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  1. #301
    L'avatar di mary24781
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    Re: Sentieri di vita 2

    Mo son guai per le gemelline XD Accidenti maria si è fatta beccare... il suo piano fallirà certamente, ormai Martino ha capito tutto U_U Chissà cosa riserva per le fanciulle

  2. #302

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    Re: Sentieri di vita 2

    Il mio uomo è crudele....

  3. #303

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    Re: Sentieri di vita 2

    Complotti
    44


    Niente uscite per un mese, ne musica, ne esperimenti, niente cellulare, niente tv ne radio e niente Maria.

    Dopo le ore di lezione sarebbero rimaste in classe sotto il controllo severo della dirigente che Martino conosceva visto che era stata la sua insegnante. Dopo di che sarebbero state prelevate da Javier ed avrebbero aspettato l'arrivo di Martino.
    Non poteva licenziare Maria per l'unico motivo che curava Peonia e la casa, ma non poteva permettere alla donna di metterli le gemelle contro.
    Avevano accettato la punizione è aveva avuto l'aiuto di Maura che le avrebbe sfinite tra lezioni di yoga e stepper.
    “Papa, bagno” sussurrò Peonia indicando il mare.

    “No, fa freddo” Martino accenno un sorriso ed accarezzo la bambina.
    Si era preso una giornata libera per lasciarsi alle spalle i pensieri e lo stress accumulati, aveva preso Peonia di prima mattina e si erano diretti alla spiaggia solechiaro dove anni prima si era sposato con Jody.
    Peonia accenno un sorriso timido e ritorno a giocare con il suo pupazzo,

    Martino la guardava senza staccarle per un'attimo gli occhi di dosso.


    Per colpa mia Anastasia e quasi finita morta, era destinata a diventare lucciola sarebbe stato solo un peso molto doloroso sulla mia coscienza, ma Peonia, non posso permettere che le succeda qualcosa.
    Morirei, eppure non riesco a starle accanto come vorrei, un giorno si domanderà a cosa sarà servita tanta protezione se non le ho mai dato una minima attenzione.

    Mi sono chiuso nel mio dolore come anni prima, stavolta per trovare Jody e non mia madre.

    Poi Anastasia avevo incontrato un qualcosa di proibito, lei che non potrò mai avere in nessun modo, lei che mi manca ancora nonostante so che sta bene. È stato troppo doloroso vederla soffrire, vedere Jacopo che le metteva le mani addosso,

    aveva avuto il suo trauma ed io non solo ho risvegliato il suo dolore ma ne ho aggiunto anche altro.
    Non potrà mai perdonarmi, ma lei per un'attimo è stata l'adolescenza che non ho avuto, la protezione che mio padre doveva offrirmi, l'amore che lui doveva darmi avevo cercato di regalarlo a lei che non lo aveva mai avuto, sto negando un'infanzia felice a Peonia che più che sicuramente mi odierà verso i dieci anni, apprenderà verso i quattordici che la madre è morta dalla classica frase di un'estranea.

    Non so come proteggerti piccola mia, ti amo ne ho avuto la certezza quando mi ritrovai davanti Lamu con una pistola.
    ne ebbi la certezza quando tu stavi affogando

    ma soprattutto quel giorno mentre tu dormivi.
    Una lacrima amara di nostalgia solcò il mio viso, perché non potevo dedicarmi a te, perché non ne ho le forze, perché mai nessuno mi ha accudito e dato sicurezza.
    Non so come fermare questo circolo vizioso di dolore e morte che mi perseguita ormai da anni, un giorno uscirai, ti divertirai con i soldi di tante persone che io a mente lucida e con una vena sadica ho ucciso.
    Ma come potrei dirti tutto e far crollare il tuo mondo? Come reagirai a tale notizia? L'uomo sbaglia amore mio, certi sbagli si possono riparare, altri invece rimangono impressi nella storia e nella memoria di chi realmente le ha vissute. Ed in questo caso sono irreparabili, come la mia vita.

    Martino scosse il capo e guardò il bagnasciuga, sulla spiaggia deserta una coppietta amoreggiava tranquilla, sorrise a quel gesto di tenerezza dei due innamorati.
    A differenza di tante coppie lui non aveva mai sognato di stare con Anastasia ad amoreggiare, forse qualche bacio ma.. amoreggiare su una spiaggia, no! Martino non aveva mai avuto pensieri cosi romantici, l'unica cosa che forse aveva fatto di romantico per lei era stato portarla in Francia per dirle addio.

    “Cosa vuoi?” chiese Lamu di mala voglia alla donna.

    Erin era riuscita a trovare la donna in Francia, voleva una vendetta per quello che era successo, ma stavolta la sua preda non sarebbe stato Martino.
    “Voglio vendicarmi” disse sistemandosi sulla sedia, negli occhi aveva una luce di speranza.

    “Io dovrei aiutare te a vendicarti di mio nipote?” chiese sospirando il fumo della sigaretta.
    “Hai tentato di uccidere la madre.. tutti lo sanno” disse con timore.
    Lamu la guardò si toccò il mento per pensare.
    “Cosa hai intenzione di fare?” chiese in modo malizioso.
    Quella notte, in quella stanza, due donne avare di cui una ferita per amore avrebbero distrutto la vita di Martino, a meno che una delle due non avrebbe avuto altri piani.

    “A cosa pensa?” chiese Maria mentre cucinava,

    Martino continuò a leggere il suo giornale senza dare ascolto,

    ogni tanto muoveva gli occhi solo per controllare che Peonia non si avvicinasse al camino acceso.

    “Tra poco Peonia compirà tre anni” l'avviso Martino.
    Guardò la bambina e il senso di colpa per averla lasciata sola lo torturava ancora.

    “Organizzo una festa?” chiese speranzosa Maria.
    “No” rispose secco.
    Le giornate per l'uomo scorrevano lente e tristi. Di nuovo per l'ennesima volta aveva perso la via per la felicità e stavolta la persona che amava stava a pochi metri da lui, viva ed era questo che gli importava.
    “Sa qualche volta magari potrebbe uscire” propose Maria.
    Martino abbasso il giornale e la guardò torvo.
    “Ho imparato la lezione, non farò più uscire le ragazze senza il suo permesso” cercò di essere credibile.
    Martino accenno un sorriso e continuò la sua lettura.
    “Tra poco Chrystel uscirà dalla clinica, cosi lei avrà di nuovo la sua vita” spiegò triste.
    Ormai le gemelle erano come figlie per lui ed ogni volta che la sorella glie le portava via era sempre triste, sentiva che una parte di lui volava via con loro.
    “Non c'è niente che possa farvi sorridere?” chiese Maria sedendosi a sorseggiare una tisana e porgendo il caffè a Martino, che scosse il capo e ripose il giornale sul tavolo.

    “Come fa a sopportare tutto? Insomma è qui da pochi mesi, va d'accordo con Peonia, aiuta le gemelline, tiene in ordine la casa e cura un orto e in tutto questo trova il tempo per uscire” chiese in modo retorico.

    Come se la donna potesse dare una risposta alla sua sofferenza.
    “Io sono stata adottata, so chi sono i miei genitori. Lo saputo all'età di quattordici anni, due persone ricche sfondate che anno fatto adulterio hai rispettivi compagni, sono nata io e sono stata abbandonata. Da quel momento ho deciso che io sarei stata indipendente, non posso fermarmi nemmeno per un minuto, non posso perché da quel giorno ho sempre evitato quel pensiero. Il primo momento che starei ferma, il primo giorno che la mia mente starebbe libera quel pensiero e quell'amore che non ho mai avuto mi colpirebbe e sarebbe troppo per me” rispose sincera.

    “Perché non è mai andata da loro?” chiese Martino.
    “Per fare cosa? Lei è anziana, lui mi ha intestato una casa.. cosa dovrei dirli? Grazie per avermi abbandonato a due vecchi decrepiti? Di cui uno morto! Grazie di avermi fatto nascere sotto un adulterio? No, non potrei..” rispose con le lacrime agli occhi. “Mi scusi, sono stato indelicato” sussurrò Martino.

  4. #304
    L'avatar di mary24781
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    Re: Sentieri di vita 2

    Sei migliorata molto nelle foto, brava Magari evita di riproporre la stessa foto più volte, ma davvero, sei migliorata molto La grammatica è parecchio da sistemare, attenta ai tempi verbali

  5. #305

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    Re: Sentieri di vita 2

    La vendetta, un piatto che va gustato freddo.
    45
    “Davvero mi ami?” Mi chiese Anastasia.
    La luce della luna illuminava la sua pelle morbida.
    Era stupenda, la stringevo tra le mie braccia con la paura che potesse scappare.
    Sospirai è risposi “Si” Mi sorrise E mi baciò. Dolce e come solo lei sapeva fare...

    Martino riaprì gli occhi lentamente, ancora assonnato si guardò in torno.
    Di nuovo l'aveva sognata, di nuovo in quel sogno Anastasia gli faceva la stessa domanda.
    Peccato che era solo un sogno e non realtà pensò accendendosi una sigaretta.

    Guardò fuori la finestra, una flebile luce illuminava il cielo blu chiaro, usci dalla sua stanza è si diresse in cucina, aveva bisogno di un caffè, lungo e amaro.

    “Giorno zio” lo salutò Alice particolarmente felice.
    Eppure pensò erano chiuse in casa, senza tv, senza musica, senza nessun contatto con il mondo esterno ed erano felici.
    Perché lui non riusciva a trovare il sole che tutti vedevano? Perché lui era costretto ad amare e... si rispose in quel momento da solo, Anastasia era proibita un bocconcino proibito che molti volevano e che solo lui aveva l'onore di avere, ma perché non stava sfruttando quell'onore? In qualche modo doveva dimenticare Anastasia, in qualunque modo, vide Maria entrare dalla porta ed accennare un sorriso, scosse il capo e guardò il soffitto.
    Qualunque donna, ma non lei.


    Anastasia era in bagno, seduta nella sua vasca, il sangue gocciolava dal suo polso in modo lento colorando l'acqua di un rosso chiaro,
    eppure aveva usato quella lama una settimana prima per depilarsi.
    Mai avrebbe pensato di usarla per tagliarsi, la ragazza si stava procurando dolore, l'assenza di Martino per lei era troppo da sopportare, tanto da portarla alla disperazione, tanto da portarla a chiudersi in casa, senza mangiare, senza uscire da quel bagno... dove avrebbe trovato la sua morte.

    Martino era nel suo studio, come suo solito stava controllando la posta elettronica, aveva spedito una bellissima decorazione floreale a Nina che tra pochi giorni sarebbe convolata a nozze con un avvocato.

    Povero uomo penso Martino, conosceva le tecniche di seduzione di Nina e nelle migliori delle ipotesi quell'uomo veniva soggiogato.
    Scosse il capo è si alzò, i giorni senza Anastasia lo devastavano, ma era meglio cosi.. la ragazza aveva ancora una vita è lui con la sua presenza glie l'aveva già distrutta abbastanza, eppure aveva ancora voglia di vederla e di sentirla.
    “Sing, kim il suo caffè”disse Maria interrompendo i miei pensieri.
    Bella e dolce come non mai, ma non attirò la sua attenzione.
    “Grazie” risposi con voce flebile e stanca.
    “Posso chiedere se va tutto bene?” chiese la donna sedendosi accanto a me.

    “Tutto bene, pensavo.. tra poco le gemelle andranno via” sussurrò Martino guardando il tramonto che in quel giorni era sempre calato lento ed in un certo modo per Martino triste.
    “Dispiace molto anche a me, mi ero affezionata. Non c'è un modo per tenerle qui?” chiese con rammarico,

    l'idea della donna era sempre quella di mandare via le gemelle, ma con il tempo e la loro dolcezza si era affezionata e senza loro avrebbe di nuovo curato una casa triste e vuota animata dai pianti e i sorrisi di una bambina che in quella situazione non dovrebbe esistere.
    “Far tornare suo marito” rispose scherzando.
    Peccato che era stato lui ad uccidere Jacopo e ancora non sapeva dove avevano nascosto il corpo e ne se un giorno sarebbe stato ritrovato, “Capisco” sussurrò Maria sorseggiando il suo caffè.

    “Si” sussurrò Lamu di malo modo.

    Erin l'aveva stressata con la storia della sua vita che sembrava non finire, stava ascoltando cosa aveva intenzione di fare, ma la donna capiva dal viso stufato ed inespressivo che niente di quello che aveva in mente era buono.

    Erin aveva intenzione di vendicarsi con stupide tattiche, mentre Lamu e la sua mente malata aveva in mente di strappare a Martino la cosa più preziosa che aveva, lo aveva fatto in passato.
    “Io non sono una psicologa” rispose Lamu staccando di malo modo il discorso di Erin.

    Avrebbe visto il nipote soffrire, infondo la donna si annoiava, la sua vita era cosi monotona.
    Aveva combattuto per essere ricca e adesso che lo era si sentiva insoddisfatta, forse perchè l'amore della sua vita gli era stato strappato via in malo modo, senza nemmeno il tempo di rimpiangere la sua morte. Si avrebbe fatto del male a Martino, non per Erin ma per se stessa.
    “Lamu, sei sicura?” chiese Electra.
    “Grazie” sussurrò Chrystel, si guardava disorientata nella casa del fratello.
    Martino era accanto a lei con un lieve sorriso, adesso che la sorella era li era più tranquillo ma il cuore gli si stava lacerando, sapeva che prima o poi avrebbe portato via le gemelle.

    Chrystel era finalmente uscita dalla clinica ma per sicurezza sarebbe restata a casa di Martino finché non sarebbe stata del tutto sicura della sua disintossicazione.
    Questa situazione rendeva Martino felice ma privo di privaci o qualunque cosa riguardasse tranquillità, presto la casa sarebbe stata invasa di quadri da vendere, forse qualche fidanzato di una notte, fogli di ogni genere, vestiti sporchi e stropicciati arrampicati ovunque, insomma avere Chrystel in casa implica avere un caos umano sempre e ovunque. Nanà aveva sfrattato la sorella dopo il terzo giorno, Maura non aveva resistito nemmeno due ore, la pena toccava a Martino che doveva tenerla e stare zitto.
    “Mamma” salutò in modo brusco Bianca sedendosi.

    “Giorno” salutò Alice euforica.

    Martino guardò entrambe le ragazze, ormai le conosceva.
    Bianca aveva litigato con qualche insegnante ostentando la ragione su qualche formula di matematica mentre Alice più che sicuramente aveva cambiato fidanzato.
    Ma Martino era preoccupato per Chrystel ed il suo silenzio, soffriva ancora per Jacopo e per sua fortuna non lo avrebbe più rivisto, ma come aveva detto il dottore doveva esternare il suo dolore come la felicità e quell'esempio di chiusura non era certo buono per le due ragazze. Doveva fare qualcosa, un modo per parlarci solo con lei, le gemelle erano abbastanza libere ma non lasciavano mai Chrystel sola, di mattina Martino lavorava e non poteva restare a casa non dopo il lungo periodo di ferie ingiustificato che aveva avuto. Tutti avevano bisogno della donna, ma lei realmente aveva bisogno degli altri? Ps: per chi non conosce la storia; Electra è la sorella di Lamu, nonchè madre di Javier, Chrystel e Martino.


    Nanà è figlia di Lamù ma viene adottata da Electra perchè sua madre aveva inscenato una finta morte.
    Per questioni di eredità, Lamu cerca di uccidere la sorella ma non vi riesce, così prova a toglierle i figli.

  6. #306
    L'avatar di mary24781
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    Re: Sentieri di vita 2

    Martino non è poi così malvagio se dà asilo ad una sorella con dei problemi così seri... Elettra è un sogno? Immagino che Lamù abbia un piano diabolico in mente, e spero che Anastasia si renda conto in tempo della fesseria che sta facendo! ç_ç

  7. #307

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    Re: Sentieri di vita 2

    Citazione Originariamente Scritto da mary24781 Visualizza Messaggio
    Martino non è poi così malvagio se dà asilo ad una sorella con dei problemi così seri... Elettra è un sogno? Immagino che Lamù abbia un piano diabolico in mente, e spero che Anastasia si renda conto in tempo della fesseria che sta facendo! ç_ç


  8. #308

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    Re: Sentieri di vita 2

    Che la fine abbia inizio
    46


    Chrystel teneva una piccola conversazione con Peonia impegnata a impastarsi le mani con la terra bagnata del piccolo lago,

    Le gemelle erano tranquille nel lago a giocare nell'acqua cristallina,

    Mentre Martino osservava da lontano ogni singolo passante ed ogni coppietta che si nascondeva tra i cespugli.

    Osservava con la speranza di vedere la sua Anastasia divertirsi insieme agli altri, pagava ogni mese l'albergo, ma ogni volta il direttore gli esprimeva la sua preoccupazione sul comportamento della ragazza. Martino non sapeva che fare ne cosa dire, non aveva il coraggio di farsi vedere e di vederla, avevano sofferto c'era stato troppo dolore tra di loro e la lontananza non aveva fatto altro che aumentare la sofferenza.
    “Dev'essere qualcuno di importante per essere cosi silenzioso” sussurrò Maria sedendosi accanto a lui, Martino la guardò e scosse il capo,

    si accese un'altra sigaretta.

    la ventesima per l'esattezza, ogni domenica la nostalgia lo investiva ancor di più quando vedeva le giovani coppiette felici.
    “Non c'è nessuna” sussurrò a malincuore.
    “Nessuna?” rispose con una vena di felicità.

    “Lei dovrebbe svagarsi, sta sempre al lavoro e con le gemelle. Certo se mi permette; il suo rapporto con Peonia è migliorato” disse con fare da psicologa.
    “Già” rispose aspro,

    odiava quando la gente gli diceva cosa fare, odiava quando qualcuno si metteva in mezzo alla sua vita senza chiederle il permesso. Ma per quanto ignorava il consiglio la donna aveva ragione, doveva sfogarsi, ci aveva provato, ma non riusciva a stare con un'altra donna il rimorso lo colpiva. Aveva sbagliato, aveva tradito Jody con Nina e Anastasia con la stessa donna. La ferita era ancora aperta e ancora lo logorava.
    “Mi scusi” sussurrò Maria capendo che forse la sua frase era stata troppo sfacciata.

    “No ha ragione, e solo che il lavoro le gemelle. Sono stati mesi terribili..” ribatté. “Dovrei uscire qualche volta” continuò dando una speranza inutile alla donna.

    Il mare era calmo, si infrangeva contro gli scogli emanando tranquillità, la luna era piena nel cielo, Anastasia la osservava dalla piccola spiaggia che scorgeva di fronte alla casa di Martino.

    Quella sera era uscita dalla sua stanza d'albergo e si era diretta verso la casa di Martino, aveva deciso di partire per un viaggio. Ma aveva dimenticato la collana d'oro che aveva avuto in regalo dai suoi amici parecchi anni prima, era nella stanza di Martino, l'aveva messa li per sicurezza quando ancora poteva stare nella sua casa.
    Ma quando era arrivata aveva visto le luci accese, la tv si sentiva dal cancello ed aveva intravisto dalle porte a vetri il profilo di una donna che non era Maria,

    da quella visione distorta aveva capito che Martino si era fidanzato e che in quella casa per lei non c'era più spazio quindi si era decisa l'indomani ad andare nell'ufficio di Martino di pomeriggio e chiedere alla sua segretaria.
    Eppure il suo sguardo spesso era andato nel giardino di quella casa, dove aveva visto Maria spandere due ceste di vestiti

    e le gemelle fumare nascoste dietro gli alberi di melo,

    senza volerlo era entrata in quella casa per un'attimo scoprendo la quotidianità che lei aveva perso senza nemmeno rendersene conto.
    Eppure aveva voglia di vederlo ed abbracciarlo e prendersi quel bacio peccaminoso che non gli era stato permesso avere. Aveva bisogno di Martino, aveva bisogno di sentirsi sicura, non si pentiva affatto di aver scoperto la verità su di lui, anzi adesso che conosceva tutto di Martino voleva stare con lui e questo le faceva ancora più paura.

    Martino rientro in casa guardandosi in torno, il viso bianco e lo sguardo di chi ha appena avuto una brutta notizia. Chrystel e le gemelle stavano cenando e Maria con loro,

    Peonia era nel segione

    L'uomo sospirò, senza fare rumore entrò nel suo studio e si sedette sulla sua poltrona.

    “Per cause di forza maggiore” aveva detto quella t*** di Stella il mio capo, non mi ha voluto dire perché. Come c*** faccio? Licenziato. Non posso permettermelo, non di nuovo, non per l'ennesima volta. Il mio conto in banca non può reggere, non se ne siamo in cosi tanti.
    Martino accese il pc ed entrò nella pagina del suo conto in banca, si irrigidì dalla testa hai piedi.
    Rosso, non ho potuto prosciugare il mio conto. Non è possibile, non posso chiedere aiuto a Nina non adesso. Questa situazione non mi è nuova, quando avevo vent'anni rimasi senza soldi, ma non adesso. Non a quest'età, c'è qualcosa che mi sfugge di mano o qualcuno che vuole vendicarsi, ma perché cosi? Perché non mi uccidono e finisce la storia.
    Martino morto tutti contenti.
    Stupido non fare questi pensieri, c'è Peonia, le gemelle, Chrystel ed anche se lontana Anastasia. Riprendi in mano la tua vita, fa qualcosa, Peonia. Lei come farò senza soldi, mi serve.. mi serve capire cosa c**** sta succedendo.

    “I miei poveri piedi” disse distrutta Lamu dopo aver partecipato ad una festa,

    si tolse le scarpe ed iniziò a massaggiarsi con la speranza che Erin non la vedesse, era diventato un incubo vedere Erin, ogni volta aveva un piano stupido che non avrebbe scalfito Martino.
    Lamu non voleva vederlo morto ma solo soffrire oppure cercava la redenzione?
    Aveva bisogno di un faccia a faccia con lui e l'unico modo per avvicinarlo sarebbe stato portarlo alla disperazione. “Ne sei davvero sicura?” chiese Electra.

    Lamu scosse il capo.
    “Allora perché lo fai?” chiese con tono dolce.
    “Perchè non sei invecchiata?” ribatté Lamu strizzando gli occhi.

    “Sono la tua coscienza” rispose sorridendo.
    “Quando andrai via?” chiese spaventata Lamu.
    “Quando morirai” rispose con un filo di malignità.

    “Signora” bussò il body gard alla porta. “Entra” lo invitò Lamù.

    “Il sign. Kim è stato appena licenziato e abbiamo azzerato il suo conto in banca, dobbiamo fare altro?” chiese l'uomo con il capo basso dinanzi alla donna.
    “No” sussurrò Lamu con un filo di voce, l'uomo ando via.
    Electra guardò la sorella “Adesso non si torna in dietro” fece una lunga risata cattiva che risuonò nella stanza spaziosa.
    Lamu ebbe di nuovo paura.

  9. #309
    L'avatar di mary24781
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    Re: Sentieri di vita 2

    Che bello l'ultimo simmino! Quindi anche Lamù ha una coscienza U_U Bhe non posso dire che Martino non se lo sia meritato, però c'è una parte di me che spera che Anastasia capisca del malinteso ç_ç

  10. #310

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    Re: Sentieri di vita 2

    Complicanze 47


    Una lacrima solco il suo viso, era amara e triste, non aveva avuto il coraggio di rivelare la situazione imbarazzante e disperata a Chrystel che aveva tutt'altra voglia di lavorare. Ma aveva mandato un'email al fratello spiegandogli tutta la situazione, era davanti alla tomba della madre, gli pregava di aiutarlo nonostante la scarsa fede che aveva nella chiesa e nei morti. Lui ricordava poco la madre, per quanto nè sapeva era morta di cancro ma non aveva mai chiesto a nessuno per evitare il dolore. Presto ci sarebbero state le bollette da pagare, l'albergo e la scuola delle ragazze e lui non sapeva come fare, di nuovo era caduto nella disperazione ma stavolta non sapeva nemmeno come. Non aveva intenzione di chiedere aiuto a Nina, sapeva che sarebbe entrato di nuovo nel giro e per il bene della sua famiglia non poteva permettersi uno scandalo che Nanà con tutta la buona volontà e la sua esperienza lavorativa non avrebbe coperto. Tutta la città sapeva il passato di Martino ma nessuno parlava per paura e per i vari favori che lui aveva fatto alla gente del posto. Era rispettato e odiato è proprio per questo la situazione era ancora più pericolosa, Martino sospirò, nel cielo risplendevano i primi raggi estivi, ma in torno a lui in quel momento l'uomo vedeva solo buio, nessuna via di fuga, nessun raggio di luce che potesse ricondurlo a casa nella tranquillità più assoluta. Chiuse gli occhi ascoltando i suoi della natura, cercando di captare come un povero illuso qualche suono particolare o qualche voce che potesse aiutarlo. Ma quello che realmente sentiva Martino erano solo del passi leggeri, riaprì gli occhi e si senti uno stupido, la madre era morta e lui a stento la conosceva, improbabile che un morto potesse darli aiuto. “Ciao” una voce tremante sussurrò. Martino la riconobbe, un sorriso sfiorò le sue labbra, si voltò. Rimase incantato da come i raggi del sole accarezzavano la ragazza,

    “Ciao” sussurrò Martino. il suo cervello gli dava l'impulso di abbracciarla, ma qualcosa lo fermava, la guardò dalla testa hai piedi notando ogni singolo particolare, era dimagrita, bianca, aveva le occhiaie e sul polso c'era una medicazione.

    Per una ragazza della sua età, l'uomo capì che le cose nemmeno per lei stavano andando bene, sospirò e senza frenare l'impulso accolse Anastasia tra le sue braccia, stringendola forte a se, per la prima volta alla luce del sole, davanti alla lapide della madre, Martino stava facendo la cosa che amava di più.

    Anastasia singhiozzo senza trattenere le lacrime, Martino la strinse ancor più forte per non lasciarla scappare, le prese il viso tra le mani per ammirarla ed un'altra lacrima più amara scese dal suo viso.

    Si amavano, ma in quel momento Martino doveva allontanarsi, era per il suo bene, non aveva niente per poterla assicurare un futuro.
    “Ho sperato tanto di vederti” sussurrò dolce l'uomo.
    Anastasia annui sorridendo, tutto il male che si erano fatti, il dolore che avevano provato, in modo lento stava scivolando dalle spalle di entrambi facendoli scorgere un raggio di luce che in quel momento sembrava raro.

    “Sono bella?” chiese Lamu guardandosi allo specchio.

    “Si” rispose Erin senza capire.
    “Sei stupenda” rispose Electra.

    “Perchè guardi il soffitto?” chiese Lamu. “Io non sto guardando il soffitto” rispose Erin titubante.

    “Va tutto bene?” continuò preoccupata.
    “Va, va via” sussurrò Lamu.
    La donna annui e si alzò.
    “Sei cattiva con lei” disse Electra.
    “Perché non mi guardi?” chiese Lamu come una bambina che cerca attenzioni.
    “Già ti conosco, qual'è la tua prossima mossa?” chiese Electra.
    “Gli toglierò la bambina. Javier ha le gemelle e Nanà ha preso con se Chrystel. Anno fatto una riunione” spiegò balbettando.
    “E' tu come lo sai?” chiese Electra voltandosi.

    “Allora mi guardi” sorrise Lamu sedendosi accanto a lei.

    “Io ti guardo sempre” rispose Electra infastidita.
    “Io li seguo. C'è un investigatore che sa tutto.” riferì.
    “Sei soddisfatta?” chiese Electra schiarendosi la gola, Lamu la guardò, arricciò il labbro e singhiozzò.
    “No” balbetto. “Non piangere, ci sono io qui” la rassicurò Electra con tono maligno.

    “Dovevi dirmi una cosa del genere” gridò Chrystel.

    “Cerchiamo di stare calmi, può succedere a tutti” si intromise Javier.

    “Lui ha finito tutti i soldi e non me l'ha detto. Ti rendi conto che qui ci sono le mie bambine? Se lo sa qualcuno potevano portarle via. Ha trentanni e ha finito i soldi” gli rinfaccio Chrystel puntandoli il dito contro.
    “Tu ha trentacinque anni sei stata rinchiusa in una clinica per alcolizzati” ribatté con tono duro Nana.

    “Non puoi attaccarlo, non tu che hai lasciato per l'ennesima volta due bambine senza una madre per sfogare le tue sofferenze” rinfacciò Nanà. “Cerchiamo di non perdere la calma” ripeté per l'ennesima volta Javier stanco quanto Martino di quella situazione.

    Martino sbuffo e si tocco le tempie,

    aveva chiesto a Javier di non dirlo a nessuno, ma Chrystel e la sua curiosità aveva rovistato nella posta di Martino ed aveva letto il messaggio di risposta di Javier.
    Appena Martino era rientrato in casa aveva trovato non solo il fratello e la sorella ma una Chrystel inviperita pronta quasi ad ucciderlo.
    “Chrystel tu puoi tranquillamente ricominciare a lavorare, ormai sei fuori dall'alcol giusto?” chiese Javier con tono da paciere.
    La donna annui.

    “Bene, Io e Nanà aiuteremo Martino a sistemare questa situazione. Tu e le gemelline se proprio non volete stare sole...” non continuò la frase per un calcio datoli da Maura che lo stava guardando torva.
    “Tu sei a rischio, le gemelle non erano in pericolo con Martino ma con una madre snaturata come te. Sei tornata dalla clinica e non hai pensato minimamente a lavorare e già successa questa storia” continuò Nanà con la sua predica.

    “Ma tu cerchi di aiutarmi o di litigare con lei?” chiese Javier infuriato.

    Era difficile per l'uomo tenere le due donne calme, Nanà non sopportava i modi menefreghisti di Chrystel e quest'ultima non voleva ancora lavorare perché aveva paura di ricadere nell'alcol alla prossima cena di lavoro.
    “Non mi serve aiuto” sussurrò Martino.

    Tutti lo guardarono perplessi
    “So che per te e difficile, ma se non vuoi farlo per te fallo per Peonia” sussurrò dolce Nanà guardandolo e con quello sguardo protettivo da sorella più grande lei includeva anche Anastasia.

    Martino scosse il capo in disaccordo, non voleva aiuto, voleva solo pensare a cosa aveva fatto per trovarsi in quella situazione. “Io non sono d'accordo. Deve vedersela lui” rispose Chrystel.

    “Non dimentichiamoci che ogni mese puntualmente tu mi chiami chiedendomi un piccolo prestito perché finisci sempre tutti i soldi” le rinfacciò Nanà.


    La sorella sbuffo guardando il fratello “Da te questo non me lo aspettavo” disse dura.


    “Già, però quando siamo rimasti senza soldi e io lavoravo giorno e notte a te piaceva fare la bella vita o quando Jacopo è tornato, con quali soldi hai organizzato il matrimonio? Con quali soldi hai comprato la tua casa e quella al mare? Ogni mese dall'estetista? I soldi per le ragazze e i loro hobby? Chi ti ha dato quei soldi Chry? Non ti aspettavi questo da me, mi dispiace averti deluso. Ma io non mi sono mai fatto mantenere da nessuno in trent'anni di vita.” si sfogò in modo duro Martino,

    lo sguardo di ghiaccio incuteva paura persino a Maria che stava preparando il caffè,


    il tono di una persona amareggiata e disperata. Chrystel abbasso il capo singhiozzando.

    “Ho trovato un lavoro da segretaria a Chrystel” avviso Javier.

    “Sai che non lo manterrà, lasciala con i suoi quadri al suo conto in banca ci penso io.” sorrise Nana prendendo una sigaretta.

    “Non puoi fumare” si preoccupo Javier.

    “Non è questo il problema. Chrystel deve andare via di qui, tu scopri cos'è successo, io, ho scoperto che Martino paga albergo per quella ragazza.” disse Nanà.
    “Cosa vuoi fare?” chiese Javier.
    “Martino ci tiene a lei, insomma io non pago cinquecento euro mensili per una ragazza che non amo. Non possiamo mantenere l'albergo, la porterò a casa mia, in qualche modo...” continuò Nanà.
    “Posso offrirvi qualcosa?” chiese Maria in modo educato.

    Nanà scosse il capo. La donna rientrò in casa “Quella mi sa di zo****” commentò Nanà.
    Il fratello la guardò torvo “Ha un bel fondo schiena” scherzò controllando che nei dintorni non ci fosse Maura.
    “Come convincerai la ragazza?” chiese Javier.
    La sorella scosse il capo
    “E' giovane, non so la situazione, certo ho fatto alcune ricerche e la ragazza e sola a quanto sembra, niente parenti solo dei genitori adottivi.” rispose.
    “Chiamali e mandala da loro, meno problemi abbiamo meglio è. Martino recupererà le sue relazioni in futuro” concluse Javier alzandosi. “Non penso sia facile, il padre adottivo e stato denunciato” rispose Nanà arricciando il labbro. “Odio il tuo lavoro, sei peggio di un investigatore privato” disse scherzoso Javier.

 

 
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