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  1. #1061
    sim dio L'avatar di Maru1e1a
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    <<Hey Jennyfer, possiamo disturbarti un attimo?>> chiese Mena facendo capolino dalla porta dell’ufficio della psicologa.
    La bionda non era *proprio* entusiasta di vederli, aveva scambiato con loro a stento qualche parola dopo quella famosa sfuriata, e i rapporti erano rimasti freddi.
    Da Ethan e Sid era riuscita ad ottenere “ottimi” risultati: il primo si era semplicemente stancato di rincorrerla per chiarirsi, il secondo aveva finalmente capito l’antifona e da quel giorno l’aveva lasciata in pace, evitandola per i corridoi.
    Era quello che lei voleva….vero?
    <<Certo, entrate…>>



    Alle spalle di Mena, si presentarono anche Edward e Rick, che la salutarono cordiali.
    Fu la donna del trio a parlare:
    <<Senti Jen, volevamo farti le scuse per quello che è successo l’ultima volta…>> cominciò con un mezzo sorriso:
    <<Non ce l’abbiamo con te, lo sai, solo che la situazione ci sta un po’ stressando, e->>
    <<Bambola, la verità è che ci stai rompendo proprio le uova nel paniere, ma ti vogliamo bene lo stesso, eh?>> fece Edward a voce troppo alta, cercando di essere simpatico, peccato che riuscì solo a far infuriare Mena: <<Ed! Che cosa avevamo detto su CHI doveva parlare e CHI doveva stare zitto?>>
    Jen sospirò spazientita, abbassando lo sguardo, poi nel suo campo visivo apparve una tazza di caffè, con un pizzico di latte montato e una manciata di cereali. Rick, e le tue tazze di caffè che spuntavano da chissà dove.
    Sorrise commossa da quel gesto (s’era ricordavo come preferiva quella bevanda), e alzò lo sguardo su quel dolce ragazzo che s’inchinò un poco con la schiena, mimando il gesto di togliersi il cappello.
    <<Oh, vieni qui tu!>> La psicologa s’alzò andandogli incontro, e il ragazzo rispose all’abbraccio.
    <<Come faccio ad essere arrabbiata con te per più di cinque minuti?>>



    <<Ecco, forse ha fatto meglio lui non dicendo nemmeno una parola.>> constatò Mena.
    <<Abbraccino anche a me?>> si sporse Edward con un sorrisone.
    Jen lo guardò con un sorriso ironico, sfidandolo ad abbracciarla.
    <<Ok, messaggio ricevuto.>> fece lui facendosi indietro.
    <<Ci dispiace davvero comunque…ormai sei parte della squadra, no? Capita di litigare…>> disse Mena speranzosa.
    Jen sentì finalmente quella frase: “parte della squadra”…ed un peso enorme le si liberò dalla schiena.
    <<Io…immagino di si. Accetto le scuse. Si, anche le tue Ed…>> rise infine, mentre il biondo s’indicava sorridendo.
    <<Bhe, io non ti abbraccio, non sono fatta per queste dimostrazioni d’affetto, però…vorremmo parlarti sinceramente.>> disse Mena con tono grave.
    Anche Ed ed Rick s’erano fatti seri, e Jen annuì pronta ad ascoltarli.
    <<Dovresti darci una mano a capire che stanno combinando Sid ed Ethan…sono strani.>>
    Jen la fermò subito:
    <<Ah no Mena, mi dispiace…con loro due no, non ancora.>>



    Rick le poggiò una mano sulla spalla, invitandola ad ascoltare il resto, almeno.
    <<Ok, ti ascolto…>> sbuffò la bionda roteando gli occhi.
    <<E’ che siamo preoccupati…c’è qualcosa che non vogliono dirci. Ieri pomeriggio, ecco, loro…si sono presentati in ufficio con un occhio nero a testa, e diverse ferite…>>
    La cosa fece preoccupare Jennyfer, che però cercò di rimanere impassibile.
    <<E non vi hanno detto cosa è successo?>>
    <<Ethan ha blaterato qualcosa su una lite da bar, che tipo Sid ha guardato la ragazza sbagliata, o cavolate del genere.>>
    Indurendo i lineamenti, Jen non capì il problema: <<E allora? Mistero risolto!>>
    <<Non proprio…>> s’intromise Edward: <<Quando gli ho chiesto dove fosse successo, hanno nominato il bar dove ero stato anch’io la sera prima…e non c’era stata nessuna lite, te l’assicuro, o mi ci sarei infilato!>>
    <<Ma se sapete che vi stanno mentendo, perché non ne parlate con loro?>>



    <<Perché gliel’ho detto, che c’ero anch’io…si sono innervositi, Sid ci ha detto di stare “tranquilli”, e se ne sono andati.>>
    <<Ci siamo sempre detti tutto…e il fatto che vogliono nasconderci qualcosa vuol dire che stanno facendo qualche cacchiata>> terminò Mena preoccupata.
    La guardarono infine in silenzio, in attesa….dopo un minuto scarso, realizzò cosa volevano:
    <<Oh no! Nononononononono……io con quei due non ci parlo!>>
    Rick le si parò di fronte, facendole il viso da cucciolo (che gli riusciva pure bene, tra l’altro), e Mena parlò:
    <<Sei una buona amica di Ethan, e con Sid…bhe, non puoi negare che sai come tenergli testa, ecco. Falli parlare, che ci rendano partecipi, non ci siamo mai tirati indietro, abbiamo sempre fatto tutto assieme. Devono fidarsi di noi!>>
    Le parole di Mena erano sincere. Si sentiva quanto tenesse alla sua squadra, e il fatto che l’avesse inclusa in quel nucleo significava davvero molto.
    Jen si grattò il collo, pensierosa: alla fine era sempre la stessa storia, non riusciva a non offrire il proprio aiuto, e probabilmente loro lo sapevano fin troppo bene.
    Almeno significava che avevano imparato a conoscerla.
    <<Ok, va bene…MA>> alzò leggermente la voce, per bloccare Edward che già stava saltando nella sua direzione: <<…parlerò con Ethan, se proprio devo scegliere!>>
    Mena sospirò di sollievo, mentre Jen non era riuscita a svincolarsi dall’abbraccio stritolatore di Ed.



    Rick fece alla collega il segno dell’ok, e quest’ultima sperò con tutte le sue forze che Jen venisse a capo di qualsiasi cosa quei due incoscienti stessero combinando.
    Dopo che gli altri furono andati via, Jen pensò se non era il caso di parlare direttamente ad entrambi…peccato che il solo pensiero di riaffrontare Sid a carte scoperte le faceva tremare le gambe.
    Maledetto imbecille, ma chi diavolo era per farla stare in quel modo? E tanto per rendere ancora più ridicola la faccenda, il suddetto imbecille le mancava pure!

    ...


    La musica a palla, assordante e invasiva, le fece storcere il naso, ma pensò comunque che era da tempo che alla Corte non si vedevano tanti vampiri riuniti tutti nello stesso posto, con altrettanti donatori (rigorosamente fidati), che vagavano per la sala tra i tavoli.
    Sembravano tutti divertirsi, ed era sicura di aver visto Nitty correre a destra e manca ad inseguire un topo…la festa s’era avviata liscia come l’olio.
    Se fosse dipeso solo da lei, quella sera sarebbe rimasta chiusa nel suo laboratorio, ad accarezzarsi la piccola vita che cresceva in lei ed organizzare gli spazi per il futuro cambiamento imminente, ma Ares aveva insistito perché fosse presente, e si recò verso il solito ufficio.
    Attraversando la sala, furono in molti a salutarla rispettosamente da lontano, nessuno osò avvicinarla e lei godè della propria reputazione che continuava a salire. Dietro quella di Ares, ovvio, ma non poteva chiedere di meglio che essere temuta e lasciata tranquilla.
    Entrò nell’ufficio del Moro, che non era solo.



    Altre tre persone (umani) si voltarono verso di lei, e a giudicare dai loro visi, sapevano già chi fosse.
    <<Oh bene, eccola qui.>> fece Ares che evidentemente si stava sforzando per essere affabile.
    Un umano in particolare l’aveva osservata entrare con attento interesse, quello che solo da un maschio si poteva ricevere.
    La vampira gli passò davanti, guardandolo dritto negli occhi, stuzzicandolo un po’, per poi andarsi a sedere sul bracciolo della poltrona dove si trovava Ares, che le poggiò una mano lunga la coscia, mentre rideva divertito dello scambio di sguardi tra i due.
    <<Vi presento la mente che c’è dietro la mia sala da poker. Cloe, ho il piacere di presentarti Don Carter e…soci.>>
    I tre uomini chinarono leggermente il capo nella direzione di Cloe, che rispose con un ghigno.
    <<Gentili a farci visita>> disse la rossa rivolta agli “ospiti”.



    Quello grasso al centro era Don Carter, doveva essere il boss malavitoso che l’altro giorno s’era ritrovato con un contabile in meno.
    <<Abbiamo pensato di venire ad ammirare di persona quei gioiellini>> disse l’uomo riferendosi ai tavoli da poker che erano nell’altra sala: <<Sono un lavoro di meccanica eccellente…come funzionano?>> domandò con finta gentilezza.
    <<Danno le carte>> fece semplicemente Ares, non esponendosi troppo e facendo capire al boss che non doveva prenderlo per stupido.
    <<Ah! Tutto qui? E voi cosa mi dite, signorina, sono solo questo quei robot? Danno…le carte?>>
    <<Cosa vi aspettavate?>> chiese Cloe facendo spallucce. Se sperava di poter fare leva su di lei, quell’uomo doveva essere davvero ingenuo: <<Volete dire che siete venuto fin qui, solo per dei robot che sganciano carte?>> lo schernì lei.
    <<O forse sono qui per parlare “dell’altro” giochino sotto banco…>> sogghignò l’uomo, gustandosi le facce sorprese del duo: <<Non te l’aspettavi Ares? Quando un affare va bene, è difficile tenerlo nascosto per troppo tempo.>>



    Il Moro assottigliò gli occhi:
    <<Non penso proprio che voi vogliate immischiarvi in quel giro d’affari>> sibilò, facendo riferimento allo spaccio di sangue.
    <<Io invece dico che sarebbe una buona opportunità per entrambi.>> fece l’uomo audace: <<E’ da tempo che volevi allargare il tuo giro, no?>>
    <<Certo, quello del salone da poker>> grugnì il vampiro infastidito
    <<Uhm, nuovi investimenti…non si sa mai dove vanno a parare, se finiranno in passivo…, invece un’attività ben avviata come la vostra! Fuori Bridgeport la richiesta sale, potreste guadagnare il quadruplo se allargaste il giro…con il nostro aiuto, s’intende! Siamo persone…generose!>>
    Cloe sentì Ares irrigidirsi, e gli poggiò una mano sul torace:
    <<Grazie, ma…no.>> fece lei calma
    <<Fatemi capire…con chi devo parlare, qui?>> disse l’uomo tentando di creare discrepanze nel duo: <<Prendi tu le decisioni, dolcezza?>>
    In un attimo Cloe fu al lato di uno dei due scagnozzi, quello che a differenza dell’altro non l’aveva degnata nemmeno di uno sguardo, e gli spezzò il collo in tronco, voltandoglielo a novanta gradi.



    L’uomo cascò a terra inerme, e l’altro tirapiedi estrasse la pistola (inutile, in quel contesto) tremando.
    Don Carter rimase fermo sulla sedia, simulando calma, ma non si era accorto che il suo viso smascherava terrore.
    La vampira camminò sensuale fino alla poltrona, abbassandosi con la schiena fino alla sua stessa altezza:
    <<Chiamami “dolcezza” un’altra volta, e potresti rimanere solo-soletto. Uscire da qui sarà un bel problema.>>
    Cloe sapeva che non poteva toccarlo, ma nessuno avrebbe pianto per quelle due guardie del corpo.
    Quando il boss si voltò verso Ares, spaventato, quest’ultimo fece spallucce, con menefreghismo:
    <<Che posso dire, la mia signora è un tantinello nervosa ultimamente.>>
    L’umano arricciò le labbra, cominciando ad impanicarsi:
    <<Ares, ascoltami: non stiamo parlando di briciole, lo sai quanto ti entrerebbe in tasca? Andiamo, con te non vale nemmeno la frase “tanti soldi da non riuscire a spenderli in una vita intera!”>> ridacchiò nervoso.
    <<Quel mercato resta chiuso. Fine della questione.>> disse Ares in tono definitivo.
    <<Allora, per quei robot, potrem->>
    <<Sai cosa? Meglio di no, in fondo….”nuovi investimenti…non si sa mai dove vanno a parare, se finiranno in passivo…”>> ghignò il Moro.



    L’uomo s’alzò nervoso e sudato…improvvisamente aveva una grande fretta d’andarsene.
    <<Uhmf! Come immaginavo! Con voi è impossibile fare affari, vi trovate bene solo tra voi e quei pazzi che si fanno ciucciare via il sangue. Meglio così. Rupert, andiamo via.>>
    Nella fretta d’andarsene, si trovò Cloe davanti, e fece istintivamente un passo terrorizzato all’indietro, rischiando di inciampare.
    Se ne andarono di filata, col sottofondo della risata di Ares.
    <<Molto bravo.>> fece Cloe con un sorriso furbo, rivolta al Moro.
    S’era aspettata una carneficina, visto lo scarso auto-controllo del vampiro, invece se n’era stato ben saldo sulla sedia, lasciando che fosse lei a dare l’ “avvertimento”.

  2. #1062
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    <<Se non c’è altro…>> soffiò lei con gesto d’andarsene, ma lui la fermò con la voce:
    <<Cloe?>> la richiamò serio.
    La vampira si limitò a voltarsi: lo vide alzarsi e raggiungere il lato opposto del tavolo, appoggiandovisi con i fianchi.
    <<Sai pensavo…potrei invitarti a cena…>> sussurrò serio.



    Cloe sbattè le palpebre un paio di volte…ma che stava dicendo?
    <<Massì…>> fece ancora lui con un tono gelido: <<Fermati qui a a cena con me, offro io…>> sogghignò indicando col capo il cadavere al quale lei aveva spezzato il collo.
    Cloe s’irrigidì all’istante:
    <<Non ho fame.>>
    In un attimo, Ares fu alla porta, bloccandola con un braccio e sovrastando la rossa con la sua altezza.
    <<Insisto.>> soffiò il vampiro tra i canini.
    Cloe ebbe il tremendo presentimento che Ares avesse captato qualcosa.
    <<Ho mangiato stamat->>
    <<Solo un assaggino…apri le danze per me.>> la interruppe lui minaccioso.



    Lei sbruffò, tentando di simulare non-chalance. Si avvicinò al cadavere ancora caldo, e lo fissò per svariati secondi. Sentì Ares avvicinarsi dall’altra parte del corpo, e fu li che prese coraggio per accovacciarsi a terra.
    Lo raccolse piano, ma non riuscì ad avvicinarsi subito con le labbra al collo. Sentì il disgusto farsi prepotente nella sua bocca.
    Ares s’accovacciò anch’egli.
    <<Facciamo le schizzinose, o cosa?>> sorrise malefico.
    <<Ha un pessimo odore.>> mentì lei, dopodiché vi affondò i canini, succhiando con forza e tentando di mascherare il ribrezzo.
    Dovette beccare con precisione una vena grossa, perché il sangue le schizzò sul viso e sul collo, macchiandole anche i vestiti.
    Ares la osservò bere, mentalmente sollevato. Aveva notato che era da diversi giorni che non si nutriva, e la ragione poteva essere una sola…se stava diventando una Coscienziosa, se stava recuperando l’anima, avrebbe dovuto sbarazzarsi di lei, e la cosa gli avrebbe procurato non pochi problemi.



    Doveva assicurarsi che continuasse a nutrirsi e che non si mettesse strane idee in testa.
    Cloe bevve almeno tre sorsate sostanziose, per non destare nessun sospetto, poi alzò il viso su quello di Ares e deglutì con sfida, ricacciando indietro anche la sensazione di vomito.
    <<Gradito?>> chiese lui inarcando le sopracciglia, e lei si limitò ad annuire poco convinta: si stava sentendo male.
    Il vampiro le issò il mento con due dita, costringendola a guardalo di nuovo.
    <<Pensa un po’ ad un vampiro che non beve sangue…sarebbe davvero il colmo, non trovi? Anzi, credo sarebbe un vampiro…inutile.>> concluse intimidatorio.
    <<Fa pure con calma>> le sorrise infine in maniera finta, e se ne andò lasciandola sola.
    Cloe scostò violentemente il cadavere, ribollendo di rabbia, e le mani sporche di sangue andarono sul suo ventre.
    Di cosa si sarebbe dovuto nutrire suo figlio? Di sangue?

    Si rese conto che non lo sapeva. E si rese conto anche che il suo unico pensiero per tutto il tempo in cui Ares aveva cominciato ad insistere, era stato che punendola, avrebbe potuto far del male a lui.
    Ora doveva stare attenta per due.
    Quello fu l’ultimo pensiero prima di vomitare.

    ...


    Jen suonò il campanello per la terza volta. Sapeva che era in casa, aveva la macchina parcheggiata davanti il cancello d’entrata.
    Batté la punta del piede destro ritmicamente a terra, impaziente: già stava facendo quel “favore” agli altri contro voglia, quell’idiota doveva pure farla aspettare?



    <<Arrivo-arrivo, dannazione, un attimo!>>
    Ma che maleducato, pensò la bionda…aveva pure il coraggio d’arrabbiarsi?
    Quando però Ethan aprì la porta di scatto, Jen non riuscì a trattenere una faccia spaventata, nonostante gli altri l’avessero avvisata.
    <<Jen? Che ci fai qui?>> fece lui con la chiara espressione di chi si aspettava di vedere chiunque, tranne che lei.
    <<Io…io devo parlare con te, è urgente.>>
    <<Ah, ora vuoi parlare? Senti, non è per niente un buon momento…>> biascicò lui nel gesto di richiudere la porta.
    Ah no, e che credeva, di poterle sbattere la porta in faccia? A lei?
    Jen si lanciò di peso sulla porta, e s’infilò al centro della soglia: <<Ethan, ti ho detto che è urgente, non fare il bambino!>>



    <<Jen, credimi, non è affatto un buon momento!>>
    Fu in quell’istante che la ragazza, guardando all’interno, vide cos’era sparso sul pavimento: bottiglie vuote, cibo, e spazzatura varia.
    Vedendo che aveva già notato il casino, Ethan s’arrese a farla entrare, sbuffando.
    <<Ma che diavolo è successo qui?>> domandò Jen a bocca aperta.
    <<Ehm…niente, diciamo una festicciola privata…la cosa che devi dirmi è veloce?>>
    <<No, affatto, dobbiamo parlare.>> fece lei richiamando tutto il suo tono da maestrina bacchettona.
    Ethan si massaggiò gli occhi: doveva averlo svegliato dopo una lunga nottata, capì lei.
    <<Va bene, ho capito. Mi metto qualcosa addosso e scendiamo al bar. Aspettami qui.>>
    Rimasta sola, Jen si guardò attorno sconsolata, sperando che tutte quelle bottiglie non le fosse fatte fuori da solo.
    Aprì la finestra, e si sedette su di una poltrona, aspettando, finchè qualcosa non la fece sussultare di paura.
    Un mugugno che la fece immediatamente pensare ad un animale….veniva da sotto le coperte sul divano a fianco!
    Un secondo mugugno la fece alzare, guardinga, finchè un ciuffetto verde non sbucò fuori.



    <<Sid?>> fece tra se e se, ricordandosi improvvisamente che quei due dividevano casa. Oh, merda.
    Ma non stava dormendo a casa dei genitori per via del fratello minore?
    Completamente nel mondo dei sogni, il ragazzo si voltò verso l’esterno, facendo scivolare la coperta dal proprio viso…e anche li Jen potè denotare, c’era un pasticcio di lividi e ferite che faceva concorrenza ad Ethan.
    Si risedette cercando di non far rumore, dandosi poi della stupida: se non l’avevano svegliato il campanello o le sue urla nell’entrare, probabilmente manco un cannone ci sarebbe riuscito in quel momento.
    Almeno ora aveva la certezza che quelle bottiglie se l’erano per lo meno divise…magra consolazione.
    Ethan scese, con la faccia leggermente più sveglia:
    <<Andiamo al bar, ti offro un caffè, qui…non ne abbiamo.>>
    <<Si, certo>> fece Jen sollevata di andarsene da li.

    Fatte le ordinazioni, Jen cercò mentalmente le parole giuste per capire da dove cominciare…dovevano innanzitutto chiarirsi.



    Ethan si massaggiava delicatamente il gonfiore sul sopracciglio sinistro, e parlò per primo:
    <<Allora, hai interrotto la guerra fredda con me?>>
    <<Forse ho esagerato a punirti in quel modo Ethan, ma credimi, mi hai molto deluso: da te non me l’aspettavo.>> fece dura.
    <<Ah si? Io invece non mi aspettavo una tale immaturità da parte tua, sono abituato a risolvere i problemi parlando con le persone, non fingendo che non esistano.>> rispose lui a tono, continuando a massaggiarsi il livido.
    I caffè vennero serviti.
    <<Bhe, adesso stiamo parlando mi pare, e vorrei farti capire che non mi hai solo fatto arrabbiare, ma mi hai umiliata: hai preferito appoggiare Sid e tenermi nascosto quello che stava facendo, quando avresti potuto evitare di farmi fare la figura della stupida!>>



    <<Punto primo: Sid è molto più amico mio di quanto lo sia tu, e non fare quella faccia offesa, lo sai benissimo!>>
    <<Bhe, io non faccio differenze in amicizia!>> s’indignò lei punta sul vivo.
    <<Balle! E non credo una donna possa capire cosa significa essere “fratelli”. Condividi con qualcuno l’esperienza di pisciare assieme all’aperto dietro un monumento dopo una nottata passata a bere, e vieni a raccontarmelo.>>
    <<Psicologia maschile eh? Preferisco non entrarci.>> disse Jen leggermente schifata….non era la prima volta che sentiva un maschio fare un discorso del genere, e lei proprio non ne afferrava il senso.
    <<Punto secondo: non ti avrò detto ciò che Sid aveva in mente, ma sappi che non ho spifferato niente sulle cose che mi hai raccontato tu, su Sean e tutto il resto…su questo sono stato una tomba.>>
    <<Bhe, mi pare il minimo!>> sbottò lei a bocca aperta.



    <<Comunque sia non l’ho fatto, e per concludere, mi pare d’essere stato giusto. Detto ciò…>> Ethan sospirò pesantemente: <<…mi spiace che tu ci sia stata male.>>
    Jennyfer prese a giocherellare con le dita sulla circonferenza della tazza che le era stata servita:
    <<Sai come potresti farti perdonare?>> domandò furba.
    <<Farmi…perdonare? Mi sembra d’averti dato delle ottime spiegazioni.>>
    <<Si, ma…devi ripagarmi in qualche modo, o pensi che basti questo caffè, nel quale credo stia galleggiando una mosca morta…?>> fece lei aguzzando la vista schifata.
    <<Ah già…cosa dovevi dirmi?>>
    <<Che ho parlato con Mena.>>
    Ethan chiuse gli occhi e sospirò pesantemente, cercando di non arrabbiarsi, avendo già capito dove stava andando a parare.

  3. #1063
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    Jen allungò una mano sulla sua: <<Dimmi cosa è successo, e dimmi la verità.>>
    Il ragazzo sghignazzò, guardandosi attorno.
    <<Io non credo che tu voglia saperlo…e a dirla tutta, se Sid sa che te l’ho detto, mi uccide.>>



    <<Allora a maggior ragione ritengo di doverlo sapere.>>
    Ethan le scostò la mano, cauto: <<Va bene, facciamo che voglio dimostrarti che ci tengo alla nostra amicizia, quindi ti darò prova che mi fido di te e te lo dirò, ma tu devi promettermi…>>
    <<…che non dovrò fare nulla, giusto?>> terminò lei al suo posto.
    <<Esatto. Bhe, per cominciare ho un prototipo d’antidoto…>> disse lui riferendosi al farmaco al quale stava lavorando per curare il vampirismo.
    <<Oddio Ethan, è fantastico!>> espirò Jen con un largo sorriso.
    <<Sisi, ma calmati, è solo un prototipo, e non so nemmeno se funziona. Diciamo che va….testato.>>
    <<Oh, cavoli…siete andati a cercare un vampiro?>> squittì Jen, tentando di non farsi sentire a voce troppo alta nel bar.



    Il ghigno di Ethan fu ironico: <<Certo, come no, basta prenderne uno e dire “Hey amico! Ho trovato un sedativo che ti permetterà di non vivere più per l’eternità, niente più super velocità, niente più super agilità, altre super cavolate o un corpo perfetto! Che ne dici, vuoi provarlo?”….si, avrebbe potuto funzionare, come ho fatto a non pensarci?>> terminò sardonico.
    Lo sguardo di rimprovero di Jen lo invitò a continuare.
    <<Bhe, Sid…ha avuto quest’idea, e a me pareva tutto sommato buona…e siamo andati al..ehm…covo di quei cosi, la…quelli con l’anima ancora->>
    <<I Coscienziosi? Siete andati da quelli? Ma siete completamente deficienti???>> sibilò Jennyfer tra i denti, che ebbe una gran voglia di prenderlo a borsettate e farglielo lei, un altro occhio nero!
    << Vi hanno ridotto loro così, quindi? Quello è un buco ripieno di pazzoidi, non ci si può ragionare…>> continuò con gli occhi sgranati, mentre Ethan l’ascoltava spazientito.



    <<Ce ne siamo accorti…ovviamente di tutto ciò i cacciatori di vampiri non sanno nulla. Comunque ora abbiamo imparato la lezione, va bene? Adesso, possiamo non parlarne più?>> sbuffò sfinito, insofferente a quella ramanzina che sapeva già sarebbe arrivata.
    <<Va bene, vi coprirò anche con gli altri…>> mugugnò Jen cupa: <<Oggi non fate più cacchiate, e quando tornerete a lavoro, ne parleremo assieme, va bene?>>
    <<Si, come ti pare.>> sospirò Ethan, spingendo via il caffè.
    Quando mezz’ora dopo si salutarono, all’uscita del bar, Jen lo osservò andare con aria triste:



    “Mi dispiace Ethan, ma questa volta dovrò essere io a tradirti.” Pensò amaramente.
    Avrebbe infranto la promessa sul non fare niente, e (purtroppo) sapeva anche come.

    ...


    La dottoressa Clarke uscì dalla sala parto, si tolse i guanti e si lavò le mani. La seguirono due specializzandi che le fecero nuovamente i complimenti.



    Quel parto si era presentato davvero ostico, ma dopo diciotto ore di travaglio, un’altra donna aveva potuto stringere il proprio bambino tra le braccia. Il piccolo aveva deciso di voltarsi all’ultimo secondo, ed erano dovuti intervenire col cesareo prima che fosse troppo tardi.
    La freddezza nell’agire della dottoressa aveva, come sempre, stupito tutti.
    Dopo aver conferito con il marito della paziente, la donna si recò nel proprio ufficio.
    Sprofondò nella propria poltrona, godendo di quei minuti di silenzio: aveva ancora nelle orecchie le urla strazianti della donna.
    <<Ancora un successo, Emily!>> esclamò il caporeparto dell’ala maternità, facendo capolino dalla porta.
    <<Grazie Charles…>> sussurrò lei stanca sorridendo.



    A breve sarebbero cominciate le visite di routine, e fece chiamare un’altra specializzanda chiedendole d’essere gentile e portale un the.
    Accese il computer per controllare la scaletta del resto della giornata e le mail.
    Il telefono squillò: sua figlia.
    <<Pronto?>>
    <<Mamma, sono io! Allora, ci hai pensato per la mia vacanza?>>
    Emily chiuse gli occhi: sua figlia era appena maggiorenne, e non se la sentiva di lasciarla andare fino ad Abu Simbel con gli amici, era troppo lontano! Sperava optassero più per una gita in montagna, o al mare a Riverview, ma addirittura in Egitto! Se fosse successo qualcosa a sua figlia, come avrebbe potuto raggiungerla in tempo? Non esisteva proprio!
    <<Tesoro, non ho detto che ci avrei pensato! La mia risposta rimane sempre no.>>



    <<Ecco lo sapevo, con te è sempre no! Sono grande ormai!>>
    La ragazzina partì con una superfilippica che la madre conosceva ormai a memoria, tanto da anticipare mentalmente ogni cosa che la figlia le diceva. Solo l’ultima frase non se l’era aspettata:
    <<Tanto papà mi ha dato il permesso, quindi io ci vado!>>
    <<Tuo padre ha fatto cosa?>> trasalì la dottoressa.
    Ecco, avrebbe dovuto litigare di nuovo con il suo ex marito.

    Lo chiamò furiosa:
    <<Ray, cos’è questa storia che nostra figlia ha avuto il tuo permesso per partire per l’Egitto? Ma sei impazzito?>>



    <<Emily, per favore, sta calma.>> le rispose l’avvocato, che dall’altra parte dell’apparecchio telefonico, era sommerso di scartoffie, e poco incline a litigare con la ex moglie.
    <<Controllerò tutto l’itinerario di viaggio e parlerò io stesso con l’agenzia, saranno in perenne compagnia di una guida specializzata della zona!>>
    Emily non volle sentire ragioni, guida specializzata un corno! E se era un poco di buono? E se avesse venduto i ragazzi ad un mercato di schiavi? E se fosse caduto un meteorite proprio su Abu Simbel?
    Il marito alzò gli occhi al cielo, spazientito, e come al solito, finirono per attaccarsi il telefono in faccia, dopo che lei (per l’ennesima volta) gli aveva rinfacciato di voler accontentare sua figlia solo per “comprarsi il suo affetto”.

    Emily tremava per la rabbia: il the ormai era diventato freddo ed era ora di cominciare il giro di visite prima di ricevere altri pazienti.
    Reindossò il camice ed uscì come una furia, sbattendo involontariamente contro una passante.
    <<Oh, mi scusi, l’ho fatta male?>> domandò la dottoressa preoccupata.



    <<No…>> rispose a voce bassa la donna dagli occhiali scuri che aveva colpito.

    Verso ora di pranzo, la dottoressa Clarke camminava a grandi falcate nel parcheggio dell’ospedale, nuovamente a telefono con la figlia.
    Nervosa, la donna tentava di mantenere con scarso equilibrio documenti, cellulare, borsa e contemporaneamente cercare le chiavi in quest’ultima.
    <<Non mi interessa cosa dice tuo padre! Rose, ti ho detto che ne riparliamo a casa! Vedi di farti trovare li, o le vacanze le vedrai solo dopo la laurea, intesi?>> sbraitò alla figlia spazientita.



    Le cadde il mazzo di chiavi della macchina, e nel chinarsi tutti i documenti le sfuggirono dalla stretta e si sparpagliarono sul suolo.
    La donna osservò affranta il disastro, mentre dall’altra parte del telefono le arrivavano ancora dritti al cervello tutti i piagnistei della figlia.
    Emily sentì forte il bisogno di scappare e prendersi degli ANNI lontano da tutto e tutti.
    <<Rose, per favore, cerca di capirmi!>> esclamò la dottoressa con voce rauca.

  4. #1064
    sim dio L'avatar di Maru1e1a
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    <<Devo essere sempre io capirti?>> le urlò la figlia piangendo: <<Devo capire che non posso vedere papà quando voglio, devo capire che “una brava figlia” deve studiare almeno otto ore al giorno, devo capire che il sabato sera->>
    Improvvisamente, la voce di sua figlia sparì.





    ...


    Jennyfer camminò spedita per i corridoi sotterranei, strapieni di uffici vuoti.
    Era li però che tenevano ciò che le interessava, e ci era stata diverse volte.
    Stavolta non doveva tenere nessuna seduta, ma fare qualcosa di molto più pericoloso.
    Era la volta buona per provare se era in grado effettivamente di fare ciò per cui aveva lavorato.
    Si fermò con gambe tremanti di fronte ad una delle capsule più lontane, di quelle alle quali non ci si fa praticamente mai “visita”.



    Aveva provato a parlare con quel fantasma si e no quattro volte, ed era sempre stato un fiasco.
    [Edward Teach, “Barbanera” (1680 circa – 1718)] recitava il cartellino informativo.
    Inspirò profondamente, con un pizzico di paura, e premette il pulsante per risvegliarlo.
    Le luci all’interno della capsula divennero più chiare, e in breve, il fantasma aprì gli occhi: la guardò sprezzante, con un ghigno lussurioso di chi sapeva già chi aveva davanti.
    <<Yohoho! Guarda chi è tornata a molestarmi, “dottoressa”!>>
    <<Ciao Teach.>>



    <<Per te è: “Signor Capitano”, biondastra. Allora…oggi non usciamo a fare il giretto? Oh, non mi dirai che ti sei spaventata l’ultima volta, gattina…>>sibilò tra i denti, mentre la lingua ogni tanto fuoriusciva con movimenti lascivi.
    Jen gli sorrise furba: l’ultima volta che aveva provato a farlo ragionare, per poco non l’aveva catturata e bruciata viva. Era riuscita a fermalo mantenendo costante il contatto sensoriale con la sua anima, costringendolo a fermarsi, ma aveva rischiato grosso. Quella volta non sarebbe dovuto succedere.
    <<No, “signor capitano”…però ho riflettuto molto. E voglio fare un accordo con te.>>
    <<Un accordo? Con una donna? Per la barba di Achab, tu devi considerarmi pazzo!>> rise il fantasma in maniera sguaiata.
    <<Sarai un pazzo, ma io so cosa vuoi>> disse Jen appoggiandosi al vetro e fissandolo negli occhi, stabilendo un primo contatto: <<Tu vuoi essere libero, e casualmente proprio io posso far si che questo accada, SE farai come ti dico.>>



    Lui rispose al suo sguardo, senza abbandonare quel ghigno irriverente: <<Ahoy! Liberarmi? Tu sai sempre come convincermi, gattina!>> disse ironico, già consapevole che non avrebbe potuto agire di propria iniziativa, ma sarebbe dovuto sottostare alla volontà di quella strega dei suoi stivali: <<E in che cosa può esserti utile, questo vecchio capitano, sentiamo!>>
    <<Diciamo che devi accompagnarmi a fare una passeggiata…>>

    Dieci minuti più tardi, Jen camminava per le vie di Bridgeport con a fianco nientepopodimeno che il vecchio Barbanera, resosi invisibile al resto della popolazione.
    <<Quindi andiamo a fare visita ad una specie di casa di cura per succhia-sangue? Per mille spingarde, che razza di strega sei per avere a che fare con tutte questa bella gente?>>
    <<Non sono una strega…>> arrossì Jennyfer guardandosi intorno ogni tre secondi, sperando che nessuno la notasse a parlare apparentemente da sola.



    <<Ahrrrrr, massì, fattucchiera, sensitiva, chiromante, che importa! Siete tutte streghe per me!>> rise il pirata mimando un paio di fendenti.
    <<Sono un’ Empatica, tutto qui. Posso sentire i vostri pensieri e le vostre sensazioni, per questo faccio la psicologa per voi fantasmi, per aiutarvi ad accettare le vostre vite passate e poter trapassare…..e gradirei che la smettessi di immaginarmi nuda.>> terminò lei guardandolo male.
    <<Puah! Non sto immaginando proprio niente, posso già vedere attraverso i vestiti!>>
    Jennyfer arrossì di ferocia, cercando di non pensarci.
    Dopo alcuni momenti di silenzio, Barbanera tornò a parlarle:
    <<Quindi se io adesso tentassi di sparire…>>
    <<…non ci riusciresti, ti tengo mentalmente legato a me. Non puoi fare nulla che io non voglia. Però puoi provarci, l’altra volta stavi per sopraffarmi…>> lo sfidò lei, ma lui si limitò a ghignare di nuovo, per poi cambiare argomento:
    <<Tutto questo solo per quel ragazzetto? Voi donne siete veramente ingenue.>>
    <<Qua-quale ragazzetto?>> arrossì immediatamente la psicologa.



    Teach sghignazzò, voltandosi verso di lei, furbo.
    Jennyfer indurì la mascella: era più scaltro di quello che sembrava….aveva capito che il collegamento non era univoco.
    <<Sto solo lavorando per il bene delle scienza, non lo faccio per nessun ragazzo!>>
    Il pirata rise di gusto: << Ahrrrrr , tu ci credi davvero la mattina, alle cavolate che ti racconti allo specchio?>>
    Era ufficiale: non lo sopportava più!
    Arrivati alla fermata del pullman, gli domandò:
    <<Dobbiamo salire su di un mezzo pubblico, puoi farlo senza combinare casini?>>
    <<E che problema c’è, temi per quegli stupidi umani? Ci sarà la loro “eroina” a fermarmi, in caso, no?>> ridacchiò, continuando a vagare con gli occhi sul suo corpo.
    <<Ti ho detto di smetterla!>> fece lei ad alta voce, arrossendo subito dopo nel notare che un paio di persone la stavano guardando come una pazzoide, le stesse persone che non poterono sentire Barbanera sganasciarsi dalla risate.



    Arrivati davanti alla Cava, Jen fece un lungo respiro…doveva mantenere la calma, o non ne sarebbe uscita viva.
    Entrò piano, accusando fin da subito l’aria umida che le penetrava nelle ossa.
    Non si vedeva ad un palmo di naso, accidenti…
    <<C’è…nessuno?>>
    <<Che ti aspetti bellezza, il comitato di benvenuto?>> fece Teach sorpassandola.



    Camminarono per un po’, finchè non trovarono il primo….”essere”…che non appena vide Jen strabuzzò gli occhi, tremando.
    La ragazza fece appello a tutto il suo coraggio, traendo forza anche dalla sicurezza del pirata:
    <<Hey ciao…non vogliamo farti del male, posso parlarti?>>
    Il vampiro tremo più forte, impallidendo, se possibile, ancora di più:
    <<N-n-n-no…va via. Via.>> balbettò incerto, con strani movimenti nervosi delle mani.



    <<Voglio solo…>> il vampiro si alzò con un scatto e scappò urlando: <<….aiutarti.>> terminò Jen senza che potesse più sentirla.
    Il pirata roteò gli occhi al cielo, e la ragazza lo fulminò con lo sguardo:
    <<Che diavolo ti aspettavi? Hanno ancora un’anima, non vorrebbero mangiare gli esseri umani ma ne sentono l’istinto…soffrono terribilmente, e la cosa li porta spesso alla pazzia. Non dovresti deriderli…>>
    <<Tuoni e fulmini, non vorrei mai urtare la loro sensibilità!>> fece ironico il fantasma, prendendola in giro.

  5. #1065
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    Fu dopo altri dieci minuti di camminata, senz’altri incontri, che il duo si trovò improvvisamente accerchiato.
    Occhi che brillavano nell’oscurità osservavano Jennyfer, alcuni spaventati, altri famelici, e ad altri ancora solo ostili.
    <<Allora c’era davvero il comitato di benvenuto!>> ridacchiò Barbanera, che era ancora a loro invisibile.
    Avanzò un vampiro dai capelli arruffati, ostile:
    <<Fine della passeggiata, carina! Che diavolo vuoi, qui non ti vogliamo!>>



    <<No-no, non la vogliamo, mandala via Jake!!>> urlò una vampira nascosta dietro un altro.

    Jen sentì la gola secca, e le gambe terribilmente piantate al suolo per la paura:
    <<Io….devo solo parlarvi…>>
    <<No, tu devi solo andartene.>> esclamò quello che doveva chiamarsi Jake. Sembrava leggermente più sano degli altri, e Jen notò che in effetti c’erano alcuni con sguardi fermi e decisi, come lui. Non erano tutti matti.

    Distratta ad osservarli, non s’era accorta però di un vampiro che l’aveva adocchiata con avidità dal primo momento in cui era arrivata. Prese una rincorsa verso di lei, urlando, e Jen ebbe solo il tempo di pararsi il viso con le braccia…ma non le accadde nulla.
    Il pirata s’era palesato davanti a tutti loro, lanciando una sfera di fuoco dritta sul petto del vampiro.



    Agonizzante sul suolo, il vampiro prese a contorcersi per spegnere le fiamme, mentre tutti gli altri cominciarono a soffiare tra i canini, rivolti a Barbanera.
    <<La signora non si tocca.>> esclamò lapidario, rivolto a tutti loro, dopodiché aggiunse:
    <<E vi conviene ascoltarla…..è giusto “un consiglio”.>>

    Jen rivide lo sguardo di Jake su di se.
    <<Di quello che devi dire e vattene, allora.>>
    Jen cercò di far tornare il proprio respiro regolare…che paura che s’era presa!
    <<Io so in che situazione orribile vi trovate.>> cominciò sforzandosi d’avere una voce ferma:
    <<Ma sono qui per offrirvi un aiuto…una soluzione. Abbiamo studiato un siero, che può far involvere la cellula che vi ha trasformato in vampiri.>>
    La ragazza tremò vedendoli agitarsi, e Barbanera le si fece più vicino.



    <<Ho bisogno…di un volontario…qualcuno che provi->>
    <<Basta, SMETTILA!>> urlò Jake esasperato.
    <<Siamo stanchi di tutti voi che volete solo sfruttarci e tenerci segregati qui dentro! I cacciatori di vampiri ci catturano per condurre esperimenti sul nostro sangue e poi ci uccidono! Ci hai preso per stupidi?>>
    Altri vampiri urlarono, incitando Jake e facendogli eco.
    <<Ma io voglio->>
    <<Non ci interessa quello che vuoi! Portati via il tuo amico e non tornare mai più!>> urlò Jake fuori di se: il fantasma lo stava mettendo pericolosamente in agitazione, a non solo a lui.
    Jen era bloccata dalla paura e dall’indecisione…poteva ancora insistere, o non era più il caso?
    Quando sembrò cedere e voltarsi per andare via, una voce proruppe nella cacofonia di urla e strepiti.
    <<Aspetta!>>
    Jen si voltò, e davanti a lei si parò una ragazzina. Dall’aspetto esteriore, dimostrava a stento quattordici anni.



    <<Si?>> fece Jen speranzosa.
    La ragazzina si contorse le mani: <<Hai detto che hai un siero…>> balbettò incerta.
    << Kaylee, lasciala perdere!>> le urlò Jake.
    La ragazzina si strinse nella spalle, accusando l’urlo che le era stato lanciato:
    <<Jake, a me non sembra una cacciatrice! Lascia che io vada, io…non voglio più essere così!>>
    Jake la osservò rimanendo nella sua postazione lontana.
    <<Fa come credi, va pure a farti ammazzare!>>
    Jen non potè credere alle sue orecchie….ce l’aveva fatta? La vampira le si avvicinò ancora, e stranamente, senza farle alcuna paura:
    <<Allora, mi curerai?>> le domandò smarrita.



    <<Posso provarci.>> le sorrise Jen, sentendo subito simpatia per lei.

    ...


    La dottoressa Clarke sentì un’enorme cerchio alla testa, mentre gli occhi, nel tentativo di aprirli, furono accecati dalla luminosità. Tentò di issarsi sulla schiena, e sentì una gran male alle ossa…dov’era finita?



    Si voltò su di un fianco, e attese che gli occhi si abituassero alla luce. Sentì terra nel proprio respiro e tossì con foga.
    Quando riuscì a mettersi a sedere, realizzò di trovarsi in una specie di grotta…una grotta adibita a un laboratorio?
    Si stropicciò gli occhi, maledicendo quelle mani sicuramente sporchissime.
    Fu il rumore di passi meccanici a farle rizzare la schiena di paura:
    la dottoressa strillò per il terrore, scalciando all’indietro.



    Nel farlo, una scarpa volò proprio sulla testa di CP1, che non fece nemmeno una piega. Non sapendo che altro fare (quel…quel….”coso” avanzava verso di lei!) Emily si sfilò l’altra scarpa e si alzò mentre indietreggiava ancora, ma ben presto dovette fare i conti con la parete della piccola grotta, che le sbarrava l’avanzata all’indietro.
    <<Stammi lontano…ammasso di ferraglia!! Sciò!>> urlò sventolando a mo’ di spada la scarpa.
    L’umanoide si fermò, inclinando la testa di lato:
    [Sciò? Scio? Sciò! ScioScioScioScioScioScioScioScioScio] CP1 cominciò a ripeterlo all’infinito, inclinando la testa alternatamente a destra e sinistra.
    Emily si tappò le orecchie, cercando disperata con lo sguardo una via d’uscita.
    Fu allora che vide a bocca aperta il muro scostarsi e lasciar passare una donna, che avanzava spingendo una cassa. Prima che la dottoressa potesse urlarle di far smettere quel robot, la donna misteriosa gli si era già avvicinata a grandi falcate, tastandogli qualcosa dietro la schiena.



    L’umanoide sembrò calmarsi, e tornò al tavolo di chimica a trafficare con delle boccette.
    Emily sembrò ricordarsi solo in quel momento di respirare: la rossa le aveva nuovamente dato le spalle, non prestandole alcuna attenzione.
    Era stata rapita, ovviamente, ma non ne comprendeva il motivo: non era una donna particolarmente ricca, né importante…chiunque l’avesse presa, che motivo poteva avere?
    A parte il suo ex marito, era in buoni rapporti con tutti i suoi conoscenti, e il suo stesso ex non era certo un poco di buono!
    Espirò con forza, tentando di raccogliere un minimo di coraggio e decidendo di mostrarsi combattiva.
    <<Tu chi sei? Perché sono stata rapita, e quanto tempo avete intenzione di tenermi qui dentro?>>



    La sconosciuta non diede alcun segno d’averlo udita, sollevando delle buste della spesa dalla scatola con cui era entrata e posizionarle all’interno di un mini-bar.
    La dottoressa s’innervosì, in cerca di un minimo di contatto umano:
    <<Hey, sto parlando con te!>> precisò avvicinandosi, ma quando quella si voltò nella sua direzione, osservandola con aria annoiata quasi, Emily si raggelò.
    <<Oddio no, no….ti prego no.>> indietreggiò con occhi umidi sbattendo nuovamente la schiena sulla parete, tremando di paura.
    Una vampira.
    Era stata rapita da una vampira….era la fine. Non aveva via di scampo.



    Non voleva morire, non era pronta…pensò a sua figlia e al suo ex marito….aveva paura ed era sola.
    Singhiozzò non riuscendo a capire perché non la uccidesse direttamente, sarebbe stato meglio che soffrire in quel modo nell’attesa!
    Tremava di terrore ad ogni spostamento della rossa, pensando che ogni suo gesto potesse corrispondere al suo ultimo secondo di vita, invece ogni volta la sorpassava senza degnarla di uno sguardo, occupata a svuotare ancora quella cassa, a quanto pare piena di cibarie.
    <<Smettila di frignare, già non ti sopporto più>> grugnì Cloe senza guardala.
    La sua voce le fece avere degli spasmi nervosi su tutto il corpo, che tutto sommato durarono poco, e sembrarono subito dopo darle un minimo di self-control.

  6. #1066
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    Con occhi strabuzzati, si fissò ad osservare di nuovo il muro (che a quel punto doveva essere l’unica via d’entrata/uscita) spostarsi di nuovo, far uscire la vampira, e riaprirsi per farla nuovamente passare.
    Fu li che realizzò che qualcosa non tornava…quella situazione non era normale.
    Che se ne faceva una vampira di cibo? Per chi era allora tutta quella roba? Per…lei?
    Voleva forse tenerla in vita? E perché?
    <<Ho sete.>> si ritrovò a sussurrare senza pensarci troppo.
    Cloe si voltò indifferente nella sua direzione:
    <<E allora? Hai visto dove ti ho messo la roba, no?>>



    Emily corse al piccolo frigo, lo aprì e trovò la borraccia, bevendo avidamente. Diede uno sguardo all’interno del contenitore, e notò una grossa quantità di cibi in scatola e piatti pronti.
    Non si era sbagliata, aveva davvero intenzione di tenerla in vita!
    Bevve ancora.
    Vide la vampira appoggiata con i fianchi al tavolo di chimica, che la osservava senza nessuna apparente emozione, ma le face comunque venire i brividi…perché ora le dava attenzione, ed era una cosa nuova.
    <<Aspetto un bambino>> disse la sconosciuta.



    La dottoressa ripetè quella frase nella propria testa diverse volte….un bambino?
    Ma non era possibile!
    <<Come…?>> domandò confusa. Sentì di nuovo dei giramenti di testa.
    La vide roteare gli occhi al cielo:
    <<Riesci a capire quello ti sto dicendo? Sono incinta, lascia perdere quello che credi di sapere, questo è quanto.>>
    Qualcosa, nei pensieri di Emily, cominciava a farsi spazio…l’aveva rapita per…non poteva essere, era uno scherzo!
    <<Resterai qui per assistermi, immaginano capirai che la situazione è…..diciamo “delicata”.>> soffiò Cloe gelida.
    <<Ma io, non so…>> balbettò l’umana preoccupata: assisterla? E per quanto tempo?
    E dopo, cosa ne sarebbe stato di lei?
    <<Io non…non so cosa dire! Non sapevo nemmeno che un vampiro potesse rigenerarsi, tu dovresti essere->>
    <<Morta?>> ghignò Cloe: <<Ah, ma lo sono infatti! Questo creerà “qualche problemino”, lo immagini, ma sei qui per questo!>>



    <<Ma non so cosa fare! Io…io non so niente! Non posso aiutarti…>>
    <<Sei una ginecologa.>> asserì Cloe minacciosa, facendola andare ancora di più nel panico: quella vampira non voleva sentire la ragione!
    <<Ho bisogno di attrezzature, di farti degli esami, non si può….>> “Tu non puoi avere figli!” avrebbe voluto urlarle.
    <<Ti costruirò tutto quello di cui hai bisogno.>> semplificò Cloe, come se non vedesse in tutto quel dramma alcun tipo di difficoltà.
    Emily stava sudando freddo:
    <<Non puoi tenermi qui!>> le urlò fuorì di se dal panico: <<Ho una figlia a casa! Dici di aspettare un bambino, allora puoi capirmi, non posso lasciarla da sola! Fammi tornare da lei, te ne prego!>>
    <<Questo è un tuo problema.>> le risposte tombale.



    La dottoressa sentì di nuovo le lacrime che le rigavano il viso…
    <<Io non….non ho visto niente! Non so dove ci troviamo o come ci si arrivi qui! Legami, coprimi gli occhi, e lasciami da qualche parte! Non dirò nulla a nessuno, te lo giuro!>> la pregò piangendo.
    <<Ok, ora basta!>> le urlò Cloe, spazientita, facendola tacere all’istante:
    <<Ascoltami bene, sei qui e ti tengo in vita, ma non pensare nemmeno un momento di essermi indispensabile! Sei solo la prima ginecologa che ho incrociato nel reparto maternità, posso disfarmi di te in qualsiasi momento e trovarmene un’altra. Ti è chiaro il concetto?>> le sibilò a denti stretti, lasciandole “ammirare” i canini in bella vista.
    La dottoressa scoppiò a piangere, inerme.
    Senza prestare attenzione se la stava ascoltando o meno, Cloe le diede velocemente un paio di lezioni di sopravvivenza:



    <<In quel secchio puoi provvedere ai tuoi bisogni fisiologici, e in quel bustone c’è della paglia e un paio di lenzuola, ammonticchiali come preferisci per dormire. Questo robot si chiama “CP1”, e rimarrà sempre con te, se dovesse varcare la soglia qualche altro vampiro che non sono io, provvederà a metterlo ko con un concentrato d’aglio. Inutile dirti che non c’è modo perché tu possa uscire qui, e ti consiglio di non provarci, a meno che tu non voglia morire. All’esterno di questo laboratorio c’è un intero nugolo di vampiri che ti mangerebbe senza problemi, e l’unico motivo per cui non avvertono il tuo odore è perché ti trovi qui in mezzo egli effluvi dei miei composti chimici. Spero sia tutto chiaro, ora vedi di dormire, perché da stasera si comincia.>>
    La dottoressa aveva continuato a piangere senza sosta, singhiozzando a tratti.
    Cloe sbuffò senza alcuna traccia di comprensione. Si recò all’uscita del laboratorio segreto, e mentre il muro si apriva per lasciarla passare, si voltò nuovamente verso l’umana:
    <<A proposito, il mio nome è Cloe.>>



    ...


    Sid ed Ethan entrarono nell’ufficio della squadra, non trovandovi nessuno.
    <<Ma dove sono finiti tutti?>> si domandò Sid.
    Proprio in quel momento, Ethan ricevette un messaggio da Mena:
    <<Venite nei sotterranei, ufficio C4>> lesse ad alta voce:



    <<Che staranno facendo la sotto?>> domandò il ragazzo, sapendo che quella parte della Base era ormai quasi abbandonata, e usata come ripostiglio di roba inutile.
    Sid fece spallucce, ed insieme si avviarono sul luogo dell’appuntamento.

    Trovarono Edward fuori dall’ufficio, ad aspettarli:
    <<Ragazzi correte, non crederete ai vostri occhi!>> urlò loro sventolando un braccio ed entrando di corsa.

    I due allungarono il passo, e quello che videro…



    Dovettero in effetti stropicciarsi gli occhi un paio di volte, prima di accettare la realtà di ciò che avevano davanti.
    <<Oh.Santo.Plumbob.>> scandì Ethan incredulo, avanzando al centro della stanza.
    Tutti si voltarono, compresa la vampira che osservò i nuovi arrivati con timore.
    Jen si alzò voltandosi nella loro direzione:
    <<Ragazzi, lei è Kaylee, ha detto di essere disposta a provare il siero.>> pronunciò con un gran sorriso.
    Ethan aveva gli occhi sbarrati, fissando prima Kaylee e poi Jen, poi di nuovo l’una e l’altra.
    <<Tu hai…>> cominciò assottigliando gli occhi.
    <<…fatto il contrario di quello che mi avevi detto. Lo so. Scusa.>> fece lei avvicinandoglisi.



    <<E’ una coscienziosa?>> le disse lui più a bassa voce, avendola vicina.
    <<Si, è una di loro…è perfettamente capace d’intendere di volere, inoltre…lo so che è strano, ma è davvero una dolcissima ragazzina…>>
    <<Rimane un vampira>> soppesò lui cauto.
    <<Lo so, però…siate gentili con lei. Vuole solo tornare umana.>>
    <<Ma come hai…?>>
    <<Oh, bhe….diciamo che mi ha aiutato un amico…>>


    <<Grazie per quello che hai fatto, Teach.>>
    <<Vuoi morire bruciata, per caso, chiamandomi ancora così? Corpo di mille balene! Adesso posso andare, di grazia?>>



    Jen gli sorrise.
    <<Sai benissimo che ora puoi farlo, perché me lo chiedi?>>
    Il pirata sbruffò, guardando l’orizzonte.
    <<Puoi rimanere qui, se vuoi…>> provò a dirgli lei, cauta.
    <<Rimanere qui? Yahrrrrrr! Mi hai preso per un’idiota? Perché dovrei farlo?>>

  7. #1067
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    <<Bhe, perché mi hai aiutato, perché abbiamo una buona connessione, e perché non hai forzato la mano per tentare di liberarti da me, nonostante sapevi che forse ci saresti anche potuto riuscire…>> azzardò la bionda, ormai era inutile nasconderlo.
    Il pirata esplose in una fragorosa risata.



    <<Massì, mi sono goduto solo un po’ il tuo bel panorama! Adesso però decido io che rotta prendere!>>
    <<Si, te l’avevo promesso, quindi…non ti fermerò, se vuoi davvero andartene.>>
    <<Ahahahahha, per chi mi hai preso, per uno dei tuoi schiavetti? Sei solo una povera ingenua….a mai più rivederci, biondastra!>> urlò Barbanera prima di sparire in una nuvola di fumo.
    <<Addio….Teach>> sorrise lei parlando al vento, consapevole che era già lontano.


    Forse la parte in cui aveva lasciato fuggire uno dei fantasmi più pericolosi che avevano catturato era meglio che non venissero mai a saperla.
    Ethan avanzò, dirigendosi verso Kaylee.
    Jen si ritrovò sola al centro della stanza, e a pochi passi da lei, ancora fermo all’entrata, Sid.



    I loro sguardi s’incrociarono, ed entrambi sostennero quello dell’altro.
    La ragazza gli si avvicinò:
    <<Allora è….tutta vostra.>>
    <<Nh-nh.>> mugugnò Sid, spostando il proprio sguardo sulla vampira.
    Jen ci rimase male, dandosi della stupida per aver fantasticato su un po’ di gratitudine da parte sua.
    Era stanca anche lei di tutta quella guerra fredda, se n’era resa conto chiarendosi con Ethan e aveva davvero sperato che la faccenda di Kaylee potesse essere un’opportunità per riavvicinarsi.
    Il fatto di non riuscire a stare lontano da Sid le fece rendere conto di quanto fosse debole…o di quanto era diventato importante per lei.



    Delusa per lo sguardo e l’attenzione di lui concentrate altrove, blaterò che sarebbe andata a fare una doccia veloce, e che sarebbe tornata più tardi.

    Tutta la squadra circondava Kaylee, parlandole e spiegandole cosa c’era da fare.
    L’apparente ragazzina (aveva appena spiegato ad Ethan di avere in realtà 94 anni!) si stava pian piano abituando a loro.
    <<Allora, signorina, benvenuta in squadra, io mi chiamo Sid!>> fece il caposquadra con un occhiolino, e tendendogli la mano.



    Lei ricambiò il gesto, imbarazzata dall’ennesima nuova conoscenza. Non doveva esserci abituata, più che altro erano tutti umani li dentro tranne lei.
    <<Oh, cos’è quell’aria triste? Jennyfer mi hai detto che sei una tipa tosta!>> mentì lui affabile: <<Forza, fammi vedere un grande sorriso, le ragazze che hanno il musone non mi piacciono, diventano brutte! Ethan, è vero che il siero non funziona sulle ragazze brutte?>>
    L’amico gli tenne corda, sorridendo appena:
    <<Oh si, verissimo>>
    Kaylee rise piano, e tutti non poterono non pensare che era la dolcezza fatta persona.
    <<Io non…non rido spesso.>> tentò di giustificarsi lei.
    <<Sta tranquilla, Sid è il miglior buffone che abbiamo in città, ci penserà lui!>> fece Mena, e tutti risero.
    Gli altri salutarono e tornarono in ufficio, ed Ethan si aggiunse a loro per prendere il necessario per le prime analisi.



    <<Jennyfer quando torna?>> chiese Kaylee ansiosa.
    <<Perché, io non ti vado bene?>> fece Sid fintamente offeso, facendola sorridere di nuovo.
    <<E’ stata gentile con me…solo che nel trambusto non…non l’ho ancora ringraziata, sai?>> disse lei timidamente.
    Sid ammutolitì.
    Appena cinque minuti dopo Ethan fu di ritorno, e Sid li lasciò soli dicendo che aveva da fare qualcosa di davvero urgente.
    Corse fino agli spogliatoi femminili della base, dove entrò tranquillamente nonostante il divieto al suo sesso di varcare quella soglia.
    Ovviamente ne risentirono le sue orecchie, per le urla di tutte le donne che erano li dentro a cambiarsi e scappavano a coprirsi urlandogli di andarsene.



    <<Scusate signore, scusate! Meravigliose! Me ne vado subito eh!>> rise lui con irriverenza mentre camminava di lato verso le docce (ok, in realtà quegli spogliatoi li conosceva benissimo).
    Entrò prima che una trousse piena di cosmetici lo prendesse in pieno.
    <<Jen? Sei qui dentro?>> urlò verso l’unica doccia in funzione.
    <<Sid?!?!>> squittì la ragazza incredula. Ma aveva battuto la testa, che cavolo ci faceva li?



    <<Oh, perfetto, devo dirti una cosa!>>
    <<Sid, ma ti pare il momento? Esci subito fuori!>> urlò furente Jennyfer, coprendosi istintivamente le nudità, nonostante lui non potesse comunque vederla.
    <<Volevo solo ringraziarti, tutto qui!>>
    <<Si-si, va bene, ADESSO VATTENE!>>
    Sid rise sollevato: che bello sentirla di nuovo arrabbiata con lui!
    <<No, io intendo…GRAZIE sul serio. Per tutto, in generale. Grazie.>> disse con tono serio.



    Jen non disse nulla per qualche secondo, evidentemente aveva compreso il peso di quello che le stava dicendo.
    Quando parlò era più calma, ma comunque infastidita per quell’imbarazzante situazione:
    <<Va bene Sid, non c’è di che. Ora potresti uscire?>>
    Il ragazzò inspirò prendendo coraggio…ormai aveva fatto trenta, poteva fare trentuno e ingoiare un po’ d’orgoglio:
    <<E scusami anche per quello che ho detto l’altra volta, io…ammetto d'aver esagerato. Mi dispiace e ti prometto che d'ora in poi giocherò pulito.>>
    Jen sentì distintamente il proprio cuore fare una capriola…in un solo pomeriggio aveva ottenuto da Sid quello che non era riuscita ad avere in due anni!
    <<Va bene, senti…è tutto a posto, ok? Vuoi andartene adesso?>>
    <<Ok…>> ridacchiò lui camminando verso la porta, ma si fermò un secondo sulla soglia, rivoltandosi:



    <<Sei sicura che non hai bisogno d’aiuto, tipo insaponarti la schiena, o…>>
    <<SID, VA FUORI!!!>>
    Il ragazzo rise ancora, ed uscì correndo, col sottofondo delle urla femminili che volevano linciarlo.
    Jen riprese a respirare nel momento in cui fu chiusa la porta.
    Scostò le tendine per verificare che se ne fosse effettivamente andato (con Vicious non si stava mai tranquilli), poi alzò il naso all’insù con fare snob: <<Stupido!>> sentenziò, nonostante avesse voglia di fare i salti di gioia, ma non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a se stessa.

  8. #1068
    sim dio L'avatar di Maru1e1a
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    Emily visionò i risultati dell’analizzatore che Cloe le aveva fornito.
    Non ci poteva credere, ma in due mesi il feto aveva dato parametri più che stabili, con ogni probabilità di crescere senza problemi!
    <<Cloe, credo che dovresti cominciare a mangiare qualcosa.>>



    <<Mangiare? E a cosa servirebbe?>> chiese la Nostra.
    Emily s’inumidì le labbra. Aveva la schiena a pezzi e meno di dieci minuti di sonno, quindi parlò piano e cercò di essere il più gentile possibile:
    <<Bhe…il bambino. Deve mangiare, immagino. Il corpo per formarsi…>>cominciò incerta, ma si bloccò.
    E se quel feto avesse bisogno di crescere in altro modo? “Cosa” era, quel feto? E se gli fosse bastato nutrirsi di sangue attraverso la madre?
    Cloe interruppe i suoi pensieri:
    <<Se pensi che sia necessario, lo faccio. Ma non mangio da due anni e mezzo, non ho idea di come il mio corpo possa reagire.>>



    <<Immagino che nel tuo corpo, il cibo marcisca…ma il bambino potrebbe comunque assorbire la sua parte.>> La ginecologa chiuse gli occhi, sforzandosi di pensare nonostante la mancanza d’energie: doveva capire alcune cose.
    <<Cloe, non voglio farmi gli affari tuoi…>> cominciò sperando di non farla arrabbiare: <<Ma questo bambino è…umano? O c’è almeno la possibilità che lo sia, insomma…suo padre…?>>
    Cloe sbuffò:
    <<E’ un vampiro.>> asserì tombale.
    Non aveva alcun senso, si diceva Emily…eppure i risultati delle ecografie erano li, davanti ai suoi occhi!
    <<Tu cosa stai prendendo adesso? A parte il….sangue per te, ecco.>> domandò.
    Cloe non ebbe da pensarci molto:
    <<Integratori che ho studiato per me, più altri generi di ormoni>>
    <<Capisco….bhe, devi mangiare. Non so cos’altro dire, per ora. Dobbiamo seguire la sua crescita e reagire di conseguenza in base a come avverrà>>



    Emily aveva voglia di prendersi a schiaffi: quella gravidanza sembrava la più usuale che avesse mai visto!

    Quella sera, mentre Cloe mangiucchiava senza alcuna voglia una mela (la carne l’aveva mangiata senza problemi, ma non vi aveva trovato alcun piacere nel gusto), Emily si sforzava di stare tranquilla.
    Parlare con Cloe, stabilire un contatto con lei, sembrava rassicurarla di più di quando c’era solo silenzio.
    Era come se quando la vampira non parlava, fosse più pericolosa, o perlomeno la dottoressa aveva quella impressione:
    <<Cosa farai dopo?>>
    <<Dopo cosa?>> chiese la Nostra annoiata da tutte quelle discussioni



    <<Dopo la sua nascita…lo terrai qui?>>
    La vampira la guardò come se d’un tratto avesse realizzato che la sua interlocutrice fosse una stupida:
    <<E dove dovrei tenerlo, scusa? Questa è casa mia.>> sibilò quasi offesa.
    <<Senza suo padre?>>
    Cloe assottigliò gli occhi. Troppe domande. Lanciò la mela di lato, e si stese per terra…
    ”Se ne hai bisogno, mangia piccolo mio, mangia.”
    <<Io sono divorziata.>> balbettò Emily.
    Cloe si alzò a sedere: <<Mi hai preso per una tua amica, Emily?>>
    La donna s’irrigidì, abbassando il capo.
    <<Scusami era per…parlare.>>
    Cloe sbuffò nervosa, e tornò supina.
    Sentì l’umana raccogliere le scatolette e il resto, e buttare tutto in una pattumiera.
    <<Spero di riuscire a rivedere mia figlia un giorno…>> sospirò con gli occhi umidi.



    <<E’ una cara ragazza, ma temo che per paura di viziarla, io sia stata troppo intransigente. Le manca suo padre…le manca SEMPRE suo padre. Io non esisto, e mi da la colpa per la sua assenza. Se fossi stata meno egoista…>>
    Cloe si alzò di scatto:
    <<Forse hai scambiato questa cena per una sorta d’incontro di confidenze, ma non me ne frega nulla della tua patetica vita. Sta zitta.>> le soffiò tra i canini: <<…e vedi di dormire.>>
    Riaprì il muro d’entrata, e sentì Emily supplicarla:
    <<No ti prego, scusami. Non parlo più, ti prego…non lasciarmi da sola! Cloe!>>
    Il muro si richiuse alle spalle della Nostra.
    Si stese sul suo giaciglio, accarezzandosi il ventre.



    “Le manca suo padre…le manca SEMPRE suo padre. Io non esisto, e mi da la colpa per la sua assenza. Se fossi stata meno egoista…”
    Le si formò una stupida fantasia nella testa: lei e Liam, insieme, che tenevano il loro bambino in braccio, in una casa tutta loro…sentì un forte dolore al livello di quel cuore che non avrebbe dovuto sentire nulla.



    Tentò di ripetersi tutte le frasi che in quei mesi avevano evitato di farla impazzire di gelosia.
    Liam l’aveva umiliata, l’aveva utilizzata come valvola di sfogo: la vecchia Cloe non avrebbe mai permesso a nessuno di trattarla in quel modo, quindi non meritava quel bambino.
    “Sei mio….sei solo della mamma…” sussurrò al suo ventre.
    “Se fossi stata meno egoista…”
    Strizzò gli occhi, confusa, e un dubbio improvvisamente l’assalì:


    SCELTA A

    Dire a Liam del bambino




    Probabilmente non servirà a nulla…ma Liam rimane pur sempre suo padre, ha il diritto di saperlo!
    Può essere l’unica REALE possibilità di Cloe di poterlo legare a sé, per sempre, e non dovervi rinunciare mai più!


    SCELTA B

    Non dire a Liam del bambino




    Liam sta per sposarsi e partire lontano. Quel bambino non è altro ciò che lei ha deciso di prendersi da lui, e lo proteggerà anche da suo padre, se necessario! E poi inutile prendersi in giro…Liam non vorrebbe saperne nulla…giusto?

    Termine per le Votazioni:
    26/12/14

  9. #1069
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    Bene, eccoci qui.
    Niente scherzi, niente stupidaggini, niente mega papielli.

    Non ho aggiornato più da tempo immemore (è passato più di un anno, giusto?) perchè non mi andava.
    Purtroppo a volte capita.

    Però-però-però....alla fine si torna sui propri passi, alla fine vecchi lettori tornano alla carica (e VI AMO), alla fine io stessa sento la mancanza di questo progettino, che non sarà un capolavoro, ma rimane comunque la prima vera storia che io abbia mai scritto.

    Per questo motivo in secundis, ma in primis per CHI HA LETTO la mia LoD, mi sono sempre ripromessa che prima o poi l'avrei ripresa in mano. Un minimo di rispetto per chi ha speso tempo, il proprio tempo, dietro una mia creazione.

    Vi dico fin da subito che non ricapiterà più che dovrete attendere così tanto. Aggiornerò una volta al mese, fino a che non sarà finita (mancano tre capitoli), e vi assicuro che sono già avanti con il lavoro...MOLTO avanti con il lavoro.

    Spero che non ci siano stati problemi (anche se dubito fortemente) nel ricordare vicende/personaggi, ma in caso contrario vi prego, non esitate a chiedermi delucidazioni e soprattutto a farmi notare errori o qualsiasi cosa non vi quadri.

    Niente...come dissi quando pubblicai il primo capitolo di Cloe, andrò avanti anche con un lettore solo, perchè una storia la si scrive prima di tutto per l'atto vanesio di vederla "su carta" (in questo caso pubblicata sul forum), quindi...a chi andrà di leggerla, grazie...

    Per chi ha commentato il mio diario negli ultimi tempi e non ha MAI ricevuto risposta:
    Vi ringrazio dal profondo del cuore, mi spiace molto non aver risposto, ma ammetto d'averlo fatto apposta...sono messaggi che ho visto secoli dopo, e non mi pareva carino riuppare il mio diario che ormai da tanto era già in fondo alla sezione. Grazie mille però per le vostre splendide parole!

    Scusate per la "serietà" del post ma...ho un poco di magone, scusatemi...ammetto che non mi sembra vero d'aver aggiornato di nuovo ^^"

  10. #1070
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    Re: [LoD] Decisioni da prendere - Cap. 2.4 - In The End

    Oddio mi viene da piangere :'D E batto Sere sul tempo del commento muhahahahahah Tutto bellissimo Maru, i tuo ritorno, Sid, il come si stanno mettendo le cose con Jen, Sid, la gravidanza di Cloe, Sid... ho già detto Sid? :'D Ommioddio e ora cosa scelgoH Le foto sono stupende :'D La caratterizzazione di Sid è davvero il capolavoro di questa Lod, in questo capitolo lo hai ben dimostrato! Irriverente e stronzo ma bho, con quel qualcosa di umano che lo rende irresistibile :'D Sei troppo severa con te stessa, per me è uno dei più bei diari di tutta la sezione da quando è stata creata :'D E ora.. che scelgo U_U Devo scegliere quella sbagliata U_U Perchè sì, non solo non ho dimenticato i tuoi personaggi, ma nemmeno la tua targhettaH

 

 

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