Originariamente Scritto da eliviola
non un po per sera sto facendo le foto tranquilla che si va avanti
Originariamente Scritto da eliviola
non un po per sera sto facendo le foto tranquilla che si va avanti
Hai promesso Sephiro su un cavallo rosa U_U Mi raccomando U_U
certo certo appena arriva pet... cioè un fantasy senza cavalli rosa e unicorni NON è un fantasy serio!!Originariamente Scritto da mary24781
per ora ho finito le foto del prossio capitolo (molto molto soddisfatta), mi rifocillo e cerco l'ispirazione per scrivere nei fusilli al tonno..
Lucetta finalmente ci sei mancata!!
colgo l'occasione per uno spoilerONE
viewtopic.php?p=243754#p243754
a breve nuovo capitolo, portate pazienza sto scrivendo un po' alla volta
OMG!
Luce scappaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Bè, questo è un super-spoiler! Molto bella la foto.
I silfi sono veramente inquietanti ... brrrrr
POvera Lucetta... tra Sephiro che pensa più allo shampoo e quei due imbranati... è finita in un cottolengo
S'i fosse foco
Dal fitto fogliame emersero lentamente uno ad uno quattro piccoli figuri dalle fattezze fanciullesche, il cui corpo però non aveva consistenza umana ma sembrava piuttosto inconsistente e leggero, ed era possibile vedervi attraverso: questo era l'aspetto di un silfo, creature millenarie che un tempo vivevano in pace nei boschi, nutrendosi di animali giusto quanto era necessario per sopravvivere.
Il loro spirito si era corrotto, e la loro fame acuita, in seguito alla sanguinosa guerra che aveva sconvolto le loro terre: a quel tempo nei boschi si erano rifugiata la popolazione che aveva dovuto abbandonare le proprie case, ma anche fuggitivi, feriti e disertori, per cui la "carne" era diventata improvvisamente più abbondante e l'odore del sangue aveva inebriato i sensi dei silfi che da allora avevano iniziato a nutrirsi voracemente di tutto ciò che attraversava quei boschi.
Lestat e il cocchiere, alla vista di quella spettrale apparizione, si chiesero come quattro piccoli bambini che avevano tutta l'apparenza di fantasmi avrebbero potuto affrontare due uomini in carne ed ossa, anche particolarmente vigorosi.
Ma la loro spavalderia venne presto disattesa in quanto i quattro silfi si gettarono su di loro con una foga incredibile e la loro forza era di gran lunga superiore di quanto i due 'uomini vigorosi' si aspettassero, e in men che non si dica furono atterrati e sopraffatti.
La situazione stava per degenerare, Lestat e il cocchiere cercavano di liberarsi con tutte le loro forze ma gli aggressori, sebbene in difetto per statura, erano agili e in maggioranza numerica, e i piccoli denti aguzzi degli affamati esserini sprofondavano ora nella coscia ora sul fianco di quello che di lì a poco sarebbe potuta diventare la loro cena (Luce probabilmente avrebbe fatto da dessert).
Mentre i famelici silfi stavano già pregustando il sapore salato e pungente della carne umana, un'altra creatura dei boschi, altrettanto agile ed agguerrita, piombava alle loro spalle: era una donna vestita di pelli di animale e con le braccia e il collo adorni di braccialetti fatti di piccole ossa ricurve e una grossa collana composta da denti di una discreta dimensione (ottenerli non doveva essere stato facile..).
Brandiva saldamente un piccolo pugnale e le incrostazioni di sangue rappreso su di esso lasciavano intuire che sapesse bene come usarlo.
Legata in due strette code che le tenevano libero il volto dai capelli durante la lotta, la sua chioma rossa squarciò la notte come un tizzone ardente che saetta improvvisamente lontano dal fuoco, quando la donna balzò dal tavolo con uno scatto energico, piombando sopra il primo silfo che le si trovava davanti, il quale ebbe solo il tempo di mollare la presa (in questo caso il ben tornito - mmm appetitoso - braccio del cocchiere) e impiegare tutti gli arti disponibili per difendersi dall'attacco.
La ragazza saltò da un silfo all'altro con una velocità impressionante, atterrandoli tutti senza che avessero il tempo di opporre la minima resistenza: sferrato ad ognuno un poderoso colpo per stordirli, attese il primo dei quattro che le si rifacesse sotto, e non appena uno dei silfi fece per contrattaccarla, piombò sul malcapitato e iniziò con lui una lotta impari dove il "povero" silfo dovette incassare una sonora sconfitta.
Mentre l'agguerrita fanciulla distribuiva ad ognuno la sua dose di batoste, uno dei quattro silfi, non avendo intenzione di rinunciare a una cena così squisita, furtivo, approfittando della confusione, aveva agganciato Lestat che giaceva ancora a terra stordito e mordicchiato, e tentava di trascinarlo al riparo nella fitta boscaglia, dove il cavaliere, impedito dai rami e dal groviglio di rovi, non avrebbe avuto più possibilità di sfuggire alla sua sfortunata sorte.
Luce, che fino a quel momento aveva assistito inerme all'aggressione (effettivamente il tutto si era svolto in pochissimi secondi, l'attacco dei silfi e poi la rossa inferocita, e Luce, abituata alle atmosfere rilassanti e a massicce dosi di camomillo, non aveva riflessi molto scattanti) vedendo Lestat - il suo rapitore! - in seria difficoltà, quasi d'istinto si mosse verso di lui, e senza rendersene conto sferrò al silfo un incredibile destro che lo mandò lungo e disteso a terra, costringendolo a abbandonare la sua cena, che nel frattempo giaceva ancora sbalordita ai piedi della principessa.
I quattro silfi, avendo - di gran lunga - la peggio, se la diedero a gambe disperdendosi nella boscaglia, scomparendo silenziosamente, così come erano apparsi poco prima.
Sola, senza nemmeno fare uso del pugnale, la rossa scatenata aveva messo in fuga i cannibali salvando così le masse adipose dei due uomini, che senza quel provvidenziale intervento avrebbero invece saziato per svariate settimane le creature affamate.
La misteriosa ragazza, dopo essersi ripulita dalle erbacce che le si erano appiccicate addosso e ricomposta accuratamente, sfoderando un sorriso smagliante salutò i presenti, e in particolare il cocchiere.
Rossa scatenata: Da quanto tempo, Aron! Quale misfatto ti porta da queste parti oggi?
Il cocchiere - conosciuto appunto come Aron, diminutivo del nome - si limitò a sorridere a sua volta, distogliendo lo sguardo e arricciando il volto in una smorfia tra il divertito e l'insofferente; evidentemente tra i due doveva esserci, o esserci stata, una certa confidenza.
Aron: Lesta, principessa, questa rossa indemoniata è Rosa. Rosa, lui è ser Lestat, dovreste esservi già "visti" qui nei dintorni; lei è la principessa Luce dei Ciliegi. Il mio misfatto odierno è lei.
Rosa: Non avevo dubbi che frequentassi ancora certe compagnie, ma accompagnarti addirittura ad una principessa, questo è un salto di qualità Aron!
Mentre il cocchiere e la "rossa indemoniata" continuavano nel loro colorito scambio di convenevoli, anche Luce e Lestat si ricomponevano.
Quando la principessa gli passò con lo sguardo basso e un filo di voce, Lestat sussurrò qualcosa a Luce.
A Luce parve di riconoscere tra le parole del cavaliere un "˜grazie", ma non ne fu mai sicura.
***
Il cocchiere e Rosa avevano convenuto che, viste le circostanze, sarebbe stato più sicuro passare la notte altrove, lontano da quella parte dei boschi dove centinaia forse migliaia di silfi non aspettavano altro che il passaggio di un animale che aveva perso il branco o un pellegrino solitario, oppure un trio di viaggiatori stanchi e sprovveduti con cui riempirsi lo stomaco.
Il piccolo gruppo, facendosi strada nel groviglio di rami, si incamminò verso una destinazione ignota, di cui solo Rosa era a conoscenza, ma che a suo dire sarebbe stata sicura.
Dopo un indefinibile lasso di tempo, dopo una indefinibile quantità di rami rovi e cespugli, Rosa disse che erano arrivati.
Varcato un piccolo arco dove improvvisamente era comparso un muro, prima ben nascosto dal fogliame, nella fittissima boscaglia si apriva una macchia di vegetazione più bassa e rada, dove qua e là crescevano anche piccoli gruppi di fiori e delicate piantine dai colori surreali.
Era quello l'unico accesso agli altrimenti inaccessibili territori controllati da Rosa e la sua gente, dove tutto intorno una invisibile schiera di occhi attenti vigilava da ogni albero, impedendo a qualsiasi essere vivente, in fin di vita o già morto, di avvicinarsi alla zona protetta.
Attraversato un fatiscente ponticello che scalvacava un ruscelletto torbido, si apriva quindi una distesa di erba secca, dove in alcuni punti strategici erano posizionate quelle che, se quella doveva essere una gigantesca "casa" all'aperto, potevano essere identificate come le diverse stanze che al componevano: laggiù, all'ombra di un albero basso, un piccolo salottino dove tavolini e sedie erano composti da pietre disposti a cerchio, poco distante delle grosse ceste radunate insieme e affondate in parte nel terreno, del mobilio di fortuna e un enorme scoppiettante fuoco rappresentavano dispensa e cucina.
Intorno al fuoco erano radunate diverse sedute improvvisate, e una di queste era occupata da una graziosa fanciulla dalle luminose ali di farfalla.
In un primo momento Luce pensò si trattasse di Ametista: d'altra parte era l'unica fata con cui la principessa avesse mai avuto a che fare, e la somiglianza le parve eccezionale quando notò che anche la ragazza possedeva una lunga chioma color pervinca e grandi occhi della medesima sfumatura.
Avvicinandosi al focolare, Rosa e la fata si salutarono calorosamente, mentre i tre "ospiti" si distribuivano tutt'attorno per riscaldarsi.
Luce non sapeva spiegarsi il perché, ma lì, seduta accanto al fuoco, circondata da perfetti sconosciuti, donne selvagge e uomini di malaffare, persa chissà dove nel cuore della foresta e vestita di niente, per la prima volta un pensiero le aveva attraversato la mente, aveva avuto la sensazione di essere padrona del proprio destino, sotto il cielo che ormai si colorava del rosa delicato dell'alba.
Ultima modifica di archisim; 1st March 2012 alle 11:49