-Quei tuoi occhi innocenti-
Richard Tyndale si trova in una delle minuscole carceri della centrale di polizia, in attesa di essere trasferito nella casa circondariale di Sunset, dove resterà* a diposizione delle autorità* fino al processo che lo vedrà* imputato di omicidio volontario plurimo.
Non sa di preciso da quanto tempo si trova in quella cella però ha quasi la sensazione di essere lì già* da mesi. L'effetto della prigione è proprio questo: cambia totalmente la percezione che si ha del tempo. Ipoteticamente parlando potrebbe essere lì da molto più di un un'ora, ma anche da molto meno. Non c'è un orologio, una sveglia, nulla che possa aiutare Tyndale a capire da quanto tempo è in quella cella. Capire da quanto tempo è rinchiuso lì sembra proprio diventato il suo obiettivo primario. Si alza dal letto e afferra le sbarre: si guarda intorno, nelle altre due minuscole celle non c'è nessuno. Guarda verso il corridoio, niente, nemmeno una guardia o un poliziotto di passaggio a cui chiedere l'ora.
Non è mai stato particolarmente ossessionato dal trascorrere del tempo, ma in quel preciso istante sente quasi il bisogno fisico di sapere da quanto tempo è lì. Improvvisamente comincia a capire che sta per avere una crisi di panico così cerca di riprendere il controllo di sé, conosce bene questo tipo di crisi e ha imparato bene a gestirle. Torna verso il letto e cerca di distogliere la mente dal pensiero dell'ora.
Fa un paio di respiri profondi e quasi stenta a credere di come in un attimo riesce a calmarsi. Si guarda un pò in giro per la cella e cerca qualcosa su cui riversare la sua attenzione. La sedia vicino al letto è fissata al pavimento da quattro viti, per impedire che qualche detenuto squilibrato la tiri per aria. Il lavandino è sudicio e il rubinetto gocciola. Plop. Plop. Plop. Dal gabinetto proviene un odore fetido e Tyndale prega di non aver bisogno del bagno per le prossime ore in cui sarà* costretto a stare lì. La coperta ha l'aria di non vedere acqua e detersivo da un paio d'anni. Ma forse è semplicemente la sensazione della pelle a contatto col tessuto rigido e secco. Ma tanto lui dubita che userà* quella coperta: di certo l'insonnia che lo accompagna ormai da moltissimi anni lo aiuterà* di certo a stare sveglio. Pensando all'insonnia la sua mente inconsciamente torna a quel maledetto giorno. Sono passati ormai più di vent'anni eppure l'immagine di quel momento è ancora scolpita nel suo cervello; ricorda ogni minimo particolare, proprio come se fosse successo tutto il giorno prima. Mentre rivive mentalmente quel momento, ripensa a quello sbirro. Pensa di aver capito tutto di lui, di sapere esattamente come sono andate le cose. E invece non ha capito un bel niente e soprattutto non sa assolutamente niente di lui o di quello che può aver provato in quel momento. E questo gli fa salire una rabbia feroce al punto che le vene sulle tempie cominciano a pulsare. Ma lui non è mai stata un tipo violento, non ha mai sfogato davvero la sua rabbia su qualcuno, come avrebbe tanto desiderato. Ad esempio avrebbe tanto voluto affrontare suo padre e non soltanto a parole. Perché in realtà* lui dava la colpa di tutto a suo padre in particolare, un uomo che caratterialmente somigliava molto al poliziotto presuntuoso. Pensava sempre di avere la ragione in tasca, di essere depositario di verità* assolute. Si credeva un uomo autoritario, pensava davvero che con la cintura riuscisse a mettere in riga tutti. E forse, nell'istante dopo le cinghiate, riusciva davvero ad ottenere l'ordine. Ma il rispetto no, ah se solo avesse saputo quanto i suoi figli lo disprezzassero! Però agli altri diceva di adorare i suoi due ragazzi: complimenti su complimenti, mostrava di essere un padre davvero orgoglioso. E invece a casa voltava faccia e tornava il padre freddo e distaccato di sempre.
Richard aveva sempre risentito particolarmente della mancanza di un padre affettuoso e presente fisicamente nella sua vita. Avrebbe tanto avuto bisogno di un padre che lo avesse capito e aiutato nel momento giusto. E invece proprio in quel maledetto giorno si rese conto di essere da solo: sua madre, suo padre avevano immaginato chissà* che cosa, forse avevano cominciato pure ad aver paura di lui, e per questo lo tennero nascosto, si trasferirono in quella casa isolata dal resto del mondo, in attesa che il destino facesse il suo corso.
Ma la morte di Thomas fu solo un terribile incidente: un gioco finito in tragedia.
La corda che si stringe intorno al collo del piccolo, e Richard è lì che lo guarda, impietrito, senza riuscire ad emettere nessun suono. E mentre la vita si allontana dal corpicino di Thomas, Richard rimane a guardarlo, inorridito ma anche affascinato. Quando il piccolo smette di contorcersi, Richard rimane ancora immobile per un pò, poi gli si avvicina, quasi tremante: le sue guance solitamente di un rosso acceso, adesso sono bluastre. Porta le mani alla corda che avvolge, stretta, il collo del bambino ormai senza vita, e con un attimo di esitazione cerca di sfilargliela, ma con poca convinzione. In quel momento però il padre fa capolino nella stanza: strabuzza gli occhi e comincia a urlare come un pazzo: "Cos'hai fatto?!! Maledetto!! Cos'hai fatto!??" Con uno spintone il padre allontana Richard, si inginocchia vicino al piccolo e con mani tremanti cerca di applicargli una blanda rianimazione. Ma ormai il corpicino di Thomas non da più segni di vita...
Il padre con le lacrime agli occhi prende il corpicino in braccio ed esce dalla stanza.
Richard non sapeva bene, a quel tempo, cos'avrebbe voluto dal padre in quel momento e negli anni che venirono. Ma facendosi una cultura propria in merito alla psicoanalisi, ora sa di cosa avrebbe avuto bisogno.
Quella sensazione di quasi piacere che aveva provato davanti a suo fratello che moriva era un campanello d'allarme, una sirena che aveva cominciato ad avvisare del pericolo incombente. Il fascino per la morte che si era scatenato in lui, era qualcosa di assolutamente malsano, che andava fermato e curato subito. Ma i suoi genitori erano troppo ignoranti e assenti per captare un segnale così importante.
La consapevolezza di dover essere curato lo accompagnò per moltissimi anni dopo la morte del piccolo Thomas. E da solo, Richard riuscì a placarsi cibandosi mentalmente di quell'immagine del fratellino privo di vita, steso sul pavimento freddo. Sapeva che in quel modo non faceva che alimentare le sue macabre fantasie, ma sapeva anche di non poterne fare a meno. E trovava sempre la giustificazione: in quel modo evitava di fantasticare su altri bambini morti, o peggio di ucciderne altri.
Ma tutti i suoi sforzi risultarono vani quando incontrò quel bambino: somigliava in modo impressionante a Thomas, e un'irrefrenabile voglia di averlo per se e di ucciderlo gli impedirono di controllarsi e di calmarsi. Solo dopo che quel bambino riposava sotto terra, affianco a suo fratello Thomas, riuscì ad avere di nuovo quella sensazione di pace e tranquillità* che lo tennero a riposo a lungo. Fino a che il destino non gli fece conoscere pure il piccolo Bentley. Col senno di poi Richard si persuase che Bentley somigliava poco a Thomas, ma ormai si rendeva sempre più conto che in ogni bambino rivedeva gli occhi innocenti di suo fratello che, vitrei, lasciavano questa vita per cominciarne un'altra....
Plop. Plop. Plop.
Il rubinetto gocciola ancora. Quanto tempo è passato?
La mente di Richard ritorna in quella angusta cella e ora il pensiero dell'ora riprende ad assillarlo.
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Harry Stone: Capo i sommozzatori sono pronti.
Mattew Naylor: Ok, dì loro che possono procedere.
Il fiume Androscogginl si estende per circa 270 km. Apparentemente sembra un fiume calmo dove la gente del luogo può andare tranquillamente a pescare. In alcuni periodi dell'anno,però, lo agitano forti correnti che trascinano pesci e detriti fino al golfo con una violenza non troppo sostenuta.
In questo periodo dell'anno il fiume è tranquillo, se davvero Tyndale ha gettato il corpo del piccolo Jeremy in questo punto del fiume, sicuramente non dev'essere andato molto lontano. Ora non resta che aspettare che i sommozzatori facciano il loro lavoro.
Sono passate circa tre ore da quando i sommozzatori hanno cominciato a scandagliare il fondale del fiume, ma ancora non hanno trovato nulla. Mattew è stanco e innervosito e comincia ad avere quasi la certezza che in quel fiume non ci sia nessun corpo da trovare. La corrente non era così forte negli ultimi giorni ed è impossibile che il corpo si sia allontanato così tanto.
Harry Stone: Capo che facciamo? Il corpo non si trova e detto proprio sinceramente credo che mai lo troveremo.
Mattew Naylor: Si, lo so. Sto cominciando a pensare anch'io che quel bastardo ci ha mentito solo per ottenere quel maledetto accordo. E questo ci sta facendo solo perdere tempo prezioso. Avvisa gli altri di continuare a cercare, noi intanto torniamo in centrale.
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Richard Tyndale sta aspettando in sala interrogatori insieme ad Harry Stone. Finalmente c'è un orologio: sono le 17h. Ad occhio e croce è stato in cella per circa 4 ore. Era quasi certo che ne fossero passate molte di più.
Mattew Naylor: Maledetto bastardo, pensavi di potermi prendere in giro così? Pensi davvero che sono così stupido?
Mattew entra nella sala con un tono di voce che fa sussultare sia Harry che Richard, che istintivamente si alza dalla sedia e idietreggia impaurito.
Mattew Naylor: Forse non hai ancora capito con chi hai a che fare, se pensi di fare il furbo con me, ti avviso che te ne potresti pentire. Non hai idea di quanto sono infuriato, non c'è nessun corpo in quel maledetto fiume, NON HAI GETTATO NESSUN CORPO IN QUEL MALEDETTO FIUME!
Harry avrebbe una gran voglia di sorridere soddisfatto. La faccia di quello stupido di Tyndale è visibilmente impaurita e shockata al punto che è quasi convinto che potrebbe farsela addosso. Adora il suo capo quando si comporta così con i sospettati.
Richard Tyndale: Io non...
Mattew Naylor: STA ZITTO!! Ora parlo io! Avevamo un accordo e tu l'hai mandato in fumo, non ti darò un'altra possibilità*! Potevi trattare con me con le buone, ma evidentemente sei troppo stupido per cogliere un'occasione così.
Si avvicina al tavolo e, spingendo una levetta, spegne la registrazione audio e video, che sta trasmettendo in sala computer. Si sfila la giacca e comincia a tirare su le maniche della camicia.
Mattew Naylor: Harry tira le tende.
Harry obbedisce e quando finalmente è voltato può finalmente sorridere. Questo è il momento che adora di più dell'interrogatorio. Sa bene che Mattew non picchierebbe mai un sospettato, ma è una tattica che funziona sempre. Un pò cruenta forse, ma molto spesso è l'unica che porta ad una confessione.
Richard Tindale: Ehi aspetta un attimo, cosa vuoi fare?
Mattew Naylor: Lo scoprirai molto presto!
Lo afferra per il braccio e con uno strattone lo sbatte contro il muro. Gli pianta l'avambraccio sul collo e:
Mattew Naylor: Adesso mi dici dove hai messo il corpo di Jeremy Jenkins!
Richard Tyndale: Gh... Gh... non... non riesco... a respirare...
Mattew allenta leggermente la presa ma i suoi occhi sono puntati ancora su quelli di Tyndale e non promettono nulla di buono.
Mattew Naylor: La mia pazienza sta per finire. Dove. Hai. Messo. Il. Corpo. Del. Bambino.
Richard Tyndale: Gh... Gh... parlerò... parlerò... ma lasciami...
Mattew in un momento molla la presa, ma con uno scatto spinge violentemente Tyndale verso la sedia che quasi si rovescia. Gocce di sudore bagnano la fronte di Richard:
Mattew Naylor: Adesso voglio la verità*.
Richard Tyndale: Io... io non so davvero... non ho mai toccato quel bambino. Non... non lo conosco... vi giuro... non so chi sia...
Mattew Naylor: HAI IL CORAGGIO DI MENTIRMI ANCORA??
Richard Tyndale: E' la verità*!!!! Non ho mai visto quel bambino!!! Ve lo giuro, ve lo giuro!!! Non ho ucciso nessun altro bambino!
Mattew Naylor lo guarda. Di sospettati ne ha interrogati tanti nel corso della sua carriera ma ha incontrato tantissimi attori degni di un oscar. E' sempre difficile capire quando uno mente o dice la verità*. In questo caso però Mattew è quasi certo che Tyndale stia dicendo la verità*.
Lo guarda ancora per un attimo, poi afferra la giacca ed esce dalla sala interrogatori.
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Mattew si trova nel suo ufficio e la sua testa gli pulsa maledettamente.
Se davvero Tyndale non c'entra con Jeremy, allora dov'è in questo momento? Chi l'ha preso? Possibile che non abbia lasciato nessuna traccia? Oppure è possibile che loro si siano lasciati sfuggire qualche traccia? No, non lo ritiene possibile, ma allora...
I suoi pensieri sono interrotti dallo squillo del telefono.
Mattew Naylor: Si, pronto, vicecapo Naylor....
.... che cosa?? Si si, arriviamo subito!.... Si, bene! Aspettate la squadra.
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Nel bosco. A circa 50 minuti dalla casa di Jeremy.
Gli uccellini cinguettano allegramente, le foglie frusciano ad ogni folata di vento. I raggi del sole a mala pena penetrano in quella fitta vegetazione.
E lui è lì, seminascosto da un cespuglio.
Gli unici rumori che si sentono provengono dalla natura, tutta la squadra è ammutolita. Il medico legale sarà* lì tra poco.
Mattew con una mano cerca di mettere bene la gamba del piccolo, riposta in un modo innaturale. Sa che non dovrebbe toccare il corpo fino all'arrivo del medico legale, ma quello non è un caso qualsiasi e lui non può starsene lì inerme.
Ma il dottor Smith, ci mette poco ad arrivare. E' incredibile, ma pare proprio che la puntualità* sia una componente del suo carattere.
Peter Smith: Mi scusi, vicecapo.
Gentilmente invita Mattew ad allontanarsi un pò mentre lui si prepara a svolgere il suo lavoro.
Cerca di scostare i rami del folto cespuglio col braccio e lentamente , con mano esperta, posiziona il corpo in un punto dove è possibile esaminarlo meglio. Mattew inconsciamente vorrebbe dire al medico di fare più piano, più delicatamente, ma sa che il dottor Smith è un professionista e sa esattamente come maneggiare un corpo. Allontanatolo dai cespugli, comincia a tastare il piccolo corpicino. Parte dalla testa, i capelli sono incrostati di sangue, li scosta leggermente e continua a tastare delicatamente. Passa una mano sulle costole, preme in più punti, poi gira lentamente il corpi e tasta la colonna vertebrale. Infine passa agli arti inferiori.
Mattew è quasi ipnotizzato, non riesca a staccare gli occhi da quelli di Jeremy, sbarrati e vitrei... in quegli occhi innocenti, che fino a pochi giorni fa sorridevano al mondo, alla vita e che adesso lo guardano e sembra quasi che lo supplichino di salvarlo. Ma ormai è troppo tardi per il piccolo Jeremy, Mattew vorrebbe chinarsi e abbracciare quel corpicino, stringerlo a sé, accarezzargli i capelli... vorrebbe essere in un mondo migliore, dove i bambini non possono morire.
Piccolo Jeremy, adesso dovevi essere a casa tua a giocare sull'altalena, cosa ci fai in questo posto, tutto solo? Chi ti ha fatto questo? Chi ti ha portato qui, in un posto così sperduto e lontano?
Il dottor Smith si è rialzato, ha fatto cenno ai suoi uomini di caricare il corpo nel furgone.
Si sfila i guanti ma ancora non espone le sue conclusioni.
Mattew Naylor: Allora dottor Smith? Puoi dirci qualcosa in merito alla causa della morte?
Peter Smith: Da un esame poco approfondito posso dirle che la causa della morte è quella brutta frattura del cranio. Potrebbe essere stata causata da un colpo inferto con un corpo contundente, ma non ne sono certo, voglio esaminare meglio il cranio, perché è davvero una frattura importante. Inoltre ha alcune costole rotte e una frattura al femore. Passi da me in studio stasera, dopo l'autopsia.
Non dice altro, non saluta. Semplicemente si volta, si dirige verso il furgone, apre lo sportello, sale in macchina e aspetta che i suoi finiscano di caricare la barella col corpo prima di partire.
Quella sera, l'ultima cosa che vorrebbe fare Mattew è recarsi nel laboratorio di medicina legale....
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Mattew Naylor: Ha eseguito l'autopsia sul corpo del piccolo?
Mattew salta tutti i convenevoli. Non ha voglia di chiacchierare, vuole solo sapere ciò di cui ha bisogno e andarsene via.
Peter Smith: Buonasera anche a lei!!! Comunque si, ho eseguito l'autopsia. Posso affermare con certezza che la causa della morte è la frattura al cranio. Ho esaminato in modo approfondito questa lesione, insieme alle altre lesioni riportare alla cassa toracica e al femore e posso dirle che sono compatibili con lesioni da precipitazione.
Mattew Naylor: Si spieghi meglio...
Peter Smith: Dunque come lei saprà* in medicina parliamo di precipitazione in riferimento ad una caduta libera che per effetto della forza di gravità*, aumentata o meno da una forza viva cade da un piano superiore ad un piano inferiore. Ora passando al tipo di lesioni che presenta il corpo, l'ovoide cranico in particolare, precipitando e sbattendo al suolo si è praticamente aperto, s'immagini lei un anguria che cade per terra. Si spacca quasi in due o più parti. In questo caso suppongo che il bambino sia precipitato da un'altezza non superiore a due-tre metri per questo il cranio non è proprio esploso, perché solitamente accade questo. Mi è capitato di vedere corpi precipitati da altezze come venti metri e le assicuro che lo spettacolo che le si para davanti è decisamente diverso. Il corpo inoltre presenta diverse lesioni interne dovute alle concorrenti lesioni scheletriche.
Davanti a queste tragiche verità* sulla morte di Jeremy, Mattew quasi non riesce a parlare. Vorrebbe dire qualcosa, chiedere maggiori informazioni ma l'unica cosa che riesce a proferire è:
Mattew Naylor: Non ha sofferto, vero?
Peter Smith: No, ne dubito. Con una frattura così al cranio è morto sul colpo.
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Ebony Logan: Buonasera signora Jenkins.
Brenda: Avete ritrovato il mio bambino??
Mattew Naylor: Entriamo in casa e sediamoci così ne parliamo meglio.
Brenda: Non ho voglia di sedermi, ditemi se avete ritrovato il mio bambino! Sta bene? Ditemi qualcosa, vi prego!!
Mattew Naylor: Brenda... sono.... profondamente addolorato nel comunicarti che..... stamattina abbiamo ritrovato il corpo di Jeremy nel bosco.
Brenda: Co.. cosa... o mio dio!! O mio dio... NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!
Comincia a piangere diperata, mentre Mattew si avvicina stringendola a sé....