DOVE ERAVAMO RIMASTI
Finalmente Royam e il Vecchio Saggio si riuniscono al gruppo, giusto in tempo per rivelare a Kalos chi erano i suoi veri genitori prima che quest'ultimo, vittima del veleno del Custode della Palude, cada a terra privo di sensi.
Mentre, in una disperata corsa contro il tempo, Saana cerca di salvargli la vita, Kabir e Syrio riescono a raggiungere il castello di Nasrad, ignari del fatto che Kerubin ha ceduto al ricatto della Presenza Oscura.
CAPITOLO 39. LA CADUTA (PARTE PRIMA)
Il selciato umido risuonava sotto gli stivali, l’elsa della spada tintinnava contro le borchie metalliche dell’armatura. L’uomo abbandonò i sentieri brulicanti di gente e si diresse verso la grande capanna costruita al limitare di quello che restava della foresta dopo che il fuoco aveva divorato quasi tutti gli alberi secolari. Alla sua sinistra alcuni erano riuniti per scaldarsi intorno al fuoco e chiacchierare, qualcuno lo salutò, lui rispose con un cenno del capo, ma continuò ad avanzare.
Avevano atteso a lungo questo momento e finalmente oggi qualcosa era accaduto: la fata era riuscita a stabilire un contatto e presto avrebbe tentato di aprire una breccia nell’invisibile e impalpabile muraglia che avvolgeva la fortezza di Nasrad. Scostò leggermente la tenda di tessuto che fungeva da porta e sbirciò dentro: lui era lì, nella penombra, e sembrava pensieroso.
“Kabir”
Il giovane si voltò di scatto, i lunghi capelli neri gli ricaddero sul viso coprendogli quasi completamente gli occhi scuri e vivaci e per un attimo il cavaliere vi lesse qualcosa che poteva sembrare imbarazzo. Il giovane si alzò e accolse Syrio all’interno della capanna con un gesto della mano.
“Ci siamo” – disse il Cavaliere del Drago, diretto come al solito. Kabir lo guardò stranito, gli era sembrato quasi che l’uomo stesse sorridendo: possibile mai che ne fosse capace?
“Ah, si?” – domandò meccanicamente mentre fingeva di cercare qualcosa tra le carte abbandonate sul tavolino.
“Mi aspettavo più entusiasmo da parte tua. Sono quasi cinque anni che proviamo e finalmente Saana ci ha dato un speranza! Che hai? Hai paura di continuare la nostra lotta? Ricordati la promessa …”
“La ricordo perfettamente, non c’è bisogno che stai qui a farmi la solita ramanzina! E poi non ho paura, almeno, non per me. Tutti i giorni in mio pensiero va a quelli che hanno tentato di entrare e che non sono più tornati, prova a dirlo a loro che abbiamo una speranza, adesso . Ci sono voluti 5 maledettissimi anni e centinaia di dispersi.”
Il Cavaliere scosse la testa, contrariato: “Preparati, ti aspetto alla fonte insieme agli altri.”
Non appena Syrio uscì, Kabir si rivolse a qualcuno rimasto fino ad allora nell’ombra: “Puoi uscire adesso, lo scocciatore è andato via.”
“E così ci siamo. Alla fine quella fata non era poi così schiappa.” – disse una giovane ragazza dai capelli rossi rivestendosi.
“Vedremo.” - disse facendo spallucce e uscendo dalla capanna senza voltarsi.
Quando giunse alla fonte, trovò tutto il gruppo ad aspettarlo. Ovviamente sono arrivato per ultimo, pensò con un ghigno di soddisfazione sul viso.
“Sei in ritardo.”
“Non cominciare, papà. Non mi sembra che qualcuno qui abbia un dannato orologio.”
L’uomo appoggiato al bastone lo guardò con occhi stanchi, non aveva più la forza di rimproverarlo: suo figlio era sempre stato un ribelle, ma durante questi cinque anni la situazione era drasticamente peggiorata. Dopo che Ross e Saana l’avevano salvato dal veleno del Custode, Kalos era tornato alla vita con una gran voglia di combattere e di salvare la sua Arya, ma purtroppo il destino aveva deciso diversamente. Ormai era in grado di camminare solo aiutandosi con un bastone e ogni giorno che passava in quel campo, stava diventando sempre più debole e stanco: a volte aveva la sensazione che non sarebbe sopravvissuto per rivedere gli occhi della sua amata. Aveva riposto allora le sue speranze in Kabir, ma il ragazzo sembrava non voler capire, tutto quello che faceva, dalla mattina alla sera, era bere liquori dal sapore discutibile e frequentare personaggi poco raccomandabili. Sembrava aver perso la scintilla che aveva all’inizio, la fiamma che gli aveva acceso l’ardore quando era arrivato ai piedi delle mura di Nasrad.
Syrio gli aveva raccontato che quando erano finalmente arrivati, avevano subito notato la folle immensa che si era radunata nella valle per sfuggire alla devastazione del fuoco della foresta. Stavano scoppiando sommosse e disordini perché la gente voleva trovare riparo anche dalla pioggia battente che stava ormai cadendo da giorni, ma i soldati a protezione delle entrate soffocavano le rivolte con cieca crudeltà eseguendo gli ordini di un monarca crudele. I tre si confusero immediatamente con la folla e Royam cercò subito di ottenere notizie dai suoi informatori, ma tutto sembrava avvolto da uno strano alone di mistero invalicabile. Alcuni soldati dell’esercito dei Cinque Dragoni riconobbero il loro comandante, a loro si unì qualcuno del Regno Libero e poi anche gli uomini e le donne degli altri villaggi che avevano sentito parlare di lui come di una leggenda, fino a costituire un nutrito e temibile gruppo, organizzato e pronto a dare l’assalto alle porte e fare breccia nella fortezza. Kabir era uno dei più attivi nel reclutare persone desiderose di un futuro migliore.
Ma qualcosa accadde in quel momento e da allora niente fu più lo stesso: centinaia, anzi migliaia di occhi videro contemporaneamente il palazzo scomparire per qualche attimo, un piccolo battito di ciglia, e poi ricomparire nello stesso posto, come se nulla fosse mai accaduto. Questo spezzò la volontà di molti che riconobbero i segni di un avvertimento di una qualche divinità che voleva impedire di colpire l’autorità costituita e il nuovo, piccolo esercito, così come si era formato si sgretolò sotto i colpi della superstizione.
Il giorno arrivò e passò in fretta. Royam non riusciva a mettersi in contatto con le sue spie all’interno del palazzo: il ragazzo che aveva mandato attraverso uno stretto passaggio segreto, non era tornato nei tempi stabiliti. Anche il fatto che dall’interno non si udivano rumori e nessuno era uscito per sbrigare le normali faccende quotidiane era preoccupante. Kabir premeva e spingeva per continuare a darsi da fare, ma Syrio non voleva rischiare la vita di nessuno per andare incontro all’ignoto, tantomeno quella del ragazzo: avevano bisogno di certezze e di un piano ben congegnato, gli disse. Il Cavaliere e il capo delle spie volevano trovare un modo per capire cosa era accaduto, purtroppo per loro non avevano nulla di concreto da cui partire: solo un castello scomparso e poi riapparso dal nulla, non proprio una cosa che accadeva tutti i giorni!
continua ...