CAPITOLO 4 - BRIDGEPORT, BRIDGEPORT - SECONDA PARTE
Non ancora brilla, ma vistosamente entusiasta, Lily si infilò nella macchina di Alex con tutta la sua grazia. L’odore nell’auto dei ragazzi l’aveva sempre eccitata: quello era il luogo del proibito, del sesso, della passione, delle impacciate avances dei primi appuntamenti. Questo pensiero fugace però scomparve quando la macchina iniziò a sfilare adagio tra quelle strade così illuminate, colorate, a tratti misteriose ed avvincenti. Lily guardò dal finestrino perdendosi nel mare dei suoi pensieri, di veloci sinapsi consecutive bruciate all’istante, al secondo.
Poi Alex le disse che erano arrivati a destinazione e parcheggiò la macchina all’ultimo piano dell’autosilo cui era fornito l’edificio. Lui aveva trovato enormi difficoltà nel concentrarsi sulla guida, dato che non riusciva ad impedirsi di sbirciare quelle lunghe gambe scoperte dalla gonna del vestitino. Averla, poi, lì a fianco, con il suo profumo nelle narici che faceva leva sui suoi istinti virili non era stato certo d’aiuto. “Terribile tortura e sommo piacere” pensò scendendo dal veicolo, pianificando in quale dei suoi racconti inserire questa espressione, questa scena, queste emozioni. Sì, perché uno scrittore era un affamato di vita, un mangiatore di uomini vorace e feroce, di questo ne era convinto.
Lily: “Ma è stupendo! Dai Ale, entriamo!” esclamò dopo un attimo di esitazione, precipitandosi alla fila d’ingresso.
Alex: “Ci tocca fare un po’ di coda, non siamo mica vip…” osservò rassegnato.
Lily: “Bhe, un giorno lo saremo” gli disse convinta, con un sorriso radioso sul viso.
L’affascinava quella sua sicurezza, retta non tanto dalla superbia, come gli era capitato di vedere in altre, ma dall’ingenuità. Infatti, da una parte Lily sembrava una fanciulla di mondo, un essere smaliziato e senza scrupoli, ma aveva anche un lato di ingenuo stupore infantile, sincero e quasi disinteressato. Il suo sorriso lo illuminò come un sole d’inverno e riscaldò il suo cuore, che batteva incerto invece, per cui il cinismo era solo una parola che amava pronunciare con la bocca ma che mai aveva avuto il coraggio o l’indole di metterlo in atto. Spesso, Alex amava definirsi un “cinico in potenza”, ma in realtà non aveva neanche l’embrione in sé di quell’atteggiamento. Era sempre combattuto su ciò che era davvero e su ciò che la società pretendeva: avrebbe tanto voluto piegarsi e dare al mondo quel che voleva ma non ne era proprio capace. Lily in questo, sembrava molto diversa. Questo gli faceva un po’ paura.
La gente in quella fila si accalcava e spingeva, quasi in una lotta per la sopravvivenza, e in fondo era proprio così: molte di quelle ragazze erano aspiranti modelle o attrici, entrare in quel locale e farsi notare da qualcuno della zona vip era il loro obiettivo. In una città come Bridgeport i sogni di una vita possono essere realizzati in una notte sola e distrutti nel giro di poche ore. Di questo Lily ne era perfettamente cosciente. Iniziò a spingere anche lei, immergendosi nell’atmosfera di ambizione di quella gente, di persone come lei che avevano lasciato casa e famiglia per seguire un sogno che tutti avevano condannato. Lei non si credeva speciale sotto quest’aspetto, nonostante fosse piuttosto vanesia di carattere. Sapeva che c’erano altre mille mila Lily a Bridgeport, persino più disposte di quel che era lei a sporcarsi. Questa consapevolezza però non le metteva paura, ma la consolava: si sentiva come parte di un’invisibile comunità, in cui però doveva cercare la leadership. Fu rapace, quindi, nel notare che il bodyguard all’ingresso faceva segno proprio verso Alex.