La cella era in penombra, una flebile fiamma danzava tristemente in lontananza: anche quella candela stava per spegnersi, lasciandola completamente al buio. Malia sentiva gli occhi bruciarle per il fumo sprigionato dalla fiammella e forse anche per le lacrime che le sgorgavano improvvise in certi momenti della giornata. Non riusciva nemmeno a ricordare quando era stata l’ultima volta che aveva bevuto un sorso di acqua fresca, ma a quel punto non le importava. Se suo fratello aveva deciso di farla morire di fame e di sete, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla implorare ai suoi piedi, e poi, c’era il sogno … Non poteva sbagliarsi, ricordava bene ciò che aveva visto. Il suo dono si avverava sempre, prima o poi.
Rumore di passi, conciliabolo di voci: stava succedendo qualcosa. Un’altra impiccagione? Un altro prigioniero? Cercò di sdraiarsi sul duro pagliericcio e chiudere gli occhi, forse le avrebbero fatto un po’ meno male, ma poi sentì armeggiare e un rumore metallico davanti alla sua porta. Si alzò cercando di scorgere le sagome al buio, poi vide lui entrare nella cella.
“Syrio!” – riuscì soltanto a dire.
L’uomo si voltò facendo cenno alle guardie di andare, poi le prese la mano sinistra e la strinse dolcemente nella sua.
“Mi manchi. Non riesco a non pensarti, sei con me ad ogni ora del giorno e della notte.”
Malia abbassò lo sguardo, non riusciva a parlare, anche se avrebbe voluto dirgli tante cose, chiedergli di portarla via con sé, di andare lontano, il più possibile, da suo fratello, ma fu lui a parlare di nuovo.
“Sono qui per chiedere il tuo aiuto. Lo so a cosa stai pensando e ti capisco, ma Killian ha promesso che …”
“Quel vile, mi ha rinchiuso qui dentro e ora vuole il mio aiuto. Vada in malora! E tu? Hai il coraggio di venire qui a chiedermelo?”
“Ascoltami, ti prego. Ho qualcosa per te. Ecco.”
Syrio porse alla ragazza un grosso volume, sembrava antico, ma lei, dopo averne letto il titolo, lo colpì col dorso della mano facendolo sfuggire alla sua presa. Il libro cadde a terra, aprendosi e rivelando le sue pagine, fitte di scrittura elegantemente miniata.
“Mi stai prendendo in giro, forse?”
“No! Voglio liberarti e portarti via con me, ma per far questo bisogna che tu riscopra gli antichi riti della tua gente. Io … conosco la storia di Angelion e so cosa siete in grado di fare!”
Malia non riusciva a calmarsi, si sentiva tradita da quell’uomo che credeva di amare, ricambiata, e che invece voleva solo usarla per compiere il suo fato.
“Tu mi hai mentito! Hai finto di amarmi solo per raggiungere il tuo scopo, sei uno schifoso! Sei peggio di Killian. Sparisci, non voglio vederti mai più!”
“Malia, ti supplico. Non giudicarmi male, io mi sono innamorato di te dal primo istante e non voglio perderti. Questo è il solo modo che ho trovato per salvarci e stare per sempre insieme. E così che diventeremo sempre più forti.”
Lo sguardo duro di Malia lo gelò, le sue parole gli spaccarono il cuore: “ Vattene, stai lontano da me.”
“Non capisci, lui ci ucciderà. Ha detto che se non riuscivo a convincerti … ci avrebbe impiccato.”
“Allora, non abbiamo altra scelta: moriremo.”
Syrio aveva lasciato la sua cella da qualche ora. Il libro era ancora riverso sul pavimento.
Insieme, diventeremo più forti
“Insieme moriremo!” – urlò.
La sua voce ritornò come una eco quella notte. Il suo sonno fu agitato, ma non per il dono: era qualcosa di diverso, inquietante ed attraente allo stesso modo. Accanto a lei sentiva una presenza, forte, dirompente, irresistibile.
“Sto cercando te, spirito inquieto, che vaghi disperato e prigioniero tra i mortali della terra di Dorgaer.
Chiedo il tuo aiuto per liberarmi dalle catene che mi avvincono ed io ti libererò dalle tue.”
Questa voce, questa supplica, sembrava una preghiera, ma suonava alle sue orecchie come un ordine, un ordine che non poteva rifiutare. Con la mente annebbiata e i pensieri intorpiditi, Malia si udì rispondere all’appello, senza quasi rendersene conto.
Il mattino dopo, si alzò con la consapevolezza di essere più forte; il suo spirito si era unito ad un altro più potente e una strana sensazione di euforia le faceva girare la testa. Accolse con uno strano sorriso gli uomini che dovevano portarla al patibolo.
***
Al sorgere del sole un’esile ragazzina dalla pelle chiara come il latte sbucò dal fitto del Bosco delle Ombre, nei pressi del villaggio di Anthis, e, ripercorrendo al contrario i suoi stessi passi, si preparò ad incontrare lo spirito che l’aveva liberata.