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  1. #41
    L'avatar di mary24781
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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Devi riuppare una foto Bhe or ail collegamento con Angelica è chiaro, certo fa un pò strano che Neve se ne vada in giro mezzanuda Poi è un pò troppo assatanata... dovrebbe iniziare a pensare alle cose più profonde della vita, tipo a quello che le è capitato e rifletterci... vabbè vediamo come si evolve la faccenda Metti però la punteggiatura ai dialoghi che non si capisce chi parla e sistema la grammatica

  2. #42

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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Citazione Originariamente Scritto da mary24781
    Devi riuppare una foto Bhe or ail collegamento con Angelica è chiaro, certo fa un pò strano che Neve se ne vada in giro mezzanuda Poi è un pò troppo assatanata... dovrebbe iniziare a pensare alle cose più profonde della vita, tipo a quello che le è capitato e rifletterci... vabbè vediamo come si evolve la faccenda Metti però la punteggiatura ai dialoghi che non si capisce chi parla e sistema la grammatica
    Che vuoi, sto girando.. mi serve un pigiama ma ne vorrei uno particolare che non trovo.
    Per la punteggiatura hai ragione, mi sa che al posto della virgola devo metterci il punto..

  3. #43
    L'avatar di mary24781
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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Lunedì è il tuo turno per il focus on Se hai voglia di partecipare mandami una breve descrizione del tuo diario, così da poter fare la news lunedì

  4. #44

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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Perdonami ma tutto quello che "in questo" momento mi viene in mente di mettere e il prologo;
    Camminavo sola nel bosco, non avevo sonno.
    Ero sola e sconfortata, ero provata da tutto quello che mi stava scivolando addosso.
    Ma poi vidi lui, correva alla mia destra, mi fermai per osservarlo..
    Vidi lui e le sue splendide ali.

  5. #45
    L'avatar di mary24781
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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Faccio la news allora

  6. #46
    L'avatar di mary24781
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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Il 21/8/2011 scadono i tre mesi di tempo per aggiornare. Scaduto questo termine il diario sarà* sospeso.

  7. #47

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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Citazione Originariamente Scritto da mary24781
    Il 21/8/2011 scadono i tre mesi di tempo per aggiornare. Scaduto questo termine il diario sarà* sospeso.
    Non so come fare non riesco a far partire il gioco. Appena ci riesco ti avviso

  8. #48
    L'avatar di mary24781
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    Re: La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Allora per il momento sospendo, spero tu riesca a risolvere

  9. #49

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    Re: [Sospeso]La terza torre Cp: 5 Prima fase; la conoscenza

    Seconda fase: la fiducia
    6 capitolo


    Mi svegliai intontita e disorientata dal suono della sveglia. Ero accaldata. Forse avevo la febbre. Mi guardai in torno l'ambiente era buio, a tentoni cercai l'interruttore del lume ed accesi la luce.
    Quella non era la mia stanza. Puzzava troppo di alcol le pareti erano scollorite. Il tavolino basso era pieno di budda e pillole. L'armadio non aveva le ante e all'interno insieme hai vestiti c'erano delle bottiglie mezze vuote. Per terra c'erano riviste di giornali. Cercai di alzarmi ma la testa pareva scoppiarmi. Avevo bisogno di capire perchè ero nella stanza di Jonathan che era senza finestre per mezzo del tetto. La camera affacciava sulla sala svago e quindi le finestre venivano coperte dal tetto a pagoda. Sospirai è mi sedetti sul letto. L'orologio segnava le sette del mattino ero ancora in tempo per la colazione. Avrei cercato di non fare incidenti quest'oggi. Mi alzai barcollante, zoppicai in avanti cercando i miei vestiti. Ero nuda e non sapevo nemmeno perchè.

    Sospirai ed aprì la porta. La mia stanza non era poi tanto lontana, ma zoppicavo e avevo bisogno di ricordare come ci ero arrivata qui. Ricordo di essermi addormentata al lago ed un calore innato durante la notte. "Hei bimba, ti ho portato i vestiti. Sono lavati e profumati" mi disse Jonathan camminando a passo lento nel corridoio. Certo, quella nuda ero io.
    Rientrai in camera e lo aspettai. Jonathan con molta comodità* entrò e mi diede i miei vestiti. Cosi che io finalmente potevo vestirmi, non che mi dispiaceva ma solo dopo le sei di sera eliminavo regiseno e mutandine per stare più comoda.
    "Cos'è successo?" chiesi sedendomi sul letto. "Ti ho trovato sulla riva del lago quasi ghiacciata" mi disse con superbia e preoccupazione.

    "Si, questa parte la ricordo" sbadigliai infilando la maglia. "Dovresti indossare qualcosa di più colorato. In tv eri più bella" disse Jonathan prendendo una bottiglia di vodka dall'armadio senza ante.

    "In tv ero costretta ad indossarli. Qui fa freddo e quello che ho portato non va bene per questo cavolo di tempo" sbuffai e mi guardai in torno. "Vodka?" mi chiese Jonathan. Lo guardai torva. "A quest'ora?" gli dissi quasi gridando. "Si inizia bene la giornata cosi" sorrise e mi passò il bicchiere.
    Lo presi senza commentare aveva ragione avrebbe stordito per qualche ora il dolore alla caviglia. "Pucci, pucci dove sei?" la voce di Santal eccheggiò nel corridoio. "Sono qui" gridai aprendo la porta. Finalmente respiravo vero ossigeno. "Vodka?" chiese Santal prendendo il bicchiere ed annusandolo. Annui e mi massaggiai le tempie. Avevo ancora il mal di testa e nessuna voglia di andare a scuola. Jonathan si distese sul letto ingoiando una pillola di qualcosa.

    "Non dovresti essere cosi egoista" sussurrò Santal. Li guardai entrambi. "Tra poco dobbiamo andare a scuola" li sgridai in quel momento sembrai una mamma in apprensione. I due scoppiarono a ridere. "Oggi c'è assemblea, la festa in questa stanza inizia prima" mi indicò Santal il gruppo di persone che si era fermato fuori la porta. Li guardai scossi il capo ed usci dalla stanza.

    Il giardino dei salici era vuoto. Sentivo la musica assordante provenire dagli alloggi. Avevo fatto in tempo ad uscire dalla camera di Jonathan prima che una massa di studenti affamati di droga ed alcol entrasse.
    Dovevo escogitare un piano migliore per conoscere Giacomo, non era stata una brutta idea farsi investire. Dovevo parlarli e capire che intenzione aveva con Jonathan, ma non potevo essere schietta avrebbe perso la fiducia in entrambi. Dovevo trovare un modo per riuscire a diventare sua amica, è stato l'unico che non mi è venuto vicino per un'autografo o per chiedermi qualcosa.

    Che palle. Oggi nevica e dopo la nottata che ho passato me ne sto qui, incurante che l'umidità* possa farmi male. Mi manca la notte, quella vera. Il cielo blu, le stelle che fanno luce ed una splendida luna piena.
    Ma in genere dura solo diciotto giorni. Più sto qui e più mi vien difficile capire esattamente dove sono. Ok! Orientiamoci o cerchiamo. Il sole di mezzanotte si trova a sud del circolo polare artico, visto che non ci sono popolazioni e possibile vederlo in Alaska, Norvegia, Russia, Canada, Groellandia. Dovrebbe durare diciotto giorni per quanto ricordo io sono qui da circa due settimane. "Hei bimba" senti la voce che mi portò via dal labirinto che avevo in testa. Mi voltai era Giacomo, "Hei" risposi. Jonathan mi chiamava bimba, lui no! Non poteva, non ci conoscevamo abbastanza per prendersi tanta confidenza. Ma in effetti qui ero io che mi facevo tutti questi problemi.
    Giacomo si avvicinò e si sedette accanto a me.

    Avevo una missione da compiere, dovevo farmelo amico, ma in quel momento mi fremeva più chiederli quando sarebbe tornata la notte.
    E' stavo diventando pazza. Dormivo poco o niente. Avevo sfiorato l'assideramento e adesso cercavo di orientarmi quando in geografia avevo quattro. Stavo impazzendo. "Tutto ok?" mi chiese dolce Giacomo. Scossi il capo e chiusi gli occhi per un'attimo. "Mi serve sapere dove siamo e quando torna la notte!" risposi quasi parlando tra me è me. "Siamo in Alaska e tra sei mesi circa rivedrai la notte, solo che poi durerà* per altri sei mesi o sette" rispose Giacomo con tono da professore. Lo guardai torva sperando che stesse scherzando. Sei mesi di giorno e sei mesi di notte? Stiamo scherzando vero? "Non è cosi male" mi tranquillizzò. "..o sfiori la pazzia o ti abbitui" continuò. E' la prima delle frasi non era stata tanto d'aiuto. Avevo visto insomnia il detective che veniva ricattato e usciva pazzo. Avrei fatto la stessa cosa anch'io? Avrei iniziato ad uccidere le persone che amavo solo perchè il sole non tramontava mai o perchè non sorgeva? Troppe domande, dovevo concentrarmi o dormire o mangiare o meglio cucinare. Ma qui non potevo, ero stanca e stressata. "Reggi molto bene i cambi di stagione" disse guardando il lago limpido. Guardai Giacomo, di nuovo le palpebre si stavano chiudendo senza controllo. Di nuovo quella strana sensazione di calore. Roteai gli occhi verso l'alto, un'ombra mi passo sopra.
    Sembrava avesse le ali, il corpo era scolpito. "Sonno?" mi chiese Giacomo. L'ombra era passata anche su di lui. Lo avevo visto. Ma in quel momento non riuscivo a capire, qualcosa mi annebbiava il cervello, le mie guance si infuocarono di nuovo.
    Il mio corpo divenne debole ed iniziai a respirare affannosamente. Ingoiai un grumo di saliva amara con stanchezza, "Neve" senti il sussurrò sfiorarmi..

    "Che c*** le hai fatto?" mi rispose l'angelo stupido. "E' la mia vicinanza, il suo sangue riconosce il mio. E' un'umana debole che non riesce a sopportare il nostro calore" commentai. Stavo dando dimostrazione al ragazzo come al padre che ci osservava da lontano che questa ragazzina era debole per essere Angelica che prima era qui. Solo non riesco a capire perchè le somiglia cosi tanto.
    "Since" mi chiamò Benjamin. Ringhiai e abbassai il capo. Guardai Giacomo e mi allontanai andando dall'uomo che mi aveva appena chiamato. Odio questa sottomissione da parte dei più grandi; un'angelo dalla caduta inizia una nuova vita e deve rispettare chi è caduto prima di lui. In questo caso Virginia e Benjamin sono i più anziani, caduti insieme o meglio Benjamin era caduto mentre Virginia aveva una storia più complicata. Un'angelo e un demone che lottano per stare insieme lo visto anche nei film. Ma nei film non c'erano regole mentre qui.
    Si pagavano con la morte.
    "Mi avete chiamato" risposi cordiale. Avevo il sangue che mi pulsava nelle vene, ero arrabbiato, volevo movimento.. ma ne angeli e ne demoni decidevano a dare battaglia.

    "Volevo ringraziarvi per aver salvato Angelica" sussurrò. Ebbi l'impulso di chiamarla Neve e correggerlo di dirli che la figlia era stata strangolata da un demone e che lui non l'aveva salvata solo perchè non aveva le ali. Ma avrei pagato tale affronto. Quindi non mi rimase che abbassare il capo ed annuire. "Volevo chiedervi, da padre preoccupato e più anziano. Di proteggere la ragazza" alzai il capo e lo guardai truce. Dovevo gestire una massa di drogati e alcolizzati che ogni giorno tentavano il suicidio. Mi avevano appioppato il ruolo da bibliotecario e adesso dovevo proteggere una stupida ragazzina? Umana? No, mai. Ma questo era solo il mio pensiero. Abbassai di nuovo il capo e chiusi i pugni, avrei spezzato i salici solo toccandoli "Sarà* fatto" risposi a denti stretti.
    "Permettetemi una domanda" chiesi. Non potevo credere che stava mettendo la figlia nelle mani di un demone, non era una mossa stupida. In passato gli angeli per proteggere le proprie figlie le davano come merce di scambio hai demoni rinunciando alle fanciulle. Ma non eravamo in quegli anni e non capivo tale mossa. "Perchè l'affidate ad un demone? Lei ha già* un'angelo custode" chiesi misurando le parole. L'uomo tempo prima aveva scatenato una grande ira, distrusse il castello e uccise molti innocenti ed anch'esso era un demone. Senza ali.
    "Un demone, può proteggerla da un'altro demone. Il suo angelo è giovane ed inesperto" rispose
    continuando il suo lavoro, annui e chinai il capo.


    Riaprì gli occhi con il crepuscolo meno luminoso. Feci un lungo respiro, l'aria odorava di fresco ed i miei capelli erano leggermente umidi piccoli fiocchi di neve mi cadevano sulle guance. "Ben sveglia" mi sussurrò Giacomo con voce tranquilla. Mi alzai e mi guardai in torno, non riuscivo ad orientarmi. Sapevo che ero nel bosco ma non che ora era. "Scusami, mi sono addormentata" dissi stiracchiandomi. "Hai dormito per ben otto ore" mi avvisò. Riaprì gli occhi e lo guardai, in effetti mi sentivo meglio ma ero anche indolenzita. "Otto ore?" chiesi incredula. "E' strano ma ti ci abbituerai presto. Sei disorientata e stressata, non hai la cognizione del tempo e dello spazzio, desideri vedere la notte.. ma potrai accontentarti solo di quella artificiale." mi spiegò. Sospirai aveva ragione i sintomi erano quelli. "Farò anche io come il detective Will Dormer?" chiesi spaventata. Giacomo alzo gli occhi al cielo e sorrise "Non so chi sia, ma se aspiri a diventare un detective hai la mia ammirazione" mi disse alzandosi. "Vieni con me" mi porse la mano, con fatica mi alzai.


    il soffitto e le pareti erano blu notte. Contemplavo le stelle fluorescenti attaccate ovunque, al centro della stanza al posto del lampadario vi era una grande luna fluorescente. La stanza era buia illuminata dalla luce naturale. Forse fastidiosa, ma bastava chiudere gli occhi per ritrovarsi nell'oscurità* un pò inquietante ma molto rilassante.

    Se Jonathan ci avesse visti avrebbe fatto sicuramente una scenata di gelosia. Ma in quel momento era come stare nel paradiso. La stanza era arredata con un letto mai usato ed un'armadio traboccante di vestiti anch'essa colorata di blu con le stelle e un cassettone. Tutto trasmetteva calma e tranquillità* e davvero stare in quella stanza mi faceva perdere la cognizione del tempo e dello spazzio. Giacomo mi aveva aspettato per otto ore. Era stato in riva al lago proteggendomi da qualunque cosa potesse farmi del male ed io stavo ancora pensando alla confidenza che ognuno si prendeva.
    Perchè ero cosi diffidente? Perchè non riuscivo ad essere libera e spensierata? L'ondata di lacrime ritornò sfacciata sul mio viso. Sospirai ingogiando un grumo di saliva. "Puoi venire qui quante volte vuoi" mi sussurrò dolce Giacomo. "Questo è il mio paradiso personale, ma sono felice di dividerlo con te" continuò. Il ragazzo era dolce e delicato con me, non riusci a trattenermi e singhiozzai. Perchè volevo tornare a casa, riprendermi quello che avevo perso ma soprattutto tornare indietro e salvare la vita di quella ragazza. Avevo bisogno di rilassarmi. Ma il problema principale era che non sapevo nemmeno io come. Giacomo mi strinse forte senza chiedermi perchè stavo piangendo, quella vicinanza mi fece sentire al sicuro.
    Ero nel paradiso, ero amata da tutti ed io ricambiavo con la diffidenza.

  10. #50

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    Terza fase: l'amicizia

    7 capitolo


    La biblioteca era silenziosa, c'era un delizioso odore di vaniglia ed io ero sola mentre studiavo letteratura.


    Ogni tanto davo uno sguardo fuori la finestra che affacciava sul bosco di salici, ognuno seguiva le proprie attività serali. Come se realmente in questo dannato posto potesse esserci la notte. All'aperto; Tom, Bil e Mark stavano pescando,

    Santal e Calliope prendevano il "sole" con un'altra ragazza bionda che non conoscevo,



    ognuno svolgeva le sue attività in modo normale, Marika era entrata ed uscita imprecando una decina di volte dal suo studio. Mentre Benjamin era venuto ad ordinare i suoi semi come ogni settimana, lo avevo aiutato ed avevamo ordinato dei girasoli e dei semi di pomodoro.

    L'unica cosa che non avevo ancora visto era la cucina, la vineria e la lavanderia, eppure sporcarmi le mani e impastare qualcosa mi sarebbe stato d'aiuto per rilassarmi.

    Sospirai e continuai a leggere, avevo passato gli ultimi due giorni a dormire saltando la scuola e cosa incredibile nessuno mi aveva detto niente, non avevo nemmeno visto Jonathan per tutto il giorno, forse era arrabbiato perchè non ero andata alla sua festa e non avevo nemmeno cenato.

    "Sign. Pilut, la biblioteca chiude" alzai gli occhi verso la voce dura e aspra,


    Since mi guardava da omicida/mangiatore di ragazzine adolescenti, eppure era figo, parlava e scherzava con tutti tranne che con me, "Singnorina!" mi chiamò ancora, chiusi il libro sbuffando e lo riposi sulla scrivania, ma mentre camminavo notai che il suo sguardo andava dritto sulla mia prima scarsa, il maglioncino attillato quindi risaltava davvero le mie forme, con la coda dell'occhio lo vidi girarsi e dare uno sguardo al mio lato B, ero senza regiseno e senza mutandine.

    A quel punto capi una cosa di vitale importanza; non solo stavo perdendo la testa per colpa del clima, ma anche per un bibliotecario che c*** è bono.



    Sospirai e spinsi le porte antipanico della mensa, le luci erano spente le sedie messe sui tavoli, il pavimento era bagnato.. ma dalle porte della cucina le luci erano accese.

    Se avrei trovato magari la cuoca mi avrebbe dato qualche avanzo, oppure avrei potuto rubare qualcosa, qualunque cosa di commestibile.

    Sospirai e camminai in direzione della grande porta di ferro, guardai dai finestrini, in cucina non c'era nessuno. Spinsi lentamente la porta e si aprì, controllai che nessuno mi vedesse e furtiva mi infilai nella cucina, le pareti ed il pavimento erano piastrellati di bianco e nero, c'erano quattro fornelli per il gas, due frigoriferi, delle credenze per i piatti e tanti altri mobili per le pentole ecc.

    Tutte queste cose per soli cinquanta ragazzi mi sembrava eccessivo, mi guardai in torno, nell'aria c'era un'odore strano, mi avvicinai al primo frigo e lo apri,


    non c'era niente da mangiare, guardai anche nel secondo ma era lo stesso. Sospirai avevo fame, controllai nei quattro forni e l'odore strano proveniva dal camino, per cena c'era anche del pollo allo spiedo, vedendo il menu mi pentivo di non aver mangiato e guardando la cucina capivo che tutto quello che avevo mangiato non era un pasto precotto.

    Riaprì il frigo, presi un dado vegetale, se proprio non c'era niente mi sarei accontentata di un brodino, aprì le credenze ma vi erano solo pentoloni grandi, sarebbe stato inutile sprecare acqua e dado per un pò di brodo.
    "Che ci fate voi qui?" gridò qualcuno.
    Sobbalzai e mi voltai, la donna aveva i capelli neri, era di carnaggione scura i suoi occhi erano neri e... conoscevo quel viso.



    Mi rivenne in mente una frase strana, la voce della donna non era nuova, mi stava guardando come se fossi un fantasma, eppure ne ero convinta.. mi schiarì la voce e cercai di riprendermi dallo spavento "M-m-mi scusi.. avevo fame" sussurrai, eppure non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso e nemmeno lei.

    La donna sospiro e si avvicinò a una delle piccole fessure che erano nelle pareti piastrellate. Strane finestre che usavano all'epoca, piccole e brutte. "Non vi è concesso entrare in cucina, ne entrare dopo l'orario di chiusura" mi avvisò con un tono dolce, quel tono che aveva usato era cosi intimo e delicato lo usava per me, per essere dolce. "Mi scusi, non ho cenato questa sera" abbassai il capo rammaricata. "Per stasera farò finta di niente, ma la prossima volta avviserò la direttrice. Unitevi hai vostri amici sicuramente avranno qualcosa da mangiare." mi disse con tono più aspro, annui e arricciai le labbra, la mia ricerca era finita prima di iniziare. "Buona notte" sussurrai, feci per andare quando le porte si aprirono di nuovo, una donna dai capelli rossi entrò.



    Aveva lo stesso vestito dell'altra e anch'essa mi guardava... il suo sguardò era dolce e preoccupato, accenno un sorriso, ebbi l'impulso di avvicinarmi e di abbracciarla, stringermi forte tra le sue braccia, un'attrazione magnetica che mi legava a quella donna, "Neve" dissi spontanea. Non riuscivo a controllarmi e non sapevo cosa mi stava passando per la testa. "No, pioggia" rispose l'altra donna, un'ondata di lacrime improvvisa irrigò le mie guancie, mi tremavano le gambe, ero angosciata.. avevo il bisogno di parlare con quella donna e dirli qualcunque cosa avessi fatto nella mia vita senza di lei, ma perchè? "Si chiama Neve" rispose la donna dai capelli rossi accennando un sorriso. "Io Caterina e lei Virginia" si presentò l'altra donna. "Siamo le cuoche, possiamo fare qualcosa per te?" chiese Virginia sempre con lo stesso tono dolce, era cosi premurosa e materna. "No! Non ha cenato e senza chiedere permesso e entrata qui" rispose Caterina guardandola truce. "Cosa sarà mai un pò di brodo" ribattè guardando il dado. Le due donne si sfidarono con lo sguardo.

    "A me piace cucinare. Non so molto di cucina ma mi appassiona" risposi per interrompere la situazione imbarazzante che avevo creato. "Penserò io a lei, potete andare" disse Virginia. In quel momento un'ondata di calore mi invase, una sensazione che non avevo mai provato, la sua presenza mi metteva sicurezza come se fossimo state divise da anni e adesso ci eravamo ritrovate per caso.

    "Notte" rispose Caterin adirata, si voltò e andò via. "Cosa posso fare per te?" mi sorrise Virginia. sospirai e le feci vedere il dado vegetale che avevo tra le mani. "Va in mensa, arriverò subito" mi ordinò con lo stesso tono dolce. Riposi il dado sul bancone d'acciaio ed esegui l'ordine, mi avvicinai per uscire e l'ondata di calore si faceva sempre più vicina, sempre più.. non conoscevo un'aggettivo, era qualcosa di strano.

    Mi sedetti su una sedia e aspettai mentre il mio stomaco era impaziente di mangiare, avevo di nuovo sonno e il fuso orario ancora non voleva cambiare, avevo solo sei mesi per abbituarmi poi sarebbe tornata la notte. "Perchè non avete cenato?" mi chiese Virginia uscendo dalla cucina con il mio piatto di brodo, lo ripose su tavolo e si diresse alla macchinetta del caffè.



    "Stavo studiando" assaggiai il brodo dentro c'era la pasta piccola che si usava per i neonati, un'altra cosa che mia madre non mi faceva mai mangiare perchè erano carboidrati e mi facevano ingrassare e quindi mangiavo solo verdure cotte e frutta. "Amo questa pasta" sussurrai. "Lo so" mi rispose, la guardai "A tutti piace." si corresse. Eppure sembro diretta a me quella frase.

    C'era qualcosa di troppo intimo per poterlo descrivere, "Non siete la sola che ha questi problemi" mi disse sedendosi.


    Dalle tazze che aveva riposto sul tavolo c'era un odore di menta fresca. "Tisana" mi rispose senza che io chiedessi. "E' al mentolo" ribattei. Virginia annui "Aiuta a dormire" continuò.

    Finì il brodo e mi fiondai sulla tisana. "A casa non potevo berla, non potevo nemmeno mangiare pasta" ricordai con rammarico. "Mi dispiace" rispose con una vena aspra. "Non avevate un buon rapporto con vostra madre?" mi chiese in modo delicato. Senti l'ondata di lacrime irrigare di nuovo il mio viso scossi il capo e cercai di fermarmi, ma ero troppo scossa. "Perdonatemi" sussurrò accarezzandomi il dorso della mano. Senti una piccola scossa attraversarmi il braccio e l'avambraccio fino al cuore. "Non volevo" continuò sempre in modo dolce, accanto a lei il vuoto che avevo dentro si colmava di amore, avevo gli occhi gonfi ed annebbiati, probabilmente era colato il trucco ma sapevo di conoscere quella donna.
    La mia mente mi immaginava accoccolata tra le sue braccia mentre mi raccontava bellissime favole. "Avete bisogno di riposare" sussurrò dolce. Scossi il capo non volevo andare via, non adesso che avevo trovato qualcosa che mi faceva stare bene, ma che non conoscevo.

    "Ascoltatemi, vi farà bene riposare" mi strinse forte la mano. Capì che era una donna molto premurosa ma doveva esserlo anche con gli altri, conoscevo i toni asprì di Caterina ma lei, la donna che avevo davanti era diversa e una parte di me mi diceva che quelle attenzioni erano solo per me.

 

 
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