DOVE ERAVAMO RIMASTI
Il tempo della profezia sta arrivando, ma solo gli abitanti dell'Isola perduta di Angelion sembrano esserne al corrente. Due di loro, le sorelle Eris e Saana, partono alla volta del continente di Dorgaer, rompendo l'esilio millenario in cui era imprigionato il loro popolo, perchè solo loro sono in grado di fronteggiare la minaccia oscura che si sta risvegliando.
CAPITOLO 16. LA FINE DELL'ESILIO
"Resosi conto che il sortilegio non aveva funzionato, Terhim, il più potente tra i maghi dei Cinque Regni, fu certo che a bloccare le sue arti magiche fosse stata una fata di Angelion. Non era stato ancora scoperto, ma sarebbe sicuramente accaduto se avesse usato la magia ancora a lungo; doveva assolutamente tornare indietro prima che fosse troppo tardi.
Purtroppo non aveva previsto questo impedimento e il portale dimensionale non era ancora pronto, Terhim si sentì quasi in trappola. Senza farsi notare, nelle vesti di un semplice sguattero di cucina, scese nelle remote celle di Palazzo d'Inverno, dove le spesse pareti di ghiaccio avrebbero celato per un po' la sua presenza.
Il portale era quasi completato, mancava una sola pietra per farlo funzionare, la chiave, ma prima di posizionarla e andarsene Terhim sfidò la sorte e contattò il suo fedele discepolo Illirio, affinché indagasse sull'accaduto.
Dopo avergli spiegato ogni cosa, si augurò che scoprisse in breve tempo cosa fosse accaduto in modo da informarne la regina, poi collocò la chiave nel portale da cui si sprigionò una forte energia. Quel campo magnetico sarebbe presto stato individuato dalla fata, quindi Terhim non perse tempo e varcò la soglia del tempo e dello spazio, dissolvendo il suo corpo mortale in tante infinite particelle.
Il portale si aprì nella camera da letto della regina Ferech, sua protettrice ed amante, ma non appena il mago mise piede nella stanza fu avvolto da alte lingue di fuoco e denso fumo nero: che la fata di Angelion l'avesse già individuato e scoperto il suo unico punto debole? Non ebbe il tempo di portare a termine il pensiero che una vampata violenta lo colpì dritto al volto, carbonizzandogli i capelli e le vesti.
Ridotto ad un tizzone ardente, il mago si lasciò cadere a terra, dolorante e quasi esanime. Consapevole di non avere alcuna possibilità di uscirne vivo, ebbe però la forza di toccare il suo amuleto e pronunciare la formula della "Conservazione dell'anima". Finito che ebbe di pronunciare le parole magiche, il suo spirito si staccò dal corpo martoriato dal fuoco, percorse migliaia di chilometri e si rifugiò nella Grotta Nera, la dimora del mago, nell'attesa che il prescelto ne rompesse i sigilli e lo facesse tornare alla vita attraverso il suo corpo."
Questa era la storia che raccontavano tutti i maestri dell'Isola e spesso Geran aveva fantasticato di essere lui stesso il prescelto, colui che, secondo le leggende che si degli Spiriti Antenati, avrebbe riportato su Dorgaer la magia e con essa il dominio degli antichi e potenti maghi. Ma ora che la luce oscura si era diffusa in ogni angolo dell'Isola e tutti con impazienza aspettavano l'arrivo di colui che li avrebbe liberati dallìesilio, il ragazzo sapeva bene che non sarebbe stato lui: un altro sarebbe diventato il nuovo Terhim, il più potente tra i maghi, e avrebbe salvato il suo popolo.
Amareggiato Geran si diresse verso la scogliera da dove riusciva a scorgere il continente, quella terra infame i cui abitanti, aiutati dalle fate di Angelion, avevano costretto il suo popolo all'impotenza e all'esilio. Anche questo dicevano i maestri, che dopo la morte di Terhim, gli Spiriti Antenati, ancora increduli dell'accaduto, furono sopraffatti dalle fate con l'inganno e ridotti a vivere confinati sull'Isola, costretti ad abbandonare i loro territori sul continente e condannati a vedere le loro terre senza mai poterle raggiungere. Si narrava che un giovane mago avesse provato ad attraversare il mare degli Spiriti per raggiungere la costa, ma aveva navigato per mesi senza riuscire neanche ad avvicinarsi e che fosse morto per la mancanza di riposo e di cibo.
Adesso era arrivato il tempo della vendetta, lo spirito di Terhim, ospitato dal corpo del prescelto, li avrebbe liberati dal giogo millenario e li avrebbe portati alla conquista di Dorgaer e alla sospirata rivalsa nei confronti di Angelion, che sarebbe stata distrutta e data alle fiamme.
Immerso nei suoi pensieri di vendetta, il giovane mago fu però attirato da un puntino di luce che si muoveva sull'acqua nera.
"Cosa può essere: una barca? Non è possibile le fate ci hanno isolati, nessuno può partire né tantomeno arrivare qui." - ma il barlume continuava ad avvicinarsi sempre più rapidamente, fino a che Geran si rese conto che erano due piccole luci vicine che correvano verso l'Isola. Ad un certo punto la vide, poteva distinguerne la sagoma: era una figura umana che scivolava sull'acqua senza neanche muovere i piedi e quelle luci erano i suoi occhi. Non riusciva a crederci: era arrivato! Terhim era risorto e lui era lì, unico testimone dell'evento.