Lily gonfiò deliziosamente le guance come segno di disappunto, ma guardò l’orologio e si accorse di essere in ritardo con la fotografa. Aveva prenotato per degli scatti da inserire nel suo book fotografico, oggetto indispensabile per poter iniziare una carriera nel mondo dello spettacolo. Trascorse così un pomeriggio tra flash e vestiti più o meno improponibili, costumi da bagno e pose un po’ ammiccanti. Spalancò la porta dell’appartamento, che divideva con sua sorella e sua cugina, con il tacco della scarpa a solo mezz’ora prima del fatidico appuntamento.
Lily: “Aury? Gin? Sono a casa! Devo sbrigarmi però, perché sto per riuscire, mi viene a prendere Alex!” urlò con affanno.
Gin: “Aury è a lezione… ma esci di nuovo, quindi? Stamattina ti eri impegnata sul fatto di telefonare a tua madre… la zia ci resterà male…” apostrofò la cugina poggiandosi sullo stipite della porta della camera di Lily.
Lily: “Per la miseriaccia! Vabbè, le telefono domani, Alex sarà qui a momenti e io sono ancora impresentabile!” replicò nervosa, cercando disperatamente nel cassettone un toppino che aveva intenzione di indossare.
Gin: “Certo che in quella facoltà ne avete di tempo a disposizione per socializzare… poi fai bene a non puntare tutto sullo studio: quelle come te dovrebbero solo puntare a sposare il tizio ricco che le mantiene” affermò sarcastica, con il chiaro intento di irritarla.
Lily si fermò di scatto e si voltò verso la cugina, che a quanto pareva, non vedeva l’ora di bisticciare, come faceva spesso. La puntò con uno sguardo assassino, sentendo già l’ira prendere possesso delle sue mani, ma si ricordò che aveva promesso ad Aurora di non cedere più tanto facilmente alle provocazioni di Ginevra. L’ultima volta che lo aveva fatto, Gin si era ritrovata con un occhio nero e lei in castigo per due mesi con le nocche sbucciate. Non poteva certo ora permettersi di rovinarsi le mani.
Lily: “Sì Gin, voi siete tutte super donne che un giorno avrete una carriera vera, mentre io no, sarò una sfigata senza né arte né parte e che mi andrà bene solo se infinocchierò un uomo ricco… conosco già le tue teorie, cui non ho manco tempo di dar retta… ho messo poi da poco lo smalto, prendendoti a schiaffi mi rovinerei la manicure, quindi se devi rompere le palle la tua presenza non è gradita, se invece vuoi renderti utile, pigliami le scarpe nere a decolté che sono nella scarpiera.”
Ginevra non ebbe il tempo di replicare che suonò la porta. Avrebbe voluto soffermarsi ancora a punzecchiare la cugina, ma non era il caso davanti un estraneo. Era molto legata ad Aurora ma provava verso Lily un forte risentimento, causato non solo da una visione della vita diametralmente opposta, ma anche perché al liceo la bella cuginetta le aveva soffiato praticamente tutti i fidanzati che aveva avuto. Il rapporto tra le due era paragonato da Aury ad una bomba ad orologeria, di cui lei si sentiva il detonatore. Quando Ginevra aprì la porta, però, restò un attimo perplessa: quel ragazzino mingherlino, biondino dai tratti infantili ancora, con lo sguardo innocente e l’aria da sfigatello del villaggio non era certo il classico maschione che si accompagnava Lily. Tutti i fidanzati della brunetta avevano avuto un tratto in comune: erano pressoché dei ribelli, dei bulli. Solitamente belli, erano pieni di muscoli e tatuaggi, spesso poco dotati dell’arte oratoria ma molto propizi a quella amatoria. Ginevra restò, quindi, in un breve stato catatonico nel fissare le debole braccine di Alex che la salutava e si presentava. La ragazza non ebbe il tempo di profferire parola che intervenne Lily, già pronta per uscire e che lo trascinò via. “Quando lo racconterò ad Aury, non ci crederà” pensò ancora incredula Gin.
Lily prese per strada un’andatura piuttosto celere. Era certo abituata alle frecciate della cugina, ma in fondo in fondo le creavano sempre molta rabbia.
Alex: “Lily ti prego rallenta! Sta per esplodermi il cuore” supplicò ansimando.