Una strana alchimia
12
I ricordi
Camminavo nel bosco rammentando cosa mi aveva detto Caterina quel giorno "Sta lontana dai padroni per quanto possano sorriderti prima o poi ti faranno punire".
Era la prima volta che avevo visto mia madre proteggermi anche perchè non nè ricordavo altre, era tutto cosi strano. Mia madre aveva trovato le lettere che io e Calliope ci scambiavamo e mi aveva proibito di scriverle. Venivo sorvegliata a vista lavoravo giorno e notte.
E' le ricerche che avevo fatto sulla malattia che avevo avuto non portavano a niente.
Mi sedetti sulla sfonda del lago,
la neve cadeva a piccoli fiocchi inumidendo i miei capelli, la domenica avevamo poco da fare nel castello, forse perchè i padroni uscivano per fare visita hai parenti.
Non c'era niente da lavare, non c'era da preparare da mangiare e se proprio volevo cimentarmi in qualcosa c'era sempre il giardino da curare.
Avevo chiesto a mia madre di poter uscire ma me lo aveva proibito, ero sempre più convinta che questa per me è una gabbia.
"Salve" la voce di achille mi risveglio dai miei pensieri.
Stava portando a spasso il suo cavallo, lui curava gli animali.
"Salve" sorrisi imbarazzata, non lo conoscevo molto però tra noi c'era qualcosa di strano il cuore mi batteva forte, le mani mi tremavano.
Avevo una gran confusione in testa. Ero innamorata di quest'uomo come amavo Samuel?
Non lo so, entrambi mi davano delle emozioni diverse, ma cosi intense che a volte mi sentivo la testa scoppiare.
"Posso farvi compagnia?" mi chiese Achille con gentilezza mentre Geltrude il suo cavallo bianco brucava sul prato.
Annui e sentì le guancie infiammarsi, abbassai il capo per non farmi vedere..
"Oggi è una splendida giornata" dissi per rompere il ghiaccio fra noi.
"Ma nevica" rispose Achille.
"Amo la neve, è romantica" sussurrai quasi parlando tra me è me, mentre contemplavo il lago.
"Ma bisognerebbe osservare la neve davanti ad un camino, magari sorseggiando un pò di vino."
ribbattè achille.
"Già" risposi, se solo mio padre avesse ascoltato quella conversazione non oso pensare cosa avrebbe fatto era geloso nei miei confronti quasi possessivo e aveva lo stesso comportamento anche con Calliope.
Avevo sentito molte volte mio padre litigare con la padrona per via delle ramanzine e delle umiliazioni che affliggeva alla figlia davanti alla servitù.
Voci maligne avevano pensato che Marica è mio padre fosserò stati insieme e che dalla loro unione fosse nata calliope.
In effetti poteva anche essere vero, la padrona non aveva un marito nemmeno i servi lo conoscevano. Ma non osavo credere una cosa cosi brutta volevo bene a Calliope ma non come una sorella.
"Siete silenziosa" sussurrò achille.
Sorrisi "Cerco di godermi questi momenti di tranquillità. Ogni volta che posso, qui c'è sempre da fare... a volte mi perseguitano" spiegai.
Achille mi guardò è mi accarezzo la guancia, mi infiammai di nuovo.
Un brivido di freddo mi corse lungo la schiena e lui ritirò subito la mano.
"Angelicaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa"
La voce di caterina risuonò per quasi tutto il castello.
Mi schiarì la voce e mi alzai
"Grazie e stata una piacevole compagnia" sussurrai incamminandomi verso il castello.
Metre Achille rimase lì.
"Quel diario ti fa male, stai sempre seduta a leggere" mi disse Jonathan mi ero cosi incantata a leggere che non avevo capito una sola parola, ma sapevo cosa risponderle.
"E' voi siete sempre ad amoreggiare, tanto che per non vedervi devo mettermi a leggere" risposi per le rime. Ma avevano entrambi gli occhi chiusi, scossi il capo e respirai un'altra boccata di aria gelida.
In effetti era vero, erano sempre attaccati a sussurrarsi cose sconce.
"Dov'è finito Since?" chiesi non lo vedevo dalla cena, non che fosse stato molto presente durante il giorno, aveva svolto i suoi lavori ed era sparito presentandosi solo per i pasti.
In fondo lo capivo, era segregato in un castello lontano da tutti e con tre adolescenti di cui due in calore ed una non molto socievole cioè io.
"Non ne ho idea, lo sentito parlare con Marica al telefono ed imprecare" rispose Giacomo.
"Quell'uomo è molto strano, fossi in te gli stessi lontano." mi disse Jonathan guardandomi male.
"Non so se te ne sei accorto ma siamo confinati nello stesso castello" dissi accendendomi una sigaretta, mi distesi guardando entrambi.
"Vado a preparare la cioccolata" disse Giacomo alzandosi.
Jonathan aspettò che fosse andato via per sedersi accanto a me,
mi rilassai appoggiandomi a lui.
"Allora di che parla il tuo libro?" mi chiese con aria sospetta.
Sorrisi è gli spiegai la storia, a che punto ero arrivata omettendo le mie sensazioni di conoscere a memoria sia ciò che faceva e quello che diceva.
Era il mio migliore amico ma non volevo che mi prendesse per pazza era normale immedesimarsi in un'eroina di un libro ma sapere cos'avrebbe fatto ancor prima di leggerlo era folle.
"Scusa se a volte sono arrogante, ma Achille lo conosco è una persona da cui dovresti stare lontana. Ti guarda come se volesse mangiarti" cambiò bruscamente discorso.
Lo guardai strabuzzando gli occhi, non mi ero avvicinata ad Achille da quel giorno nella torre anzi mi aveva allontanata senza nemmeno rivolgermi la parola a parte per estrema necessità.
"A parte l'incontro nella torre non ci sono stati più conversazioni tra me è lui" mi giustificai come se avessi fatto qualcosa di male,
avevamo soltanto dormito, abbracciati, non voleva lasciarmi sola in un posto cosi buio ed ero sicura che non mi aveva fatto niente perchè non avevo bevuto niente o mangiato quindi non aveva potuto drogarmi per poi abusare di me.
Ma che discorsi di m*** che faccio.
"Sarò schietto con te" mi disse accendendosi una sigaretta e sedendosi sul tavolino basso
"Lui vuole solo la cicliegina è una volta che l'avrà presa tu sarai solo un ricordo" disse nel modo più dolce possibile.
Sorrisi, "Non la presa" o almeno non ancora, decisi di non dire le ultime parole, Jonathan poteva essere petulante quando aveva qualcosa in testa.
"La cioccolata, è servita" ci interuppe Giacomo porgendoci la cioccolata.
nè bevvi un sorso bollente per riscaldarmi, era dolce come piaceva a me.
Mi senti subito in colpa, non avevamo chiamato Achille, nelle ultime sere l'aveva bevuta sempre con noi.
"Sono queste le gioie della vita" disse Jonathan, assaggiando la sua cioccolata.
"Non vorrai dire che quella cioccolata ti fa godere più di me" rispose Giacomo guardando Jonathan torvo.
Quel commento mi fece sentire terribilmente in imbarazzo, mi strinsi le spalle ed abbassai il capo verso la tazza mentre le mie guance erano infiammate e il mio corpo aveva terribili brividi di freddo.
Jonathan sorrise e scosse il capo "Mai mon amur ho conosciuto persona più dolce di te" era un commento cosi sdolcinato che posai la tazza.
Ne avevo abbastanza, non ero puritana ma c'era un limite a tutto, questi due non favecano altro che sc**** e dirsi frasi dolci e sconce.
Non ero abbituata a queste cose, nessuno l'aveva mai fatto con me, qui non esisteva niente del mio mondo è avevo paura ad espormi a stare con qualcuno.
Ma con chi? Gli unici amici maschi che avevo erano Jonathan e Giacomo.
Non vedevo gli altri ero rimasta scossa dall'esperienza di Santal.
Scossi il capo e guardai Jonathan e Giacomo, stranamente non erano avvinghiati,
"Signorina noi ci ritiriamo nelle nostre stanze" mi disse Jonathan alzandosi è dandomi un bacio, Giacomo fece la stessa cosa ed entrambi si avviarono verso la loro stanza.
Mi strinsi nelle spalle, è guardai il bosco,
nelle ultime sere c'erano stati dei piccoli cambiamenti, Jonathan e Giacomo avevano deciso di dormire insieme ed io mi ero trasferita al terzo piano nella stanza di Since. Non avevo intenzione di dormire mentre loro ansimavano e sbattevano la testiera del letto contro il muro.
La cosa più assurda era che Since glie lo permetteva.
Sbuffai, mi sistemai sulla sedia distendendomi, non avevo voglia di dormire anzi volevo dare un'altro sguardò alle pagine del diario, ma la voglia era sparita.
Sospirai il silenzio era inquietante, stavo scoprendo che i colpi della testiera contro il muro arrivavano fino in giardino, era stupido ma mi domandai fin dove sarebberò arrivati.
Il dolce cullare mi face sentire tranquilla insieme al calore che emanavano quelle due braccia possenti che mi stavano trasportando, sospirai, appoggiai la testa su una superficie dura come il marmo, il martellare frenetico di quel cuore sconosciuto mi fece sobbalzare.
In preda al panico e al sonno iniziai a dimenarmi.
Le braccia mi tennerò ancora più stretta mi strinserò forte senti dolore agli arti mentre venivo schiacciata su quella superficie dura. "Shh" riconobbi la voce di Achille.
Mi calmai all'istante, riaprì gli occhi è lo guardai "Sta calma" mi sussurrò mentre mi baciava il capo dolcemente, "Ti sto solo portando in camera, è pericoloso dormire sul portico" diede una leggerà spinta alla porta che cigolò.
La stanza era immersa nel buio, entrammo non vedevo niente ma Achille mi appoggiò lo stesso sul letto accarezzandomi il capo.
Quando si alzò per andare via il vuoto mi invase un brivido gelido mi scivolò lungo la schiena.
"No" sussurrai quasi con le lacrime agli occhi.
Achille mi guardò era in piedi davanti alla porta pronto ad uscire.
Mi strinsi nelle spalle, non sapevo perchè quella strana sensazione, ero imbarazzata dal mio comportamento ma sapevo di non voler star sola, non in quel momento mi avvicinai alla fine del letto, le forze mi abbandonarono, chiusi gli occhi cercando di respirare.
Achille si avvicinò, è si inginocchio accanto al letto, "Sta tranquilla" mi sussurrò accarezzandomi,
il mio respirò era affannato, avevo paura, una sensazione gelida mi immobilizzava parzialmente ma non capivo perche, paura di cosa? Non riusci a trattenere le lacrime ed esplosi in un pianto disperato, senti Achille scattare e le sue braccia serrarsi intorno al mio corpo.
"Sta calma" sussurrò cercando di riscaldarmi, mi ritrovai per terra senza nemmeno capire come ci fossi arrivata
"Va tutto bene" ripetè.
Mentre spasmi improvvisi mi prendevano ogni parte, che mi stava succedendo? Non avevo mai sofferto di convulsioni, ogni arto mi doleva ad ogni spasmo.
"Passerà, sta tranquilla" Achille mi baciava il capo è cercava di riscardarmi con il suo corpo, "Sei stata per tutto il tempo li fuori il tuo corpo e congelato ed indolenzito" mi diede una spiegazione logica ma perchè sentivo che non era cosi? Ciò che sentivo era paura, paura pura.
Dolore alla gola, respiravo a stento.
Mi calmai, le lacrime cessarono, il freddò andò via lasciando spazio ad un piacevole calore. Senti Achille affannato. Mi portò sul letto. Chiusi gli occhi e mi rilassai tra le sue braccia.
Nel correzionale.
Marica camminava davanti e indietro nel suo studio.
Si sedette e cercò di rilassarsi, non era un bene che la vedesserò cosi, era sempre stata calma e paziente.
Avrebbe affrontato anche questa situazione con saggezza e diplomazia lei lo sapeva ma dopo gli ultimi tre secoli nemmeno ci credeva più.
ma comunque era nervosa, era tornata da poco, stava aspettando impaziente l'arrivo di Virginia e Benjamin,
la situazione era pericolosa.
La porta si spalanco, Virginia entrò dietro di lei Benjamin.
Si sedetterò senza nè guardarsi e senza dire una parola,
"Perchè siamo qui?" chiese Benjamin asprò.
Era arrabbiato con Marica perchè aveva deciso di mandare Neve con achille e la sua decisione era stata irremovibile.
La ragazza doveva stare lontana da loro, presto o tardi avrebbe ricordato soprattutto dopo quello che era successo.
Non sapeva se l'incantesimo avrebbe tenuto a lungo, era vecchio di un secolo è questa era la seconda volta che si risvegliava o meglio questa volta si era reincarnata.
Marica guardò prima uno e poi l'altro negli occhi, la furia di Benjamin era quasi palpabile con mano mentre Virginia era stranamente tranquilla.
Forse aveva sbagliato, forse avrebbe dovuto convocare solo Virginia.
Ma ormai non poteva mandare via l'uomo, sospirò è ingoio un grumo di saliva amara.
"Samuel si è svegliato" disse con voce tremante.
Un'ululato mi fece sobbalzare, c'erano lupi?
L'ulutato continuò, insieme ad altri.
Lupi!
Mi mancava solo questo.
Ero stordita e nella completa oscurita, qualcosa di pensante mi bloccava il ventre e le gambe.
cercai di spostare il braccio è la gamba che immobilizzavano parzialmente il mio corpo ma fu impossibile.
"Shh, dormi sono solo lupi" riconobbi la voce di Achille nell'oscurità.
Adesso ricordavo cos'era successo, mi ero addormentata tra le sue braccia. Ma non ricordavo di aver messo il pigiama, ma comunque ero con la mia casacca e la culotte di pizzo rossa.
Achille mi aveva spogliato privandomi anche del regiseno? No! Quello non lo avevo già dal pomeriggio, rammentavo che lo avevo tolto. Ma comunque mi aveva vista nuda.
Quest'uomo emanava un calore terribile peggio di un calorifero.
Ecco perchè forse non c'erano coperte o meglio, le coperte c'erano ma sotto i nostri corpi.
Guardai la radiosveglia erano le cinque del mattino, la finestra era chiusa e le tende chiuse, strano io rimanevo sempre le tende aperte in modo che i primi raggi del sole entrasserò, era anche un modo per tranquillizzarmi, qui non c'erano candele da poter accendere durante la notte come punto luce.
Sospirai rumorosamente e riaprì gli occhi.
Achille sembrava una statua greca il suo corpo era scolpito alla perfezione. Ecco, che le mie guancie si infiammavano di nuovo, soltanto una cosa non avevo fatto in tutta la mia vita.
Dormire con un ragazzo.
Nessuno mi aveva mai abbracciato cosi, nessuno mi aveva mai tranquillizzato nel sonno a parte mio padre quando ero piccola, avevo degli strani incubi, mi sentivo soffocare, una volta sognai anche di essere annegata.
Lui arrivava in camera mia è mi stringeva forte sussurrandomi parole dolci, poi si assicurava che mi fossi addormentata per andare a dormire anche lui.
Tranne in casi speciali dove di mattina me lo ritrovavo che sonnecchiava sulla poltrona accanto al mio letto.
"Dulceata perchè non dormi?" mi chiese Achille, aprì leggermente gli occhi mi avvicinò è mi strinse a sè baciandomi sulla fronte. Mi alzai e mi sistemai sul suo petto guardandolo neglio occhi, risplendeva di una luce naturale propria nell'oscurità.
Il tocco delle sue labbra infiammò il mio corpo ancora di più, la parte bassa del mio ventre doleva chiedendomi una doccia fredda.
Perchè mi aveva chiamata dulceata? Che significava, riconoscevo il francese nella sua voce. Ma perchè era cosi dolce con me? Perchè era nella mia stanza? Non capivo il suo comportamento era realmente ciò che aveva detto Jonathan voleva soltanto la sua ciliegina e poi mi avrebbe abbandonata o questo comportamento era solo per stare tranquillo che non scappassi e non mi mettessi nei guai?
"Mi anno svegliato i lupi" lo dissi come se fosse stata la cosa più normale del mondo se non fosse che i lupi non li avevo mai visti e una cosa del genere avrebbe dovuto terrorizzarmi, ma accanto a lui era come sè tutto fosse normale. Come sè niente avesse potuto farmi del male.
Decisi di godermi quella tranquillità e quella sicurezza che achille riusciva a darmi, sapevo che l'indomani sarebbe stato di nuovo il bibliotecario sgorbutico che avrei odiato.
"Sono arrabbiato con te" mi disse.
"Perchè?" risposi con voce rauca, cercai di schiarirla ma non ci riusci, eravamo troppo vicini ed il mio corpo aveva dormito per troppo tempo ed aveva deciso di risvegliarsi nel momento sbagliato e con la persona sbagliata. Ma chi non si sarebbe svegliato con accanto una statua greca?
"Non mi hai aspettato per lo spuntino" sorrise è mi accarezzo i capelli, istintivamente appoggiai il capo nell'incavo del suo collo.
"Tu non c'eri" risposi respirando il profumo della sua pelle, era sudore potevo sentire la pelle bagnata sotto la mia eppure i caloriferi non erano accesi.
Non rispose. Si limito a respirare e farmi più vicina, solo all'ora mi accorsi che aveva solo dei boxer e una camicia aperta.
Mi distesi di nuovo ed infilai la mia gamba in mezzo alle sue per sistemarmi meglio e senti la sporgenza dai boxer, non potevo vedere ma sapevo che la sua passione era lì e mi desiderava.
Ma decisi di desistere, dovevo dormire.
Non potevo permettermi di fare sbagli, non con lui.
"Buon giorno"
qualcosa opprimeva il mio ventre impedendomi di respirare, qualunque cosa fosse mi grattava il ventre nonostante sapesse che non soffrissi il solletico, riaprì gli occhi e vidi Jonathan sopra di me.
mi solletivava sul ventre.
Mi guardai in torno, la finestra era aperta, la stanza calda e Achille non c'era.
"Stamattina ho visto uscire un'ombra in boxer con un.... rigido da questa stanza. Puoi spiegarmi"
Ecco, per certi versi Jonathan era peggio di una donna, lui non sparlava ma doveva sapere tutto di tutti. Me compresa, visto che aveva dichiarato apertamente ad una scuola intera che io ero la sua migliore amica e sè qualcuno mi avesse toccato lui gli avrebbe strappato il cuore e mangiato per colazione.
Il ricordo ancora mi inbarazzava e mi faceva venire anche il volta stomaco.
Mi schiarì la gola.
Avevo due opzioni dirli la verità e farlo sorridere oppure non dirli la verità e farmi torturare per tutto il giorno, scelsi la prima mi fidavo di lui, dovevo fidarmi se non fosse cosi sarei rimasta completamente sola nel mio mondo ed in balia di Achille.