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  1. #501
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA



    DOVE ERAVAMO RIMASTI

    Feryn scatena un incendio nella foresta per uccidere Saana e i suoi compagni di avventura, che, per aggirare le fiamme, decidono di continuare il cammino nella Palude dell'Oblio. Qui vengono attaccati da una creatura mostruosa e Kalos viene ferito, ma fortunatamente Syrio interviene mettendola in fuga. Royam e il Vecchio Saggio, dopo aver scoperto l'identità del vero erede dei due Regni, si mettono in marcia per comunicare la notizia. Kabir, rimasto indietro, si perde nella foresta.


    CAPITOLO 38. PRIMA DELL'ALBA


    La notte scivolò via nella fortezza di Nasrad, le ore vuote e lente, turbate da cupe previsioni. La bruma strisciava insidiosa giù dalle cime dei monti Perlati , addensandosi e calando come una cortina spessa su tutto il paesaggio e sugli uomini e le donne, che, già alle prime luci dell’alba, animavano il castello con il loro lavoro quotidiano.
    Kerubin si addormentò a mezzanotte: stanco, si era abbandonato su una sedia dall'alto schienale vicino al letto di Arya e si era assopito. Era passata l'alba da un pezzo quando un messo lo scosse per svegliarlo.


    “Cosa c’è? Che succede?” - il ragazzo aprì di scatto gli occhi e si raddrizzò. Appena visibili attraverso il buio della notte che svaniva, le braci di un fuoco moribondo ardevano placidamente nel piccolo focolare in fondo alla stanza. Fuori, la pioggia martellava sulla pietra tintinnando rumorosamente.
    “E’ scoppiato un forte incendio nelle Foreste, nei pressi della Palude della Nebbia. I villaggi di Taevia e Mihir sono andati distrutti, i sopravvissuti sono in marcia verso Nasrad, per cercare asilo e riparo nella fortezza anche dalla pioggia. Alcuni sono già accampati qui fuori e sembrano intenzionati ad entrare ad ogni costo. Quali sono i vostri comandi?”
    Kerubin tese l’orecchio: nel silenzio della stanza riuscì a percepire la gente ammassata là fuori, sotto la pioggia, terrorizzati che il fuoco potesse raggiungerli prima di riuscire a mettersi in salvo tra le mura solide del possente palazzo.
    ‘I miei … comandi?’ - si alzò in fretta. Era completamente vestito, guardò sua madre distesa sul letto, era come se stesse dormendo, sembrava serena: almeno lei …


    “Che m’importa di quattro straccioni! Teneteli fuori dalla fortezza, potrebbero portare delle malattie e dei disordini difficilmente controllabili.” – poi rifletté e, pentito della sua meschina irruenza, disse – “Preparate un campo fuori dalle mura, fate curare i feriti e date loro da mangiare. Quelli che sono in forze possono andare altrove, non c’è ragione che restino qui, non voglio confusione.”
    Il messo chinò il capo in segno d’assenso e uscì dalla camera. Kerubin si inginocchiò ai piedi del letto, la mano di Arya stretta tra le sue.


    ‘Mamma, mi senti? Riesci a sentirmi?Ti prometto che non ti abbandonerò, farò di tutto per salvarti.’ – una lacrima salata gli rigò la guancia andando a morire sulle labbra tese e tremanti per il pianto.
    “Piangi come una donna.” – lo schernì una voce dal buio – “Adesso basta. Alzati, è il momento di comportarsi da uomo!”


    “Ancora tu. Perché non mi dici subito cosa vuoi e poi lasci in pace me e la mia famiglia?”
    “Se lo facessi che divertimento mi resterebbe? No, no. E’ ancora troppo presto.” – Malia rimase ferma sul fondo della stanza, guardando Kerubin dritto negli occhi –“Sai, in caso te lo fossi mai chiesto, quello strano potere che ti ritrovi, è opera mia. Ti ho fatto questo dono, ti sarà utile per sconfiggere i nostri nemici. Stanno arrivando, sono molto vicini. Riesco a percepire lo loro presenza.”
    “I nostri nemici? Non mi coinvolgerai nella tua guerra. Ma perché io? Perché?”
    “Non volevi che il tuo nome fosse scritto nei libri di storia? Non volevi essere ricordato in eterno? Io, umile comprimario, ti sto soltanto dando una mano.”
    “Qualcun altro lo definirebbe un vile ricatto!”
    Malia fece un gesto di stizza, ma non riuscì a dire altro perché la porta della camera da letto si aprì all’improvviso. Feryn si bloccò sull’uscio, il viso contrariato alla vista della fata nella stanza.


    “Eccola qui, la nostra contadinotta! Ti sei data una bella strigliata,eh? Adesso che ti sei lavata, riesco anche a percepire una vaga forma da essere umano.”
    Feryn si trattenne a stento dal rispondere, non poteva certo scoprire così le sue carte, si limitò, per cui, a fingere indifferenza: ” Scusa Kerubin, non sapevo fossi in compagnia. Ero venuta qui per sapere come sta tua madre.”
    Il biondo, che non vedeva l’ora di riprendere la conversazione interrotta con la fata, rispose brusco: “Nessuna novità. Adesso, se vuoi scusarci, abbiamo delle faccende da sbrigare.”
    Quella risposta fu per Feryn come un pugno in pieno viso, ma non potè far altro che abbozzare: “Va bene, allora io …ehm … torno in un altro momento.” – disse e sperò che nessuno vedesse i pugni stretti e le unghie conficcate con rabbia nel morbido palmo della mano. Covando pensieri di vendetta, la ragazza andò via senza aggiungere altro.

    La Palude era ancora avvolta dalla nebbia quando due figure indistinte apparvero agli occhi di Kabir, che, paralizzato dalla paura, non riusciva a decidersi se scappare o affrontare il pericolo. Per fortuna fu il fato che decise per lui.
    “Kabir, figliolo. Ti abbiamo trovato.”
    Quella voce gli suonava familiare, ma era ancora troppo lontano per capire, poi finalmente lo riconobbe: la veste lunga e candida come la neve, i piedi stanchi e malconci, l’andatura un po’ curva.


    “Ma come avete fatto ad attraversare la foresta? E il fuoco?” – chiese.
    “Non puoi saperlo, ma il nonno qui, ha molte risorse nascoste!” – Royam rispose sull’onda dell’entusiasmo, ma poi si accorse di aver oltrepassato il limite e si mise una mano davanti alla bocca, come a rimangiarsi ciò che aveva appena detto. L’occhiata bonaria dell’uomo al suo fianco lo rassicurò: “Non preoccuparti. Piuttosto, dove sono gli altri?”
    Kabir, ancora un po’ stranito, raccontò ai due di come erano riusciti a sfuggire al fuoco magico che divorava la foresta, del custode della palude, della spada di Syrio e di come stessero cercando di raggiungere Malia quando lui era rimasto indietro. Mentre parlava, il resto del gruppo, Kalos in testa, con l’aria stanca e un pò zoppicante, li raggiunse.



    “Eri partito per andare a cercare Kerubin, cosa è successo? E dov’è Arya?” – chiese Kalos, appoggiando tutto il suo peso su Kabir, mascherando la sofferenza in un goffo abbraccio.
    “Sei stato ferito, cavaliere? Come ti senti?” – un’ombra di preoccupazione oscurò il volto del vecchio, ma Kalos lo incitò a rispondere alla sua domanda.
    “Come mai lei non è con te, adesso?”
    Le cose non sono andate esattamente come speravo” - e così il Vecchio raccontò agli altri dell’imboscata e del fatto che Arya fosse ancora prigioniera di re Veimar.
    “Cosa? E avete avuto il coraggio di andarvene e lasciarla lì, in balia di quei … di quel …”
    “Calmati, figliolo, non c’era altro che potessimo fare senza svelare il doppio gioco di Royam. Abbiamo guadagnato un po’ di tempo.”



    Kalos, stizzito, scosse la testa, cercando di calmarsi. Anche Kabir era visibilmente contrariato, quell’uomo fin’ora non aveva dato loro che false speranze.
    “Dobbiamo muoverci e andare a salvare mia madre dalle grinfie di quell’uomo!”
    “Era in ballo qualcosa di più importante.”
    “Qualcosa di più importante della vita di un essere umano?”
    “L’esistenza del nostro intero mondo.” – rispose il Vecchio Saggio – “Anch’io ho perduto molte persone care durante il mio cammino, ma ho sempre saputo che tutto avviene per un fine, anche se quest’ultimo rimane oscuro per lo più. E’ arrivata l’ora di parlarvi di me e della mia storia, allora capirete tutto.”
    “Non possiamo stare a sentire le tue storie.” - lo interruppe Kalos – “Ogni secondo che perdiamo potrebbe essere prezioso: dobbiamo raggiungere Nasrad” – il suo lieve movimento in direzione del Cavaliere del Drago fu accolto con un cenno d’approvazione: entrambi, adesso, avevano qualcuno da ritrovare e da salvare. Anche Kabir era pronto a seguire i due, ora più che mai.



    “Solo un attimo. Lasciate che vi dica chi sono stato prima d essere chi sono adesso. Sono il figlio di Randall Legoir, mio padre mi ha chiamato Ross, come suo padre, ed ero principe del Regno dei Laghi e secondo in linea di successione al trono del Regno, se questo esistesse ancora e se non avessi rinunciato a tutto per essere ciò sono ora.”


    continua ...
    Ultima modifica di polliciotta; 26th January 2014 alle 19:06


  2. #502
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA

    L’ inaspettata rivelazione lasciò di stucco Kalos, Kabir e Syrio, i quali conoscevano la storia, ma anche Saana, all’oscuro della maggior parte degli avvenimenti di quel regno, percepì che quello era un fatto importante.
    “Non è possibile, ti hanno dato per disperso alla fine della battaglia sui Monti Perlati!“ – Kalos non riusciva a credere a questa sconvolgente rivelazione.
    “Eri morto anche tu, se non sbaglio, ed ora eccoti qui, insieme a noi. Ragazzo mio, io e te abbiamo in comune molte più cose di quello che pensi. Durante quella terribile battaglia scivolai da un alto dirupo battendo più volte la testa: mi salvai miracolosamente ma persi la memoria. Così quando i Saggi della Torre mi portarono con loro per curare le mie ferite e non seppi dire chi fossi, mi tennero come uno di loro e mi insegnarono i loro segreti. Vissi come un semplice monaco per diversi anni, fin quando il mio passato, a sprazzi, tornò a farmi visita. Allora cominciai a rendermi conto del mio ruolo e del dovere che avevo verso il mio popolo.”
    “Ma i Saggi non dovrebbe essere neutrali? Si insomma, non interessati alle faccende dei regni, ma solo a quelle spirituali?” – domandò Kabir.


    “Infatti, noi non siamo interessati alle beghe sul possesso dei Regni, non è per questo che voglio combattere. Il vero nemico è una potenza soprannaturale che ci annienterà tutti se non saremo uniti contro di essa. Ne sono venuto a conoscenza per caso, una notte. In sogno mi è apparsa una bellissima donna che mi ha invitato a seguirla nei sotterranei della Torre e lì ho scovato una grossa fonte di energia: la magia ancestrale di Maya, la fata più potente della storia, nonché artefice della profezia, rimasta intrappolata nel luogo dove era stata uccisa e dove, molti anni dopo, sorsero le robuste mura della Torre. E’ stata proprio lei a rivelarmi i vostri volti e a guidare il mio cammino fino a qui, passo dopo passo, per condurmi a voi, a tutti voi. Adesso il cerchio si sta chiudendo, ogni frase, ogni gesto, ogni lutto, acquista un senso che prima non eravamo in grado di dargli.” – detto questo guardò tutti i presenti, uno ad uno: Royam, che era accanto a lui, Kabir, Kalos, Syrio ed infine Saana.
    “Adesso, però, è ora di lasciare questo posto maledetto. La nostra meta è Nasrad, non manca molto.”
    “Non è ancora tutto, c’è un’altra cosa importante di cui devo parlarvi. Voi tutti sapete la storia della Guerra dell’Onore e da cosa fu scatenata: si disse che mio fratello Ilias aveva rapito e poi brutalmente assassinato la principessa Verdis. E’ così che si diede inizio alla sanguinosa guerra tra i due casati che dura, immutata, ancor oggi. E se vi dicessi che la verità è un’altra? E se vi dicessi che uno di voi potrebbe mettere la parola fine alle ostilità? Mi credereste? Sono stato testimone oculare di un fatto, del miracolo della vita: la nascita di un principe, col sangue di entrambe le stirpi, il vero erede dei due Regni.”
    “Oh, mio Dio. Allora Kerubin aveva ragione a dire che Veimar è un impostore. Lui l’ha sempre saputo!”
    “Tuo fratello è un ragazzo saggio e intelligente, ma neanche lui poteva sapere davvero la verità. Ilias e Verdis fuggirono insieme, si sposarono ed ebbero un bambino. Purtroppo per loro nessuno dei due potè assaporare la gioia che ogni genitore prova nel donare la vita, dal momento che la loro fu spezzata troppo presto. Con dei compagni fidati, quindi, decisi di preservare l’esistenza del piccolo principe, mio nipote, fino a quando non fosse stato in grado di reclamare i suoi diritti, ma il fato ci mise lo zampino ancora una volta ed il bambino venne strappato brutalmente dalle nostre mani e allevato come figlio da una coppia di vassalli del Re dei Laghi.” – lo sguardo puntò deciso su Kalos, pallido in volto, che restò interdetto da questo gesto repentino – “Dopo aver saputo della morte di mio fratello ripresi il mio posto tra le fila dell’esercito e … beh, il resto lo sapete. Ma una volta recuperata in parte la mia memoria decisi di scovare quel bambino e oggi egli è qui davanti ai miei occhi.” – Ross si piegò in un solenne inchino – “ Mi inginocchio al cospetto del principe Kalos Legoir, unico vero erede dei Due Regni e uno dei campioni della Profezia!”




    A Nasrad, nella stanza dove Arya dormiva, sospesa nel limbo tra la vita e la morta, illuminata dalla fioca luce di una lampada, la tensione era salita alle stelle.
    “Non cederò mai al tuo ricatto, maledetta fata!”
    Lei guardò il biondo con un sorriso strafottente, mentre gli si avvicinava ondeggiando i fianchi con fare ammiccante.
    “Oh, ma l’hai già fatto, non ricordi? Non guardarmi così, so che hai compreso e sai benissimo chi sono. Oppure sei davvero così ingenuo da credere che io sia veramente questo corpo e questa voce? Ci siamo già incontrati e abbiamo suggellato un patto: tu mi hai donato la tua anima, servendomela letteralmente su un piatto d’argento! La tua scelta l’hai fatta molto tempo prima di oggi, ciò che ti resta, ora, è onorare la parola data.”


    Kerubin era letteralmente terrorizzato, non capiva cosa stava succedendo, o meglio, si ostinava a non voler capire. I suoi occhi vagavano per la camera come in cerca di un familiare appiglio … poi si ricordò del sogno.
    “Non era solo un sogno, giovane Legoir. Ti ho portato con me, nella mia dimora, ti ho mostrato come sarebbe stato e come doveva essere e ti ho chiesto di scegliere il tuo destino, ricordi? E tu hai scelto, Kerubin, volendo me al tuo fianco. Beh, siamo al dunque, ora: ogni patto esige un do ut des, un prezzo da pagare e il tuo sarà quello di seguire i miei comandi, di passare incondizionatamente dalla mia parte, altrimenti … beh, lo sai, tua madre non si sveglierà mai più.”
    La vita di Arya in cambio della sua: era questo che voleva sin dall’inizio quell’essere. Ma perché? Perché proprio lui? Ed era davvero disposto a farlo?


    “Non perdere tempo a farti domande di cui non potrai mai conoscere la risposta: voglio sapere la tua decisione entro la mezzanotte di oggi. Quella volta mi hai detto che volevi essere tu a scegliere che tipo di persona essere, eccoti accontentato: decidi tu se vorrai essere il Signore e padrone di questo Regno oppure l’assassino della donna che ti ha donato la vita. A me non cambia molto, in un modo o nell’altro ci guadagno sempre!”.




    Gli ultimi chilometri che li separavano dalla definitiva uscita dalla Palude dell’Oblio passarono in silenzio. Nessuno aveva voglia di parlare, ciò che aveva raccontato loro il vecchio Ross aveva lasciato tutti senza parole. Kalos avanzava zoppicando ed ansimando, aveva deciso di scacciare quei pensieri dalla sua mente: il suo unico obiettivo, in quel momento, era ritrovare Arya e portarla in salvo. Per sua fortuna, pensò, poteva contare sull’aiuto di un valido cavaliere. Avrebbero avuto bisogno di tutto il coraggio che avevano per poter riuscire a passare oltre le imponenti mura, ma nulla avrebbe potuto fermarli perché era l’amore a guidarli. Tutto questo, pensava, non aveva a che fare con la Profezia, tantomeno col fatto di essere principe di qualcosa che non c’era più, che esisteva soltanto nei ricordi di un vecchio. Eppure quel vecchio era il fratello del suo vero padre, ma quanta verità c’era in quella storia che gli aveva raccontato? Non riusciva a crederci, la sua mente era tormentata, ma decise che prima avrebbe riabbracciato Arya e poi avrebbe pensato a tutto il resto. Sentì qualcosa di liquido colargli lungo la pelle e si toccò il petto con la mano, che si tinse completamente di rosso: quella dannata ferita non accennava a rimarginarsi, nonostante l’avesse medicata e bendata, il sangue continuava ad uscire copioso.



    Cominciava a sentirsi debole, ma non si sarebbe fermato, non ora, non prima di aver rivisto i suoi occhi. Ross gli si avvicinò e gli pose un braccio sulle spalle, guardandolo con apprensione senza dire nulla. Ognuno dei due capì immediatamente che l’altro sapeva.


    Finalmente il gruppo si lasciò alle spalle i miasmi mefitici della Palude, in lontananza un ammasso di nuvole nere circondava la cima innevata dei monti Perlati; la pesante coltre nascondeva completamente i raggi del sole, che stava tramontando verso occidente. Istintivamente tutti si riunirono attorno alla figura di Kalos, pronto e determinato a salvare la donna amata. L’uomo non pensava a cosa sarebbe successo dopo, non voleva pensarci: principe, re o cos’altro fosse, non era la vita che si era aspettato di fare una volta finito tutto. In realtà non si aspettava nulla, l’unica cosa che sentiva di volere davvero era passare il resto dei suoi anni con la donna che amava e che suo figlio Kabir (gli faceva ancora strano pensarlo come tale!) superasse le sue paure, sciogliesse la sua rabbia e tornasse ad essere felice e sereno accanto a sua madre e suo fratello, se mai l’avessero ritrovato. E mentre immaginava tutto questo e si sentiva felice pensando al futuro, intorno si fece buio e le sue gambe cedettero all’improvviso. Il cavaliere rovinò pesantemente a terra tra lo smarrimento generale dei suoi compagni.



    “La ferita … “ – disse infine Ross Legoir – “Il Guardiano della Palude ha avvelenato il suo sangue!”
    “Ma come è possibile? Era un graffio invisibile.” – urlò Kabir, poi, rivolgendosi a nessuno in particolare continuò – “Cosa possiamo fare per aiutarlo? Non può lasciarmi anche lui! Non voglio! Fate qualcosa! Saana!”
    La ragazza guardò il vecchio Legoir come a chiedergli un consiglio, un aiuto, ma questi le rispose con una scrollata di spalle: aveva appena ritrovato suo nipote, il figlio di suo fratello, e ora rischiava di perderlo senza poter fare molto per aiutarlo. Poi disse: “Solo una persona, molto tempo fa, è riuscita a sopravvivere al veleno, anche se ha subito delle menomazioni permanenti. Ma dobbiamo far presto, non so esattamente quanto tempo abbiamo ancora a disposizione prima che …”
    “Cosa dobbiamo fare?”
    “Saana ho bisogno di te.” – la ragazza si avvicinò a Ross e questi continuò, rivolgendosi agli altri – “Cavaliere del Drago, Royam accompagnerà te e Kabir fino a Nasrad: è lì che dovrete essere quando sarà il momento.”
    Il cavaliere annuì, ma Kabir non era d’accordo e subito lo fece presente: “Non posso lasciarlo in questo posto, non in questo stato. Io non mi muovo da qui.”
    Ross lo guardò con tenerezza ed orgoglio nello stesso tempo, rivide in quello sguardo la fierezza del suo quando quel giorno prese la decisione che cambiò ogni cosa: “Il tuo posto è tra le mura di Nasrad, lo sai bene. Tuo padre non morirà, se facciamo in fretta, ma non potrà essere lui il Cavaliere di cui parla la Profezia, il fato ha altri piani. Va’ adesso, figliolo, tua madre ti aspetta, così come il tuo destino, oltre quelle colline laggiù. E’ lì che diventerai un uomo e un principe, degno di guidare il suo regno.”
    Abbassò lo sguardo sull’uomo che giaceva a terra privo di sensi. ‘E’ così che deve andare.’ – si disse, pregando gli dei che suo nipote avesse salva la vita.




    Ultima modifica di polliciotta; 27th January 2014 alle 00:15


  3. #503
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38 Prima dell'alba

    Il malo modo in cui era stata allontanata dalla stanza, l’aveva fatta arrabbiare, e tanto. ‘Abbiamo delle faccende da sbrigare’, quella frase le risuonava in testa più di quanto avrebbe voluto e quella … fata non le piaceva per niente! ‘Beh, carina, anch’io ho delle cose da fare e quando avrò finito prenderò a calci il tuo culo fatato da qui all’eternità!’


    Lo sguardo si spostò verso una finestra da cui provenivano rumori di una lotta furibonda: alcuni uomini in male arnese stavano tentando di sfondare il portone d’ingresso al palazzo e un gruppo di guardie respingeva l’assalto. Ma cosa stava succedendo? Solo dopo notò che sulla distesa antistante la fortezza migliaia di persone, sporche e lacere, si stavano accampando sotto la pioggia e non tutti erano docili e remissivi coi soldati che volevano a tutti i costi tenerli fuori dalle mura. Quella gente avrebbe potuto assaltare il palazzo e rovinare così tutti i suoi piani di conquista, aveva bisogno di tempo e di riflettere su una nuova strategia. Dopo la visita alla Vera Cripta, si sentiva più forte e più che mai decisa a conquistare il trono su cui aspettava di sedersi da oltre mille anni. Aveva usato il ragazzo per entrare tra le mura di Nasrad, ma ora dato che quella si era messa di mezzo, aveva bisogno di altri alleati se voleva attuare il piano con successo. Mentre percorreva il lungo corridoio, riflettè su chi poteva essere la persona da arruolare dalla sua parte. Scartò immediatamente Veimar e Lord Resteros, entrambi aspiravano a qualcosa di più che una semplice ricompensa. L’Alto Sacerdote era già passato dalla sua parte, dopo aver visto ciò di cui era capace, e il capo delle spie era introvabile, quindi rimanevano Lord Grey e ser Jasper, appena reintegrato nel suo ruolo di Comandante e Stratega: non avrebbe avuto difficoltà col secondo, un uomo dall’animo corrotto, in grado solo di capire e assecondare il suo tornaconto personale.
    Decise quindi di far visita all’uomo immediatamente.




    “Ser Jasper!”
    “Come … come hai fatto ad entrare? Guardie! Guardie!”
    Feryn alzò gli occhi al cielo, era stufa di dover sempre dare spiegazioni a questi inutili esseri: “Bando alle ciance, ser, ormai sono qui ed ho bisogno di parlarvi!”
    Ser Jasper era stupefatto dall’insolenza di quella ragazzina: “Io, invece, non ho niente da dirti, lascia le mie stanze immediatamente e sparisci dalla mia vista. Per sempre!”
    L’uomo si voltò e si versò da bere, fingendosi poi indaffarato a rovistare tra le carte. Feryn, visibilmente indispettita, alzò il braccio e, con un impercettibile gesto della mano destra, scaraventò l’uomo contro la parete.


    “Adesso basta, gettiamo la maschera! Credi ancora che io sia una ragazzina di campagna da trattare come la peggiore delle serve? No? Bene, allora hai inteso chi comanda qui. Ascoltami bene, ser, ti piacerebbe diventare il mio Primo Ministro?” – gli chiese e un ghigno di profonda soddisfazione si dipinse sul suo volto.




    La luce era calata ancora e la pioggia di certo non aiutava il loro cammino. Anche la temperatura si stava abbassando, ma nessuno dei tre aveva intenzione di fermarsi a riposare: era chiaro che, sia Syrio che il ragazzo, volevano raggiungere Nasrad prima che facesse giorno e Royam assecondò di buon grado il loro volere. Il cammino proseguì a lungo in silenzio, per risparmiare anche la più piccola goccia di energia, fino a quando la foresta, prima si diradò poi si aprì all’improvviso. Una distesa amplissima di ciottoli e rocce e, sopra di loro, la figura solida e imponente del Palazzo d’Acqua.


    La fortezza era là, davanti ai loro occhi, si stagliava nel cielo lugubre e carico di pioggia come un grosso gigante in attesa. Kabir non aveva mai visto Nasrad coi suoi occhi, ne aveva solo sentito parlare dai racconti e dalle storie che piacevano tanto a suo fratello, ma ora eccola davanti a lui in tutta la sua imponenza. Il ragazzo si sentì di colpo piccolo e inadeguato – gli succedeva spesso ultimamente - si chiese cosa ci facesse lì, se fosse davvero quello il suo posto o se fosse più giusto lasciare il campo al Cavaliere del Drago, a colui il quale era cresciuto per sfidare la Profezia, a colui il quale il fato aveva donato una spada invincibile, in grado di spezzare il metallo, frantumare la pietra e recidere carne e ossa con un solo colpo. Si guardò indietro, era tentato di girarsi e correre via nella foresta, ma il fuoco continuava a divorare tutto, feroce come un lupo famelico che si avventa contro la sua preda.
    In quel momento però, qualcosa sussultò nel suo petto: una scintilla, un moto d’orgoglio, forse un barlume di coraggio. La magia gli aveva donato la forza e l’abilità con la spada, ma solo ora aveva capito cosa farne; gli venne in mente sua madre, prigioniera in una cella, suo fratello, disperso chissà dove e suo padre, in bilico tra la vita e la morte, e in quel momento decise che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per salvare ognuno di loro.
    Immerso nei suoi pensieri, sussultò nel sentire un lieve tocco sulla spalla, si voltò e vide il Cavaliere del Drago indicargli con la testa un punto lontano.


    Dovette sforzarsi un po’, per abituare gli occhi al buio, ma poi vide anche lui: una distesa di migliaia di uomini, donne e bambini, davanti all’ingresso principale del Palazzo. Nonostante fosse notte fonda, la situazione sembrava tutt’altro che tranquilla.
    “Ma cosa succede?”
    “Non lo so, giovane amico. Sarà meglio andare a vedere di persona”.

    Ultima modifica di polliciotta; 27th January 2014 alle 17:16


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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA

    “Fuori dalle mura si sta radunando quasi un esercito, quel dannatissimo incendio ha fatto diventare Nasrad il punto di riferimento di tutte queste persone. Alcuni dei miei hanno riconosciuto persino qualche armatura delle milizie dei Cinque Dragoni e sono sicuro che anche i soldati superstiti del Regno Libero sono qui. Non potremo tenerli fuori a lungo, questo posto sta diventando una polveriera pronta ad esplodere in qualunque momento.”
    Feryn diede le spalle all’uomo per non fargli vedere il suo gesto di stizza. La sua fretta di distruggere la fata di Angelion e i suoi compagni stava per costargli davvero caro: l’ultima cosa che voleva era una rivolta che avrebbe impedito la realizzazione del suo piano: era così vicina, adesso …
    “Ser, raduna più uomini possibili davanti a tutte le uscite, nessuno deve riuscire a scavalcare le nostre difese. Ho bisogno di un’ora, solo di un’ora, poi tutto sarà finito.”


    Ser Jasper fece un cenno d’assenso con capo e quando uscì dalla sua stanza vide l’Alto Sacerdote, a capo chino, che attendeva fuori. Gli sorrise sghembo e tirò dritto. L’anziano religioso entrò e chiuse la porta dietro di sé, era curvo e si muoveva a fatica, ma finalmente tirò fuori il voluminoso manoscritto da sotto le sue ampie vesti. Feryn l’afferrò senza dire nulla: il Sacro testo! Adesso sarebbe riuscito a dominare il tempo e lo spazio e li avrebbe piegati al suo volere. Si posizionò al centro della stanza mentre l’altro gli sistemava il leggìo. Doveva tornare quello d’un tempo, ma i tumulti che si stavano scatenando fuori non gli avrebbero dato la necessaria concentrazione.


    Chiuse gli occhi, respirò a fondo e a lungo, poi alzò le braccia a mezz’aria. Un forte vento si scatenò nella stanza, e, come un tornado, fece volar via libri, scarpe, stoviglie … il gran sacerdote si teneva le vesti con entrambe le mani, e riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti. Un mormorio sinistro, un’antica cantilena scandita da labbra sapienti, si levò dal centro della stanza, un mormorio che divenne a poco a poco più forte. Parole incomprensibili, in una lingua sconosciuta, che risaliva forse all’epoca del Dio Folle: l’Alto Sacerdote riconobbe soltanto alcune di esse, “Domine … tempore … cessat … spatium … finem”, ma non riuscì a capire che tipo di incantesimo fosse. D’un tratto il vento cessò e ciò che librava nella stanza precipitò violentemente a terra.
    Feryn sembrò avere un mancamento, sarebbe sicuramente caduta se non si fosse appoggiata al leggìo. L’incantesimo sembrava finito lì, ma la ragazza si riprese e, quando alzò entrambe le braccia al cielo, la stanza piombò nel buio più assoluto. Poi un fiamma improvvisa scaturì dal grosso libro, le cui pagine cominciarono a sfogliarsi da sole, senza bruciare.



    Kalos era ancora a terra, privo di conoscenza e Ross Legoir, chino su di lui testava i suoi segni vitali.
    “E’ molto debole” – disse infine scuotendo la testa – “Dobbiamo far presto. Il veleno che si trova negli artigli del Guardiano della Palude è molto potente e subdolo. Si insinua nel sangue e, quando entra in circolo, colpisce subito i muscoli, ti impedisce di camminare, poi di muoverti e di parlare ed infine … anche il cuore si ferma.”
    Ross alzò la testa, aveva gli occhi lucidi, notò Saana. “Dovrò chiederti un enorme sforzo fisico e psichico. Hai già perso molto in quest’avventura …”


    Saana sentì una fitta al cuore e spostò lo sguardo altrove, il ricordo di Eris, la sua voce, le sue carezze, erano ancora con lei e la faceva star male non poterle più parlare. Solo le parole che aveva pronunciato prima di morire le avevano donato conforto e speranza ed era certa che tutto sarebbe andato per il meglio.
    Annuì: era pronta ad affrontare qualunque cosa, Eris credeva in lei e nella sua forza e non l’avrebbe delusa.


    I due trascinarono quindi il corpo inerme di Kalos nei pressi di un torrente lì vicino e lo spogliarono completamente. Eris arrossì e dovette distogliere lo sguardo quando fu il momento di togliergli gli indumenti intimi. Lì sul fianco, una ragnatela di venuzze scura si diramava dal punto esatto in cui la carne era stata squarciata dagli artigli, e correva, in basso lungo la gamba destra, in un macabro disegno velenoso. Saana non riuscì a trattenere una smorfia.


    “Dobbiamo immergerlo completamente, e fare in fretta, prima che il veleno raggiunga il cuore, altrimenti … Aiutami, poi immergiti anche tu.” L’acqua era limpida e spumeggiava contro le rocce più grandi, formando mulinelli in continuo movimento. Saana si immerse fino alla cintola: un brivido di freddo le inarcò la schiena, ma era decisa a resistere.
    “E ora, cosa devo fare?”
    “Concentrati sull’estrazione del veleno. Visualizza la rete di vene di Kalos, tieni la mano sul suo petto, all’altezza della ferita, in modo che si trovi in acqua. Usa tutto il potere della tua magia, l’acqua fungerà da catalizzatore e disperderà il veleno dal corpo. Fallo!”
    Saana respirò a fondo, la vita di un uomo era letteralmente nelle sue mani: non avrebbe fallito. Toccò Kalos all’altezza del fianco e subito sentì la forza della sua magia raddoppiare, era come se … come se non fosse sola.




    Era quasi mezzanotte. Fuori si udivano i rumori e i suoni del malcontento della folla in attesa. Al contrario, in quella stanza, regnava un silenzio irreale: Kerubin aveva mandato via tutti per poter stare solo con sua madre.


    A dare luce al suo volto e ai suoi pensieri solo la lampada sul comodino in noce lavorato ed intarsiato a mano. Si avvicinò al letto dove Arya era distesa, sollevò il braccio verso di lei. Tremava. Guardò il suo viso addormentato, ignaro di ogni cosa, e l'accarezzò delicatamente. In quell’attimo qualcosa si spezzò dentro di lui, cominciò a piangere e a singhiozzare e a chiedere perdono all’unica persona che l’avesse mai capito e amato davvero. Sentì come se il suo cervello volesse esplodere in quel momento, non riusciva più a pensare con raziocinio, voleva solo che tutto quello che stava succedendo finisse in quell’istante esatto.


    Fu allora, in quell’abisso profondo di dolore e paura che avvertì la sua presenza. Alzò di scatto la testa, lei era là nell’angolo più lontano della stanza avvolta dalla semioscurità, i suoi occhi scintillavano come due stelle nel cielo buio. Lo stava osservando chissà da quanto, senza fare né dire nulla. Sorrideva, e basta.


    Era troppo. Kerubin afferrò la spada che aveva preparato al suo fianco e si lanciò con rabbia verso la donna per affondare i suoi colpi e la sua lama dentro di lei, per ucciderla. Tutto però era vano, Malia sembrava letteralmente sparire ad ogni fendente e non c’era modo di colpirla. Il ragazzo, stanco, lasciò cadere a terra la spada.
    “Mi deludi, Kerubin. Era questo il tuo piano? Trovare una terza via? Non c’è un altro modo, non ci sarà mai.” Lo afferrò per il polso, lui non riuscì a divincolarsi – “Lo so che in cuor tuo hai già scelto. Tranquillo, non devi giustificarti con me. Nessuno in questa stanza ti colpevolizzerà per quello che stai facendo, in fondo stai salvando la vita di tua madre: l’unico essere al mondo che ti abbia capito e amato.”


    La guardò con timore, non aveva più forze per lottare, si lasciò cullare dal solo pensiero che riusciva a fluttuare nella sua mente: tutto durerà pochi secondi, non avere paura. Tu sei un eroe e stai solo mantenendo fede alla tua promessa.
    Malia sorrise ancora: “Vedrai, ti amerà ancora di più dopo aver saputo cosa hai fatto per lei!”. Afferrò anche l’altro polso e lo guardò negli occhi, poi Kerubin sentì la gola in fiamme, il respiro mancargli e un dolore in tutto il corpo come se gli organi interni si stessero liquefacendo. Infine la sofferenza atroce consumò ogni altro pensiero.

    Ultima modifica di polliciotta; 5th February 2014 alle 20:35


  5. #505
    Super Moderatore L'avatar di polliciotta
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA

    Wow, finalmente! Ho impiegato tutto il giorno per riuscire a pubblicare il capitolo, non sapete quante ne sono successe, non volevano farmi postare, ma alla fine ho vinto io!!!

    Manca solo un capitolo alla fine, dopodichè epilogo e sarà finita. Spero di riuscire a terminare il diario entro i primi di febbraio anche perchè ho bisogno di un riposo mentale, oltre che fisico.
    Ok, buona lettura a chi si prenderà la briga di leggere e a presto su questi lidi!!!
    Ultima modifica di polliciotta; 27th January 2014 alle 17:20


  6. #506
    sim dio L'avatar di Winged85
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA

    *.*
    Capitolo meraviglioso! Ti chiedo perdono per non averlo visto prima!
    Come dicevo, capitolo stupendo! I nodi stanno venendo al pettine e ho letteralmente avuto i brividi quando il Vecchio Saggio ha rivelato la vera identità di Kalos! Ora spero che si salvi, qualcosa dovrà pure andargli bene a sto pover'uomo, o no?!
    Kerubin invece non piace, ha ceduto al lato oscuro Quando Malia dice che Verdis sarà felice del suo gesto, ho io stavo pensando proprio il contrario: forse preferirebbe morire piuttosto che sapere ciò che sta facendo il figlio e perché... Almeno, di solito è così U_U
    Ormai i protagonisti si stanno riunendo, non vedo l'ora che si arrivi alla battaglia finale *.* Sono sicura che sarà epica *.*






  7. #507
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA

    Hey, non mi ero accorta della risposta, scusa!!! Siamo pari, ora, quindi sei sicuramente perdonata per questa volta.

    Si stanno riunendo tutti e nel prossimo capitolo ci sarà la resa dei conti finale, se ci penso ho i brividi: sta per finire davvero!
    Attenta, quando meno te l'aspetti potrebbe arrivare il nuovo (ultimo) capitolo!!!


  8. #508
    sim onniscente L'avatar di lvxnera1
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA

    Ciao Polly,ho visto che sei passata nel mio angolino,volevo ringraziarti e dirti che piano piano sto recuperando il tuo diario.Spero di finire prima dell' epilogo...Ad ogni modo un complimento per le foto te lo meriti tutto soprattutto per l'infinita pazienza che hai!A presto!

    Quando scende la notte essa avviluppa il mondo in un'impenetrabile oscurità.Un senso di gelo si alza e si diffonde nell'aria. La vita ha un nuovo significato.
    Absentia lucis tenebrae vicunt

  9. #509
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.38. PRIMA DELL'ALBA

    ciao Lux, che bello vedere un tuo commento al mio diario.
    Mi fa piacere che ti piacciano le foto: in effetti ci vuole tanta pazienza e i risultati a volte non sono quelli sperati, però l'impegno c'è sempre questo posso giurarlo.
    in effetti sono passata dalle pagine della tua storia perché mi intriga un sacco e voglio vedere cosa succede.. .
    Grazie di essere passata, tra un po' posto la prima parte dell'ultimo capitolo devo solo finire un paio di foto


  10. #510
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    Re: Storie da un mondo antico. La Profezia - CAP.39. LA CADUTA



    DOVE ERAVAMO RIMASTI
    Finalmente Royam e il Vecchio Saggio si riuniscono al gruppo, giusto in tempo per rivelare a Kalos chi erano i suoi veri genitori prima che quest'ultimo, vittima del veleno del Custode della Palude, cada a terra privo di sensi.
    Mentre, in una disperata corsa contro il tempo, Saana cerca di salvargli la vita, Kabir e Syrio riescono a raggiungere il castello di Nasrad, ignari del fatto che Kerubin ha ceduto al ricatto della Presenza Oscura.


    CAPITOLO 39. LA CADUTA (PARTE PRIMA)




    Il selciato umido risuonava sotto gli stivali, l’elsa della spada tintinnava contro le borchie metalliche dell’armatura. L’uomo abbandonò i sentieri brulicanti di gente e si diresse verso la grande capanna costruita al limitare di quello che restava della foresta dopo che il fuoco aveva divorato quasi tutti gli alberi secolari. Alla sua sinistra alcuni erano riuniti per scaldarsi intorno al fuoco e chiacchierare, qualcuno lo salutò, lui rispose con un cenno del capo, ma continuò ad avanzare.



    Avevano atteso a lungo questo momento e finalmente oggi qualcosa era accaduto: la fata era riuscita a stabilire un contatto e presto avrebbe tentato di aprire una breccia nell’invisibile e impalpabile muraglia che avvolgeva la fortezza di Nasrad. Scostò leggermente la tenda di tessuto che fungeva da porta e sbirciò dentro: lui era lì, nella penombra, e sembrava pensieroso.
    “Kabir”



    Il giovane si voltò di scatto, i lunghi capelli neri gli ricaddero sul viso coprendogli quasi completamente gli occhi scuri e vivaci e per un attimo il cavaliere vi lesse qualcosa che poteva sembrare imbarazzo. Il giovane si alzò e accolse Syrio all’interno della capanna con un gesto della mano.
    “Ci siamo” – disse il Cavaliere del Drago, diretto come al solito. Kabir lo guardò stranito, gli era sembrato quasi che l’uomo stesse sorridendo: possibile mai che ne fosse capace?
    “Ah, si?” – domandò meccanicamente mentre fingeva di cercare qualcosa tra le carte abbandonate sul tavolino.


    “Mi aspettavo più entusiasmo da parte tua. Sono quasi cinque anni che proviamo e finalmente Saana ci ha dato un speranza! Che hai? Hai paura di continuare la nostra lotta? Ricordati la promessa …”
    “La ricordo perfettamente, non c’è bisogno che stai qui a farmi la solita ramanzina! E poi non ho paura, almeno, non per me. Tutti i giorni in mio pensiero va a quelli che hanno tentato di entrare e che non sono più tornati, prova a dirlo a loro che abbiamo una speranza, adesso . Ci sono voluti 5 maledettissimi anni e centinaia di dispersi.”
    Il Cavaliere scosse la testa, contrariato: “Preparati, ti aspetto alla fonte insieme agli altri.”


    Non appena Syrio uscì, Kabir si rivolse a qualcuno rimasto fino ad allora nell’ombra: “Puoi uscire adesso, lo scocciatore è andato via.”
    “E così ci siamo. Alla fine quella fata non era poi così schiappa.” – disse una giovane ragazza dai capelli rossi rivestendosi.
    “Vedremo.” - disse facendo spallucce e uscendo dalla capanna senza voltarsi.


    Quando giunse alla fonte, trovò tutto il gruppo ad aspettarlo. Ovviamente sono arrivato per ultimo, pensò con un ghigno di soddisfazione sul viso.
    “Sei in ritardo.”
    “Non cominciare, papà. Non mi sembra che qualcuno qui abbia un dannato orologio.”


    L’uomo appoggiato al bastone lo guardò con occhi stanchi, non aveva più la forza di rimproverarlo: suo figlio era sempre stato un ribelle, ma durante questi cinque anni la situazione era drasticamente peggiorata. Dopo che Ross e Saana l’avevano salvato dal veleno del Custode, Kalos era tornato alla vita con una gran voglia di combattere e di salvare la sua Arya, ma purtroppo il destino aveva deciso diversamente. Ormai era in grado di camminare solo aiutandosi con un bastone e ogni giorno che passava in quel campo, stava diventando sempre più debole e stanco: a volte aveva la sensazione che non sarebbe sopravvissuto per rivedere gli occhi della sua amata. Aveva riposto allora le sue speranze in Kabir, ma il ragazzo sembrava non voler capire, tutto quello che faceva, dalla mattina alla sera, era bere liquori dal sapore discutibile e frequentare personaggi poco raccomandabili. Sembrava aver perso la scintilla che aveva all’inizio, la fiamma che gli aveva acceso l’ardore quando era arrivato ai piedi delle mura di Nasrad.

    Syrio gli aveva raccontato che quando erano finalmente arrivati, avevano subito notato la folle immensa che si era radunata nella valle per sfuggire alla devastazione del fuoco della foresta. Stavano scoppiando sommosse e disordini perché la gente voleva trovare riparo anche dalla pioggia battente che stava ormai cadendo da giorni, ma i soldati a protezione delle entrate soffocavano le rivolte con cieca crudeltà eseguendo gli ordini di un monarca crudele. I tre si confusero immediatamente con la folla e Royam cercò subito di ottenere notizie dai suoi informatori, ma tutto sembrava avvolto da uno strano alone di mistero invalicabile. Alcuni soldati dell’esercito dei Cinque Dragoni riconobbero il loro comandante, a loro si unì qualcuno del Regno Libero e poi anche gli uomini e le donne degli altri villaggi che avevano sentito parlare di lui come di una leggenda, fino a costituire un nutrito e temibile gruppo, organizzato e pronto a dare l’assalto alle porte e fare breccia nella fortezza. Kabir era uno dei più attivi nel reclutare persone desiderose di un futuro migliore.



    Ma qualcosa accadde in quel momento e da allora niente fu più lo stesso: centinaia, anzi migliaia di occhi videro contemporaneamente il palazzo scomparire per qualche attimo, un piccolo battito di ciglia, e poi ricomparire nello stesso posto, come se nulla fosse mai accaduto. Questo spezzò la volontà di molti che riconobbero i segni di un avvertimento di una qualche divinità che voleva impedire di colpire l’autorità costituita e il nuovo, piccolo esercito, così come si era formato si sgretolò sotto i colpi della superstizione.


    Il giorno arrivò e passò in fretta. Royam non riusciva a mettersi in contatto con le sue spie all’interno del palazzo: il ragazzo che aveva mandato attraverso uno stretto passaggio segreto, non era tornato nei tempi stabiliti. Anche il fatto che dall’interno non si udivano rumori e nessuno era uscito per sbrigare le normali faccende quotidiane era preoccupante. Kabir premeva e spingeva per continuare a darsi da fare, ma Syrio non voleva rischiare la vita di nessuno per andare incontro all’ignoto, tantomeno quella del ragazzo: avevano bisogno di certezze e di un piano ben congegnato, gli disse. Il Cavaliere e il capo delle spie volevano trovare un modo per capire cosa era accaduto, purtroppo per loro non avevano nulla di concreto da cui partire: solo un castello scomparso e poi riapparso dal nulla, non proprio una cosa che accadeva tutti i giorni!

    continua ...


 

 
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