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  1. #11
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    C'è una lucciola, una lucciola sul lago
    Che brilla, brilla sulle acque...
    C'è una lucciola, una lucciola sul lago
    Che scintilla, scintilla nella notte...
    Dormi dormi mio tesoro
    Che la lucciola illumina i tuoi sogni
    E tu al buio, al buio mai sarai.




    Il sole risplende tiepidamente sulle torri argentee del Castello di Diamante. L'arsura dei mesi del sole è già un ricordo e le foglie sugli alberi perdono il loro verde vigore e si abbandonano al giallo di una soave caduta. Eppure, a dispetto di tutto, il cielo è sereno sulle terre di Dohaeris. Il giardino del castello è sgombro, stranamente deserto.



    Il principe Lantis è solo, sembra incantato dalla statua che troneggia sul piccolo laghetto immerso nel prato fiorito del palazzo. E' un angelo, rappresenta sua madre Margarete. Quella è la sua tomba, una malattia se l'è portata nel mondo dei morti quando egli era poco più di un ragazzo. Egli l'amava, era il suo sangue. Non c'è niente di più sacro per un Raeghar del sangue. Una lacrime vorrebbe scendere calda sulle gote dell'uomo ma il suo cuore freddo le ghiaccia sul nascere. Lantis, il nobile e potente principe di Dohaeris non è più in grado di piangere da quando sua madre non c'è più, quando a diciott'anni l'ha vista spegnersi tra le sue braccia. Eppure nel cuore quel dolore lo attanaglia ancora.



    Una giovane donna, in abiti regali e passo soave, si avvicina al possente cavaliere. Gli sussurra dolcemente, gli sorride del sorriso di una sorella amorevole. La principessa Esperin avvisa il suo regale fratello che tutti lo attendono nella sala del trono. Quella notte qualcosa di funesto è accaduto. I venti della guerra soffiano più violenti che mai.



    Lantis: "Ricordi la filastrocca della lucciola? Quella che nostra madre ci cantava prima di addormentarci"
    Esperin: "Sì, tu l'adoravi"
    Lantis: "Lei era la mia lucciola e quando è morta, dentro di me quella luce si è spenta. Ho cercato di essere il figlio che ella amava, ho cercato di riaccendere quel barlume dentro di me. Ma oggi, con il tradimento di Drako, smetto anche di provare a riaccenderla. Dohaeris ha bisogno di me, ha bisogno di una guida per ripristinare la pace... non mi tirerò indietro. E' il mio dovere. Il dovere del sangue".



    Esperin: "Lantis... sono certa che si tratti di un complotto o un malinteso, Drako è cresciuto insieme a noi, ci ha insegnato a combattere, non può aver fatto quello di cui lo accusi... e Lumen... ti prego, come puoi credere a quell'intrigante"





    Lantis: "Lumen? Ti sembra forse che Drako sia stato condannato per quell'accusa? Guarda" dice mostrando con la mano il lato del castello occupato dalle guardie "sono quelle teste i motivi per cui Drako è colpevole". Indica alla sorella, tra l'amarezza e la furia controllata, le teste dei soldati che ha dovuto mettere sulle picche. Quei soldati, un tempo nemici di Dohaeris, erano stati accolti dal Primo Cavaliere nelle fila dell'esercito.







    Esperin: "Oh Lantis, è stato un atto così... crudele e che tu hai frainteso, ne sono certa"

    Lantis: "Drako organizzava il suo esercito personale proprio qui, dove la nostra famiglia, nostro padre, che lui ha anche osato nominare al processo, lo ha accolto come un figlio. Era un fratello per me, terre e titoli non gli sarebbero mancati mai... sorella... sei la persona più importante della mia vita eppure non avrei titubato un attimo a dare a lui la tua mano, nonostante non fosse di nobili natali. Ecco come mi ha, ci ha ringraziato! Inserendo dei ribelli, dei nemici nel nostro esercito!"
    Esperin: "Nostro padre avrebbe voluto così"
    Lantis: "Nostro padre è un debole! La sua bontà non è adatta ad un re... un re deve essere prima di tutto giusto! Quegli uomini, capitanati da Drako si sono approfittati della sua bontà, avrebbero organizzato un golpe... spiegami allora, come mai da cavaliere quale ritiene di essere, non ha accettato la sua condanna? Si è persino fatto imprigionare... ti pare onorevole per un cavaliere che serve la corona, fuggire dalle galere? Prendere parte ai ribelli? Ribelli capeggiati da uno squilibrato che lui stesso ha portato tra i soldati di Dohaeris? Avrebbe potuto lottare per la sua sentenza, invece l'ha accettata e poi è fuggito"
    Esperin: "Drako ha cercato di difendersi al processo ma tu..."
    Lantis: "Si è difeso solo dall'accusa di Lumen, non ha portato fatti in tribunale, solo parole... le parole se non sono accompagnate dai fatti sono vuote e inutili. Io vedo un quadro molto chiaro davanti a me: Drako ha cercato in ogni modo di organizzarsi delle truppe fedeli solo a lui, che lo hanno visto come il salvatore. Con quelle truppe voleva conquistare il trono... non ci è riuscito e quindi si è unito ai ribelli, è fuggito insieme a loro. Per di più, il capo dei ribelli, Efrem, è stato proprio addestrato da lui tra queste mura... chissà da quanto complottavano insieme"
    Esperin: "Capisco i tuoi sentimenti, ti senti tradito e deluso ma Lantis... Drako non farebbe mai tutto ciò, ha sempre lottato per il regno... la tua amarezza ti rende cieco"



    Lantis: "Temo sorella che l'amore che provi per lui renda cieca te, che non vedi una cosa tanto evidente" e con la paura in viso posa le mani sulle spalle di lei "sei l'unica persona cara che mi resta al mondo... nostro padre... i medici sono pessimisti... non tradirmi anche tu"



    Esperin: "Non potrei mai tradirti, voglio solo che su Dohaeris regni la pace"



    La principessa guarda suo fratello entrare nel palazzo e la tristezza ammanta il suo volto. Si sente già nell'aria, trasportato dal vento, l'odore della morte.

  2. #12
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    All'ombra della luna


    Anno DXIII D.D.
    I mese delle foglie
    I Giorno di Giove


    Questa è una di quelle sere dove non ci sono nuvole nel cielo, il manto stellato avvolge tutto ciò che la vista riesce a scorgere e nonostante la calma, c’è qualcosa di diverso… Drako osserva quel punto apparentemente fermo, che è la luna, grande e così luminosa da accecarlo quasi, nonostante non sia piena. La Luna… che dagli albori di Dohaeris è sempre stata considerata la madre della discendenza dei Raeghar, lo sta fissando col suo immenso occhio socchiuso che tutto vede, ma l’uomo non riesce a trattenere un sorriso, sbeffeggiando se stesso, all’idea che quell’astro possa essere una spia dei nemici.


    Il giorno di Giove sta per volgere al termine, per lasciar spazio a quello di Venere, la dea che tutto simboleggia in opposizione alla guerra, quella che, al sorgere del sole, farà eco di voce in voce, giungendo in ogni dove. Ci sono state innumerevoli guerre, ancor più morti e feriti, Drako ha temprato la propria anima col sangue dal quale si è spogliato ogni notte dopo le battaglie, ha forgiato le sue armi battendole sui corpi dei nemici ed ha continuato a ripetersi che a tutto quel male c’era un fine: combattere, per proteggere il regno, la sua casa e la sua famiglia, la quale considerava i reali stessi.
    Se ne sta in silenzio, a fissare l’enorme portale, un varco che potrebbe condurlo ovunque nel mondo, lontano… lontano da tutto ciò che sta accadendo, ma non è abituato a scappare, anche se gli ultimi fatti potrebbero testimoniare l’esatto contrario.


    Alza la mano destra e sfiora il Glados, tiene gli occhi fissi su quello specchio di luce, che da un momento all’altro inizierà a brillare e con un sussurro pronuncia la frase di rito “Rem tene, verba sequentur”
    Bastano pochi attimi ed una luce persistente si libera dal portale, è più brillante del consueto, più intensa… accade solo quando dall’altra parte c’è un determinato luogo: La Valmorguli




    Chiude gli occhi prima di attraversare quel sottile confine luminoso dalla sostanza magica sconosciuta e solo quando è certo di esser giunto a destinazione li riapre… è abituato a quel luogo che pare incantato, ogni cosa è permeata dalla magia più arcana: le rocce, gli stessi alberi, il cielo… tutto è avvolto da una energia quasi tangibile.


    Un luogo avvolto perennemente dal buio, da stelle e costellazioni sconosciute… alberi dalle chiome cangianti e dalle foglie tremolanti, unico segno visivo del trascorrere delle stagioni in quel luogo senza tempo definito.
    L’uomo s’incammina sicuro, verso una destinazione che a molti infonde angoscia al solo pensiero, sostenere lo sguardo, seppur velato, degl’Anitchi non è impresa semplice, in molti hanno raccontato di sentirsi svuotati fissando quegl’occhi senza pupilla, né iride… solo una superficie luminosa che pare magnetica.



    La porta della sala del Risveglio si apre all’arrivo di Drako, senza che egli debba spingerla ed una volta varcata, essa si richiude nuovamente da sé. L’ex Primo s’inginocchia, tenendo il capo chino in segno di rispetto e convoca i saggi “Chiedo udienza”
    Occorrono solo pochi istanti ed i tre spiriti si materializzano.



    “Perdonate la mia veemenza, non mi perdo in preamboli, saprete certamente il motivo della mia presenza in questa landa sacra, io…”
    “Alza il capo domatore del fuocoLo spirito dell’antica strega Elanor si rivolge all’uomo, interrompendolo. Desidera osservalo in viso e scrutarne i pensieri. Drako obbedisce, solleva la testa lentamente e mostra gli occhi che appaiono velati.




    “Hai l’animo che brucia Mago Kalisi, ti stai consumando dall’interno, mi appari fortemente provato”
    C’è silenzio per qualche istante e solo dopo aver respinto una lacrima, l’uomo riprende la parola “E’ vero, ma non sono qui per lenire le mie ferite, ciò che sono venuto a chiedervi è d’ inviare stanotte stessa il Messaggero al Principe Raeghar ed a Efrem Targaryus”

    “Conosciamo già il motivo della tua visita ed acconsentiamo, la guerra è certamente inevitabile, non sei il solo ad esser logorato dal tarlo della sofferenza, ma una riconciliazione per vie traverse non è certamente fattibile."




    "Il domatore della Terra è fuori di senno e non si placherà con una stretta di mano, d’altro canto il sovrano del Fulmine ha una tempesta che travolge il proprio animo, alimentato dal tormento della Principessa”
    Lo spirito dell’ Antico elfo Irith è stato un potente guerriero, ha combattuto accanto al primo Raeghar, conservando sempre un’animo immacolato.

    “Proprio per tali ragioni, domattina al sorgere del giorno nuovo di Venere, la valle di Amaranthis sarà il primo campo di battaglia, a seguire verranno le altre zone della Cintura, procedendo verso Nord. Ciò che chiedo, è che sia rispettato il giorno di fermo tra una battaglia e l’altra, gli uomini e le donne necessitano di ritemprare i propri corpi"



    "Voglio lealtà e seppur si tratti sempre di una guerra, desidero che ognuno possa combattere al meglio, senza che ci si possa approfittare vilmente di un momento di debolezza altrui. La forza si dimostra nel pieno vigore e non ho intenzione di piegare degli eserciti provati dalla fatica, mi dimostrerei un vigliacco”

    “Non è il titolo, né l’armatura che rendono l’uomo Cavaliere, la nobiltà ti appartiene Drako."




    "Mercur verrà inviato a breve col comunicato, ma… prima che tu ritorni da dove sei giunto, dovresti far visita a qualcun altro, che certamente è in attesa di un tuo saluto”
    Lo spirito antico dell'antico mago Daeron è forse il più saggio fra tutti, è colui che ha posto personalmente la prima pietra del nuovo mondo a Dohaeris ed è lo stesso che ha dettato le regole della Valmorguli.

    “… con permesso” Drako si risolleva ed inchinando nuovamente il capo, si congeda.

  3. #13
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    (inizia al post precedente)

    Muove qualche passo verso la destra, dove delle scale appena visibili conducono al piano sottostante, ad attenderlo vi è un infante di poco meno di dieci anni.




    Se ne sta sul letto a legger libri ed a contemplare antiche illustrazioni, è il suo passatempo prediletto, ma quando Drako è con lui, dalla sua espressione traspare sempre una forte gioia.



    “Drako” Salta giù dal talamo e corre incontro all’uomo, per poi abbracciarlo, appena gli è vicino “E’ da tanto che non vieni qua”
    “Perdonami piccolo Shen, cercherò di essere più costante”
    Il cinguettio di un uccellino li interrompe, Drako si volta sulla destra e nota una gabbia col piccolo volatile all’interno “Com’è possibile? Non c’è vita in questa landa”



    Shen sorride e guarda l’uomo “E’ giunto qui con te, l’ultima volta che hai attraversato il portale”

    “Non credi che sia giusto liberarlo, queste sbarre… non può neanche dispiegare le ali e…”
    “Se lo lasciassi andare, non sopravivrebbe un solo giorno… non è il luogo adatto ad una piccola vita. Mi prendo io cura di lui, lo tengo chiuso qui, in attesa che si fortifichi, poi lo restituirò alla propria casa, proprio come hai desiderato fare tu, portandomi qui”




    Shen lascia spesso Drako senza parole, l’innocenza del bambino è messa in secondo piano solo da quella saggezza crescente, che non appartiene a chi è così giovane di età.



    “Hai ragione…”
    l’uomo sorride per la prima volta, da quando ha messo piede in quel luogo, si sente tranquillo in quella stanza…. si sente a suo agio con quel piccolo prodigio, ma non è quello il giorno in cui può concedersi la gioia di tale momento, il tempo a sua disposizione si è esaurito “Ora devo andare, tornerò presto” Lo abbraccia una seconda volta con più forza ed appena il bambino gli ricambia il saluto, ripercorre le scale e con passo deciso e ritorna al Glados.
    E’ vero… il suo animo è in fiamme, ma non ha mai sentito la propria volontà così forte

  4. #14
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    Il giorno che è morto dietro le colline di Dohaeris è stato intenso, pieno di lacrime, dolori e pensieri. La notte tra quel giorno di Giove e il nuovo giorno di Venere è buia, oscura e domina tra le fronde del bosco degli alberi vaganti, dove alcuna luce pare potervi accedere. La piccola falce di luna sta or ora nascendo, il suo colore è rossastro, come quello del tradimento. Pare che nulla possa esistere in quell'oscurità indefinita, tra gli alti abeti guardiani di quel luogo che la gente di Dohaeris crede maledetto. Eppure, d'un tratto, qualcosa sembra brillare. Un capanno, una finestra, una candela.


    Occhi di brama che attendono qualcuno. Efrem Targaryus scosta con delicatezza la fragile porta di legno e fissa crucciato il fuoco che arde nel piccolo camino di quella che pare una baita per boscaioli.


    Il corpo atletico ma smilzo, da uomo le braccia ma da ragazzo le spalle, si proietta a quella luce tremante di nero, deforme, sul muro, come allungato da un sortilegio. Negli occhi il riflesso del fuoco


    e gli pare quasi di rivivere quella terribile notte e che la cicatrice in volto ancor gli faccia male. Una voce nell'ombra, sensuale e morbida come la seta, accarezza le sue orecchie fino a quando due occhi dorati avanzano e si mostrano in tutta la loro bellezza.


    Lumen Raeghar, la regina di Dohaeris, distende le sue labbra rosse e voluttuose e offre all'ex cavaliere un sorriso di intesa. Il suo corpo è avvolto in un vestito scuro, di seta ametista a tratti trasparente che, lieve, poggia sulle curve perfette, slanciate e snelle e mette in risalto ciò cui nessun uomo ha mai saputo resistere. La scollatura mostra la pelle candida, come di fine porcellana e il seno, prosperoso e lussurioso, profuma di rosa. «Sei in ritardo come sempre, Efrem... in certe situazione lo apprezzo di più» dice la donna maliziosamente,


    avanzando con passo regale verso il ribelle. L'uomo sofferma lo sguardo sulla sua beltà, sui punti che ogni donna sa di avere come arma. I suoi occhi salgono poi fino al viso, immaginandolo preda dell'estasi, di quell'estremo godimento che li vedrà attori da lì a poco. Ma Efrem non può dimenticare chi ha dinanzi: la causa principale della rovina di Drako. «Non sarei dovuto venire affatto, dopo quello che hai fatto a Drako». E' severo il tono della sua voce, sangue furente scorre nelle sue vene. «Sei proprio convinto che la mia accusa fosse falsa? Inoltre, sono stata costretta da Lantis, o quelle molestie me le sarei tenute per me. Ti ricordo che, da quel che ho saputo, Drako ha tradito anche te». Il pugno dell'uomo, come reazione incontrollata ad un'eresia, colpisce con violenza il muro accanto al camino, cui dà le spalle. Drako... non riesce ancora a credere che Drako lo abbia abbandonato. Come può il suo vecchio amico non comprendere la sua sete di vendetta, il suo odio verso i reali? L'oro dei capelli della regina sembra scintillare mentre lei posa una mano sul petto di lui.


    «Lo so, è orribile quando scopriamo che chi credevamo ci amasse e che noi abbiamo amato è in realtà un mostro... posso ben dirlo io che sono, da quando ero bambina, la pedina politica di mio zio» dice affranta, chinando un poco il viso triste.
    Uno schiaffo di rovescio parte, però, dalla volta dell'uomo: accecato dall'ira, Efrem non accetta che Drako sia considerato un mostro. Quella rabbia, quell'odio, tutti concentrati in quel gesto violento che, forse, non vuole nemmeno davvero colpire Lumen. Forse, è verso se stesso che l'ex cavaliere rivolge i suoi rimproveri. Vorrebbe quasi scusarsi, ritirare quella mano che ormai è stata scagliata ma poi rimembra, ricorda con chi ha a che fare. La regina, uno dei suoi sommi nemici. «Tuo zio avrebbe dovuto insegnarti a tenere a freno la lingua e a distinguere un uomo da un pupazzo... Lantis sarà stato anche un pupazzo... ma qui hai davanti un uomo che sa bene di cosa sei capace»


    Ogni donna avrebbe urlato, gridato, ricambiato la violenza: non Lumen. Ripone ritto il capo e lo guarda dritto negli occhi, non sapendo nemmeno cosa sia la paura. «So chi sei... un uomo impavido che non ha timore della sua regina... sai quanto amo il tuo impeto...» gli sussurra lasciva, portando la sua mano dal petto verso il basso, dove un uomo è più vulnerabile.


    Accarezza delicatamente, attendendo che quella passione traboccante nell'uomo diventi senza freni. Il momento giunge fulmineo, Efrem le prende quel polso esploratore e lo torce dietro la schiena. La donna si sente percorsa da brividi piacevoli, sentendo spingere la sua forza sui loro corpi, che premono l'un contro l’altro. «Come fai a sapere del tradimento di Drako? Come fai a sapere dei rieietti?» le chiede guardandola fissa, con lo sguardo severo di chi cerca risposte. «Oh Efrem, sono una donna dalle mille risorse, hai detto prima che sai di cosa sono capace» replica lei con un lampo di fuoco negli occhi.
    La conosce bene, Efrem, da quando era ancora uno scudiero a palazzo. Lei era giunta da lontano, con la regina Margarete ancora in vita e lo zio voleva darla in moglie a Lantis. Poco dopo la regina morì, s'era rilanciata la posta e lei aveva sposato direttamente il re. Si mormorava che il Principe l'avesse rifiutata, che era preda di un'insana passione che lo stava consumando verso una ignota sconosciuta, ma queste voci restarono solo ciò che erano: chiacchiere. Di quei tempi in cui la vedeva ancora un'ingenua ragazzina, Efrem ricorda tutto: i sussulti, la luce con cui la vedeva, l'amore che iniziava a sbocciare. Efrem ricorda bene quando tutto questo crollò, quando scoprì che Lumen era lungi dall'essere quell'angelo puro che pensava. Ma la passione fisica per quella donna non s'era mai spenta, nonostante la guerra, nonostante il male dietro quel viso di fata. Non è un uomo, però, che non segue il suo calcolo: Lumen pare disposta a dargli informazioni e potrebbe risultargli utile. Il ribelle sa che non otterrà confessioni da lei, ma ha appreso una cosa importante: i reali sanno dei reietti. I muri hanno orecchie anche dove meno se lo aspetta. Gira la donna ponendola di spalle a sè, le bacia il collo.


    E' stanco di quella danza, di quelle promesse passionali che vuole stringere di concreto. Vuole averla, possederla, ottenere la vittoria con i suoi gemiti, con le sue preghiere di continuare ad amarla ancora, con i suoi occhi deliranti da un piacere proibito. Il profumo di rosa del suo corpo lo invade e la notte, silenziosa e riservata, si stende imperiosa a nascondere ciò che deve essere nascosto.

    Scritto by:
    Mary24781
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    Ultima modifica di SimsKingdom; 6th November 2014 alle 00:10

  5. #15
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    Oro al sole

    Anno DVI
    I mese del Sole
    I Giorno della Luna

    “Tieni la guardia alta”
    “Non mi devo mica slogare un braccio”
    “Quante storie, avanti”
    Drako ed Efrem erano dei giovani uomini, pieni del loro vigore. Si allenavano ogni giorno, entrambi miravano a diventar più forti, anche se il primo di loro era più un insegnante che un semplice compagno di scazzottate.


    Drako all’epoca non vestiva ancora l’armatura da Primo Cavaliere, il suo predecessore era ancora in carica, ma gli anni di servizio erano ormai molti e ben presto avrebbe dovuto lasciare il posto alle nuove generazioni, i nomi dei prescelti erano diversi, ma in cuor di tutti c’era la piena coscienza, che uno solo di loro ne era il più meritevole.
    “Sì, comandante” Il giovane Efrem era già un Esperto nel campo della magia, aveva dimostrato più volte la sua incredibile affinità con il proprio elemento, molto più dei giovani della sua età… a dire il vero molto più di quel che si potesse aspettare da un sempliciotto, come molti lo avevano definito, quando Drako lo portò a corte da bambino.


    “La septa è un ottima insegnante di magia, presto diventerai temibile, ma tocca a me potenziare il tuo corpo e sei così… gracilino” Drako lo derideva spesso, ma lo faceva in modo amichevole, non avrebbe mai offeso il suo protetto, anche perché nutriva un forte affetto per lui ed era certo che per Efrem valeva lo stesso.
    “Sarò anche gracile, ma sono veloce” fece uno scatto per colpire frontalmente il Comandante, il quale lo bloccò prontamente


    “Non abbastanza… ma puoi migliorare, avanti riproviamo e cerca di non essere prevedibile”
    “Non vale, sei il più forte di tutti qui, come potrei mai…”
    “Shh... vorresti scontrarti contro quelli più deboli? Cosa ne ricaveresti? Una mera soddisfazione temporanea, gli occhi delle fanciulle puntati su di te con aria sognante? Ma rimarresti sempre uguale, non miglioreresti mai. Ci sono persone molto più potenti del sottoscritto e se tu dovessi mai scontrarti con loro, vorrei assicurarmi che tu sia in grado di vender cara la tua pelle”
    Efrem sorrise, era già consapevole della risposta di Drako, in fondo aveva ragione e lo sapeva bene “Beh… gli occhi delle fanciulle sono miei in ogni caso…eheh”


    Trascorsero così buona parte della mattinata, Efrem che cercava di colpire invano il suo insegnante con una espressione finta da duro e l’altro che si divertiva a farlo innervosire, se qualcuno li avesse visti, probabilmente li avrebbe presi per due bambini intenti a fare la lotta.


    “Tanto non ce la fai”
    “Sì, invece…”
    “Non…” Drako non riuscì a terminare la frase, che il ragazzo lo colpì in pieno volto con un pugno


    “…scus-scusami io…” Efrem si sentì in colpa immediatamente, e si avvicinò all’amico con espressione preoccupata, ma Drako sembrava guardare da tutt’alta parte, come se non avesse risentito minimamente del colpo incassato, mentre un forte rossore preannunciava il nascere di un livido sullo zigomo.


    “…sei stato bravo… n-non ti devi scusare” Gli parlò senza guardarlo, c’era altro in quel momento che aveva catturato la sua attenzione, il motivo per il quale si era distratto, avanzava leggiadro verso piazzola del Castello.Capelli che brillavano come oro al sole, onde di seta che incorniciavano una pelle d’avorio, la figura esile e snella le donava un’area eterea, una giovane fanciulla dal corpo che non sembrava ancora maturo, ma che lasciava presagire una bellezza come poche altre.





  6. #16
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    Efrem s’incantò ad osservarla avanzare accanto a due possenti uomini “Sembra…”
    “…un angelo”
    “Quei due… li ho già visti! Sono…”
    “Sì… quindi lei è Lady Lumen, la promessa sposa del principe Lantis”


    La famiglia reale era là ad attenderli, se ne stavano tutti insieme, immobili… come in una fotografia, sfoggiavano gli abiti più preziosi ed indossavano i sorrisi migliori per l’occasione, Re Rickard e la Regina Margaret non erano affatto entusiasti della prossima unione, ma il regno necessitava di questo sacrificio e Lantis non sembrava poi così dispiaciuto…


    La piccola Esperin, ancora nel pieno dell'innocenza, era solo felice di acquisir presto una sorella.


    “Quando ho sentito di un matrimonio combinato, mi aspettavo chissà quale cozza, anche perché se avesse preso dal padre… Brrr”
    “Già…” Drako diventò improvvisamente di poche parole






    “Torniamo ad allenarci”


    Drako si voltò, materializzando le sue Kopesh tra le mani e strinse saldamente la presa “Ora facciamo sul serio”


    “Muoviti Efrem”
    Mentre i due giovani continuarono nei loro allenamenti, nei giardini del castello ebbe luogo il primo incontro…

  7. #17
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    IL MISTERO PIU' CUPO

    Anno DXIII D.D.
    I mese delle foglie
    I Giorno di Venere


    Le luci timide dell'alba, con il loro scintillio paglierino dietro l'orizzonte, illuminano la strada di Lantis verso il nord. Le foglie sanguigne dell'autunno cadono leggiadre, in una danza condotta dal vento leggero, lieve, una brezza che soffia distratta e accarezza anche i suoi capelli corvini, che scendono mossi sul collo. Il passo del cavallo è lento, fiacco, ma la mente del cavaliere è lucida, in movimento. Pensa a ciò che farà una volta giunto alla barriera degli alti monti Adamantem, a come sia il tempo di scatenare sul mondo la sua crudeltà, la sua forza, la sua potenza. Il re suo padre, un uomo anziano, malato che sta portando nella tomba con sè anche Dohaeris. No, questo Lantis non può permetterlo. Ha lottato così tanto nelle file dell'esercito, da quando era poco più di un bambino, ha dedicato tutta la sua vita all'orgoglio e all'onore della sua famiglia. Non è più l'ora di temporeggiare, le decisioni sono prese e il cammino, lungo e irto che lo attende, non può essere più deviato. Fa cenno ai soldati che lo seguono di accelerare il trotto, come a voler fuggire da quel pensiero che, però, non riesce mai a seminare.



    Poi si ferma, Kirin, il suo cavallo, è stanco: ha bisogno di riposo, il riposo del grande guerriero.

    Flashback

    Anno DVI D.D.
    I mese del sole
    II Giorno di Venere






    "Scortare le vostre altezze nella visita della città capitale è mio dovere, Lantis, dovresti saperlo" disse Drako quella volta, ritto sul cavallo e con l'armatura di Dohaeris ancora addosso.



    "Quindi non sei qui per mia sorella? Eppure lei ha indossato quel vestito rosso, così poco consono alla sua natura timida, solo per te! C'è una cosa che io non riuscirò mai a comprendere di te, nonostante tu sia come un fratello... il tuo voto di castità. Insomma, mio padre ha un Primo Cavaliere che, ti assicuro, è tutto tranne che casto... quel vecchio Jorah non fa che correre dietro tutte le gonnelle del regno" replicò un pò divertito Lantis, anch'egli in sella al suo nero destriero, il suo favorito, Kirin dagli occhi di sangue.
    "Quando tuo padre mi ha accolto al castello e poi mi ha fatto cavaliere, ho giurato che avrei dedicato la mia vita a difendere il regno e la tua famiglia... i miei desideri sono concentrati solo su questo, è una questione d'onore" cercò di spiegare colui che, un giorno non poi così lontano, sarebbe diventato lui stesso il Primo Cavaliere del re.
    "Anche io ho i tuoi stessi scopi, ma il numero delle ancelle che possono vantare una notte con me cresce, comunque, di giorno in giorno" rise il principe, guardando con curiosità la reazione dell'amico.
    "E poi come fai... insomma, mettendo per buono il tuo voto... come fai a non soffermare il tuo sguardo su Lady Lumen... è così bella che mi fa desiderare le nozze... ed è grave... è risaputo che il matrimonio è la prigione che le donne hanno inventato per noi uomini... tu... non la guardi mai come la guardo io" continuò serioso, indagando l'altro con gli occhi.



    "Perchè tu come la guardi? Non mi pare di avere per lei occhi diversi dai tuoi" rispose il cavaliere con un tono un po' seccato.



    "Io la guardo come farebbe qualsiasi altro uomo sulla faccia della terra... con brama e desiderio... se potessi prenderla ora, alla scusa di mia madre e mia sorella, lo farei... tu, invece... i tuoi occhi non dicono questo..." cercò di spiegare Lantis.





    "E' indubbiamente una bella fanciulla, ma non è il mio tipo" disse infastidito Drako, scendendo da cavallo e andando ad aiutare Lady Esperin a salire in sella per tornare al castello.





    Fine flashback

    Su quella strada fredda per il nord, il sole si fa più alto ad ogni passo di cavallo e Lantis, ricordando quell'episodio lontano, riflette su quel vecchio amico e ora nemico di cui gli è sempre sfuggito il mistero più cupo.

  8. #18
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

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    I mese delle sole
    V Giorno di Venere
    Un altro giorno era ormai al volgere del termine a Dohaeris, l’ora del tramonto era passata da molto ormai e il nuovo giorno di Saturno si avvicinava alle porte salutando l’ormai terminato giorno di Venere.




    Il popolo dormiva ormai da molto e quasi ogni candela e focolare erano freddi liberando fievoli linee di fumo dai piccoli tizzoni rossi che lentamente morivano soffocati dall’aria fresca della sera che li investiva. Il silenzio regnava sovrano sulle lande del regno e da ogni parte si udiva il suono lieve dei grilli che, come una sorta di orchestra, rompevano quella quiete accompagnati dallo scroscio dell’acqua della grossa fontana



    che incessante lanciava in aria la sua acqua per poi riaccoglierla tra le sue braccia di pietra con un suono ritmico e continuo. Solo una luce si stagliava in quell’immensa oscurità tremolando di tanto in tanto da una delle tante finestre della Torre di Mezzaluna,



    gli occhi del giovane Efrem Targaryus scorrevano da una parte all’altra della stanza fissando a intermittenza
    quella piccola fonte di luce posta sul cornicione della finestra, la quale si fece sempre più piccola mano a mano che la fiamma consumava la cera rallentata solo dalle occasionali folate di vento che la portavano a rimpicciolirsi minacciando di spegnerla del tutto. Il cavaliere guardò ancora un po’ quella fiammella mandare piccoli bagliori aranciati e piccoli fili di fumo biancastro e poi sospirò tornando con lo sguardo rivolto al soffitto, l’ennesima nottata insonne, l’ennesima cascata di ricordi di quella funesta notte si riversa con lo stesso ritmo della fontana del giardino riempiendo la mente del giovane con la sua acqua nera formata dal fumo e dalla cenere di quella notte. «Finirà mai questo tormento?» e di nuovo un altro sospiro, questa volta più forte,



    seguito dalla mano che frenetica scompigliò i capelli dalle punte rosse mandando alcune ciocche sul volto stanco e assonnato del cavaliere. Con uno scatto si sollevò dal suo giaciglio lasciando scivolare le lenzuola sul suo corpo, con passo lento si mosse verso la finestra appoggiandosi al cornicione con lo sguardo rivolto al cielo notturno, le stelle lampeggiavano una dopo l’altra come in una sorta di coreografia già programmata tempo prima, una piccola nuvola opaca passò oscurandone parte e attraversando il cielo nel vano tentativo di interrompere con la sua presenza quella quiete e quell’armonia. D’un tratto un debole bussare alla porta arrivò alle spalle del giovane, non si aspettava visite e di certo non aveva chiamato alcun servo. Con passo lento si avvicinò alla porta, esitò per un attimo e poi la aprì di poco giusto quel tanto da permettere ai suoi occhi di scorgere la figura dietro la soglia,



    dei lunghi capelli biondo dorato incorniciavano il viso candido di Lady Lumen la quale, per un attimo, indugiò con lo sguardo sul corpo del ragazzo «Lady Lumen… cosa… cosa vi porta qui?» disse Efrem aprendo totalmente la porta e rivolgendo alla donna un rapido inchino «Perdonatemi Sir Efrem, io... non riuscivo a dormire... ho seguito i vostri allenamenti e ho visto come Sir Drako vi ha colpito violentemente…»



    rispose la donna visibilmente preoccupata avvicinandosi all’uomo e poggiandogli una mano sul braccio, il tocco caldo della dama creò nel giovane una sorta di calma, facendo svanire i pensieri di poco prima

  9. #19
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    «purtroppo, sono rischi che un soldato è destinato a correre... non preoccupatevi per me...»


    disse lui prendendole la mano e rivolgendole un sorriso di risposta «Siete un vero soldato... tra le vostre braccia mi sento così al sicuro...» la donna risalì con la mano il braccio del soldato accarezzandone la pelle fino a raggiungere il petto scoperto dell’uomo, un brivido di piacere colse Efrem che si abbandonò per un attimo a quel tocco «Vi auguro la buona notte, Sir Efrem, ho il cuore più sereno ora che mi avete rassicurato... sarete nei miei sogni…» la piacevole sensazione di quel tocco abbandonò il corpo dell’uomo dopo che la giovane si allontanò da lui per tornare sui suoi passi. In un attimo la sensazione provata la mattina del loro primo incontro si ripresentò nella mente di Efrem, Lady Lumen così vicina eppure così proibita era una tentazione troppo forte per lui. Sapeva che era destinata al principe in un matrimonio senza amore, ma a lui non importava, voleva lei. Concederle quell’amore che non avrebbe ricevuto mai da quell’uomo, quel sentimento sincero che aveva nascosto per tanti anni e a cui non aveva mai dato importanza fino al giorno del suo arrivo. «Lady Lumen… aspettate…» disse con voce bassa raggiungendola e afferrando con dolcezza il polso sottile e delicato della fanciulla, la quale si voltò avvicinandosi con passo lento e lascivo verso di lui. La dolcezza del suo profumo raggiunse il naso del cavaliere inebriandolo e portandolo ad un attimo di pura follia, il corpo di Lumen premuto contro il suo lo chiamava, ricevendo in risposta l’urlo rabbioso ma silenzioso del corpo di lui «Ditemi pure Sir Efrem…» l’altro non rispose limitandosi a perdersi in quegl’occhi dorati che lo chiamavano, lo attiravano a se.



    In un attimo le mani di Efrem si posarono delicate sul volto della donna che continuò a guardarlo con quello sguardo lascivo premendo ancora di più il suo corpo su di lui. La foga di un attimo e il giovane si abbandonò alla passione posando le sue labbra su quelle di Lumen che ricambiò senza esitare in un bacio lungo, quasi eterno. L’oscurità rischiarata solo dalle rare candele sparse per i corridoi avvolsero i corpi dei due innamorati trascinandoli in quel momento di pura follia mista a passione che di lì a poco li vedrà amanti in quella notte così piena di stelle.
    Efrem è il primo a staccarsi, seppur di malavoglia, da quel bacio attirato dal rumore di passi all’interno del corridoio, delle ombre scure e lunghe si avvicinarono tendendosi ancora di più man mano che la luce delle candele diventava sempre più lontana. «Seguitemi!» le sussurrò il giovane prendendola per mano e portandola all’esterno della torre, l’aria fresca della sera li investì facendoli avvicinare ancora di più, Lumen si strinse al sicuro tra le braccia forti di Efrem. La paura fece da dominatrice tra i due e il battito accelerato del cuore di lui ammutolì la bocca della donna. In silenzio e col cuore in gola si diressero verso i boschi poco lontani dal castello. Una piccola baita si presentò ai loro occhi,



    l’uomo sorrise avvicinandosi alla porta e scostandola quel poco per permettere ai due di entrare, la poca luce lunare filtrata dalle fessure delle finestre rischiarava di poco l’interno della casa illuminando un piccolo tavolo di legno e un caminetto su un lato del muro. «Qui… non ci troveranno mai…» disse il giovane rivolgendo alla donna un sorriso rassicurante, sorriso che, si spense alla vista del volto preoccupato della stessa. Gli occhi brillavano di paura sotto la luce fioca della luna, nuovamente le mani forti e sicure di lui si posarono sul suo corpo



    «Se mi zio ci scoprisse, metterebbe le nostre teste su una picca...» gli occhi di lei si spostarono per un attimo su quelli di Efrem che sorrise con una nuova sicurezza nell’animo, amava Lumen e nulla al mondo sarebbe riuscito a portagliela via, sapeva che l’avrebbe protetta e un giorno l’avrebbe portata via dalle braccia del principe «nessuno verrà mai a scoprirlo... te lo prometto...»


    in un ultimo atto, le labbra calde e morbide di lui si posarono su quelle di Lumen, la notte li avvolse nascondendo il loro amore col suo manto di stelle argentee. «Oh Efrem, insieme a te mi sento così libera... vivo in una gabbia dorata, ma tra le tue braccia mi sento una donna libera…»
    Ultima modifica di SimsKingdom; 30th December 2014 alle 03:15

  10. #20
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Story

    Anno DXIII D.D.
    I mese delle foglie
    I Giorno di Saturno
    LANTIS DEL FULMINE

    Il freddo che attanaglia le membra e gela il sangue: questa è la barriera dei Monti Adamantem. Il Castello nero, incastonato come un vecchio guardiano su quei pendii aguzzi e irti, sembra non soffrire delle sferzate di neve che si abbattono perennemente in quel luogo.



    Un lungo viale e un grande cancello di ferro pesante separa quel tetro luogo e la catena montuosa dalla distesa imbiancata di ghiaccio, che tante volte s'era macchiata di rosso del sangue di soldati, ormai, fantasmi. Lantis è dietro le inferriate, in un silenzio innaturale che tutto avvolge, che tutto soffoca.



    Guarda lontano, lo sguardo tagliente, fermo, cristallino.



    Deve scendere in campo lui contro i bruti, perchè molti, troppi soldati hanno già perso la vita in quell'assalto.

    Perchè Tywin Leithien sta guardando.



    Perchè lui è il futuro Re di Dohaeris. Fa cenno alle guardie di sollevare il cancello, i passi pesanti sulla coltre di neve lasciano impronte marcate. Dinanzi, solo la distesa e al di là di essa, la foresta di abeti, fitta, omogenea, misteriosa. "Il Nord ricorda, il Nord non perdona": questo il motto dei bruti. Un motto che Lantis cancellerà dalla storia. Il terreno, d'un tratto, si smuove, vibra fortemente, grossi boati giungono dagli anfratti della foresta.

    Come dal nulla generati, un'orda di guerrieri, vestiti di armature di pelle e con i volti dipinti di sangue, si scatena sulla piana. Forse centinaia, probabilmente migliaia.



    Lantis li guarda, un mezzo sorriso sul viso. Non avrà pietà, nessuna pietà.



    Il cielo si ingombra di nuvole nere e il giorno volge a cupa notte. L'aria volteggia, i venti si incontrano, si scontrano e i tuoni, terribili presagi della forza del cielo, rimbombano sulle urla dei bruti.


    Lantis solleva lentamente un braccio, il palmo della mano aperto e rivolto verso il firmamento oscurato dai lampi, i barbari che avanzano e lui quasi non li sente più, concentrato su quell'energia che gli scorre nelle membra e gli scuote ogni fibra dell'anima. Gli occhi perdono la loro umanità e lo sa, lo sa che l'ira del dio del fulmine sta per abbattersi su quella terra trucidata dai passi selvaggi dei suoi nemici. Una folgore, brillante e accecante nel suo splendore, un attimo e poi la notte nera. Lantis guarda la morte davanti a sè, quegli uomini che poco prima marciavano fieri e ora sono pasto per gli avvoltoi. Abbassa il braccio e subito dopo il boato, assordante e terrificante, risuona per la pianura, squarciando le viscere della terra con la sua potenza. Si volge verso il castello nero, la rivolta dei bruti è terminata. Dohaeris e la Torre di Mezzaluna lo attendono.
    Foto e video di Eclisse84

 

 
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