa.
Dovevo necessariamente andare a fare compere, anche perché non avevo nulla da indossare per il mio primo giorno di lavoro e non volevo di certo fare brutta figura.
Appena uscita dalla metropolitana cominciai a guardarmi intorno. C’era un take away di cibo giapponese, un ristorante, una lavanderia a gettoni e un cinema multisala. Però niente supermercati o centri commerciali, almeno non lungo quella strada. Pessimo, visto che non avevo più nulla.
Entrata in casa, mi resi conto di quanto quell’appartamento rispecchiasse la personalità di Britt.
Era molto piccolo, rispetto a come sembrava dalle foto che mi aveva mandato, ma molto accogliente e colorato. Spiccava indubbiamente lo stile newyorkese dell’arredamento. Era eccentrico, proprio come lei.
Il disordine pre-partenza era più che evidente. Scarpe e borse erano sparse ovunque, oltre che bicchieri e bottiglie lasciate fuori posto per la fretta… o probabilmente a causa del disordine cronico di Britt.
Beata lei, che in quel momento probabilmente era a rilassarsi al mare!
Mi guardai attorno. La cucina a vista era piccola ma ben attrezzata, anche se dubitavo l’avrei usata molto. Probabilmente avrei sfruttato il take away visto poco prima. Se mi avesse sentita Britt, con le sue fisse per le diete e i cibi biologici!
Sentendomi in colpa e ripensando ai miei chili di troppo aprii il frigo e trovai un bel rifornimento. Probabilmente Britt aveva voluto farmi trovare già tutto l’indispensabile in casa, era sempre stata molto premurosa con me. Non avrei avuto bisogno di fare la spesa e forse…ma forse…avrei cucinato. Qualche volta.
Ricordandomi di Chanel, andai a prenderla dalla vecchietta. La gatta, riappropriandosi dei propri spazi, corse un po’ in giro per poi accomodarsi sul divano.
Feci roteare la scatola di crocchette che Britt aveva lasciato in bella vista per vedere se avesse fame, ma mi rispose con uno sbadiglio prima di appisolarsi, quindi capii che probabilmente avevo più fame io.
Mi sedetti sul divano senza sapere che fare.
Avevo previsto di passare il pomeriggio a disfare i bagagli, peccato che non li avessi più. Sbuffai, ripensando a quanto fossi stata sfortunata a perdere il bagaglio proprio durante il trasferimento.
Già ero disperata all’idea di dover andare in giro per la città alla ricerca di qualcosa di decente da indossare il lunedì successivo. Sapevo che non avrei trovato nulla, non ero mai stata un asso nello shopping, ed è per questo che preferivo andare con Britt. Lei riusciva miracolosamente a trovare sempre il vestito perfetto, che slanciava, dimagriva, metteva in evidenza il seno senza risultare volgare. E ovviamente il tutto completato da un accessorio azzeccatissimo che io non avrei nemmeno guardato.
Io mi limitavo ad essere la sua Barbie per quelle due ore di shopping sfrenato. Ma ora era a miglia e miglia di distanza. Ed io avevo bisogno di vestiti.
Mi alzai e andai nella camera da letto, che non avevo ancora visto. Era piccola, così piccola che il letto occupava quasi tutta la parete su cui era appoggiato, ma molto carina, e ovviamente molto disordinata, quasi più del salotto, con vestiti e accessori buttati un po’ ovunque probabilmente nella fretta di riempire la valigia.
Quando vidi l’armadio realizzai di essere salva. Dove altro avrei potuto trovare ciò che mi serviva? Il guardaroba di Britt era infinitamente ampio e vario, e fortunatamente avevamo più o meno la stessa taglia.
Certo, a lei stava tutto molto meglio, con il suo corpo tonico e snello e la sua quarta abbondante di seno. Lo stesso vestitino non avrebbe fatto lo stesso effetto su di me, che avevo un fisico decisamente più rilassato, ed una terza scarsa…ma molto scarsa…di seno. Ma avrei sicuramente trovato qualcosa di adatto. E a Britt non sarebbe dispiaciuto, ne ero certa.
Avrei temporeggiato un po’ in questo modo, in attesa di riavere indietro il mio bagaglio.
Passai l’ora successiva a frugare nel suo armadio. I vestiti di Britt erano troppo provocanti e sexy per me, ma alla fine adocchiai alcune cose che sembravano andare bene. Probabilmente erano vestiti che Britt non usava, che avrebbe messo solo per andare a messa la Domenica, se mai avesse deciso di iniziare ad andarci, ma per me erano perfetti. Avrei deciso quale indossare direttamente il lunedì mattina.
Presi in prestito anche degli asciugamani e della biancheria con ancora l’etichetta del negozio, con la promessa di ricomprarle tutto nel giro di qualche giorno.