Chiusi lentamente la porta.Nel suo stato di semincoscienza non poteva muoversi agilmente ed era quindi un peso in piu da sostenere.Fortunatamente c’era una fonte di luce nella sala.Mi guardai intorno mentre avanzavo cautamente.
Mi resi conto che la sua stanza era alla fine della scala;la presi in braccio e salì.Arrivato nel corridoio,che era composto da due porte di cui una era socchiusa, e dalla quale intravidi la vasca da bagno,mi voltai verso l’altra porta e una volta vicino con un piede la spinsi ed entrai.La camera,ornata di tende e di vari oggetti,mal rispecchiava la personalità di Helga; sembrava infatti, il rifugio di una femme fatale, e non di una giovane donna appena approdata in città.Scacciai via dalla mente questi pensieri insoliti e avvicinatomi al grande letto depositai li Helga levandogli le scarpe.Rimasi in piedi a fissarla.Il suo respiro era quasi impercettibile.Poi mi accostai a lei sedendomi accanto.Il viso era tumefatto e le ferite avevano bisogno di cure.
-Adesso penso io a te..-
Sussurrai stringendole la mano gelida.
Non rispose a nessuno stimolo.
Mi alzai dirigendomi verso la porta,oltrepassandola sostai per un attimo vicino alle scale;mi era parso infatti di vedere un ombra attraversare la sala.Andai dritto nel bagno aprendo il piccolo mobiletto in legno vicino al grande lavabo di porcellana bianca.Recuperai tutto il necessario per medicare le ferite e feci ritorno nella camera da letto.Posai il tutto sul comodino e con pazienza cominciai a pulire le sue ferite.Mi ero nuovamente seduto accanto a lei e istintivamente gli passai una mano sulla fronte per accertarmi delle sue condizioni.
Anche se il suo volto era deturpato dai graffi emanava un fascino insolito.Rimasi in silenzio in attesa di una qualsiasi reazione.Il suo corpo,in risposta ad un movimento dettato dalla sua condizione,si mosse girandosi di scatto verso di me.Forse sognava appoggiata sul fianco chissà;sul suo volto comparve la disperazione accompagnata da lamenti e singhiozzi.Nel caso di una crisi di panico violenta io sapevo cosa fare,ma non ne manifestava i sintomi,stava solo forse,rivivendo l’aggressione e la lasciai libera nei movimenti.Ero certo che si sarebbe svegliata.Appoggiai un braccio vicino alla schiena mentre lei continuava a gemere.
Non riusciva a svegliarsi cosi la chiamai.
-Helga,svegliati...-
Il suo corpo era teso,vidi una piccola lacrima fuggire dalla palpebra; solcando la guancia andò velocemente ad infrangersi nel tessuto in cotone del cuscino scomparendo,di essa era rimasta solo una scia bagnata simile a quella di una stella cadente solitaria che attraversa la notte scura.Aprì gli occhi di scatto rivelando l’azzurro screziato da vari pigmenti verdi.Mi guardò per un lungo minuto cercando di ricordare il perche della mia presenza li in casa sua.Poi accennò un debole sorriso.
Ehi come ti senti?-
-Dolorante ma bene.-
-Hai bisogno di qualcosa?-
-Si Roscoe..un pò d’acqua grazie.-
Andai di sotto in cucina a prendergli l’acqua; nel riapparire in camera il suo sguardo si posò su di me.Nei suoi occhi lessi una sincera e profonda riconoscenza.
Mi rimisi a sedere accanto a lei.
-Sei stato molto gentile.-
Disse lei con un filo di voce.
-Non preoccuparti Helga,era il minimo che potessi fare..-
Si tastò le guance e la bocca ritraendo le dita dalla ferita al labbro.
La guardai.
-Volevo portarti in ospedale per accertarmi delle tue reali condizioni,ma tu prima di svenire mi hai detto di no,cosi ti ho riportato a casa.-
Deglutì; il suoi occhi si persero nella penombra del soffitto;dopo poco ritornarono a fissarmi profondamente.
-Roscoe non mi ha nemmeno sfiorata,sei arrivato in tempo...Per il resto non voglio ripensarci.Ora sei qui e questo conta per me.-
-Certo,ma ascoltami, nelle tue condizioni stare a casa è inutile.Vuoi che ti accompagno?-
-No!-
Disse con voce quasi stridula.
In fondo era comprensibile,una situazione del genere per una donna è molto imbarazzante oltre che dolorosa,quindi lasciai stare.
-Scusami..-
-Non preoccuparti Roscoe..-
Mi prese la mano stringendola.Guardò il comodino ingombro di garza sporca e farmaci.
-Sono stata buona mentre cercavi di medicarmi?-
-Si..-
Sorrisi un pò imbarazzato.Guardai l’orologio,ero parecchio in ritardo.Helga rimase appoggiata al cuscino osservando i miei movimenti.Mi guardò mentre usavo il telefono.Dopo aver rimesso in tasca il cellulare la guardai;nel frattempo lei si era impossessata di nuovo della mia mano stringendola.
-Ti serve altro?-
Le chiesi.
Lei sorrise.
-No...-
-Beh io dovrei andare ti ho lasciato un biglietto sul comodino con il numero.-
Glielo mostrai e mi accorsi che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime.
-Hai bisogno di riposare Helga.-
Dissi alzandomi,volevo prendergli qualche coperta o un pigiama dal mobile di fronte ma mi fermai all’ improvviso immobilizzato dalla sua stretta che lentamente si affievolì liberandomi.Provai un intenso brivido e il mio cuore si riempì di tristezza.
-Non andare..Io..Non..-
Cercava disperatamente di ricacciare indietro le lacrime mentre accennava un debole sorriso carico di solitudine.
-Vorrei che tu rimanessi un pò qui con me..-
-Certo come vuoi Helga,capisco perfettamente.-
Alla fine accettai.
Gli serviva un pò di compagnia,avevo l’impressione che volesse parlare,magari sfogarsi.
Si mise a sedere su letto.
Mi avvicinai a lei sedendomi.
-Che ingresso scoppiettante per una sprovveduta come me eh?-
Disse guardandosi le mani graffiate.
-Ero cosi felice di venire qui,un bel lavoro,una bella città,cosi viva cosi grande.Sono proprio sfortunata..-
Parlava con voce apparente calma cercando di analizzare quel che gli era capitato.
-Helga..-
Volevo dargli il mio sostegno ma lei mi zittì continuando a parlare,forse piu a lei stessa che a me.
-La mia famiglia se solo sapesse..Oddio piu che altro mia madre;mio padre o quel che è,ha desiderato da tempo di liberarsi di me...-
Non sapevo cosa dire.
-E poi sono arrivata qui.Piena di speranza,sai avevo messo un gruzzolo da parte per tutto questo e ora...-
Si alzò in piedi rivolgendo il suo sguardo alla finestra.Poi si lasciò andare sul divano sciogliendosi in un pianto silenzioso.
-Helga dai.-
Mi alzai andandole incontro.Si accorse che mi stavo avvicinando e si alzò in piedi velocemente.
-No ti prego non toccarmi..-
Si strinse a sé,vidi le sue dita esercitare sulla pelle una notevole pressione irritandola.