DOVE ERAVAMO RIMASTI
Ser Ernes Legoir si è allontanato dalla sua dimora per recarsi da re Veimar a Nasrad, lasciando la moglie da sola ad occuparsi dei suoi due figli e della casa. Lady Arya, grazie alla lontananza da suo marito, sembra aver scoperto nuovi interessi e allargato l'orizzonte delle sue conoscenze.
CAPITOLO 4. L'EROE DI CARTA
Da piccolo Kerubin amava esplorare la sua dimora: non c'era angolo che non conoscesse a menadito, non c'era nascondiglio in cui non vi si fosse infilato, non c'era passaggio segreto dove non fosse entrato. Crepe, tane di roditori, nidi di cornacchie: la mappa di casa sua, quand'era ancora un bambino, era fatta di queste cose.
Crescendo, aveva imparato ad apprezzare anche il giardino, con le sue infinite varietà di piante, fiori e arbusti, e le fontane, dai magnificenti giochi d'acqua. Ma ciò che gli rapì letteralmente il cuore fu la sala della biblioteca, dove suo padre, aprendogli le porte della conoscenza, lo portò il giorno del suo decimo compleanno.
Fu lì, in quell'immensa stanza piena di libri fino al soffitto, che lesse per la prima volta il grosso volume de La Grande Storia di Dorgaer, dove scovò i nomi dei suoi illustri antenati: gli eroi leggendari Joyr e Jamy, figli di Lord Loras Legoir, l'indomita lady guerriera Nayrem e molti altri.
A volte era rimasto a leggere per ore quelle storie, immaginandosi le battaglie, gli amori, i duelli, e tutte le volte il protagonista aveva il suo volto: ser Kerubin Legoir, vincitore del Torneo dei Cavalieri del Regno, eroe della Battaglia della Prima Notte, sterminatore del malvagio popolo degli Spiriti Antenati.
E tutte le volte il risveglio era stato brusco: suo padre lo rimproverava duramente per non essersi applicato nelle lezioni di economia e di politica e lo puniva vietandogli di esercitarsi con la spada. Lord Ernes non riusciva proprio a comprendere quella sua insana passione per un mondo che, ormai, non poteva più esistere e avrebbe preferito che suo figlio maggiore si dedicasse di più ad imparare come si amministra un palazzo e a gestire il potere che sarebbe derivato dalla sua posizione di erede, in modo da poter iniziare la sua carriera di diplomatico alla corte delle Foreste e divenire il più prezioso collaboratore del re.
Col passare del tempo, Kerubin aveva imparato a non parlare apertamente della sua aspirazione per evitare di essere punito da suo padre e preso in giro dai suoi cugini, i quali per farsi beffe di lui lo avevano soprannominato l'eroe di carta.
Qualche tempo prima era riuscito a procurarsi una spada di legno e, di nascosto, seguendo le illustrazioni di un vecchio libro, cercava di allenarsi imitandone le mosse. Quasi tutti i giorni, in una radura lontano da occhi indiscreti, Kerubin affrontava ed uccideva migliaia di nemici immaginari.
Con la fronte imperlata di sudore, un ciuffo ribelle che gli cadeva sugli occhi ed il viso arrossato dalla fatica: così lo trovò ser Kalos, un afoso giorno d"™estate in cui cercava riparo dai raggi solari tra la boscaglia.
Dapprima lo osservò nascosto tra i cespugli, poi decise di uscire allo scoperto. Il ragazzino, colto di sorpresa, cominciò a balbettare delle scuse incomprensibili, ma il cavaliere lo rassicurò con un sorriso e, anzi, gli diede alcuni consigli su come tenere la guardia, evitare fendenti letali e gli insegnò qualche trucchetto per avere la meglio sugli avversari o, perlomeno, per non morire troppo rapidamente.
Kerubin, da bravo scolaro, eseguì i compiti alla perfezione, sotto lo sguardo attento del suo maestro.
"Dovrai esercitarti molto per raggiungere dei risultati soddisfacenti, ma sei già sulla buona strada. Ma dimmi, perché vieni qui di nascosto da tutti?"
Kerubin gli spiegò che suo padre l'avrebbe certamente punito se lo avesse visto: "Non capisco perché mi proibisce di diventare un cavaliere come te, eppure la nostra famiglia appartiene al ramo cadetto della dinastia dei Legoir della Guardia Reale! Nelle nostre vene scorre il sangue di Jamy e Joyr! E invece io sono costretto a combattere contro il vento, mentre mio padre ha rinnegato tutti i valori della nostra famiglia e si è prostrato al cospetto del tiranno!" - Kerubin si pentì subito di aver detto quell'ultima frase, era meglio se i commenti sul re e su suo padre li avesse tenuti per sé, ma ormai...
Ser Kalos lo guardò dritto negli occhi, poi gli chiese: "Leggi molto, eh?" - il ragazzo annuì con la testa e il cavaliere riprese a parlare - "Tu sai i motivi per cui si sta combattendo nella nostra terra? Conosci la storia della principessa Verdis? Naturalmente tutto ciò è soltanto una scusa per coprire la sete di potere di Veimar, ormai il suolo dove camminiamo appartiene a lui. Ma c'è un posto, più a sud di qui, dove gli uomini combattono per ridare la libertà ad una terra assetata di giustizia. E qui non conta il titolo o il colore del sangue che ti scorre sotto la pelle, qui conta il coraggio e la determinazione, nient'altro: e tu, ragazzo, sei ricco dell'uno e dell'altro. Persevera negli allenamenti, vedrai che un giorno ti saranno utili."
Da quel giorno Kerubin lo prese in simpatia e a volte si ritrovava a pensare a come sarebbe stata diversa la sua vita se avesse avuto lui come padre.
Ormai il mondo gli sembrava diventare ogni giorno più malvagio: il Regno dei Laghi che aveva conosciuto nei libri non esisteva più, gli invasori delle Foreste avevano conquistato quasi tutta Dorgaer, senza che suo padre, un Legoir, alzasse un dito per fermarli e l'antica stirpe dei Reali dei Ghiacci era così distante ed indifferente a ciò che stava accadendo! Kerubin sentiva che il mondo, il suo mondo, aveva bisogno di un eroe e sentiva che quell'eroe doveva essere lui!