DOVE ERAVAMO RIMASTI
Killian decide di far imprigionare sua sorella, che nella cella ha una visione molto cupa e terrorizzante. Syrio vorrebbe aiutarla a fuggire, ma lei lo fa desistere. Nel frattempo Saana ed Eris intraprendono il loro lungo viaggio verso l'avverarsi della Profezia.
CAPITOLO 18. IN VIAGGIO VERSO EST
Le due donne erano finalmente giunte sulla terraferma; dopo aver ormeggiato il natante, Eris si diresse con passo sicuro verso una catapecchia cascante sulla riva del mare, facendo cenno a Saana di seguirla. Era come se fosse già stata lì, o almeno così sembrava a sua sorella.
Il posto non era uno dei più rassicuranti, in più stava calando il buio e Saana cominciava ad avere freddo.
“Eris, cos’è questo posto? Ha un’aria spettrale, mette i brividi!”
“Dovrai abituartici, piccola. Il mondo degli umani non è come Angelion: ci sono le stagioni, esiste il caldo e il freddo, c’è il bene e il male e non tutti sono tuoi amici. Dovrai imparare a distinguere le persone di cui ti potrai fidare da quelle che vorranno tradirti. E non sarà facile, alcuni uomini sanno fingere molto bene.”
“Si lo so. Conosco la storia e ho letto tutti i libri che mi avete dato. Sono pronta.”
“I libri sono utili, certo, ma la vita reale è diversa. Fa’ sempre attenzione e resta concentrata. In questa casa abita un amico, di lui sta certa che possiamo fidarci, ci aiuterà a proseguire il nostro viaggio. Vieni con me.”
Eris diede qualche colpo alla porta, ma non ricevendo risposta si decise ad entrare. Spinse piano la porta che si aprì con un cigolio assordante, dentro era buio e non c’erano segni di vita. Dopo che gli occhi si furono abituati alle tenebre, Eris riuscì a distinguere le forme della vecchia mobilia e, nell’angolo in fondo della casa, un grosso camino.
“Ma qui non si vede nulla, perché non facciamo un po’ di luce?” – detto questo Saana pronunciò ad alta voce la parola - “Lumen!” – e dal nulla si sprigionò una fiammella che per un attimo illuminò la stanza cupa.
“Ferma!” – tuonò una voce dal tono grave, che spaventò le due sorelle, facendo ripiombare la casa nel buio più totale.
“Nuxe, sei tu? Sono Eris di Angelion, questa è mia sorella Saana. Siamo qui per ….”
“Eris, mmmhhh. So perché siete qui. I vostri cavalli sono pronti sul retro.”
“Cavalli? Ma no, anche qui! Dobbiamo fare migliaia di chilometri per raggiungere il Regno Libero, non faremmo prima usando i nostri incantesimi, piuttosto che indolenzirci le chiappe sulla groppa di queste povere creature?”
“Saana, per favore. Scusala, Nuxe. E’ solo una ragazzina.”
Sempre nascosto nelle tenebre, Nuxe mormorò qualcosa di incomprensibile, prima di rivolgere di nuovo la parola a Saana: ”Conosci la storia di Maya, ragazza?”
“Certo che la conosco, altrimenti non sarei qui. Sono uno strumento fondamentale per la profezia, io.”
“Bè, anch’io lo sono. Senza i miei cavalli voi due dovreste andare a piedi e la profezia dovrebbe aspettare altri mille anni per compiersi! Basta chiacchiere, ora. Qui, a Dorgaer, la magia non va usata per due motivi: il primo dovresti saperlo, visto che mi hai detto di conoscere la storia di Maya, e il secondo è anche peggio. Oltre a voi si stanno muovendo anche le forze degli Spiriti Antenati, gli oscuri signori della magia nera. So per certo che Terhim è tornato e non ci metterà molto a diventare malvagio e potente come un tempo! Basta un passo falso, una magia anche piccola e potrebbe percepire la vostra presenza, fermando il vostro cammino.”
“Dobbiamo viaggiare in incognito, allora.”
“E’ quello che ti sto dicendo. Dovete essere due normali donzelle che attraversano a cavallo una fitta foresta, percorrono migliaia di chilometri e giungono alla meta senza attirare troppo l’attenzione.”
“Quindi, signorina” – aggiunse Eris – “dimenticati di essere quello che sei e diventa una normale adolescente umana. So che è difficile, ma devi promettere che lo farai. Da questo dipende la riuscita della nostra missione.”
Saana annuì perplessa. L’uomo che le stava dando ordini era solo una brutta voce nel buio, ma, per amore di sua sorella decise di credere a quelle parole. Anche se …
“Mi stavo domandando: ma una volta giunte alla meta potremmo rivelarci e sfoderare le nostre magie, vero?”
“Quando tutto sarà prossimo al compimento” - disse la voce – “ il mondo avrà bisogno dei tuoi incantesimi più potenti.”
Eris decise che era arrivato il momento di congedarsi e, insieme alla sorella, si diresse verso la stalla dove trovarono due magnifici destrieri da corsa. Dopo averli sellati, salirono in groppa e iniziarono il loro viaggio verso est. Lungo la strada Saana non potè trattenersi, troppe cose non le tornavano: “Chi era quello? Perché vive nelle tenebre e come fai a conoscerlo?”
Eris le sorrise come solo lei sapeva fare e le rispose: “Nuxe è uno di noi. Vive in quella casa da più di duemila anni, forse tremila. E si nasconde perché gli uomini non possano trovarlo.”
“Anche perché a quell’età, sarà più brutto a vedersi di un troll … Si, ok. Scusami. Ma, non hai risposto all’altra domanda: come mai vi conoscete? Perché vista così potrebbe essere solo che tu …Oh, per gli dei!Sei già stata qui!”
Eris, abbassò lo sguardo, quasi come se si vergognasse di ciò che aveva fatto, poi rispose: “Non eri ancora nata. Io ero una fatina piuttosto ribelle all’epoca e un giorno, alla ricerca di avventure, trovai una piccola falla nella barriera che ci esiliava. Non so perché né cosa avessi in testa, ma ci entrai e alla fine mi ritrovai su quella spiaggia.”
Saana era a bocca aperta: sua sorella, la dolce e cara Eris, una ribelle? Non poteva crederci.
“E’ una balla. Non può essere vero. E perché nessuno mi ha mai detto niente?”
“Perché avresti dovuto saperlo? Adesso basta chiacchiere, abbiamo molta strada da fare.”
Stavano cavalcando verso est ormai da una settimana. Sul continente era iniziato l’autunno e quel mattino cadeva una pioggia sottile ed incessante, così fitta che tutt’intorno il paesaggio appariva sfocato, quasi fiabesco. Eris si fermò e allargò le braccia. La pioggia era leggera, tiepida e alla donna piaceva quel tocco liquido sul volto, la faceva sentire pura, mondata dai peccati che aveva commesso nel passato e da quelli futuri. Tutt'attorno incombevano boschi fitti e la pioggia battente rendeva quasi invisibile la strada. Gli zoccoli dei cavalli martellavano il denso manto di foglie cadute, facendo fatica a proseguire sul suolo reso viscido e fangoso dall’acqua piovana. Saana, accortasi che sua sorella era rimasta indietro, si fermò anche lei. “Sbrighiamoci, non è posto per donne sole, questo. Qualcuno potrebbe tenderci un agguato!” – disse.
“Tranquilla. Sai meglio di me che non ci succederà nulla.” – la rassicurò Eris.
“Ma potrebbero vederci e riconoscerci. Qualcuno potrebbe comprendere.”
“Gli uomini, questi uomini, non capirebbero nemmeno se tutto accadesse davanti ai loro occhi. E’ passato troppo tempo da quando l’ultima di noi è stata fra loro.”
“Già, quando sacrificarono Maya per placare la loro ignoranza. Codardi!”
“Saana! Ne abbiamo già parlato. Era così che doveva andare, l’Annwyn l’aveva letto nel suo destino. Tutti noi nasciamo con uno scopo: lo scopo di Maya era proteggere la regina dei Ghiacci ed il suo erede e fermare il poter oscuro degli Spiriti Antenati e ci è riuscita. Lei conosceva il suo destino come noi conosciamo il nostro. Adesso andiamo.”
Eris diede un colpo deciso con i talloni e il suo cavallo ripartì al trotto. Lei sapeva a cosa stava andando incontro: quando era ancora una bambina la vecchia Annwyn le aveva predetto che un cavaliere l’avrebbe presa e con lui avrebbe messo al mondo due figli, i quali un giorno avrebbero reclamato il suo aiuto nella battaglia contro il malvagio mago Terhim, tornato dal mondo dei morti. E quel momento stava per arrivare, i suoi figli la stavano aspettando. Con il mago in campo le sorti di Dorgaer sarebbero state ancora più incerte e il popolo di Angelion doveva mandare le sue figlie a riequilibrare il tutto, ripristinando l’antica lotta fra i due ordini di magia.
Eris non vedeva l’ora di rivedere i suoi figli, ma era anche terrorizzata dallo stesso pensiero.
Aveva dovuto allontanarsi da loro che erano ancora bambini: l’avrebbero perdonata e compresa, oppure avrebbero serbato rancore nei suoi confronti per sempre? Quello che era successo molti anni fa era stato orribile: l’uomo che aveva amato, tanto da farle infrangere le dure regole dell’esilio, l’aveva costretta a rinunciare ai suoi figli per un vile sospetto e solo con un ricatto. Non aveva avuto altra scelta che accettare e tornare nella sua casa, tra la sua gente; se non avesse agito così e suo marito avesse rivelato la sua identità, la gente, meschina ed infingarda, avrebbe potuto prendersela con il suo stesso sangue e ciò non doveva accadere, non poteva accadere. Così fece quello che le era stato predetto e che aveva cercato di negare fino all’ultimo: tornò indietro, ad Angelion, a fare da madre alla sorella minore, Saana, lasciando i suoi figli nelle mani di un uomo che ormai non riconosceva più e che la gelosia aveva reso folle. Ora i suoi bambini erano cresciuti, erano diventati forti, ma una forza più grande di loro stava per travolgerli e sconvolgere le loro vite. Bisognava intervenire e in fretta, prima che Terhim scatenasse tutta la sua potenza malvagia su di loro e su Dorgaer.
“Forza, Saana. Facciamo presto! Non possiamo rimanere in questa foresta per sempre.” – Fece schioccare le redini e il suo cavallo, come risvegliato da un sonno profondo, s’impennò, nitrì e partì al galoppo. Saana alzò gli occhi al cielo in un teatrale gesto di sarcasmo, poi scosse la testa e seguì la sorella nel folto nero della foresta bagnata, pensando: ‘Non ti lascerò morire. Giuro che ti salverò. Questa volta voglio essere io a decidere il nostro destino!’
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